Barnstormers: la ballata romantica di Scott Snyder e Tula Lotay
Un canto d’amore alla libertà
Gli umani vogliono volare da sempre, esattamente come vogliono fare tutto ciò che la loro biologia non gli consente. L’essere umano è uno strano animale, a guardarlo bene: pelo limitato, niente zanne, nessuna squama, nemmeno l’ombra di una piuma. Non a caso il grande zoologo Desmond Morris lo definisce in uno dei suoi meravigliosi saggi “la scimmia nuda”. L’unica arma nella battaglia alla sopravvivenza dell’uomo è proprio quell’intelligenza che da sempre lo proietta verso le idee di ciò che non può facilmente realizzare. Viviamo in questa negazione e seguiamo l’istinto di superarla.
Ecco perché già Leonardo da Vinci pensava a macchine per volare, ed ecco perché poi, secoli dopo, due fratelli, con sprezzo del pericolo, riuscirono a far volare una struttura di legno, corde e tela. Era il 1903, e da quel momento l’aeroplano divenne il sogno di tanti appassionati nel mondo. Il sogno di volare, a migliaia di anni di distanza dalla leggenda di Icaro, si era realizzato. In meno di quarant’anni il progresso dell’aeronautica fu enorme, e immediatamente gli aerei furono impiegati per scopi meno nobili rispetto al desiderio di librarsi in aria. Le due guerre mondiali sono le prime guerre che si combattono anche nel cielo, proprio con quell'invenzione meravigliosa dei fratelli Wright. L’aereo divenne, per molti pensatori del tempo, uno dei tanti esempi di quanto gli esseri umani siano in grado di creare cose meravigliose e di rendere le stesse cose terrificanti. Il cielo, durante la guerra, ribalta il suo significato: da libertà si fa terrore.
Ma gli umani non sono solo questo, non sono solo terrore, ed è bene, soprattutto in tempi come quelli che viviamo, ricordarlo e ricordarlo con forza. Gli uomini non sono solo malvagità, sanno avere gli occhi lucidi dei bambini e sognare il volo per il solo gusto di librarsi nell’aria.
È il caso dei Barnstormers, uomini e donne che, negli anni Venti, vivevano il cielo come la prossima frontiera da superare, e con i loro aerei di lamiera sottile, legno e corda, viaggiavano di paese in paese, compiendo folli acrobazie nel cielo, portando da un villaggio americano all’altro “il sogno di volare”.
Barnstormers – A Ballad of Love and Murder di Scott Snyder e Tula Lotay è una storia che racconta di questa voglia di libertà. Siamo nel 1927 e il fenomeno dei Barnstormers sta iniziando a scemare. Seguiamo la storia di Falcon E. Baron, pilota extraordinaire, che scopriamo fin da subito non essere soggetto comune e, come vedremo, non soltanto per la sua passione per il volo. La storia di Falcon inizia davvero quando conosce Tillie, una sposa in fuga da un matrimonio combinato con un ricco proprietario terriero. I due, legati da un'immensa voglia di libertà, scappano insieme. Sulle loro tracce si mette immediatamente l’agenzia Pinkerton, col suo agente anziano Zeke West, incaricato di catturare Falcon, considerato dall’opinione pubblica - e non solo - il rapitore di Tillie.
Barnstormers è un canto d’amore alla libertà, una storia romantica in tutti i sensi. I personaggi sono trattati meravigliosamente e vengono mossi per architettare una trama che sorprende con i suoi colpi di scena. Una storia carica di nostalgia che usa gli aeroplani per sviluppare una profonda riflessione sul rapporto fra amore per la libertà del corpo quando si parla di Tillie e di libertà dalla malattia mentale quando si parla del nostro Falcon. Una storia in cui quasi tutti i personaggi mentono fin dall’inizio e in cui le regole del gioco possono cambiare da un momento all’altro.
Scott Snyder ci racconta il cielo come assenza di gravità, l’utilizzo della strumentazione volante come tramite, rito, attraverso il quale l’essere umano riesce a trascendere le cose terrene, a guardarle dall’alto, e allo stesso tempo racconta una storia di libertà in senso piratesco, di comunione fra uomini che hanno vissuto vite simili e sanno riconoscersi solo guardandosi negli occhi.
Ciò che però ammanta ancor di più di fascino la storia sono i disegni di Tula Lotay, che sceglie un'estetica precisa e funzionale per raccontare questa storia: siamo vicini ad uno stile realistico, con tratti fotografici e dall’aspetto cel-shading che però, contrariamente a come spesso si tende a fare su questo genere grafico, utilizza una line art sottile e precisa sui volti. Per quanto riguarda il movimento invece, vengono utilizzate pennellate digitali veloci ad effetto pennello secco, o anche delle macchie digitali elaborate o ancora un effetto blur, in base alle necessità espressive. Queste tecniche sono alternate con grande maestria rendendo la lettura mai banale.
Il tutto è contornato dal meraviglioso lavoro ai colori di Dee Cunniffe, che filtra il racconto con una patina che ottiene un duplice effetto: se da un lato valorizza i momenti dinamici disegnati da Lotay, dall’altra pone un effetto recolored pellicola estremamente delicato che non vuole dare soltanto un'estetica vintage al racconto, ma lo rende allo stesso tempo dinamico e distante, dando al lettore l’effetto del ricordo, della nostalgia. In più i personaggi hanno il merito di essere posati, nelle loro azioni, come attori del cinema anni Cinquanta. Le loro pose alle volte sono plastiche, ma proprio questa plasticità, all’interno della complessità grafica della narrazione, conferisce loro una sorta di aura leggendaria.
Se la struttura portante dell’opera utilizza questo tipo di estetica, in diversi punti, che per non fare anticipazioni non verranno descritti, viola le sue stesse regole aggiungendo dei momenti digitali inseriti perfettamente e atti raccontare una delle tante sottotrame che attraversano il mondo descritto da Snyder e visualizzato da Lotay.
Barnstormers non è soltanto una “fiaba di inizio secolo” come tante se ne vedono. È un prodotto appassionato, sia nella componente grafica che in quella narrativa. Si presenta come un'opera matura, come maturi e potenti sono coloro che lo hanno prodotto. A leggerla non ci si pone minimamente il dubbio di come abbia fatto a vincere l’Eisner Award. Si tratta di una narrazione che può accontentare chiunque e che un appassionato di fumetti non dovrebbe decisamente perdere.
Alessio Fasano