Quarantine Prophets: intervista a Fabio Guaglione
La genesi di un nuovo universo narrativo
Nel nostro caso infatti, la struttura detentiva di Clearwell diventa un recinto in cui rinchiudere una serie di personaggi, i loro conflitti interiori e le loro dinamiche di gruppo. Questo per me è estremamente interessante, sempre. I limiti fisici di una storia possono trasformarsi nel suo motore drammaturgico. I primi film su cui ho lavorato, True Love e Mine infatti parlano di persone – a loro modo – confinate in spazi limitati, e pertanto costrette a fare i conti con il proprio Io. In Quarantine Prophets – sia fumetto che romanzo – ci immergiamo in un luogo in cui ogni paziente, o detenuto, sarebbe in grado di cambiare una porzione di mondo con il proprio dono. Come reagirà ognuno dei profeti alle proprie visioni? La sua urgenza sarà quella di fuggire da Clearwell o di comprendere il suo ruolo nel nuovo ordine delle cose?
Quanto di ciò che ami è racchiuso in Quarantine Prophets? E c'è qualcosa che va oltre la semplice citazione e diventa un vero e proprio omaggio fortemente voluto?
Come è stato lavorare sulla sceneggiatura di un fumetto? Quanto ha cambiato la tua prospettiva come scrittore il non rapportarsi più con direttori della fotografia e attori, ma piuttosto con disegnatori e coloristi (qui con Giovanni Timpano e Daniele Rudoni in particolare)?
Nelle sceneggiature ragiono in termini di inquadrature, di “dove piazzare la macchina”, le luci… da un lato è molto fico perché è infinitamente più semplice che progettare un set, coordinare una troupe di 200 persone, eccetera… dall’altro, bisogna sempre fare i conti con lo spazio e il tempo che in questo caso si misurano in “quanto possiamo raccontare in una tavola? Quanto possiamo raccontare in 100 pagine?” C’è poi un elemento fondamentale in meno, che sono gli attori. Quelli in carne e ossa possono fare qualcosa di imprevisto e regalarti un momento memorabile. Nel fumetto, sceneggiatore e soprattutto disegnatore li fanno vivere a loro discrezione, proprio come farebbe un dio. È tutto molto più programmabile, nel bene e nel male. L’approccio alla lavorazione di Quarantine Prophets però devo dire che è stato molto vicino alla preproduzione di un film. Ad esempio, Giovanni ha progettato e costruito in 3D tutta la scenografia proprio come uno scenografo da film!
Come definiresti quest'esperienza e quanto influirà sul tuo modo di lavorare in futuro, anche nel mondo del cinema?
Veniamo alla "dolente nota" contemporanea, che corrisponde a una curiosità: quando si è trattato di lanciare Quarantine Prophets, come vi siete posti riguardo al tema della pandemia? Il titolo cita esplicitamente il concetto di "quarantena": questo vi ha messi in dubbio, vista l'attuale situazione che stiamo purtroppo ancora vivendo, oppure avete deciso che, nonostante tutto, la forza del racconto avrebbe vinto le eventuali resistenze (o, magari, attratto i lettori per la curiosità)?
Abbiamo il primo volume del fumetto e il primo romanzo, scritto dal tuo compagno d'avventura Luca Speranzoni. Dove ci porterà prossimamente Quarantine Prophets? Magari davanti alla TV o sulle poltrone del cinema? Insomma, è in progetto uno sviluppo ulteriore su altri media?
Sicuramente nasce anche per “sbordare” su altri media. Non a caso è una struttura ad impianto seriale ambientata in un’unica, enorme scenografia. Questo di sicuro riduce i costi. Sono però percorsi lunghi e articolati. Intanto stiamo lavorando anche su media diversi e vedremo dove arriveranno i profeti…
Cosa c'è nel domani di Fabio Guaglione? Nuove sceneggiature, una nuova regia di Fabio&Fabio, oppure Quarantine Prophets ti ha assorbito completamente? Puoi rivelarci qualcosa, anche senza sfociare nello spoiler?
Grazie di tutto e a presto!
Di recente ha fatto il suo esordio una nuova serie creata Fabio Guaglione, regista di Mine e Ride, insieme a Luca Speranzoni, un progetto che si sviluppa in un fumetto, edito da Panini Comics con i disegni di Giovanni Timpano e i colori di Daniele Rudoni, e in un romanzo, pubblicato da Harper Collins.
Quarantine Prophets - Epifania non è dunque solo un bel volume cartonato, ma è la pietra angolare da cui prende il via tutto un nuovo universo crossmediale.
Ne parliamo insieme a Fabio Guaglione, analizzando la genesi del progetto, le tematiche e alcuni dei futuri sviluppi.
Ciao Fabio e benvenuto.
Regista, sceneggiatore e produttore per il cinema, e ora, insieme al collega Luca Speranzoni, esplori un nuovo orizzonte, quello del fumetto. Come è avvenuto il primo "contatto"?
Regista, sceneggiatore e produttore per il cinema, e ora, insieme al collega Luca Speranzoni, esplori un nuovo orizzonte, quello del fumetto. Come è avvenuto il primo "contatto"?
In realtà… leggo fumetti da quando ho 5 anni. Ho imparato a leggere, sui fumetti. È il mio primo grande amore creativo. Ho divorato comics e manga per tutta una vita, e quando ero adolescente andavo alle fiere per proporre le mie storie… il destino ha voluto che facessi il percorso inverso, ovvero entrare nel mondo del fumetto venendo da quello dell’audiovisivo. Volevo da tempo trovare qualcosa su cui lavorare assieme a Panini Comics e il fatto di essere “un regista” mi ha aiutato quando ho bussato alla loro porta. Poi hanno capito subito che ero un nerd fino al midollo…
Quando e come nasce l'idea di Quarantine Prophets?
Lo spunto di base faceva parte da tempo di una lista di più di 100 idee nel mio Mac. Poi quando con Panini e Harper abbiamo deciso di scegliere i concept più interessanti ma dare vita a questa sorta di universo condiviso, Quarantine Prophets è spiccato subito tra i progetti più interessanti. Ci siamo detti: fermi un attimo, esiste una serie ambientata in un carcere di supertizi? La risposta, incredibilmente, era No. Da lì, ci siamo messi in moto raffinando quello che era solo un documento di qualche pagina, creando il world-building, personaggi, gli archi narrativi, i temi… La cosa che più mi affascinava all’inizio era che si trattava di quello che tecnicamente uno sceneggiatore definirebbe una storia arena-driven, ovvero in cui l’arena narrativa ha delle caratteristiche determinanti per la storia tali da poterla portare avanti.
Nel nostro caso infatti, la struttura detentiva di Clearwell diventa un recinto in cui rinchiudere una serie di personaggi, i loro conflitti interiori e le loro dinamiche di gruppo. Questo per me è estremamente interessante, sempre. I limiti fisici di una storia possono trasformarsi nel suo motore drammaturgico. I primi film su cui ho lavorato, True Love e Mine infatti parlano di persone – a loro modo – confinate in spazi limitati, e pertanto costrette a fare i conti con il proprio Io. In Quarantine Prophets – sia fumetto che romanzo – ci immergiamo in un luogo in cui ogni paziente, o detenuto, sarebbe in grado di cambiare una porzione di mondo con il proprio dono. Come reagirà ognuno dei profeti alle proprie visioni? La sua urgenza sarà quella di fuggire da Clearwell o di comprendere il suo ruolo nel nuovo ordine delle cose?
È innegabile che Quarantine Prophets racchiuda in sé diverse idee e suggestioni, al punto da rendere difficile incasellarlo in un unico genere. Potremmo definirla "fantascienza distopica"? O pensi possa essere riduttivo rispetto a dove tu e Speranzoni volete traghettare i vostri protagonisti e i lettori?
Non ho mai amato il genere distopico, a parte alcuni rari casi. Penso che il concetto di distopia comporti già un minimo livello di distanziamento, di dis-empatia dai personaggi. Cerco sempre un punto di contatto molto realistico, verosimile, con il nostro oggi. In più, in Quarantine Prophets non esiste un vero e proprio contesto distopico, letteralmente. Penso sia molto più distopico il mondo in cui stiamo vivendo noi. Direi che io e Luca paradossalmente stiamo trattando il progetto più come un prison drama con elementi sci fi. Però hai ragione, perché non esiste un prison drama in cui i carcerati potenzialmente potrebbero rivoluzionare il mondo… speriamo che questa incapacità di incasellare il progetto in un genere possa essere un punto di forza. Abbiamo in mente come vorremmo proseguire, e ci sarebbe tanto approfondimento sui personaggi quanto rialzo sulla posta in gioco, come rivelato nei finali di fumetto e romanzo. Quindi la portata fantascientifica andrà sicuramente ad aumentare… ma come piace a noi, ovvero riposizionando di continuo l’animo umano al centro della storia, dove ogni individuo, con il suo modo di agire, anche con una piccola azione, è in grado di determinare la distruzione dell’umanità o la sua rinascita.
Quanto di ciò che ami è racchiuso in Quarantine Prophets? E c'è qualcosa che va oltre la semplice citazione e diventa un vero e proprio omaggio fortemente voluto?
Personalmente, mi piace riversare in ciò che scrivo tutto ciò che sento ancora prima di tutto ciò che amo. Uso le esperienze creative e personali come mattoncini per costuire castelli immaginari… visioni, appunto, proprio come i profeti di Quarantine Prophets. Quindi l’idea di base non è mai quella di omaggiare, al massimo di usare archetipi narrativi familiari per ricombinarli tra di loro e creare qualcosa, si spera, di inedito e interessante.
Ovviamente però, ci sono state delle influenze conscie. Credo che innanzitutto Quarantine Prophets debba molto all’approccio alla scrittura della serialità televisiva degli ultimi anni. Quindi, in un certo senso è figlio di Lost. Clearwell è la nostra Isola, Rob è il nostro Jack, Orson è il nostro Locke, e via dicendo. C’è un tipo di scrittura iperdensa, direi alla Warren Ellis. C’è ovviamente Prison Break. C’è parte dello spunto iniziale di Rising Stars di Straczynski (che però poi diventa un supereroistico puro). Poi, ovviamente ci sono gli X-Men, anche se abbiamo usato l’elemento della metafora in maniera completamente diversa. Mentre i mutanti sono l’allegoria del diverso, delle minoranze, i profeti rappresentano il concetto del visionario, di chiunque abbia una visione in grado di rivoluzionare il sistema. Cosa succede a queste persone? Lotteranno per realizzare la loro idea? O quella idea sarà inglobata e sfruttata dal sistema?
Come è stato lavorare sulla sceneggiatura di un fumetto? Quanto ha cambiato la tua prospettiva come scrittore il non rapportarsi più con direttori della fotografia e attori, ma piuttosto con disegnatori e coloristi (qui con Giovanni Timpano e Daniele Rudoni in particolare)?
Devo confessarti un segreto. Per anni, da bambino, prendevo i fogli A4, li pinzavo tra loro e realizzavo degli albetti, disegnandoci sopra. Pile e pile di storie di supereroi inventati che si intrecciavano tra di loro. Quindi in un certo senso non partivo a digiuno. A livello più professionale, avevo già lavorato su progetti super indipendenti e poi su uno spin off fumettistico di Ride, Level Zero, scritto con Adriano Barone assieme a cui sto scrivendo la serie Mr Evidence per Bonelli. Il mio approccio alla regia è fumettistico e il mio approccio al fumetto è registico. Cosa significa? Che entrambi i media mi hanno inseganto a cristallizzare il beat narrativo che serve raccontare in un determinato momento visivo.
Nelle sceneggiature ragiono in termini di inquadrature, di “dove piazzare la macchina”, le luci… da un lato è molto fico perché è infinitamente più semplice che progettare un set, coordinare una troupe di 200 persone, eccetera… dall’altro, bisogna sempre fare i conti con lo spazio e il tempo che in questo caso si misurano in “quanto possiamo raccontare in una tavola? Quanto possiamo raccontare in 100 pagine?” C’è poi un elemento fondamentale in meno, che sono gli attori. Quelli in carne e ossa possono fare qualcosa di imprevisto e regalarti un momento memorabile. Nel fumetto, sceneggiatore e soprattutto disegnatore li fanno vivere a loro discrezione, proprio come farebbe un dio. È tutto molto più programmabile, nel bene e nel male. L’approccio alla lavorazione di Quarantine Prophets però devo dire che è stato molto vicino alla preproduzione di un film. Ad esempio, Giovanni ha progettato e costruito in 3D tutta la scenografia proprio come uno scenografo da film!
Penso che l’esperienza mi servirà soprattutto per i – tanti – progetti fumettistici futuri…
Veniamo alla "dolente nota" contemporanea, che corrisponde a una curiosità: quando si è trattato di lanciare Quarantine Prophets, come vi siete posti riguardo al tema della pandemia? Il titolo cita esplicitamente il concetto di "quarantena": questo vi ha messi in dubbio, vista l'attuale situazione che stiamo purtroppo ancora vivendo, oppure avete deciso che, nonostante tutto, la forza del racconto avrebbe vinto le eventuali resistenze (o, magari, attratto i lettori per la curiosità)?
Il progetto nasce nel 2018. Quando ci siamo ritrovati nel mezzo di una pandemia mondiale, ci siamo chiesti: stiamo raccontando una storia di cattivo gusto? Dovremmo fermarci? Ci abbiamo ragionato e abbiamo realizzato che non stavamo raccontando una storia su una pandemia. Non è Contagion. In Quarantine Prophets ci focalizziamo su altro. Il virus è solo uno stratagemma per arrivare nel carcere e per dire: non c’è virus più forte di una visione che si tramanda da una persona all’altra. Quindi semplicemente abbiamo deciso in fase di lancio di non usare parole che potevano ricordare la nostra difficile quotidianità, che speriamo diventi presto parte del passato e non una nuova normalità.
Abbiamo il primo volume del fumetto e il primo romanzo, scritto dal tuo compagno d'avventura Luca Speranzoni. Dove ci porterà prossimamente Quarantine Prophets? Magari davanti alla TV o sulle poltrone del cinema? Insomma, è in progetto uno sviluppo ulteriore su altri media?
Sicuramente nasce anche per “sbordare” su altri media. Non a caso è una struttura ad impianto seriale ambientata in un’unica, enorme scenografia. Questo di sicuro riduce i costi. Sono però percorsi lunghi e articolati. Intanto stiamo lavorando anche su media diversi e vedremo dove arriveranno i profeti…
Ora un quesito più personale: cosa ami leggere e che rapporto personale hai con il fumetto? Non ti chiederemo qual'è il tuo personaggio preferito, ma se vuoi svelarlo, non saremo noi a fermarti.
Amo leggere di tutto. Ho interi mobili pieni di volumi in arretrato. E potrò recuperare la lettura di tutti gli spillati credo attorno al 2099. I miei due fumetti preferiti in assoluto sono Berserk e Preacher. Gli altri che ho nel cuore sono Y: l’ultimo uomo sulla terra, Planetary, Authority, 20th Century Boys, Jojo… centinaia di cicli di storie Marvel. Leggo Spider-Man dal 1986 (anche se, appunto, sono molto in arretrato… credo di essere arrivato a un terzo del ciclo di Spencer). Dylan Dog mi spaccò il cervello e sono felice di aver vissuto quel momento storico in cui era un fenomeno di massa senza controllo.
Adesso la pila che ho vicino al letto è fatta di tutte le storie degli Eterni da Kirby ad oggi, Dark Knight 3, Geist Machine, Ultra-Mega, tutto Moon Knight dagli anni 80 ad oggi, Attica, Occhio di falco di Aja, Green Lantern di Grant Morrison, Buzzkill, The Paybacks, Tracce di Sangue, Seven Secrets. Il rapporto col fumetto è cambiato nel senso che ad oggi può essere molto più integrato nella mia professione. Nel senso che le industrie dell’audiovisivo e dell’editoria sono molto più vicine di prima. Si traggono sempre più spesso film e serie tv da graphic novel e romanzi, e sto lavorando proprio su questi processi. Divertendomi un mondo, devo ammetterlo.
Cosa c'è nel domani di Fabio Guaglione? Nuove sceneggiature, una nuova regia di Fabio&Fabio, oppure Quarantine Prophets ti ha assorbito completamente? Puoi rivelarci qualcosa, anche senza sfociare nello spoiler?
Tendo a essere un bambino iperattivo. Negli ultimi anni ho lavorato al mega progetto sinergico tra Panini Comics – Harper Collins (che da solo prevede un minimo di 6 volumi già annunciati tra fumetti e romanzi), la serie per Sergio Bonelli Editore, il librogame di Ride, due campagne pubblicitarie per Amazon... ma queste sono solo le cose pubblicamente annunciate! C’è molto che bolle in pentola. Nel 2022 dovrebbe vedere la luce anche un videogioco a cui ho collaborato, che uscirà per PS4, PS5, PC, Xbox e Steam. Sto lavorando alle sceneggiature di due film che vorrei dirigere, e sviluppando i documenti per diverse serie tv… alcune delle quali c’entrano proprio con progetti fumettistici. Tra i piani c’è anche una start up. Non posso parlare di nulla ora… sarebbe tutto uno spoiler!
Grazie di tutto e a presto!