Il nuovo lavoro della signorina Lucky – Tra spy story e commedia dell’equivoco
Camaleontica, peperina, audace: Lucky ha le carte in regola per essere la protagonista di un manga che unisce umorismo e intrighi
La giovane cameriera Lucky Rantantan adora i Grandi Magazzini Rich. Spesso, quando va a ritirare degli acquisti per conto della sua padrona, Daria Popones, ama fingersi lei per essere trattata come una dama dell’alta società. Alla capricciosa signorina Popones, comprensibilmente, tutto ciò non piace affatto e, dopo l’ennesima infrazione della cameriera, decide di licenziarla in tronco.
Lucky, disoccupata e senza dimora, decide di passare la notte ai Grandi Magazzini Rich, dove crede di assistere a un tentativo di furto da parte di tre uomini mascherati che si danno poi alla fuga. Neanche l’intervento del commesso belloccio che l’ha servita il giorno prima, Tanchi Hortnese, è sufficiente a fermarli. Tanchi però non è un semplice commesso, ma un agente segreto, e gli intrusi non erano affatto dei ladri, bensì delle spie mandate lì per rubare un documento segretissimo che riguarda proprio i Grandi Magazzini Rich. Viste le sue doti camaleontiche, Lucky viene assunta come commessa, ma il suo vero lavoro sarà consegnare il documento in questione a un emissario sotto copertura. Presto, tuttavia, si renderà conto che la posta in gioco è ben più alta.
A prima vista, Il nuovo lavoro della signorina Lucky (Coconino Press, 2025) non si direbbe neanche un manga. L’opera di Takano Fumiko è stata pubblicata per la prima volta in Giappone nel 1986, ma è ambientata in un indefinito paese occidentale negli anni Cinquanta, epoca di cui adotta anche l’estetica, il gusto consumistico per il lusso, con un tocco british che richiama le storie di James Bond. Davvero peculiare è il design dei personaggi, ispirato ai cartoni animati americani della stessa decade: i tratti sono essenziali, persino caricaturali, le silhouette gommose, i look impomatati.
Le tavole sono di grande impatto grafico: la regia di Fumiko si contraddistingue per l’uso sagace delle variazioni e delle simmetrie, presentando spesso dittici e trittici di vignette in progressione che impartiscono un ritmo incalzante al racconto. Anche le inquadrature colpiscono per il taglio cinematografico, con interessanti cambi di presa, zoom, prospettive audaci e dinamiche, senza che però si abbandoni del tutto un vago senso di astrattezza e giocosità – forse un omaggio al manga old school.
Il perno dell’opera, come suggerisce il titolo, è la sua protagonista. Lucky è una ragazza sbarazzina, una cameriera inaffidabile, una commessa imprudente; ma allo stesso tempo è dotata di acume, spirito di iniziativa e un grande altruismo. La personalità peperina, insieme al portamento goffo e all’aspetto “confettato”, ne fanno un’accattivante ingenue che non si risparmia diversi colpi di genio.
Tuttavia, le sue piccole spalle, da sole, non bastano a reggere il peso dell’intero manga. La storia ha una ricetta intrigante – una spy story declinata in commedia dell’equivoco – ma la resa non stravolge le premesse. Nonostante il cast variopinto e uno stile e un’impostazione del disegno davvero magnetici, infatti, l’intreccio della vicenda mi è parso piuttosto prevedibile, e i (pochi) colpi di scena artificiosi. Fumiko non riesce a combinare tutti gli elementi a sua disposizione in maniera originale e incisiva, e una volta acclimatatici nelle atmosfere eccentriche del manga, questo smette di stupire: l’assurdo non diventa mai grottesco, la malizia rimane sempre dolciastra, e persino il crimine pare in qualche modo ovattato.
Il nuovo lavoro della signorina Lucky, pur con qualche difetto, rimane un’opera gradevole che si mantiene fresca dopo quasi quarant’anni dalla sua prima pubblicazione. La sua edizione italiana rimarca l’impegno di Coconino nel portare da noi un tipo di manga meno mainstream – una missione che non possiamo fare altro che incoraggiare.
Angelo Maria Perongini