Ginseng Roots: microcosmo e macrocosmo uniti in un memoir

L’ultima opera monumentale di Craig Thompson torna per Rizzoli Lizard in una versione integrale rivista e arricchita di materiale inedito

La carta è un campo. Il fumetto la mia coltivazione.

Craig Thompson esordisce nel fumetto nel 1999 con Addio Chunky Rice (uscito in Italia originariamente per Black Velvet nel 2004 e poi ristampato nel 2012 da Rizzoli Lizard), opera semi-autobiografica che gli vale nel 2000 l'Harvey Award per il miglior nuovo talento e una nomination agli Ignatz Awards nella categoria artisti emergenti. Nel 2003 esce Blankets (portato in Italia nel 2004 da Coconino Press e poi ristampato nel 2010 da Rizzoli Lizard), l’opera autobiografica sulla sua infanzia che lo farà conoscere in tutto il mondo e che riceverà due Eisner Awards, tre Harvey Awards e due Ignatz Awards. Nel 2011 è il turno di Habibi (in Italia uscito con Rizzoli Lizard), un’opera imponente che fa i conti con l’islamofobia dilagante dopo l’11 settembre, che riceve molti apprezzamenti ma anche numerose critiche per appropriazione culturale, soprattutto negli USA. 

Con Ginseng Roots, Craig Thompson torna ai temi autobiografici, unendo la propria storia personale e familiare a un lavoro giornalistico documentario ispirato a Joe Sacco. 

Ci saranno sempre erbacce. Annate cattive e annate buone. L’ultimo pezzo di terra non ha dato i frutti sperati.

L’opera esce inizialmente in forma seriale per Uncivilized Books dal 2019 al 2024 con una pubblicazione bimestrale e un totale di 12 albi autoconclusivi, raccolti in Italia da Rizzoli Lizard in tre volumi contenenti 4 capitoli ciascuno. A serie ultimata, rileggendo il materiale, Thompson nota la mancanza di un arco narrativo che tenga insieme il racconto: aggiunge più di 70 pagine e riposiziona quelle già create, dando vita a un’edizione integrale a sé stante, uscita a livello internazionale il 29 ottobre 2024, in Italia sempre per Rizzoli Lizard (uscita negli USA il 29 aprile 2025). Le pagine disegnate dal fratello vengono ridotte e rimarranno un extra della versione originale.

Il ginseng è l’altare terreno su cui lo spirito si posa.

Ginseng Roots è un’espansione dell’universo narrativo di Blankets e fa i conti con ciò che era stato omesso dal racconto dell’infanzia dell’autore. È un ritorno alle origini che fa pace con quel mondo e con quei ricordi, permettendogli di riconciliarsi con la sua storia.

In un mondo colpito dalla crisi ambientale e climatica, Thompson sceglie di mettere al centro una pianta e ciò che può comunicare. All’inizio di un progetto c’è sempre una metafora visiva che permette di veicolare le idee: qui è il ginseng, una radice dalla forma antropomorfa che bene si presta al racconto.

Ogni pianta ha uno scopo. Lo stesso vale per le persone. Capire quale sia fa parte dei piaceri che risiedono nello studio della natura.

La vita di Craig Thompson è indissolubilmente intrecciata alla coltivazione del ginseng, a partire dal lavoro nei campi svolto dai 10 ai 20 anni. Marathon, quella piccola comunità rurale del Wisconsin centrale in cui è cresciuto l'autore, era, infatti, anche il principale produttore a livello mondiale di ginseng americano.

Da quella radice germoglia il suo futuro: con i soldi guadagnati compra fumetti e sogna, da giovane membro della classe operaia, la vita privilegiata del disegnatore.

A volte non c’è modo di cambiare una cosa. Ma puoi cambiare la narrativa che la circonda, giusto?

In occasione del primo festival del ginseng del Wisconsin, nel 2017, Thompson torna a Marathon. Qui inizia a raccogliere interviste agli agricoltori locali, figure emergenti e persone del suo passato: al ricordo degli anni dell’infanzia in quei campi si affianca e sovrappone la storia della coltivazione del ginseng, la sua produzione, l’economia agricola e il commercio globale. Insieme alla storia personale di Thompson, si dipana la storia del ginseng, una storia che ha origine nella provincia di Jilin, nel nord est della Cina, e che attraversa i secoli diventando parte della Storia degli Stati Uniti d’America. Il processo creativo del libro stesso diventa parte della narrazione, culminando in un viaggio in Corea del sud, Cina e Taiwan per scoprire i luoghi dov’è nata quella radice che sembra l’unica vera costante della sua vita, ciò a cui tutto si riconduce: persino un problema di salute per una malattia autoimmune alla mano, probabilmente causata dall’esposizione ai pesticidi, vede come rimedio medicinali a base di ginseng.

Thompson è consapevole che, così come il ginseng non può crescere dove è già cresciuto perché deposita una tossina nella terra che impedisce futuri raccolti, ritornare ai luoghi e ai temi di Blankets può essere sterile. Ma il ginseng non è una radice qualunque, è una radice che cura, e può forse rimarginare una ferita rimasta aperta.

Hai mai sentito parlare di medicina narrativa

No, cos’è? 

Le storie che ci raccontiamo sono interconnesse alla nostra salute. Forse pensavo di poter guarire qualcosa del mio approccio al lavoro.

Gran parte del libro è in forma di inchiesta giornalistica. Thompson vuole restare il più possibile sul piano della realtà, consapevole però che non esista oggettività: raccontiamo sempre la nostra versione di quello che accade. E quindi è inevitabile inserire scene di vita personale, tornare sul rapporto con i genitori e il fratello, ma allo stesso tempo inserire anche la sorella, che, esclusa da Blankets per esigenze narrative, ha qui invece un ruolo centrale. 

Non si può sfuggire al potere delle storie, che risiede nel loro elemento umano, fatto di fragilità e vulnerabilità.

Questa imperfezione si riflette per Thompson nel lavoro analogico, nell’uso della carta e dell’inchiostro con i loro difetti. Anche il lettering è fatto a mano nella versione originale, mentre usa un font creato sulla sua grafia per le edizioni in altre lingue. Le potenzialità del tratto sono esplorate anche attraverso la riproduzione degli ideogrammi cinesi (l’amore per la calligrafia di Thompson si era già manifestato nell’uso dell’alfabeto arabo in Habibi), che diventano un modo per parlare della medicina tradizionale e della mitologia legate alla storia della radice.

La composizione vede una centralità della pagina nel suo complesso più che delle singole vignette, producendo tavole accuratamente studiate e bilanciate.

Al bianco e nero caratteristico dei suoi fumetti, qui l’autore aggiunge i toni del rosso, “il colore del fuoco, elemento che purifica il Cielo o lo Spirito, che naturalmente è puro e inalterato”, ma anche il colore delle bacche del ginseng e un omaggio alle tecniche di stampa tradizionali. Questo colore è aggiunto sempre a mano, su fogli di carta sovrapposti e poi scannerizzati e ricomposti in Photoshop, dove Thompson mette a frutto le competenze acquisite negli anni novanta, quando ha lavorato come graphic designer.

Le erbe sono erbacce di cui si continua a raccontare la storia.

Ginseng Roots, con i suoi otto anni di lavorazione, è l’opera più impegnativa di Craig Thompson. È un libro in cui ci si immerge, seguendo un filo rosso attraverso labirinti per poi tornare alla narrazione principale. Il particolare e l’universale si scambiano continuamente posto, cultura e natura sono inseparabili, la storia personale diventa generale e passato e presente si fondono mentre l’autore, tornato bambino, scava nella terra alla ricerca delle (proprie) radici.

Quel che conta è ciò che resta nella terra smossa, tutti quei piccoli fili spezzati.

Lavinia Buffa



Post più popolari