Letture seriali: Friday di Brubaker, Martín e Vicente

Misteri e affini


C'è un enigma che prima o poi, nella nostra vita, tutti abbiamo affrontato, e si chiama "Adolescenza".

Ci sono anche ben altri enigmi, ed intendo letteralmente, autentici "casi" da risolvere, indagini portate avanti da ragazzini geniali ed ardimentosi, sullo sfondo di ridenti cittadine dove potreste pensare non succede mai nulla, ed invece accadono le "cose più strane", per citare quel certo serial televisivo sulla piattaforma con la grande N.

È su questo sentiero che decide di incamminarsi Ed Brubaker, affiancato dal talento grafico di Marcos Martín e quello cromatico di Muntsa Vicente, con Friday, sua ultima fatica ad approdare nel catalogo Saldapress (seguendo la recente ristampa di Incognito, di cui ho parlato qui).

"Friday" come Friday Fitzhugh, la nostra protagonista, che insieme al fido amico Lancelot Jones, ha trascorso gli anni migliori della sua giovane vita a Kings Hill, New England.

Uno di quei posti dove il tempo sembra essersi fermato per non voler più ripartire, dove tutti si conoscono per nome, e dove la vita scorre placida e tranquilla, coi suoi negozi sulla main street e gli edifici storici a fare da sfondo al vecchio faro sulla scogliera.

È lì che vive Lance con suo padre, e Friday è forse l'unica altra persona della sua vita, se si esclude lo sceriffo Bixby, un uomo onesto, magari non il più sveglio poliziotto del mondo e anche per questo permette a Lance e Friday di aiutarlo nelle sue investigazioni.

E quante avventure hanno vissuto assieme, tra guanti magici, grotte oscure, segreti lovecraftiani, elmi vichinghi maledetti e ondate criminali (adolescenziali).

Ma anche se si rimane chiusi in una bolla di eterno presente, l'orologio continua a ticchettare, si cresce, si scoprono nuovi interessi e sentimenti, si guarda al futuro e ad un mondo che, incredibile a dirsi, si rivela vasto ed enorme oltre i confortevoli confini di Kings Hill...

Ok, un attimo... Brubaker ha scritto per anni storie poliziesche, storie di supertizi, storie di supertizi che sembrano polizieschi e polizieschi dove d'improvviso appaiono i superpoteri... E adesso vi vengo a dire che il suo poliedrico estro se ne esce con uno Young Adult alla Hardy Boys?

Eppure, come spiega lo stesso scrittore di CriminalKill or Be Killed e Fatale nella veloce postfazione che accompagna i bozzetti extra (a conferma della sempre ottima curatela dei Saldatori), quello di Friday è un progetto cullato per lungo tempo, qualcosa germogliato in un periodo della sua vita passato in una biblioteca pubblica a divorare libri YA (e Middle Grade), volumi ricchi di storie di giovani e geniali detective, giovani "Sherlock Holmes" dall'acume oltre la media, a cui i problemi dell'adolescenza neanche passavano per la mente, votati al candore di piccoli brividi d'occasione, di suspence per tutte le età o quasi.

Poi la vita, sempre lei, si è messa di mezzo, lo ha portato verso Capitani con lo scudo, donne affascinanti, killer spietati e serie televisive neo-noir, eppure quell'idea, quel voler omaggiare in qualche modo quelle letture, quelle stesse che poi sono state un viatico verso la scoperta dei "Gialli" più adult e meno young, era sempre lì, in un angolo della mente, in attesa di un'occasione, una qualsiasi, per venire alla luce.

Quell'occasione si è rivelata essere una conversazione con Marcos Martín, nella quale l'artista gli chiedeva di scrivere qualcosa per lui, e per quelle felici congiunzioni ad incastro che il destino sa riservare, tutto è andato al suo posto, perché non poteva esserci matita migliore per tratteggiare questa storia, per trovare il giusto connubio tra gotico, mistery per ragazzi, con tutto un immaginario che deve essere nostalgicamente rispettato, e il ritratto di una protagonista che emerge dalla pagina, spicca, con quei suoi capelli rossi, gli occhiali alla Velma di "Scooby Doo" (e nessuno mi leva dalla testa che il richiamo sia voluto) e un carattere da maschiaccio, e d'altronde, il primo incontro con Lance è qui per dimostrarlo.

I soliti bulli che tormentano il ragazzo sveglio, la classica situazione vista in miriadi di storie, spesso anche personali. Un paesaggio innevato, quel tocco di bucolico da "Ricordo di un Natale passato", e proprio in quel momento, armata di mazza da hockey, eccola, personaggio titolare non a caso perché, furente e passionale come la sua chioma, Friday mette in riga i tormentatori e diventa la "guardia del corpo" di Lance.

Ma sei anni fa, in quel particolare giorno, era ancora una ragazzina, e la matita di Martín così ce la restituisce, salvo poi mostrarcene la crescita, l'espressione ribelle farsi largo sul suo viso, coi mille dubbi, le mille incertezze che fanno palpitare il cuore, mentre quell'amico con cui ha vissuto emozioni da pelle d'oca potrebbe essere anche la risposta a quella domanda che da sempre ci riserva il batticuore più grande di qualsiasi Leggenda o Maledizione da svelare.

Qui un sospetto potrebbe esservi giunto, qualcosa che, come un cliché a cui non sappiamo rinunciare in questo genere di storie, abbiamo già visto e forse, ripeto, vissuto sulla nostra pelle, quella stessa regola su cui Max Pezzali ha costruito parte della sua fortuna musicale.

Ma Brubaker non è certo il primo venuto, e per quanto ben conosca le regole del Giallo, del Mistery, del Super che si sposa col Naturale, del Nero che qui diventa forse un poco più candido e delicato che non l'ennesimo ritratto di Femme Fatale, sa anche come presentare i tormenti della giovane Friday senza farli diventare stucchevoli, evitando una non necessaria volgarità, spesso utilizzata solo per ricercare una contemporaneità falsa e forzata (cosa che ultimamente, anche nel panorama seriale televisivo, sta avvenendo spesso).

Lei che è sempre stata la Watson di Lancelot Jones, lei che tutti hanno sempre conosciuto come Friday del duo di giovani investigatori provetti Lance & Friday, lei che ha deciso di partire per il college con un peso sul cuore e il tormento di un passato che vuole lasciarsi alle spalle, con il quale tenere tenui contatti, come di un'eco nel suo presente.

Eppure, basta una vacanza di Natale, basta tornare in quella stazione del treno che l'ha vista partire, neanche il tempo di scendere dal treno, che Lancelot e Bixby la coinvolgono nella loro più recente indagine, un uomo perso nel bosco preda del delirio, armato di un antico pugnale di pietra, che si dice abbia il potere di far impazzire le persone al solo tocco...

Così, Brubaker fa leva sulla sua conoscenza del genere, e sapendo di poter contare sulle suggestioni che il disegnatore sa evocare, in concerto con la tavolozza di Vicente, dà sfogo ad un estro fantastico, onirico, folcloristico, che sa di mistero ingenuo, di storia dai risvolti incredibili che possono far sorridere i lettori scafati, quelli che sanno che il mostro spaventoso altri non è che un sordido mascalzone con una maschera sul volto.

Ma ne siete così sicuri? Siete davvero convinti che quel meraviglioso "figlio di buona donna" di uno sceneggiatore quale è Brubaker non sappia come ribaltare tutto, come dare un colpo al cerchio dell'omaggio e uno alla botte del colpo di scena? Bravi, meglio dubitare.

Perché quando il cliffhanger imprevedibile arriva, la mascella che cade è onesta, sincera, e lascia un livido proprio dove serve, in quel punto che scatena la nostra adrenalina di lettori, la stessa che ci fa sgranare gli occhi all'idea di dover aspettare per il seguito.

Non ci sono però solo i grattacapo da enigma destinato a portarci in direzioni inattese (come avrete modo di scoprire in futuro), ma anche i tormenti della formazione, della crescita, di una giovinezza che si fugge tuttavia e che fa parte di noi, non importa quanto spericolato sia stato il nostro essere stati ragazzini, perché per natura si finisce per diventare adulti, e qui sta un'altra certezza "Made in Brubaker".

I dialoghi, sotto forma di voce fuori campo, tra Friday e noi lettori, sono brillanti, descrizioni di stati d'animo, di luoghi e sensazioni che sono capaci in poche parole di dare forma ad un intero mondo interiore, dettagliato e pieno quanto quello esterno che Martín illustra con quella perfezione del tratto che gli compete.

Se conoscete questo artista (magari per TWD: Lo Straniero), avrete avuto modo di ammirare le tavole di un maestro del character design, delle anatomie cartoonesche senza mai davvero esserlo, che si accompagnano ad architetture ben definite dalle linee e dalle chine, geometrie perfette su cui si muovono imperfetti personaggi, con i quali non possiamo che empatizzare, che risaltano sulla pagina, diventando presto i nostri preferiti (e sì, confesso: sempre amato il suo Spider-Man).

E a dare colore al segno e alla parola, ecco Muntsa Vicente, con un impegno notevole nel ricreare le atmosfere, nell'armonizzare col disegno pulito di Martin, salvo poi trasformare visioni in incubi lisergici, illustrazioni in copertine di vecchi romanzi sgualciti, una giovane adulta la figura centrale di un mistero inserito in un enigma sepolto sotto una coltre di neve.

Quindi appare chiaro che Friday è sia una perfetta Lettura Seriale, destinata a poter diventare altro, con gli attori giusti e magari lo stesso Brubaker a supervisionare script e casting, che un Fumetto che consiglio, col sorriso di chi si è trovato davanti un titolo che è valsa l'attesa del suo arrivo in Italia, così come varrà quella dei prossimi volumi.

Un titolo che dimostra la straordinaria forza delle proposte di genere, se sono scritte e disegnate da chi ne conosce punti di forza e difetti, con quella capacità di evidenziare i primi e trasformare i secondi in qualcosa che trova nuove note per suonare vecchie canzoni.

Spesso, lo Young Adult viene visto con sufficienza, con sospetto persino, perché quando si cresce, quando si evita la "Sindrome di Peter Pan" come la peggiore delle febbri malariche, allora queste letture appaiono superficiali, non più capaci di dirci qualcosa di interessante.

Quindi, sarebbe facile relegare Friday a volume solo per giovani lettori, rinchiuderlo in un confine anagrafico ben preciso e lasciarlo lì sullo scaffale, se quel confine lo si è ormai superato svariate candeline sulla torta fa.

Sbagliando, perché un trio come quello di Brubaker, Martin e Vicente è talmente una garanzia da superare, con sicurezza, ogni possibile pregiudizio, e conquistare senza errore.

Così come ne sono stato conquistato io, spingendomi appunto a consigliarvela.

Ma di questo, è chiaro, non ne ho fatto decisamente... mistero!

Il Nerdastro



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