Letture Seriali: Transformers 1

Cuore e Acciaio: i Robottoni Hasbro secondo Daniel Warren Johnson

"Miglior Serie"

"Miglior Artista Completo"

Due Eisner Award che premiamo l'assoluta bravura di Daniel Warren Johnson, fumettista che ha dimostrato di padroneggiare sia la penna che la matita in egual misura.

Ma quale sarebbe questa serie? Transformers, altro tassello fondamentale dell'Energon Universe che Robert Kirkman, con la sua Skybound, sta portando avanti, partendo dai due franchise chiave della Hasbro (l'altro è G.I. Joe), presentato in Italia dal sempre valido team di Saldapress, pronto a dare a questo progetto editoriale tutto il risalto che merita (e di cui vi ho già dato qualche accenno nella Lettura Seriale dedicata a Void Rivals).

Qui immagino che, per molti, scattino sentimenti contrastanti, magari "scottati" dai film diretti da Michael Bay, magari non esattamente fan duri e puri, magari pronti a chiudere la questione come "sono solo giocattoli, quanta profondità vuoi che abbiano?".

DWJ (mi perdonerà se da qui in poi lo nomino tramite sigla) ha però una marcia in più, e lo ha dimostrato in tutte le sue opere da autore completo, che sia Murder Falcon oppure Do A Powerbomb: prendere qualcosa che ama, ed infondergli un cuore grande così.

La musica metal, il wrestling professionistico, i giocattoli e i cartoni animati di una volta: non importa il mezzo, l'importante è riuscire a vedere quanto sentimento e dramma si possa nascondere anche dietro il freddo e squadrato acciaio di un camion che diventa un robot gigante, e viceversa.

Arriviamo così a Robot In Incognito, primo volume di questa serie dei Transformers, pensata per incastrarsi con le altri parti dell'Energon Universe, cosa che avviene già in queste pagine, in una particolare sequenza che è delittuoso spoilerare.

Una storia che inizia qui sulla Terra, non su Cybertron. Una storia che inizia con due ragazzi, non con Optimus Prime: Spike e Carly.

A DWJ bastano pochi semplici tratti per caratterizzarli: un padre con cui non si riesce a legare, un doloroso lutto come una spada di Damocle, la prospettiva di un futuro brillante che pare non volersi far agguantare, un furgone decorato e una caverna da esplorare.

Uno scenario di provincia americana, quello che tanta narrativa popolare ha saputo restituirci in varie guisa, lo stesso in cui arriva, prepotente e potente, il fantastico a scombinare ogni piano, l'incredibile che ribalta qualsiasi aspettativa.

Eccoli lì, i Transformers: rugginosi, grezzi, quasi sgraziati secondo il disegno energico dell'autore (a cui si aggiungono i colori, impeccabili, del fido sodale Mike Spicer), giganti addormentati in attesa di qualcuno o qualcosa che li risvegli.

I due ragazzi non credono ai loro occhi. Sulle labbra di noi lettori si forma un sorriso complice perché sappiamo cosa sta per accadere, ma non ne abbiamo realmente idea, non ancora: dopo solo poche, spettacolari ed ardite, pagine, DWJ ci sferra un uppercut al cuore, uno di quelli che sa fare veramente male, e non sarà il primo né tantomeno l'ultimo.

Lo si capisce perciò quasi da subito che l'approccio verso questo brand non è il solito, non l'ennesima incursione facile a definirsi come prodotto derivativo, giusto per collezionisti e amatori e per tutti gli altri, scaffale assicurato.

Niente di più lontano dalla verità, perché DWJ infonde tra queste pagine, tra le righe della sceneggiatura e quel suo caratteristico segnale di stile, tra onomatopee esplosive e azione serrata, una violenza che brucia la retina, che ti costringe a non vederli solo come robot giganti, ma proprio come esseri viventi capaci di provare persino paura.

Se quella disegnata fosse carne e non metallo, se quelli fossero nervi e non cavi, probabilmente ci sarebbe un bel VM14 che campeggia sulla copertina. Le espressioni, il dolore addirittura, traspaiono nettamente, al pari dello stupore e della paura di Spike e Carly mentre cercano di non rimanere coinvolti nel conflitto che si viene subito a creare tra buoni e cattivi, tra Autobot e Decepticons.

Questi Transformers sono vivi, soffrono, riflettono, sanno essere fragili quanto crudeli, rapportando il loro essere stroardinariamente enormi, in un mondo che non è la loro casa natale, ma che sentono di dover proteggere o depredare, a seconda della fazione.

C'è una sequenza - mi permetto un piccolo spoiler senza contesto - in cui Optimus, nell'avventurarsi all'esterno, uccide inavvertitamente un cerbiatto.

È un'immagine potentissima, che prende agli occhi e al cuore sin da quel ferale CRNCH. Vedere questo gigante prendere quella creatura ormai senza vita e addolorarsi per non aver prestato la dovuta attenzione: è in questi passaggi che DWJ sa colpire, sa descrivere meglio di mille spiegoni altisonanti la bellezza drammatica che si cela dietro un robot che diventa un camion.

Sono guerrieri, sono lontani da casa, e il loro senso del giusto e della giustizia conquista in primis Spike e Carly, pronti a stare al loro fianco, mentre l'esercito arriva deciso a combattere l'ennesima minaccia, ma soprattutto noi lettori, che ci troviamo davanti un fumetto maturo, teso, importante, di quelli che sai già sono destinati a rimanere, e che costituiscono l'ennesima prova magistrale di un curriculum tra i più forti dell'attuale panorama statunitense (se non addirittura mondiale).

Quello stesso curriculum che ti ha convinto sin dall'annuncio, perché sapevi già di cosa l'autore sarebbe stato capace, ma non immaginavi comunque che sarebbe stato tanto abile nel lanciarsi senza rete in un rischio simile. Eppure.

Eppure DWJ riesce nell'impresa: questi Transformers saranno anche proprietà intellettuale della Hasbro, ma diventano anche suoi, per riflesso e per talento.

Ci sono tavole che lasciano senza fiato e non lo dico per dire: quella matita grezza e sporca su personaggi che lo schermo ci ha restituito lucidi e fiammanti, soldati di una guerra infinita, piagati da mille battaglie eppure ancora pronti a combattere, senza risparmiarsi.

Leggere Robot in incognito e vederli ancora solo come giocattoli, è a quel punto un limite del lettore, non del fumetto, perché è davvero la "Miglior Serie" dell'anno, Eisner o meno.

Perché l'emozione è palpabile, e quando la tragedia arriva a presentare il conto, non vengono fatti sconti: si soffre, perché è impossibile che questi robot, con le loro esplosioni e il loro agire indiscriminato, non si lascino dietro ripercussioni.

Fantascienza che incontra Dramma, per una nuova era di questi personaggi che li traghetti verso inedite possibilità narrative.

Basterebbero solo Spike e Carly, la loro umana prospettiva, per sancire l'empatia verso questa particolare incarnazione narrativa dei robottoni. Ma DWJ ha studiato, conosce la materia, sa dove risiede la scintilla che anima davvero queste macchine, e non sto parlando dell'Energon.

E quando la nostra umanità cozza con la loro, ecco avvenire la magia, quella che davvero ti porta ad applaudire il fumettista come "Miglior Autore Completo".

I social hanno osannato questo comic book. Ancora prima del suo arrivo in Italia il coro di ovazioni era così alto da creare inevitabili aspettative, più o meno inconscie, e sapete meglio di me quanto questo possa essere dannoso, ma per fortuna la Qualità (sì, con la maiuscola) dei "Transformers di DWJ" è così alta da non temere il rischio di deludere, anzi.

La sua bravura come sceneggiatore, infatti, "compensa" anche il cambio di disegnatore col prossimo volume e ciclo narrativo. Non poteva essere altrimenti: mantenere questa potenza e questo livello eccellente con la periodicità mensile, per troppi numeri, sarebbe stato deleterio in primis per l'opera, che ne avrebbe risentito come racconto. Jorge Corona compie comunque un lavoro di tutto rispetto, che non tradisce lo script (ma ne riparleremo a tempo debito, ovviamente).

Qui e ora, Robot in Incognito è un fumetto da consigliare con piacere vero, vuoi perché davvero è un'ottima lettura a prescindere, vuoi perché possa fare da viatico verso l'Energon Universe tutto (di sicuro, è più facile mettere in lista questo volume che non avventurarsi "al buio" con Void Rivals, altra lettura che comunque vale il tempo e soldi spesi).

Lo so, il cinema ci sta promettendo un futuro incontro tra i Joe e gli Autobot, in nome di una scena post-credit e con la speranza che non venga tradita l'attesa e l'opportunità.

Ma se il grande schermo ci ha spesso preso in contropiede, son qui a dirvi di non aspettare e di immergervi sin da ora in un universo che questo discorso lo sta portando avanti, degnamente.

Perché il Fumetto avrà sempre quel qualcosa in più, quando si tratta di far collimare Fantasia, Cuore e Talento, e DWJ è qui per dimostrarlo!

Il Nerdastro


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