Clear - Il noir multidimensionale che salva le storie
Se sei un appassionato di fantascienza (e se leggi fumetti è molto probabile che tu lo sia), per te il concetto di cyberspazio è estremamente antico, qualcosa che ha a che fare con gli anni Ottanta e con la rivoluzione di William Gibson all’immaginario. Da Neuromante (1986) il mondo non è più lo stesso, non solo perché si avvia il processo che in breve tempo porterà alla nascita del cyberpunk come genere, ma anche perché l’idea di spazio simbolico condiviso diventa di comune dominio. Quasi quarant’anni dopo, dunque, eccoci qui, in un presente che per fortuna non è identico al futuro raccontato da Gibson, ma in cui il concetto di cyberspazio è comune a tutti. Banalmente internet è diventato uso comune, e tutti vivono una sorta di sguardo su un mondo secondario perennemente in interazione col mondo reale.
Ma se questo mondo secondario e il mondo primario si sovrapponessero? Se fisicamente potessimo vedere il mondo secondario laddove invece ne esiste uno primario di fattura ben differente? Questa è l’idea alla base di Clear, eccellente creatura fumettistica dalle mani di Scott Snyder e Francis Manapul, edito da Star Comics per il suo marchio editoriale Astra, all’insegna dello “Scottobre”, un mese in cui approdano in Italia quattro opere della collana ComiXology Originals scritte da uno dei più importanti sceneggiatori statunitensi contemporanei (e probabilmente della storia del fumetto). Col suo stile unico Snyder ci cala dentro un mondo in cui, attraverso degli innesti elettronici, gli esseri umani hanno la capacità di vedere il reale a loro piacimento. In centinaia vivono spalla a spalla nella grande metropoli, ma vedendola ognuno in modo diverso. Vedendo mondi di fantasia completamente differenti che alternano realtà incapaci di interagire fra di loro.
È in questo mondo, in questa realtà che si svolgono le indagini del detective Sam Dunes, un uomo che ha deciso di non velare la realtà che lo circonda, dunque di vedere le cose per quelle che sono. Sotto gli occhi di Dunes la metropoli è come nessuno la vede: sporca e disperata, affollata e crudele.
La nostra storia inizia quando Kendra, ex moglie di Dunes, sembra suicidarsi senza motivo apparente. Sarà proprio la sua morte a precipitare Dunes in un'indagine che lo porterà molto più lontano di quanto possa credere. Pare infatti che Kendra avesse inventato un dispositivo in grado di creare una sorta di “fantasia condivisa”, la possibilità, vale a dire, di mostrare lo stesso “velo” (o Veil, così vengono chiamati i dispositivi in grado di alterare la realtà) a più persone contemporaneamente. Da qui Dunes dovrà tuffarsi in un “affare” evidentemente molto più grande di lui, dal gusto retrò, fra criminali disposti a tutto e resistenze sub urbane.
Snyder si distingue costantemente nel panorama degli sceneggiatori. Il suo stile verboso e narrativo riempie di voci fuori campo le tavole del fumetto, trovando, come sempre fa, una perfetta crasi fra il fumetto old-school e un linguaggio adeguato ai tempi. L’autore gestisce in modo egregio una trama non del tutto originale, in quanto lavora su topoi ben codificati, che si dimostra però solida, piena di colpi di scena, capace di intrattenere il lettore. È facile, leggendo l’opera, scorgere il Batman di Snyder, quanto meno per il contesto narrativo. Torna anche un’altra peculiarità dell’autore, i suoi personaggi che raccontano storie all’interno della storia, tessendo una sorta di immaginario nell’immaginario. In un mondo fumettistico che fa del meta-racconto una sua forza (e spesso appiglio per reggere storie dalla struttura precaria) Snyder fa un lavoro di racconto nel racconto che scava verso il fondo della pagina più che far “sporgere” i suoi personaggi verso il mondo del lettore.
Clear vuole, attraverso un futuro lontano, raccontare un problema presente, che non è semplicemente legato all’infosfera ma alla solitudine dell’individuo. È attraverso la solitudine che l’essere umano perde la sua funzione di “animale sociale” e allora a divenire finzione è il mondo reale, ancor prima della realtà virtuale.
I disegni e i colori di Francis Manapul seguono perfettamente la narrativa di Snyder, contrapponendo a neri pieni, colori acidi e flair digitali, attraverso una gabbia che riesce a rendere perfettamente l’idea dei mondi che si sovrappongono mantenendo al contempo una perfetta comprensibilità dell’immagine.
Si tratta di un modo di far fumetto ben codificato, che metterà estremamente a loro agio coloro che sono abituati a leggere il comics “non supereroistico” all’americana (Boom! Studios, Image Comics etc: non a caso la serie è stata stampata negli States in cartaceo da Dark Horse) e allo stesso tempo rappresenta una vera e propria lezione di come disegnatore e sceneggiatore dovrebbero interagire nel narrare la storia. Manapul prende lo spazio che serve e ne concede altrettanto ai balloon estremamente densi di Snyder. Il character design, per quanto non brilli in originalità, riprende però in modo efficace l’ideale estetico del cyberpunk aggiungendo riferimenti e spunti interessanti (la città rievoca inevitabilmente la Los Angeles distopica di Blade Runner; il nostro ispettore Dunes ricorda, in alcune vignette, il nostrano Nathan Never). Gli scontri a fuoco, i combattimenti, i momenti di tensione sono “coreografati” in modo eccellente, dando sempre la possibilità allo spettatore di seguire la dinamica del combattimento, senza mai rifugiarsi dietro al “dito” della splash page, e senza mai spingere la gabbia all’estremo.
Clear è chiaramente un fumetto che mette davanti a tutto la solidità della narrazione. Snyder e Manapul raccontano una storia con l’interesse di soffermarsi anzitutto sulle storie dei loro personaggi, sulle loro emozioni e sofferenze. Per farlo al meglio entrambi scelgono di poggiare su un'estetica familiare al pubblico ma non per questo trattata in modo banale, sia a livello narrativo, che visivo. Si tratta di una storia che può mettere d’accordo tutti, vecchi e nuovi lettori, e potrebbe essere anche una lettura adeguata a coloro che, provenendo dal fumetto seriale italiano, avessero voglia di cimentarsi con alcune letture americane.
In un momento in cui i racconti (a fumetti e non) cercano di essere quanto più possibile tematizzabili (e dunque taggabili) Snyder e Manapul fanno una mossa potente, propria di artisti che, come loro, rivestono una posizione di rilievo nel panorama: raccontano una storia, un mondo che ha qualcosa da dirci semplicemente dando vita ai propri personaggi. Nel tempo in cui viviamo forse, proprio attraverso questo tipo di storie possiamo provare a strappare quel “velo” che tanto deforma la realtà quotidiana, facendoci sentire soli.
Alessio Fasano