Letture Seriali: Velvet Omnibus di Brubaker ed Epting
Una Vedova Nera con licenza di uccidere
Se seguite questa umile rubrica da un po' di tempo, c'è un nome che ricorre spesso, ed è quello di Ed Brubaker, specialmente se in tandem con Sean Phillips, ma non solo. Incognito, Friday, Kill or Be Killed, Night Fever e altri pezzi che leggerete prossimamente ne sono alcuni esempi.
Nel caso di Velvet, la matita in questione è quella di un altro fido collaboratore dello scrittore, ovvero quello Steve Epting con cui ha realizzato uno dei migliori cicli di Captain America, con una delle storie più seminali di sempre dell'Eroe Marvel.
In questo fumetto, raccolto integralmente da Saldapress con tutti i suoi quindici capitoli e numerosi extra in un Omnibus cartonato di pregio (ormai la qualità delle loro proposte è cosa conclamata), più che stelle e striscie su costumi sgargianti, scudo ed ideali cristallini, abbiamo a che fare con una protagonista che ha qualche tratto in comune con una certa Natasha Romanoff, altrettanto carismatica, sensuale e... letale, chiaramente.
Eppure, la prima volta che incontriamo Velvet Templeton, direste piuttosto che quella che ci troviamo di fronte è una Moneypenny. Sì, mi riferisco proprio alla segretaria di M nei tanti film di 007, quella con cui James Bond ama flirtare prima di vedersi affidare una nuova missione che lo porterà ai quattro angoli del globo.
Qui non abbiamo l'MI-6, ma l'altrettanto efficace ARC-7, e i suoi agenti, invece di un doppio zero, sfoggiano una più diretta, ed impersonale, X. In pochi li conoscono, tanto sono bravi, e l'agenzia stessa ha radici storiche che affondano nella guerriglia della WWII.
Siamo al tempo della Guerra Fredda, gli smartphone son fantascienza e lo spionaggio ha ancora quell'aura di romantico mistero e passionale avventura che ha fatto innamorare del genere più di una generazione, inclusa quella dei suoi autori.
Uno dei migliori agenti dell'ARC-7 è stato ucciso e i sospetti si riducono a considerare, più che una minaccia esterna, una più squisitamente interna. Costringendo Velvet a tornare sul campo e svelare infine che, dietro quegli occhiali da segretaria, si nasconde la donna più pericolosa al mondo, una che è meglio non mettere all'angolo, come sanno gli uomini e le donne che hanno avuto la fortuna - e la sventura - d'incontrarla.
Il suo nome è Templeton, Velvet Templeton, e fidatevi, non dimenticherete velocemente il suo nome, il suo volto e la sua storia.
Merito naturalmente di Brubaker, che come suo solito, prende i canoni codificati di un genere, ci ravvisa una leva con cui ribaltarli e presentarli al lettore in una luce tutta particolare, originale quanto basta per non mollare la presa sino all'ultima pagina.
Il risultato è una spy story con tutti i crismi, mai banale sia che si ami il genere sia che, invece, non se ne sia particolarmente sedotti, ma si apprezza piuttosto il buon Fumetto, quello che inevitabilmente ti spinge a voler leggere una storia corposa come questa.
Così, eccoci anche noi alle costole di Velvet, mentre si muove, in giro per il mondo, riprendendo contatto con vecchie "amicizie" (tra virgolette, perché sono pochi i sentimenti autentici di lealtà e fiducia di chi vive in quel mondo) e cercando di arrivare alla verità, mentre il gioco si fa doppio, triplo, sino ad abbracciare la Storia stessa, quella con la S maiuscola.
È affascinante, la nostra protagonista, ancora una donna di indubbia bellezza ed eleganza, con quella sua ciocca di capelli bianchi così peculiare, e la strenua, quasi cieca, certezza di riuscire a svelare carte che potrebbero essere truccate, a favore di chi non ti aspetti.
Ma sopratutto, ad essere affascinante è la sua storia, il suo passato che, nella narrazione serrata, si mischia, tramite flashback rivelatori, al presente, che poi è il nostro di passato.
Ambientare l'avventura di Velvet in piena era Nixon ha infatti tanti vantaggi, oltre a quello più romantico e storico: ti permette di focalizzarti sui protagonisti, sulle loro abilità non precisamente legate a chissà quali astrusi od impersonali gadget tecnologici.
È un modo di vedere e leggere le spie che sa rimanere blockbuster, come dimostrano certe spettacoli sequenze action di natura "impossibile", ma al tempo stesso permette una freddezza che sa andare oltre i tavoli di baccarat, e una riflessione che si prende i suoi tempi, mentre il mappamondo gira, e vediamo Velvet passare di paese in paese nel giro di una pagina.
Il punto di vista, ben scandito dalla prima persona delle didascalie, è sempre quello di Velvet, e d'altronde questa caratteristica è una delle cifre stilistiche più note dello scrittore, che ama sfruttare in misure sempre particolari nelle sue opere, sino a concedersi, in questo caso, di cambiarlo in un particolare capitolo, quando la storia ha bisogno di dare risalto anche alle altre forze in campo, e capire che, forse, Velvet in questa crociata non è da sola.
Ma è Templeton la protagonista, sempre e comunque, e questo Brubaker e Epting non smettono mai, proprio mai, di renderlo evidente, di darle un palcoscenico continuo in cui dimostrare le sue capacità.
Non è questione di Woman Power, come potrebbe ravvisare qualcuno (tipo un bla bla che ad una certa ci si stanca pure di ascoltare), ma perché, e Fatale ne è forse l'esempio più importante, Brubaker ama le figure femminili, e quel modo assolutamente tridimensionale che hanno di stagliarsi sulla pagina, di definire la propria indipendenza e forza.
La matita ce le restituisce ammalianti e, nel caso di Velvet, toste e agguerrite, seppur "fuori allenamento", ma sono i dialoghi asciutti e i sentimenti messi in campo, mai semplici e sempre piacevolmente complessi ed intensi, a definire i contorni di un personaggio di cui vorresti, sinceramente, leggere ancora.
Il sesso è un'arma, il dubbio una certezza, una pistola la tua compagna più fidata, eppure, al momento della verità, ciò che conta è quanto veramente si sia onesti in un mondo disonesto: non è un'anima pura e candida, Velvet Templeton, ha dentro di sè i suoi errori, le sue colpe e le sue vittime, eppure, magari non arrivando a chiamarla eroina tout court, è di sicuro impossibile non parteggiare per lei, tifare perché, alla resa dei conti, l'asso nella manica sia il suo.
E se Brubaker ci mette la penna, con tutta la prosa di cui è capace, con tutta l'arte impeccabile nel costruire dialoghi che farebbero la gioia dei lettori di "Segretissimo", è quando la parola passa alla matita e alla tavolozza, che Velvet diventa fumetto con Licenza di stupire ed avvincere.
Epting è, se non al pari di Phillips in quanto a titoli prodotti insieme, di sicuro un altro esperto conoscitore del modus operandi dello scrittore, di quali atmosfere andare a rievocare e sulle quali concentrarsi, su come comporre la tavola (incluse soluzioni visive e omaggi, come quello a Gianni De Luca e alla sua sequenzialità spaziale), specialmente nei momenti in cui l'azione si fa esplosiva e si passa da scene solo in apparenza piatte, come quelle in cui segreti vengono svelati, ad altre in cui, tra inseguimenti e proiettili vaganti, l'occhio del lettore schizza da una parte all'altra della pagina, indeciso se soffermarsi sui dettagli o tornarci dopo per non spezzare il ritmo.
Le inquadrature dicono Cinema, le ombre sono le alleate perfette, sia della protagonista che dello stesso disegnatore, che le padroneggia con un uso forte della china e del contorno, conscio che saranno i colori di Elizabeth Bretweiser ad ammorbidirli dove e quando serve, dando al tutto una fotografia che sa costantemente ricercare la giusta atmosfera.
Prestate particolare attenzione alle sequenze ambientate nel passato, in contrapposizione a quelle nel presente, o alle poche in cui l'azione si svolge in pieno giorno.
Toni generalmente saturi, che tendono ad affievolirsi di quel tanto, come ad evidenziare un passato che è stato ed inevitabilmente non tornerà più, come se il colore si facesse espressione di un rimpianto su cui soffermarsi solo il tempo di un secondo, prima che quell'attimo si riveli fatale, perché nella vita di una spia non c'è mai tregua, anche dietro una scrivania.
Quindici capitoli, tre parti, una storia completa che vorresti vedere scandita, più che sul grande, sul piccolo schermo, perché quella di Velvet Templeton è un'avventura che ha sin troppo al suo interno per permettersi di togliere questo o quello, indebolendone la portata, mentre una struttura a episodi darebbe al pubblico la possibilità di amarla appieno, al pari degli uomni della sua vita, anche su un altro medium (a patto di trovare l'attrice giusta per il ruolo - e già questa è una bella sfida, non di meno per la quantità di carisma che si porta dietro il personaggio, particolare questo che è vera chiave di volta).
Come detto, spero davvero di leggere ancora altro di Velvet, di vedere Brubaker e Epting riunirsi per regalarci il giusto seguito, rileggendo ancora una volta un genere, sullo sfondo di un altro importante decennio storico (a voi il piacere di ravvisare questo o quell'easter egg) sapendo di poter contare l'uno sul talento dell'altro per tratteggiare un'altra spy-story imperdibile.
E quella di un ritorno è una mezza promessa che lo stesso Brubaker sembra farci nella postfazione, datata 2017 e pubblicata in coda al volumone dei Saldatori, che introduce una sezione speciale - non secretata - di copertine variant, il "Trailer" ed un esauriente ed utilissimo excursus sulla narrativa di spionaggio, scritto da Jess Nevins, perchè se "Omnibus" deve essere, che lo sia per bene.
Sette anni son passati da quelle righe, e anche se può sembrare molto tempo, in questo caso vale una citazione che è persino d'obbligo, visto che di spie parliamo: "Mai dire Mai"!