Tokyo Higoro - Un manga che racconta l'amore per il manga

Taiyo Matsumoto torna con un'opera lontana dai suoi precedenti lavori, una storia ambientata ai giorni nostri in una città dove un editor di manga vive la sua piccola crisi esistenziale...

«Questa rivista di manga è l'ultima che lei ha prodotto, "Comic Yoru"»
«L'ha letta?»
«Sì. Sembra quasi uno scrigno che contiene tutto ciò che lei ritiene più prezioso. È come una piccola fonte. È stata cancellata dopo soli due anni.»
«Esatto... Per mia inettitudine»
«Ho saputo che si è licenziato per il senso di colpa»
«Proprio così... Ho messo molte persone in difficoltà»
Storia dopo storia, Taiyo Matsumoto si conferma sempre di più come uno dei migliori fumettisti dei nostri giorni. Dopo lə ragazzinə di Sunny e Tekkon Kinkreet, dopo le atmosfere sognanti de I gatti del Louvre e i mondi desertici e post-punk di Number 5, Matsumoto ci riporta semplicemente al nostro presente e, nello specifico, nell'universo (non troppo) nascosto dietro la produzione editoriale giapponese a fumetti.
Ma, se abbiamo imparato a conoscere un po' Matsumoto, c'è poco di davvero "semplice" quando una realtà fluisce attraverso la sua penna e viene riversata nelle sue tavole.

Tokyo Higoro, la sua nuova opera, racconta di Kazuo Shiozawa, un editor di mezz'età in piena crisi: la rivista di manga di cui si occupava ha fallito la prova delle vendite, rischiando di trascinare l'intera casa editrice nei guai.
Deluso da se stesso, Shiozawa decide di ritirarsi. Nonostante la sua passione sconfinata per i manga, vuole tagliare definitivamente i ponti con questo mondo, licenziandosi e liberandosi della sua considerevole collezione di fumetti.


Una decisione drastica, presa sull'onda della delusione del fallimento, a cui però Shiozawa non riesce a tenere fede fino in fondo. Recuperata la sua collezione, Shiozawa - accompagnato spesso da un uccellino bianco che dà voce a quella parte di sé più istintiva e libera dalle convenzioni sociali - decide di riprendere il suo lavoro come freelance e di creare una nuova rivista di manga, chiedendo ad alcunə tra lə più talentuosə sensei con cui ha collaborato o di cui è semplicemente stato un appassionato lettore. Contemporaneamente, seguiamo le storie di Aoki e Chosaku. Il primo è un giovane artista dal carattere difficile che non ha ancora imparato a incanalare al meglio il suo talento, il secondo un vecchio maestro in piena crisi creativa.


Editor, autorə, lettorə: ognuno gioca il suo ruolo in questo mondo estremamente complesso, fatto di equilibri delicati e instabili. Dando voce allə suə personaggə, Matsumoto mostra la difficoltà di lasciar convivere la passione e la creatività dellə mangaka con la necessità che le opere che producono siano economicamente fruttuose. Non si scivola mai nella facile retorica dell'artista buonə versus l'editorə cattivə e avidə, anzi è sempre più evidente come entrambe le parti debbano concorrere, ognuna con i propri mezzi e le proprie capacità, al medesimo obiettivo: portare l'opera allə lettorə. Senza editor attentə ai risultati di mercato, alle statistiche di vendita e ai gusti del pubblico, anche le opere dellə migliorə artistə sparirebbero inghiottite da una mole colossale di pubblicazioni.
Inoltre, moltə mangaka non avrebbero imparato a esprimersi al meglio senza l'aiuto di editor forse anche crudeli ma capaci di tirare fuori il meglio dallə loro autorə.

Quello che sembra il lavoro dei sogni, un lavoro basato esclusivamente sulla passione e su quella cosa astratta e incomprensibile che chiamiamo creatività è in realtà molto più duro e sfiancante di quanto si immagini spesso, e Matsumoto riesce a mostrarcene gli aspetti più difficili. La creatività non è una fonte infinita a cui pochə elettə hanno il diritto di attingere per volontà divina, ma un lavoro duro, impegnativo e sofferto, e spesso per nulla solitario. 


Shiozawa incontra vecchie glorie dei tempi andati che nel corso della loro carriera hanno affrontato tanto l'entusiasmo degli esordi e dei primi successi, quanto i lunghi periodi di crisi, di mancanza di idee, di incapacità di tradurre nel modo corretto i propri pensieri in immagini e parole. Sono lə mangaka più anzianə quellə che oggi si ritrovano più bistrattatə, incapaci forse di adattarsi a nuovə lettorə e a nuovi gusti. La presenza di Shiozawa, la sua richiesta di tornare a prendere in mano il pennino, risveglia in loro tanto la passione quanto la stanchezza di un'esistenza sfiancante, votata all'arte ma stretta nel meccanismo consumistico che nulla risparmia.

Autorə spesso osannati che però si ritrovano schiacciati da ritmi produttivi devastanti, dettati da una produzione massificata e a carattere industriale, autorə che faticano a gestire la lentezza richiesta dal processo creativo insieme alle scadenze e alle richieste delle case editrici e che credono di perdere sé stessə. Autorə che a volte davvero si perdono e altrə che solo dopo anni riescono a capire come essere sopravvissutə alla pressione del mondo editoriale abbia portato alla luce il loro vero io e il loro vero talento, spremendo - letteralmente! - il meglio delle loro capacità.
Matsumoto disegna volti stanchi, solcati dalle rughe, stropicciati dagli anni nei cui occhi brilla ancora la passione per il manga, pronta a risvegliarsi alle richieste di Shiozawa, l'uomo paziente e gentile che gira per la città trascinandosi dietro un enorme zaino nero e che capisce gli uccelli.

In Tokyo Higoro, accanto a chi i manga li fa, c'è anche chi i manga li legge, perché che senso avrebbe raccontare storie senza un pubblico desideroso di conoscerle? Lettorə che si emozionano a conoscere lə loro autorə preferitə, che collezionano, leggono e rileggono i loro manga, uniti dalla stessa passione di chi del manga ha fatto il proprio lavoro o il perno di tutta la propria esistenza.
Ci siamo anche noi, insomma, dietro lo sguardo di una bambina che stringe il pupazzo del suo personaggio preferito o nel ragazzo che si perde tra le pagine di una rivista.


Matsumoto è capace come pochi di indagare l'animo umano, di dare forma a personaggə che trasudano le loro emozioni solo da un semplice sguardo, ma sono anche - e forse soprattutto - le sue scelte registiche a essere l'elemento chiave delle sue opere. I tempi narrativi rallentano o prendono la rincorsa grazie a una gestione degli spazi delle tavole molto attenta e ai cambi di inquadratura, che si restringe sui piccoli dettagli o si allarga fino ad abbracciare l'intera città e il cielo che la sovrasta.
Matsumoto guarda il mondo che crea quasi con fare distratto, lasciando vagare lo sguardo da una scena a un'altra, ma la sua è in realtà una precisa selezione di scorci estrapolati dal flusso della realtà, una composizione di immagini - e luci e persino suoni, se ci fate abbastanza attenzione - che trasforma, attraverso quel selezionare e montare in sequenza, la quotidianità in creazione artistica.
Quelli di Matsumoto sono mondi complessi, spazi capaci di riassumere vite intere già nella panoramica di una stanza o di raccontare l'interiorità dellə suə personaggə meglio di qualsiasi possibile didascalia. Matsumoto sceglie - ogni volta che può - di narrare le sue storie attraverso le immagini, senza sprecare parole, così in un volto che si alza verso la pioggia ci sono pagine e pagine di riflessioni, di ricordi, di scelte, di emozioni, di pensieri.

Tokyo Higoro è un manga che parla di manga ma che non si ripiega mai su sé stesso, non si svilisce a un contemplarsi l'ombelico, anzi svela la complessità, ingrandisce come sotto una lente da microscopio una realtà fatta di miliardi di diverse componenti, ci mostra come anche gli elementi più diversi - dal genio artistico alla pragmaticità di un editor che vuole solo portare a casa un buon risultato di vendita - sono strettamente connessi e necessari a tenere insieme quella cosa difficile anche solo da descrivere che è il fumetto, quel modo di raccontare attraverso le immagini che ci ha fatto innamorare e che ci tiene felicemente prigionierə da tutta una vita.


Claudia Maltese (via clacca)

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