Scott Snyder racconta il suo Absolute Batman, eroe della working class

Al Comicon Napoli 2025 abbiamo intervistato lo sceneggiatore statunitense per parlare di Absolute Batman, senza tralasciare... Qualche spoiler sul futuro della linea Absolute!

Al Comicon Napoli 2025 abbiamo avuto il piacere di intervistare Scott Snyder. Fabrizio Nocerino ha infatti dialogato per noi con lo sceneggiatore statunitense, una delle firme più importanti del panorama mainstream statunitense, autore anche di diverse serie creator-owned, tra i protagonisti indiscussi del recente lancio della linea Absolute in casa DC con Absolute Batman, co-creata insieme al disegnatore Nick Dragotta, che conduce i lettori in un universo completamente nuovo, con un approccio e un’attitudine differenti.

Se già diversi anni fa, in occasione del New 52, con storie come La corte dei gufi aveva scritto dei must read contemporanei per i fan del personaggio, ora si assume il compito di reinventare Bruce Wayne e il suo contesto narrativo in maniera coraggiosa e credibile, dando il via a un universo che, anche grazie alle serie di Superman, Wonder Woman, Martian Manhunter e non solo, sta rinvigorendo personaggi con decenni di storia editoriale alle spalle.

Al Comicon Snyder ci ha parlato della genesi di Absolute Batman, dell'idea di un Bruce Wayne della working class, dell'importanza di portare avanti idee audaci e autentiche e del suo rapporto con il mondo fumetto, senza tralasciare... Qualche spoiler sul futuro della linea Absolute!

[Attenzione: contiene qualche piccolo spoiler!]


Ciao Scott, mi chiamo Fabrizio e scrivo per Gli Audaci. È un piacere averti qui a Napoli, ed è un grande onore per noi che tu sia ospite di Panini Comics. È la prima volta che intervisto un autore del tuo calibro, uno di quelli che è diventato un must read tra i titoli DC degli ultimi trent’anni. Con il New 52 e La corte dei gufi hai segnato un’intera generazione di lettori. Le tue storie di Batman oggi rappresentano delle pietre miliari per i fan del personaggio. E ora, con Absolute Batman, stai affrontando una transizione verso un universo completamente nuovo, con un approccio e un’attitudine differenti. So che non è stato un incarico facile da accettare, e so anche che inizialmente non dovevi esserci tu dietro questo progetto. Ma ora che sono passati circa nove mesi, come ti senti riguardo a tutta l’operazione? Quali sono le tue sensazioni su questo numero uno, che sta debuttando proprio adesso in Italia, a maggio 2025?

Devo dire che non mi aspettavo una simile reazione positiva ad Absolute Batman. All’inizio ho accettato con grande esitazione. Avevo delle riserve, perché ho già scritto tantissimo su Batman e sentivo di aver già detto tutto quello che avevo da dire. Poi però è successa una cosa: la DC mi ha proposto di lanciare questa nuova linea “Absolute”, e io avevo in mente da tempo un’idea. E se realizzassimo una collana incentrata sugli autori, dove sceneggiatori e disegnatori hanno totale libertà di reinventare i personaggi, senza limiti? L’idea era dare agli autori la possibilità di ripartire da zero e creare qualcosa di personale, che avesse rilevanza per loro.

Così, per convincere altri autori come Kelly Thompson, Jason Aaron e Jeff Lemire, ho proposto un what if su Batman: e se il Cavaliere Oscuro non fosse un miliardario parte dell’élite, ma un uomo della working class? E se invece fossero il caos e Joker a essere il sistema? Avevo in mente questo spunto, e l’ho proposto a tanti autori – grandi nomi e nuove leve – ma nessuno lo ha raccolto, per motivi di tempo o personali.

Alla fine è stato James Tynion IV – uno dei miei preferiti in assoluto nel mondo del fumetto – a dirmi: “So chi dovrebbe scriverlo.” Gli ho chiesto: “Chi?” E lui: “Tu.” Io inizialmente non volevo, ma poi lui mi ha detto: “Se credi davvero in questa linea editoriale, se credi nei fumetti gestiti dagli autori, se vuoi affrontare davvero quello che ti fa più paura... allora fallo. Perché sappiamo entrambi che la cosa che ti spaventa di più è tornare a scrivere Batman.” Così mi sono detto: va bene, ci provo. Ma solo a una condizione, cioè che a disegnarlo ci sia Nick Dragotta. Avevo già in testa il suo stile, un mix tra anime giapponesi e il tratto crudo di David Mazzucchelli. Così l’ho chiamato – considera che lo conoscevo a malapena – e gli ho detto: “Ciao, sono Scott Snyder. Ti va di ascoltare una proposta?” Gli ho spiegato l’idea, e lui ha risposto: “E vuoi me per questo progetto?” E io: “Sì... ma se non ti va, nessun problema.” E lui: “Lo faccio. Ci sto.” E così, siamo partiti.

All’inizio ero davvero spaventato. Pensavo: “E se non piacesse a nessuno? E se faccio fallire la DC, che ha investito tanto su questa linea?” Temevo che il pubblico volesse solo storie classiche e che nessuno fosse interessato a fumetti più sperimentali.

Per rispondere finalmente alla tua domanda: vedere la risposta del pubblico, vedere che Absolute Batman è andato esaurito – e non solo Batman, ma anche Wonder Woman, Superman, Martian Manhunter, Flash, Lanterna Verde – è stato incredibile. Ho avuto la conferma che ad avere ragione non era chi diceva che il mercato si stava restringendo, ma i fan e i librai. Sono andato da loro a chiedere: “Vi piacerebbe una linea così folle, così nuova?” E loro mi hanno risposto: “Certo. Ma sii pronto ad osare, perché se ci credi e la rendi un’iniziativa forte, che arricchisce anche la linea principale, la gente risponderà.”

Negli Stati Uniti c’era chi sosteneva che i lettori stessero diminuendo. Ma fan e librai hanno creduto che il pubblico ci fosse. E vedere il successo anche di fumetti Marvel e Image come Ultimate Spider-Man, G.I. Joe, Transformers, i tanti titoli creator owned che stanno emergendo – penso a Assorted Crisis Events e a Beneath The Trees Where Nobody Sees – mi fanno credere di star vivendo in un momento speciale. Ho la sensazione che i fan abbiano fame di nuove storie. Storie che siano audaci e interessanti, siano esse nuove creazioni oppure provenienti da materiale con licenza – come Spider-Man, ad esempio. Sento che è il periodo più entusiasmante che io abbia mai vissuto nei miei quindici anni di carriera. E questo grazie a voi, ai fan, alla community del fumetto, ai giornalisti che ne scrivono, alle fumetterie, a chi organizza le fiere. È come se tutti mi stessero dicendo: “Il fumetto non solo è vivo, ma non è mai stato meglio.” Anche se il mercato è difficile, anche se l’economia globale fatica, la gente continuerà a non privarsi dei fumetti. Perché li amiamo. Perché questi eroi ci aiutano ad affrontare le nostre paure. E questa... è davvero la sensazione migliore del mondo. Sono profondamente grato a chiunque stia leggendo Absolute Batman, ma in generale anche a chi sostiene tutti i bei fumetti in circolazione oggi.

Sembra che tu ti sia assunto una grande responsabilità. Ti seguo sui social e anche nella tua newsletter, e mi sembra che tu sia davvero sintonizzato con qualcosa che fan e fumetterie stavano chiedendo a gran voce: qualcosa di audace, coraggioso, difficile da pubblicare. Ora vorrei concentrarmi un po’ di più sulle differenze tra ciò da cui sei partito – La corte dei gufi e il New 52 – e questo Absolute Batman. Quali sono le differenze di approccio tra questi due progetti? Cosa cambia tra quel Bruce Wayne e l’Absolute Bruce Wayne? Senti di essere cresciuto come autore, tra New 52 e Absolute?

Quando ho scritto Batman per il New 52 ero un ragazzino terrorizzato. Avevo appena fatto il mio ingresso nel mondo dei fumetti e pensavo che ci sarebbero voluti almeno dieci anni prima di poter scrivere, magari, una storiella breve su Batman. Mai avrei immaginato di ritrovarmi sulla serie principale.

Mi hanno messo subito a lavorare su Detective Comics, dove ho iniziato a scrivere l’arco narrativo Lo specchio nero, e appena finito quel ciclo, mi hanno chiesto se volevo passare alla serie principale di Batman. Io non sapevo nemmeno che sarebbe stato il primo numero di una nuova serie. Quei primi anni per me sono stati come delle montagne russe senza fine. Non avevo neanche il tempo per rifletterci troppo. L’unica cosa che potevo fare era chiedermi: “Di cosa ho più paura, in questo momento?” E poi fare in modo che quella paura diventasse il villain della storia. Così, con La corte dei gufi, avevo paura della grandezza della mitologia di Batman, di tutte le storie incredibili che erano state raccontate. Batman era – ed è – il mio personaggio preferito, e secondo me ha sempre avuto le storie migliori. Allora mi sono detto: e se fossero proprio quelle storie, quella mitologia di Gotham, a prendere vita e diventare l’antagonista? Poi, con Una morte in famiglia, aspettavamo il nostro secondo figlio, e nel frattempo la mia carriera stava decollando. Avevo paura. Mi chiedevo: “E se in fondo non volessi un altro figlio? E se volessi solo lavorare tutto il tempo?” E così quella storia è diventata il Joker che dice a Batman: “Non vuoi davvero una Bat-famiglia. Vuoi solo tornare al lavoro.” Insomma, in quegli anni scrivere Batman era un modo per affrontare i conflitti interiori che stavo vivendo.

Questa volta, con Absolute Batman, è diverso. Sono più grande, più maturo. Non sto scrivendo preoccupandomi di me stesso o delle mie paure personali. Ora le mie ansie riguardano il mondo in cui stanno crescendo i miei figli. Ho un figlio di diciotto anni, uno di quattordici e anche uno piccolo di cinque anni, arrivato a sorpresa, e i due più grandi sono già pronti a entrare nel mondo. Credono davvero che questo sia un momento in cui possono fare la differenza. Anche se tutto sembra in mano a miliardari o sistemi irremovibili, loro sono convinti di poter cambiare il mondo. E, per me, è questo Batman. Mi sono detto: e se Absolute Batman fosse proprio quel ragazzo? E se io fossi più come Alfred, che lo osserva? Infatti, mi sembra di scrivere quasi dal punto di vista di Alfred, stavolta. Perché in questa storia Batman è una forza della natura. È giovane, massiccio e forte, non ha niente ma è convinto più che mai di poter migliorare le cose. Anche se si trova di fronte a nemici potentissimi, come Joker e gli altri villain che fanno parte del sistema e che hanno miliardi dalla loro parte.

È un approccio completamente diverso, anche a livello emotivo. Questa volta ho avuto tutto il tempo per pensare bene a ogni elemento: chi è Joker, chi è Killer Croc, chi è Catwoman… La prima volta non ho avuto tutto questo tempo, e mi andava bene così. Ma adesso posso riflettere su tutto. E soprattutto sto scrivendo pensando al mondo. A cosa voglio che Batman insegni ai miei figli. A come renderli più coraggiosi davanti a ciò che li spaventa.

Quello che mi è piaciuto davvero tanto di Absolute Batman è proprio questo ritrovato amore per la classe operaia. In effetti, empatizzare con un Bruce Wayne multimiliardario non è poi così immediato. È molto più interessante e credibile rappresentarlo come un ragazzo di strada, che si affida all’intuito, allo spirito combattivo e che affronta questa nuova Gotham anche utilizzando grosse armi da fuoco. Volevo chiederti: ho letto che l’idea originaria di Absolute Batman era “Batman AF”, cioè Batman As Fuck. C’è stato un momento preciso in cui hai ti sei detto: “Ok, questo è il Batman che ho sempre voluto vedere. Questo è finalmente un Batman che sento davvero mio”?

Sì, assolutamente. Sentivo già di amare questa idea, ma il momento decisivo è arrivato quando ho visto il primo sketch di Dragotta: aveva disegnato un Batman muscolosissimo, con degli spuntoni che gli uscivano da ogni parte, e sotto c’era scritto proprio “Batman as fuck”. In quel momento ho pensato: questo Batman rappresenta esattamente lo spirito del progetto. Gli ho subito chiesto: “Posso avere quello sketch? Lo posso tenere?” E ora ce l’ho appeso nel mio studio, perché riassume tutto quello che volevamo comunicare.

In questa versione, se togli a Batman i soldi e i gadget, devi dargli qualcos’altro. E io volevo che diventasse una forza della natura: più grande, più tosto, più giovane – ha circa ventitré, ventiquattro anni. E i ricchi e potenti non sono abituati a prendere pugni in faccia da qualcuno che sfonda la porta ed è più grosso della loro guardia del corpo. E lì c’era il divertimento: volevo che Bruce fosse intimidatorio, che facesse paura. Che quando entra in una stanza, tutti quei personaggi mai sfiorati da nessuno pensino: “Questo qui mi butta giù dalla finestra”.

Il Bruce di quello sketch comunicava tutto questo. Era irriverente, non gli fregava niente di ciò che pensano gli altri. Era semplicemente “Batman as fuck”, un Batman che esce là fuori e spacca tutto.

È anche più violento, ma non per fare scena o per scioccare i lettori col sangue e il gore. È una violenza che nasce dalla rabbia. E, ripeto, non ha gli stessi strumenti degli altri Batman. Il Batman “classico” si presenta con un costume ipertecnologico, una batmobile futuristica, un insieme di elementi che ti sbattono in faccia la sua ricchezza, che ti dicono: “Io ho i soldi, tu no.” Questo Batman no. Questo Batman magari ti mozza una mano e ti dice: “Sai cos’ho io che tu non hai? Il potere di spezzarti le ossa.” Usa la violenza come strumento di intimidazione verso l’autorità. E questa cosa mi piace tantissimo.

Ho seguito i numeri originali e ora che siamo alla fine del primo arco narrativo, con Marcos Martin e il capitolo disegnato da Gabriel Walta, credo che ci sia un aspetto che non riceve abbastanza attenzione. Sì, è vero, questo Batman non ha tutti i gadget, non ha il denaro, forse nemmeno tutta l’esperienza del Batman “classico”. Tuttavia, ha qualcosa di quasi inedito, che non avevamo mai visto, almeno non in questo modo: ha degli amici. E non voglio fare spoiler sul primo numero, ma ha anche un’altra figura nella sua vita...

La madre.

Esatto, la madre. Che gli dà una nuova direzione, una spinta diversa, quasi una nuova chiave di lettura. Queste idee c’erano già nella prima bozza oppure sono venute fuori più avanti, mentre sviluppavi la storia?

In realtà c’erano fin dall’inizio. Perché – e qui faccio un piccolo spoiler – il vero nucleo della serie è ciò che Bruce deve imparare, e cioè: se agisci come un singolo individuo, come puoi cambiare un sistema in cui sei contro miliardari che manipolano le elezioni, che hanno imperi economici grandi quanto intere nazioni? Come fai, da solo? Magari puoi diventare un simbolo, una figura che ispira le persone, ma da solo non puoi davvero sovvertire il sistema. Se vuoi cambiare le cose, ti servono le persone. Ti serve il potere collettivo di un insieme di esseri umani che si schierano contro il sistema perché vogliono cambiare la realtà che li circonda.

E così, la storia inizia con lui completamente da solo, che si rifiuta di dire ai suoi amici che è Batman. Nel secondo arco narrativo, glielo rivela. Poi non vuole che si mettano in pericolo per lui. E man mano, la storia lo porta ad accettare il fatto che l’unico modo perché Batman possa davvero cambiare le cose… è che tutti siano Batman. Per questo motivo gli amici ci sono fin dall’inizio, ma ti confesso che me ne sono innamorato durante la scrittura. All’inizio pensavo: “Ok, ci sono degli amici, e poi ci sono i nemici…” Ma poi mi ci sono affezionato. Quindi sì, gli amici ci sono. Però vedrai che nel prossimo arco narrativo – che inizia col numero nove – le cose si faranno più dure. Qualcuno di loro comincerà a farsi male.

Prima di chiudere: abbiamo già citato gli altri titoli della linea Absolute, come Martian Manhunter, Wonder Woman, Superman e Green Lantern. Negli Stati Uniti è appena uscito il numero del Free Comic Book Day, e sembra che ci stiamo avvicinando a quello che potrebbe essere il primo crossover tra tutti questi titoli. Puoi anticiparci qualcosa su cosa ci aspetta nei prossimi mesi?

Certo. Gli eroi si incontreranno sicuramente tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. E sarà Wonder Woman a riunirli, perché è la prima a rivelarsi pubblicamente come supereroina… e questo è un bello spoiler.

Poi, in autunno, pubblicheremo un numero – è un grossissimo spoiler, potrei mettermi nei guai per quello che sto per rivelarvi – in cui vedremo i cattivi dell’universo Absolute riunirsi per formare una sorta di squadra. Attualmente, non sono un gruppo, non è come nell’universo Ultimate dove c’è un’associazione di villain. Qui non si conoscono nemmeno. Però iniziano a notare che gli eroi si stanno affiliando e si domandano: “Forse dovremmo farlo anche noi?” Quindi vedrete pian piano tutto prendere forma.

E in primavera – a partire da maggio – anche l’universo principale della DC inizierà a diventare consapevole dell’esistenza di quello Absolute. Ma voglio chiarire una cosa: non abbiamo intenzione di interrompere, sovrapporre o sconvolgere in alcun modo i titoli Absolute. Siamo molto orgogliosi di questa linea proprio per la sua indipendenza. Non ci sarà nessun crossover “massiccio” a breve. Sì, vogliamo che prima o poi questi personaggi incontrino quelli dell’universo principale… ma è una cosa lontana nel tempo. Nel 2025 e 2026 non succederà nulla che cambi le serie. Magari ci saranno dei piccoli incroci, degli indizi, ma nulla che le alteri o interrompa. Abbiamo qualche trucchetto, ma il nostro obiettivo è che chi sta amando i fumetti Absolute possa continuare a farlo senza interruzioni. Le vendite stanno andando molto meglio di quanto ci aspettassimo, e questo ci permette di continuare nella direzione che vogliamo e per quanto tempo vogliamo. Mi sento molto fortunato e grato per questo. Quindi se vi state godendo un titolo Absolute, state tranquilli: la storia andrà avanti.

Un'ultima domanda di rito: quali sono i quattro fumetti che hanno cambiato la tua vita?

Quattro fumetti che mi hanno cambiato la vita… Oddio. Be’, sono cresciuto a New York negli anni ‘80 e… Il ritorno del Cavaliere Oscuro! Lo so, lo scelgono tutti. Però per me ha avuto un impatto davvero indescrivibile. Vivevo a Manhattan negli anni ‘80 e vedere Batman diventare all’improvviso… reale… ero abituato a vederlo affrontare nemici che forse erano versioni cartoonesche delle mie paure da bambino, ma guerre nucleari, gang newyorchesi, una serie di avversari che improvvisamente erano diventati reali. È stato… è stato un cambiamento epocale per me.

Poi Swamp Thing. Adoro Alan Moore e Steve Bissette, ma onestamente Bernie Wrightson e Len Wein hanno acceso il mio amore per l’horror a fumetti. Ero piccolo, ricordo che mi mettevo a ricopiare i disegni di Arcane.

Crescendo… So che anche questo lo scelgono in molti, ma Watchmen è stato il fumetto che mi ha mostrato che si poteva essere politicamente impegnati e raccontare vicende apertamente ed esplicitamente legate al momento storico in cui vivi, usando la Storia per riflettere sul presente. Il mio lavoro su American Vampire - e in tante altre cose che ho scritto - rispecchia un po’ questo approccio.

Me ne vengono in mente così tanti da scegliere come ultimo titolo… Ma sinceramente la run di Grant Morrison su Batman, anche se è più recente, mi ha cambiato la vita perché Grant non è solo uno degli artisti più gentili, innovativi e generosi al mondo, ma quella run mi ha mostrato che si può essere audaci, rivoluzionari e avere comunque un grande pubblico. So che lo aveva già fatto con New X-Men, ma io ero lì in prima fila a chiedermi: “Come farà a raccontare qualcosa di nuovo su Batman?” E poi ha deciso di andare indietro nel tempo e ripartire dalle origini! Quindi, leggere quella run e vederlo reinventare il personaggio ancora e ancora e ancora… è stato incredibile. Perciò sì, metterei anche il Batman di Grant Morrison tra i fumetti che mi hanno cambiato la vita.

Grazie, Scott. A presto.

Intervista realizzata al Comicon Napoli 2025 da Fabrizio Nocerino, con il contributo di Giuseppe Lamola e Filo Torta.

Sbobinatura e traduzione di Mattia Mirarco.

Si ringrazia Panini Comics e Goigest per la disponibilità.


Scott Snyder

Scrive fumetti da oltre quindici anni e ha sceneggiato per DC moltissime storie di Batman, oltre a Swamp Thing, Superman e Justice League e a crossover come Dark Nights: Metal e Dark Nights: Death Metal. Ha inoltre creato serie come American Vampire, Severed e The Wake. Per Image ha creato serie come Wytches, Undiscovered Country e Nocterra (in Italia per Saldapress) e, grazie a un accordo con Comixology, ha creato con la sua etichetta Brett Jackett Press diverse serie di vari generi narrativi insieme ad alcuni dei più interessanti disegnatori del panorama comics moderno (come Night of the Ghoul con Francesco Francavilla, Branstormers con Tula Lotay, Clear con Francis Manapul, We Have Demons con Greg Capullo e Canary con Dan Panosian, in Italia con l'etichetta Astra di Star Comics). Il suo successo più recente è la serie Absolute Batman, co-creata insieme a Nick Dragotta (in uscita per Panini Comics a partire da maggio di quest'anno), una nuova pagina nella storia editoriale Batman che è già stata un evento editoriale negli States. Founding creator della casa editrice americana DSTLRY, è considerato uno dei più celebri e apprezzati sceneggiatori di comics contemporanei, vincitore, tra gli altri, di tre Eisner Awards, un Harvey Award e un Eagle Award.

Post più popolari