Letture seriali: IF - La Fondazione Immaginaria
Il tassello mancante dell'ImagoVerso di Fabio Guaglione
Potere alla Fantasia.
La Forza che ti permette l'inosabile, basta solo avere l'idea giusta tra le mani e l'impossibile diventa matematicamente possibile, anche riuscire a collegare una prigione zeppa di profeti, un prete esorcista e il suo "protetto", e un'antica maschera maledetta.
Se seguite le mie Letture Seriali da un po', sapete quanta attenzione ho dedicato all'ImagoVerso (o GuaglioVerso, se preferite), ovvero questo universo narrativo creato dal regista e sceneggiatore Fabio Guaglione, che magari conoscete per Mine e Ride.
Un progetto che si è sviluppato, in maniere parallele, sia sui fumetti, in volumi editi da Panini Comics, che in romanzi in prosa, curati invece da La Corte Editore.
Si è partiti con Quarantine Prophets, si è proseguito con Carisma, per poi giungere a Carnivalia: tre racconti diversi, che si spostavano su vari generi, dal prison drama con superpoteri, al thriller sovrannaturale sino al fantastico con un pizzico di citazionismo.
Così diversi, slegati tra loro e pienamente leggibili a sé, che ogni volta la domanda che ritornava prepotente era sempre la stessa: "Come si collega tutto questo?".
Perché sapevamo che tutto ci sarebbe stato svelato, che tutte queste storie era satelliti che giravano intorno ad un nucleo centrale, il tassello mancante del puzzle, l'idea che avrebbe unito i puntini e fatto risultare e risaltare la figura finale.
E questo ci porta, infine ed inesorabilmente, a IF - La Fondazione Immaginaria, creazione di Guaglione con Maurizio Temporin, autori anche del romanzo omonimo, che sa fornire un sapiente background ad uno dei protagonisti principali, il giovane Leo Knight... ma non corriamo troppo, altrimenti il rischio di perderci è dietro l'angolo!
Rimaniamo sul fumetto, a cui fornisce prova artistica molto efficace Alessio Cammardella (con colori di Daniele Rudoni), perché il racconto impostato dai due autori dà di sicuro molte risposte, è vero, ma lascia aperti scenari immaginifici che ben danno la stura del sentimento che ha mosso questo progetto sin dal principio, ovvero stupire il lettore, dimostrandogli che ogni idea, se ci si crede veramente, riesce a generare un moto ondoso dove tutto può dirsi connesso, basta solo abbracciare con forza la sospensione dell'incredulità sino ad incrinargli le costole.
Leo, Mirko, Eve e Rebecca sono quattro "Bambini Imago", così nominati perché non solo sono agenti della Fondazione titolare, ma lo sono per il loro quoziente d'immaginazione, quella capacità di creare storie così potente e sviluppata da rendere tangibili le fantasie.
Alla "Imaginary Foundation" spetta il compito di mantenere ordine ed equilibrio in quel regno della Fantasia in cui confluiscono, a mò di multiverso spinto al massimo, tutti questi personaggi: buoni o cattivi non importa, basta solo che qualcuno creda fermamente in loro, che l'emozione che generano possa riverberarsi nella collettività al punto da renderli "reali".
Per intenderci, nelle prime pagine i Nostri affrontano Arsenio Lupin (l'originale, non quello di Monkey Punch, sai i diritti), che si allea con Al Capone (in quella visione da gangster un poco stereotipato che sa evocare il suo nome) e che ha come "scagnozzo" un certo Mr. Hyde. E Sherlock Holmes è uno dei loro insegnanti alla Fondazione.
Insomma, vi siete fatti un'idea di come funzioni la faccenda, ma la domanda rimane: in che misura questo organo di controllo della Fantasia si pone con le altre storie dell'ImagoVerso?
Qui serve un Deus Ex Machina, ovvero il piccolo Diego, un ragazzino orfano di madre, appassionato di fumetti e con un rapporto conflittuale col padre, un uomo che vede nelle nuvolette parlanti solo una distrazione, e che mal accetta il modo in cui suo figlio, invece di uscire ed interagire col mondo, si stia sempre più richiudendo in quelli imaginifici.
Aggiungeteci una misteriosa visione di imminente Apocalisse, e il gioco è fatto.
Ecco, "Gioco" è il termine chiave di tutta questa operazione, quello da non dimenticare mai durante la lettura, durante l'approccio a questo progetto: è una precisa volontà, un desiderio ardito di dimostrare che il crossover può anche essere veicolo per fare crescere e generare tanta altra narrazione, e non solo un mero espediente di comodo.
Abbiamo quattro fumetti, quattro idee diverse, quattro opere che è come fossero giocattoli in un'enorme scatola. A legarli insieme è il fatto di non essere "reali", o meglio esserlo per le migliaia di persone che ne hanno seguito le avventure, che ne sono rimasti conquistati e hanno creduto con incredulità sospesa alle loro imprese.
Ognuna ha vita propria, ognuna il proprio universo di cui tener conto, ma nulla vieta, in questo creator owned, di prendere e mischiarle, far interagire i loro punti chiave per dare vita ad un vero e proprio "eventone" di quelli in cui i buoni si alleano per affrontare la minaccia comune. Eroi dei propri franchise, eppure protagonisti in grado di coesistere.
E d'altronde, la stessa Fondazione Immaginaria vive di questo principio, di come la creatività sia la miccia in grado di generare tutto, così come di distruggerlo.
Guaglione e Temporin riversano, nelle coordinate di IF inteso come storia racchiusa nel cartonato che ci troviamo di fronte, particolare attenzione a far sì che ogni elemento piazzato non solo sui fumetti, ma anche nei romanzi, torni e sappia collocarsi nella narrazione, senza sembrare forzato, ma in qualche modo reso armonico proprio per la struttura indovinata che regola questo ImagoVerso.
Ci sono infatti riferimenti vari, anche visivi, alle altre opere che compongono questa ragnatela, siano essi di un medium o dell'altro, alcuni già editi, altri che devono ancora arrivare sugli scaffali delle librerie (come Carnivalia - Schiavi della Maschera di Luca Mazzocco, una sorta di prequel della leggenda della maschera), il tutto al preciso scopo di creare universi vivi, autentici, che si reggono sulle loro gambe e possono camminare per la loro strada, non risultando deboli rispetto agli altri con cui si andrebbero ad incrociare, ma sapendo come trovare il modo di risaltare in questa "Crisi del GuaglioVerso infinito".
Non importa il genere, non importa se apparentemente dissonante, l'unico obolo da pagare è quello al Dio delle Storie (non Loki, beninteso), e poi via, verso un finale che chiude da una parte ed apre a tanto altro, perché ovviamente l'ImagoVerso è qui per restare, se qualcuno, ovvero i lettori, sapranno crederci al punto da farlo proseguire, anche qui giocando con la metafora e la metanarrazione.
Una cosa, questo escamotage, che mi ha ricordato un poco Nightmare, ma del resto di citazioni, come detto, vive tutto questo particolare fumetto, incluso il villain, quello che agisce nell'ombra, quello ora solo nominato ma pronto a tornare in quel futuro che auspicavo poche righe fa, un "cattivone" di nome Stephen Ki... ehrm, Steven Cain.
I quattro protagonisti, forse, sono quelli che purtroppo perdono un poco in caratterizzazione generale, visto e considerato che devono, da un certo punto in poi, condividere il palco, ma è proprio a questo che serve l'appoggio del romanzo in prosa: lo avevamo già visto con Carisma di Mericone e Porretto, di come tutto concorra ad ampliare ed espandere le psicologie e i caratteri. Lo stesso dicasi nel confronto tra IF fumetto e IF romanzo.
Il cartonato Panini è comprensibile a sé, spiega ciò che serve per capire tutti gli snodi, ma mettendo mano al libro de La Corte, allora avrete modo di affezionarvi meglio a Leo Knight e a tutta la struttura, narrativa e scenografica, che gli ruota intorno.
In fondo, da questo punto di vista, Guaglione aveva già "sperimentato" qualcosa di simile con Ride: nato film, ne erano poi derivati un fumetto (allegato con la Gazzetta in varie variant cover), un romanzo e persino un gioco di carte.
Qui si sale di livello, con qualcosa di più espanso, e che chissà non possa davvero arrivare sugli schermi in qualche misura. In fondo basta crederci (o perlomeno lasciatemi sognare).
Naturalmente, non posso chiudere senza dedicare qualche riga ad Alessio Cammardella, perché le parole sono importanti, ma in un fumetto lo spettacolo deve farla da padrone in egual modo, soprattutto in un'opera di questo tipo, e il disegnatore ha decisamente capito per bene l'incarico, perché non si nega nulla, incluse particolari soluzioni visive.
Lo abbiamo visto all'opera sulle pagine di Dragonero, ha collaborato con Bugs Comics, sempre sul Fantasy, con Kalya e, ideale allievo nel tratto di Carmine di Giandomenico e Giuseppe Camuncoli, sa lasciare che la propria personalità creativa ed artistica emerga, riuscendo anche a replicare con efficacia il preciso e ben delineato character design dei personaggi delle altre storie di Carnivalia, Carisma e Quarantine Prophets.
Così come un piccolo plauso spetta alla tavolozza di Daniele Rudoni, "supereroistica" al punto giusto, perché se crossoverone da comics deve essere, allora anche il colore deve dare il giusto imput al lettore, senza errore.
Insomma, un vero "lavorone", una potente esplosione di talenti ed idee che mi ha conquistato nelle sue tappe, che nel suo dunque non mi ha deluso e anzi, ha saputo farmi desiderare di vedere tanto altro, complici quelle pagine finali, redatte come fossero ideali appunti di cose che potrebbero o non potrebbero avvenire, incroci narrativi sfiziosissimi.
E d'altronde, come disse quel saggio, "Se puoi sognarlo... puoi farlo!"