La redazione de Gli Audaci ha provato a coordinarsi per stilare la propria top 25 dei fumetti più belli e più importanti del XXI secolo
Sono passati 25 anni dall’inizio del nuovo secolo, e come già in molti hanno fatto per altre materie, anche noi ci siamo chiesti quali fossero i fumetti fondamentali usciti in quest’arco di tempo: 25 fumetti per 25 anni (sì, lo sappiamo, il nuovo secolo andrebbe considerato a partire dal 01/01/2001, ma cercate di capirci…).
25 fumetti che noi riteniamo fra i migliori e fra i più importanti, 25 fumetti che potessero rappresentare l’evoluzione che la Nona Arte ha subito in questo quarto di secolo, dal 2000 al 2024.
Prima però, dobbiamo partire da qualche premessa:
1) Le “top” sono in prima e in ultima istanza un gioco. E, per carità, un gioco sa essere tanto ironico quanto serio, ma come tale va preso: nessuno di noi Audaci ha per le mani il numero esatto di fumetti pubblicati in questi anni, ma è facile immaginare siano più di 25. Perciò, inevitabilmente, qualcuno è rimasto fuori, non vogliatecene.
2) La top è stata stilata secondo il voto democratico dell’intera redazione, ossia 24 persone diverse con gusti, tendenze, conoscenze, esperienze diversi: la top 25 che ne è uscita è il risultato di tutte queste variabili coordinate fra loro. Se non vi ritrovate con alcuni posizionamenti, tenete sempre a mente questo fattore.
Ultimo disclamer: come sempre, ed è il bello di questo gioco, è difficile stabilire cosa voglia dire “migliori”, in un contesto del genere. La sfida è stata quindi proprio questa: trovare i fumetti che fossero sì i più belli, ma al contempo cercando di tenere conto anche del peso che questi titoli hanno avuto nel mercato e nella storia del medium, come hanno influenzato o influenzeranno tematiche e stili in funzione tanto della loro potenza estetica e narrativa, quanto delle loro intuizioni e innovatività. Provando a unire queste due correnti in un unico voto, il risultato ottenuto è il seguente:
MENZIONI ONOREVOLI
Prima di iniziare, alcuni titoli memorabili che non siamo riusciti ad aggiungere. Intanto, sono diversi i fumetti che sì, hanno segnato gli anni 2000, ma che al contempo hanno iniziato la loro pubblicazione negli anni ’90, motivo per cui non abbiamo potuto considerarli: Understanding Comics di Scott McCloud, con i suoi seguiti, Reinventing Comics e Making Comics, sono forse i titoli più importante a non rientrare in lista, ma non da meno sono esempi come Slam Dunk, 20th Century Boys, Jimmy Corrigan, Bone, e altri ancora.
Poi, ci sono gli esclusi dal voto: in questa classifica – e siamo i primi a soffrirne – non sono riusciti a rientrare, per una manciata di voti, fumetti come La Mia Cosa Preferita Sono i Mostri di Emil Ferris, il caso editoriale più lampante degli ultimi anni e uno fumetti d’autore di maggior successo della sua decade, o come Quaderni Giapponesi, testimonianza di un nome fondamentale come Igort; non sono rientrati titoli come L’Arabo del Futuro o Cronache di Gerusalemme, altri due titoli chiave di questa decade (rispettivamente firmati da Riad Sattouf e Guy Delisle), né ce l’hanno fatta autori giganteschi come Vincenzo Filosa o Seth; non è riuscito a rientrare neanche Zerocalcare con il suo fumetto più rappresentativo, La Profezia dell’Armadillo.
Sì, ma allora chi è che è rientrato in questa top 25? Avete ragione, l’abbiamo tirata un po' per le lunghe. La risposta è qui di seguito:
25. IMMORTAL HULK – Al Ewing, Joe Bennet (Panini Comics)
Bruce Banner è stato molte cose: una minaccia, un eroe, uno scienziato, un mostro. Ed è stato molti Hulk, ognuno con il suo grado di rabbia, comprensione, forza, coscienza.
L’Immortale Hulk è la massima espressione della polivalenza di un personaggio che ha fatto del dualismo il suo tratto distintivo. Sceneggiatura e disegni mostrano un Hulk diabolico, manipolatore, potente come una calamità e,
ça va sans dire, immortale. A metà strada tra l’horror onirico di stampo lovecraftiano e quello più grafico de
La Cosa di John Carpenter,
L’Immortale Hulk di Al Ewing è una saga maestosa che omaggia la vita editoriale del Gigante di giada restituendogli uno spessore psicologico e narrativo senza precedenti.
Simon Savelli
Fullmetal Alchemist è l’archetipo ideale del manga shonen. Non soltanto per l’epicità degli scontri, ma anche e soprattutto per il suo saper raccontare la complessità della natura umana in maniera efficace, all’interno di un manga per ragazzi. La trama, complessa ma ben gestita, i personaggi memorabili e la miscela perfetta di tragedia, azione e commedia lo rendono un punto di riferimento per tutti gli shonen venuti dopo. Nonostante siano passati un bel po’ di anni, le lacrime di Roy Mustang, la chimera di Tucker e la caratterizzazione degli homunculus sono ancora ben radicati nella memoria di chi ha letto questa serie. Insomma, il viaggio dei fratelli Elric non sembra temere lo scorrere del tempo.
Partiamo dal presupposto che AkaB è stato uno dei più grandi fumettisti italiani: un intellettuale mai prono agli schemi ingessati e invecchiati che molto spesso dominano l’editoria italiana. È l’opera più complessa e ambiziosa di AkaB stesso, il racconto di un metodo di controllo mentale realmente esistito, Monarch appunto. Da lì inizia un viaggio che scandaglia la natura umana, usando tutto quello che un fumetto gli permetteva di fare e oltre. Duro, a volte quasi insostenibile come lettura, che ha bisogno di essere letta e riletta più volte per comprenderla al meglio e che la rende un’opera unica nel fumetto italiano. Andrebbe letta da tutti coloro che vogliono fare il fumettista, letta nelle scuole, regalata a più non posso e ci lascia l’amaro in bocca derivante dal fatto che un autore di tale grandezza sia spesso sconosciuto anche dalla critica stessa. LEGGETELO!
Luca Frigerio
Come si sente una giovane donna obbligata a lavorare in miniera, in condizioni estreme, isolata dal mondo e costretta a sopportare molestie da parte dei propri colleghi uomini per poter ripagare il debito studentesco il più in fretta possibile? Quale prezzo ha la libertà?
Ducks: due anni nelle sabbie bituminose, pubblicato in lingua originale nel 2022 e vincitore dell’Eisner Awards nel 2023, è un fumetto che tratta di differenza di genere, ambientalismo e salute mentale, in modo estremamente lineare e dolorosamente attuale. Potente e fortemente comunicativo, nelle parole dette e ancor di più nei silenzi, pesanti come macigni.
Claudia Carrozzino
Se c'è un'accoppiata artistica che rappresenta un'eccellenza in questi ultimi 25 anni, questa è di sicuro il duo Ed Brubaker - Sean Phillips, dove l’affiatamento tra testo e disegni si è andato a cementare titolo dopo titolo. E nel definire il loro Magnum Opus seriale, la scelta non può che cadere su
Criminal: una disamina di qualsivoglia cliché del genere Crime; ma non v'inganni questo termine, perché Brubaker maneggia lo stereotipo come fosse creta, modellandolo in una narrazione serrata quanto realistica e che non manca mai il bersaglio. Storie individuali, ma che fanno tutte parte di un enorme affresco noir, dipinto da Phillips con il giusto tratto, segnato e sporco: magistrale.
Il Nerdastro
Alzi la mano chi non ha mai sentito nominare
L’attacco dei giganti... Nessuno? Bene, non sorprende, perché, a meno che non viviate anche voi da anni in un paesino medievale senza wi-fi circondato da altissime mura, saprete che il manga di Hajime Isayama è stato - anzi, è ancora - un fenomeno pop clamoroso. Serie regolare, spin-off, prequel, parodie, trasposizione anime, videogiochi, gadget, statuette, cosplayer, e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo, però, non sarebbe stato possibile senza una storia avvincente, che unisce epopea fantasy e horror survival zombie, personaggi unici come Levi Ackerman, combattimenti volanti al cardiopalma ed enigmi quasi impossibili da risolvere. L’attacco dei giganti, tuttavia, è anche un manga che invita a riflettere sugli orrori della guerra e su quanto, a volte, l’odio possa nascere banalmente dall’ignoranza e dalla mancanza di empatia.
Mattia Mirarco
La misura che dà il nome a quest’opera è la distanza che separa Lucia e Piero: per la recensione completa vi invito a leggere la recensione di Marilena Surdo che trovate
qui. Quello che preme sottolineare in questo lavoro di Fior è che un’opera generazionale, un fumetto che abbraccia tutti coloro che per dovere o per necessità abbandonano le loro terre natali e si spostano per cercare il loro posto nel mondo. Se il lato tecnico è sempre altissimo, come ci ha abituato da sempre l’autore, è la storia che colpisce; così semplice eppure universale, ognuno può ritrovare parti di se stesso, le frasi non dette, i gesti che avremmo voluto fare e quelli che invece - purtroppo - abbiamo fatto. Un fumetto universale appunto e non è cosa da poco.
18. IL FOTOGRAFO – Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre, Frédéric Lemercier (Coconino Press)
Questi 25 anni sono stati segnati non solo dall’exploit del Graphic Novel, ma anche da un altro archetipo di racconto a vignette: il cosiddetto Graphic Journalism. Cronache di Gersusalemme, i Quaderni di Igort, Kobane Calling, etc. C’è però un fumetto che fra tutti questi svetta, e per un motivo molto semplice: è il compendio di un retaggio che dura da quasi duecento anni, e che si chiama fotografia. Il Fotografo non è importante solo per la restituzione di realtà che offre, ma per come lo fa, fra un contenitore che è fumetto, una materia prima che è fotografia e una narrazione che è documentario: il mondo riproposto nella lingua dell’occhio moderno, espanso.
Sappiamo cosa vi state chiedendo: come mai in questa lista c’è un’opera che è uscita nelle librerie italiane soltanto da pochi mesi? La risposta è molto semplice: Tokyo Higoro – Giorno per giorno è un manga slice of life strepitoso che va controcorrente, poiché propone una ribellione pacata contro il consumismo dilagante dei tempi che corrono. Non solo. Tokyo Higoro è una lettera d’amore che Taiyō Matsumoto indirizza a tutti coloro che lavorano con passione nell’industria dei manga, autori e editor che concentrano le loro energie per scopi artistici e non solo per lucro. Infine, Tokyo Higoro è un elogio alla lentezza, che invita a fermarsi e ad assaporare le piccole cose della vita: una mela, un ombrello che vola via, un cielo denso, un paesaggio urbano. In questo senso, ricorda L’uomo che cammina di Jiro Taniguchi e il recente film Perfect Days di Wim Wenders.
Due volumi, uno seguito dell’altro, dove Bacilieri omaggia il cruciverba raccontandone la storia, dalle sue origini fino al formato che tutti conosciamo e con cui almeno una volta nella vita ci siamo cimentati. È anche un gigantesco omaggio alla città di Milano, città che non è mai stata così ben rappresentata in un fumetto (e non solo). Attraverso l’alter ego dell’autore, Zeno Porno, attraverso un universo di citazioni fumettistiche; citazioni che non sono mai fine a se stesse o usate per dare sfoggio della propria enorme cultura, ma sono la dimostrazione del gigantesco amore che Bacilieri prova per questo nostro medium, spesso considerato una roba piatta o vuota. Sono due fumetti da gustare, senza fretta, osservando ogni pagina e scoprendo sempre nuovi dettagli e che portano il fumetto italiano a nuovi livelli e che non hanno niente da invidiare a più titolate opere d’oltreoceano.
Il rapporto di Brodeck è la caduta nel delirio di una società impaurita, colpevole, violenta e allo sbando. Ricorda un po’ i giorni nostri questo graphic novel ambientato in un villaggio isolato nel dopoguerra. Il contrasto bianco e nero ricorda un puntale arrugginito che incide la pietra, il tratto espressivo crea un’atmosfera cupa dove si disvelano i foschi frammenti di una comunità priva di controlli etici e morali. Un fumetto che va letto, dai temi attuali e universali. Tra xenofobia e memoria, Larcenet ci invita a contemplare il lato oscuro dell’umanità che ci osserva nel mentre viene guardato. Epico.
Pluto è un manga emotivamente e tematicamente avvincente che indaga cosa significhi essere umani in un mondo dove robot e uomini convivono, ma i primi vivono in qualche modo come emarginati. Attraverso il dualismo uomo-macchina, Naoki Urasawa esplora domande oggi più attuali che mai: i robot, creati dall’uomo, possono provare emozioni autentiche? Cosa fa di un uomo tale? Quando l’intelligenza artificiale diventa troppo intelligente? Con una narrazione intensa ma bilanciata, Urasawa intreccia grandi temi filosofici con storie intime e toccanti che vi faranno anche scendere qualche lacrima, come quella di un robot che cerca di suonare musica che provenga dalla sua anima o di un altro che si chiede se dimenticare il marito ucciso possa lenire il proprio dolore. Per i temi trattati, la profondità e lo straordinario equilibrio narrativo, Pluto merita quindi di entrare tra le migliori pubblicazioni degli ultimi tempi.
13. ALL-STAR SUPERMAN – Grant Morrison, Frank Quitely (Panini Comics)
Esiste un bel diagramma di Venn Immaginario, che divide chi non ha mai letto Superman con chi invece ne ha letto troppo, e che si interseca perfettamente qui, in questo fumetto. Un fumetto che unisce un citazionismo maniacale della bibliografia di un forzuto da circo vestito in pigiama, ad una semplice ma d’impatto analisi su cosa significhi, alla fine di tutto, cercare di provare ad essere ogni giorno la versione migliore di noi stessi. Una storia che sembra una fine, che sembra una summa, ma che è in realtà un trampolino per un nuovo mondo, un mondo dove chiunque, se fa del suo meglio per gli altri, può essere Superman.
Alison Bechdel è una figura di riferimento per il fumetto underground statunitense e per la scena LGBTQIA+, una personalità estremamente forte e geniale ma che sa anche prendersi poco sul serio. Fun Home è un’opera immensa, un diario estremamente fedele dell’autrice ma anche un trattato sulla consistenza dei rapporti familiari – in questo caso per primo quello con suo padre – ma è anche un continuo citare e omaggiare moltissimi libri. Il tutto senza perdere mai la tenerezza e senza farsi mai sconti o volare sulle ali di un facile e vuoto pietismo. È un fumetto universale perché ognuno di noi può ritrovarsi in alcune di queste pagine, e scusate se è poco.
Una raffinata indagine dell'animo umano, sceneggiata in maniera sublime da Alessandro Bilotta e resa graficamente da un team di artisti fuori dal comune, a partire dall’ideatore grafico Matteo Mosca e dal copertinista Manuele Fior. Una serie conclusa sin troppo presto ma che ha lasciato un solco indelebile: insieme al suo degno e più recente erede,
Eternity,
Mercurio Loi è stato il più anomalo e sorprendente fumetto seriale italiano del nuovo secolo, in grado di sovvertire e stravolgere l'impianto classico e i luoghi comuni del giallo e travalicare i confini di ogni classificazione grazie a un uso consapevole ed elaborato del medium che ha pochi precedenti (citiamo il
Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo).
Giuseppe Lamola
10. RUGHE – Paco Roca (Tunué)
Rughe è un graphic novel che affronta con straordinaria delicatezza, malinconia e ironia il tema dell’invecchiamento e della perdita di sé. Paco Roca racconta la storia di Emilio, un uomo che, entrando in una casa di riposo, deve confrontarsi con l’Alzheimer e la progressiva perdita di autonomia fino alle azioni più basilari. Al centro, però, c’è la capacità dei legami umani di resistere anche di fronte alla malattia: l’amicizia tra Emilio e Miguel diventa un simbolo di affettività e profondità. Rughe non è solo una riflessione sulla memoria e sulle difficoltà della vecchiaia, ma anche sulla dignità e sull’importanza delle relazioni, ciò che resta quando tutto il resto svanisce.
Una delle storie editoriali più travagliate, qui in Italia. E, per carità, non si stenta a crederci: Building Stories, prima che un fumetto, è da considerarsi un oggetto. Forse addirittura un meta-oggetto che, una volta aperto, si ramifica come un idra in poster, strisce, opuscoli, brossurati e pure un tabellone. Un Frankenstein trigonometrico di Richard McGuire ed Hergé che si staglia nel gotha del fumetto mondiale come il suo, probabilmente, esperimento cartografico più ardito. Building Stories è la rappresentazione tastabile dell’indagine di Ware sul suo linguaggio autoctono: per dirla con la stessa precisione matematica dell’opera, Building Stories : Chris Ware = Ulisse : James Joyce.
Con Corpicino, Tuono Pettinato segna il suo capolavoro: un'analisi lucida e spietata sulla sensazionalizzazione della tragedia, sul circo che, di volta in volta, si costruisce attorno ai casi di cronaca nera (ma non solo). Giornalisti e conduttori TV assetati di sangue e notizie, persone in cerca dei tanto agognati quindici minuti di celebrità, politici pronti a strumentalizzare la cosa a loro vantaggio. La morte del piccolo Marcellino, da tragedia familiare, diviene evento di massa: non è più una cosa che riguarda esclusivamente la sua famiglia. A nessuno interessa veramente quello che provano; sono tutti troppo occupati a santificare la vittima e a vomitare il loro odio sul carnefice. Se parli alla pancia della gente, è facile che questa risponda.
Persepolis di Marjane Satrapi è un’opera che trascende il genere autobiografico per diventare una voce universale sulla libertà e sul coraggio, contro ogni totalitarismo. Ambientata durante e dopo la Rivoluzione Islamica del 1979 in Iran, il fumetto intreccia il racconto personale di Marjane con i drammatici eventi storici del suo Paese, affrontando temi di oppressione, resistenza e migrazione. Rifiutato inizialmente da molte case editrici, fu pubblicato in quattro volumi tra il 2000 e il 2003 da L’Association. Persepolis è un manifesto di autodeterminazione, soprattutto femminile: il diritto di esprimersi, vestirsi e ascoltare la musica che si vuole. In Italia è arrivato grazie a Lizard nel 2002. Negli anni ha ricevuto numerosi premi e ad oggi rimane uno dei fumetti più censurati negli Stati Uniti.
Blankets è un opera generazionale ed esistenzialista che racconta la crescita, l’amore, il cambiamento di un bambino che diviene uomo e il disegno di una vita che non sembra essere comprensibile all’inizio, ma che poi, attraverso la sua evoluzione intreccia le vite dei suoi protagonisti, ritrovando il senso dell’essere nei piccoli momenti che la vita concede. Uno stile di scrittura chirurgico, che attraverso un piglio autobiografico fa vivere perfettamente al lettore la complessità della mente del narratore, le sue paure, i suoi desideri, il tutto perfettamente armonizzato a uno stile grafico essenziale e allo stesso tempo onirico, che omaggia i maestri del passato e spinge la Nona arte verso il futuro.
I bambini dell'istituto Hoshinoko sono i protagonisti di
Sunny: Haruo ha i capelli ormai bianchi, Sei sogna il tragitto per casa, Kenji è alle prese con l'adolescenza e con un padre alcolizzato. Una vecchia Nissan non funzionante, che dà il nome all'opera e che condivide con loro l'abbandono, è il rifugio ideale dove poter sognare e crescere insieme. Matsumoto riesce a ricreare un'atmosfera autentica, evocando gli odori, i suoni e le sensazioni di un'infanzia che tutti abbiamo dimenticato; e poco importa se la poesia di un tramonto o del vento tra i capelli in una gita in macchina si accompagni a ginocchia sbucciate, fumo di sigaretta e terra sotto le unghie. La vera potenza del narratore, a sua volta bambino, sta infatti nel riconoscere la bellezza di una vita che si rinnova ogni giorno, attraverso una redenzione totale dal passato.
Giulia Sacchetti
4. BLAST – Manu Larcenet (Coconino Press) Quando si dice “pesante”: il fumetto più grosso del più grosso autore francese contemporaneo, quel tipo di opera che guardi da fuori e sai già che “quello sarà il suo capolavoro”. E Blast non giganteggia solo in quanto a tonnellaggio, ma anche in forme e contenuti: ci sarà, per te che leggi, un prima e un dopo Blast, perché quell’ambra grigia e sporca in cui ti immergi ti inquina la cornea e ti entra in circolo, ti corrode il duodeno, finché anche tu cadrai nelle visioni dei tuoi Blast; e, garantiamo, è una condizione cronica. Uno dei fumetti più emotivamente disarmanti della storia.
Ci sarà un punto d’arrivo a tutto, no? Oltre lo Spazio, oltre il Big Bang… ci sarà un apice a questa gerarchia, prima o poi. È un po’ lo stesso discorso che si applica alle storie: ci si “spinge oltre”, ma fin dove? Le storie le fanno le persone, d’altro canto. E se una storia fosse una persona, che nasce, vive e muore? Si può andare più in là di così? Ora come ora non c’è risposta, ma se non altro Monica pone la domanda: il punto di arrivo di una progressione che ha dato all’opera di Daniel Clowes una forma complessa e, azzardiamo, inedita: dopo vent’anni di “graphic novels”, Monica si staglia come un vero e proprio, letterale, romanzo a vignette. Ai posteri l’ardua sentenza.
Qui è un'opera in grado di regalare al fumetto nuove potenzialità espressive, in precedenza difficili da immaginare. Anche se una prima breve versione era stata pubblicata nel 1989, inizialmente come ministoria di poche pagine sulla rivista Raw, è la sua edizione definitiva del 2014 in formato graphic novel a fornire l'impressione che ci sia ancora molto da esplorare in questo medium sul modo di rappresentare lo spazio e il tempo e sulle interconnessioni tra essi. È la storia di un luogo e di ciò che vi è accaduto nel corso degli anni, dei secoli, un racconto composto da frammenti di attimi rubati al tempo, sbocciati e vissuti tutti nello stesso posto. Qui è ieri, è ora, è sempre.
Possiamo parlarne per ore, possiamo approcciarci con teorie, tecniche, argute scelte semantiche, ma nel processo del dare vita ad un fumetto, che sia scriverlo o disegnarlo, tutto parte da una linea. Che sia solida e strutturata, creata solo per essere bella esteticamente, o morbida e sinuosa, progettata solo per creare un’emozione, tutto parte dalla linea. E spesso anche un rapporto nasce da una linea, di dialogo, fra due persone lineari, che vorrebbero essere sovrapposte, ma che invece sono per loro natura perpendicolari. Asterios Polyp è una storia di linee, che vi taglierà in due per la sua semplice profondità. Si potrebbe quasi dire lineare, se non fosse che a volte una linea diventa una scia.