Letture seriali: Incognito di Brubaker e Phillips
Sotto Mentite Spoglie.
È la vita che conduce Zack Overkill, il protagonista di Incognito, il fumetto di Ed Brubaker e Sean Phillips del 2009 che ora Saldapress ripropone in un bel cartonato Omnibus, ricco di extra e completo del sequel Cattive Influenze. Insomma, non manca nulla.
Ma dicevamo di Zack, che a guardarlo oggi, da lontano, appare solo una misera figura sullo sfondo, impiegatucolo di basso rango, che a malapena viene considerato dai colleghi, figuriamoci dalla bella dell'ufficio. La sua è una vita monotona, ripetitiva, che spesso, troppo, fa rima con prigione, e in effetti, per il Nostro, è proprio così.
Perché prima, in un passato che sembra lontano anni luce, Zack era un duro super villain, rispettato e temuto, insieme a suo fratello gemello, e che ora vive nell'ombra del programma Protezione Testimoni, ligio alle regole, privato dei suoi poteri.
Un giorno però, per quella che potremmo definire una fortunata combinazione di cose, Zack scopre che quei poteri, quella forza non è mai andata via, e allora eccola nuovamente, l'ebbrezza di sentirsi superiore all'uomo comune, agire senza responsabilità...
Ma al nostro (anti)eroe e ai suoi personali problemi torneremo tra qualche riga.
Prima vorrei sottolineare come sia non solo Zack a vivere sotto mentite spoglie, ma anche lo stesso malloppone che abbiamo davanti: perché Incognito è un racconto pulp mascherato da storia di supertizi, è un noir ma sotto il mantello di un'avventura fatta di scienziati pazzi, donne pericolose e sensuali che viaggiano su macchine volanti, e pistole a raggi dagli effetti mortali.
Questo probabilmente non sarà motivo di stupore per chi divora abitualmente comics. Ed Brubaker e Sean Phillips, infatti, sono una coppia artistica straordinariamente rodata, e insieme hanno sinora sempre saputo mostrare una sinergia tra parole e disegni eccellente, ideali quadrature del cerchio sempre ispirate e piene di spirito appassionato e citazionista.
Penso a Criminal, certo, ma anche a Fatale o Kill or Be Killed, così come alle più recenti Pulp, dalle tonalità western, oppure ancora Reckless.
Storie, fumetti dove è il Noir, "colore" dominante nella loro produzione, a farla da padrone, con le sue atmosfere, con i suoi corsi e ricorsi storici di buoni e cattivi, con la sua capacità pregnante di riuscire a creare un legame netto ed affascinante tra opera e lettore, tra chiari e scuri, rielaborando i generi.
In questo particolare caso, sono i personaggi e le situazioni al centro dei Pulp Magazines degli Anni '30, con figure diventate icone come Doc Savage, The Shadow (L'Ombra), Capitan Futuro e The Spider (Il Ragno), mentre gli Zeppelin volano alti nei cieli e il futuro parla di esplorazione spaziale, di "Scienza Folle" e ardimentosi eroi pronti a tutto.
È un intero universo narrativo, figlio del suo tempo, ancorato ad un passato che forse, agli scaltri e scafati lettori di oggi potrebbe persino apparire fonte di ingenuità, ma lo sceneggiatore - e di riflesso il disegnatore - sanno che dietro quelle vecchie pagine, debitamente ripulite e con dialoghi più "duri e meno puri", quel Pulp ha ancora molto da dire, ha ancora suggestioni da poter sfruttare, come una vena nascosta in una miniera di creatività.
Le citazioni, le influenze si sprecano e in ognuno dei personaggi al centro di questa sciarada dai pugni mortali ed incredibli plot twist, è possibile scorgere questo o quel rimando, questo o quel character design che inevitabilmente ci suona familiare, con una strizzata d'occhio continua e mai forzata, evitando con la solita abilità l'antico dilemma tra Uovo e Gallina, tra Omaggio e Copia Carbone, perché la creatività è l'ingrediente segreto.
Così Brubaker fa quello che gli riesce meglio, inizia a battere sulla tastiera, facendoci immergere in questo universo attraverso gli occhi del protagonista, i suoi pensieri, i suoi rimorsi e i suoi rimpianti. Ricorda una vita passata, Zack, e per citare quel tizio con le ragnatele, "da un Grande Potere derivano Grandi Irresponsabilità".
Non hanno mai dovuto rendere conto a nessuno, lui e suo fratello gemello, Xander. Si son goduti la loro fama criminale, le donne, gli eccessi e le vittorie, uniti nella lotta tra il Male e il Bene, incarnati da figure come Black Death e il Professor Zeppelin.
E quando si è in cima al mondo, quando guardarsi indietro è impossibile, oltre che sconsigliabile, senti questa vertigine che ti riempie cuore e mente, quest'aria cosi rarefatta che ti riempie i polmoni e non ti fa pensare, specialmente a ciò che davvero vorresti e non potrai mai avere, mentre guardi ogni cosa, anche chi ti sta accanto, dall'alto in basso.
Zack ha infatti sempre pensato ai "normali" come ad esseri inferiori il cui unico scopo è fare da sacrificabili figure sullo sfondo, mentre lui e gli altri sgherri di Black Death appiccavano un fuoco col solo desiderio di guardarlo bruciare tutto, senza pensare ad altro.
Ma adesso Zack è costretto a farlo, a guardarsi intorno, a cercare con queste persone intorno a lui un'empatia, un contatto, mentre sa che prima sarebbero state ai suoi piedi.
Il suo unico "amico", e ci metto pure le virgolette, è Farmer, il classico tizio impegnato più a capire come riuscire a "vincere facile" che a lavorare, quello che non ti stupisce vedere nel parcheggio mentre carica in macchina i computer dell'ufficio e che, con faccia tosta, ti dice che lo sta facendo per portarli ad "aggiornare".
Insomma, avete capito il tipo.
Ognuno ha i suoi segreti, le proprie zone d'ombra, i propri piccoli piaceri ricercati in luoghi e modi violenti, pulsioni a cui ci si abbandona con ebbrezza tossica. E Zack inizia a capire che in realtà l'unica differenza tra lui e i "normali" sta solo nel fatto che lui aveva per le mani un potere straordinario, ma poi, sotto la dura scorza, c'è più in comune di quanto pensava.
Sono queste piccole consapevolezze, sono queste epifanie lungo la via, che Brubaker è bravo ad inserire, pensieri, opere e parole che scivolano con la stessa ruvidezza di un sorso di whisky tracannato d'un colpo, di una sigaretta dopo un sesso scadente.
Il tono è hard boiled, ma invece di un cappello ed un impermeabile sgualcito, con mascherine sul viso per nascondere l'identità e scienziati alla Buck Rogers pronti a sperimentare le migliori e peggiori follie che corpo umano possa mai sopportare.
Lentamente, in Zack si sviluppano sentimenti nuovi, mentre scopre cose inimmaginabili sul suo passato e capisce che forse, e sottolineo forse, fare la cosa giusta non è poi così sbagliato, e mettere la sua abilità al servizio del Bene potrebbe anche avere dei vantaggi.
Potrebbe.
Brubaker non è certo il primo sceneggiatore a prendere qualcosa ammantato di nostalgia, figlio di un tempo lontano ed idealmente "idilliaco" e renderlo Grim & Gritty. Ma spesso, queste operazioni finiscono solo per tingere di nero scuro quel qualcosa, sino a renderlo tutt'altro, sino a creare uno spartiacque tra il prima e il dopo così grande che per il lettore finisce solo per essere un "nuovo" che sa di decisamente "meglio".
Ecco, lo scrittore di Bethesda, forte della sua esperienza con personaggi come Captain America e Batman (personaggi su cui sono state compiute operazioni di questo tipo e su cui anche lui ha avuto modo di scrivere pagine memorabili), sa bene quanto pericoloso sia superare questo confine, sa bene che in realtà un racconto criminale rimane tale in ogni epoca, basta solo sapere quando prendere quel chiaroscuro e farlo uscire a giocare.
Proprio come Zack, che ha sempre avuto le capacità di essere corretto, aveva solo bisogno di capire come, che gli venisse data una possibilità, senza rinnegare se stesso, sentendo per la prima volta l'ancor più seducente ebbrezza che si prova a salvare qualcuno, piuttosto che semplicemente annientarlo con un solo pugno.
Ci sono regole e regole, ciò che conta è quanto desideriamo mostrare al mondo, quanto vogliamo essere accettati e quanto rimanere ancorati alla nostra unicità. E non sono forse desideri comuni a chiunque?, mi viene da aggiungere.
Brubaker fa questo, rilegge quelle suggestioni, prende quei canoni narrativi di evasione che tanto hanno saputo ispirare, da cui tanta altra fantasia ha avuto modo di evolversi e crescere, ma distorcendoli come fossero gomma, in modo che rimangano fedeli a loro stesse, dimostrando di non essere invecchiate per nulla.
Dovevano solo rimettersi in pari con il palato del lettore moderno, mettendo in mostra ancora una volta la loro forza, il loro onesto punto di vista narrativo (magari facendosi aiutare da un illustre "collega", figlio di quegli stessi tempi e mai passato di moda).
Il Crime non paga, certo, ma quanto è sempre dannatamente affascinante in ogni sua forma, dico bene?
È così che, in quello che è un racconto super - pulp - hard-boiled - noir, finisci per non stupirti o ironizzare quando leggi nomi come "Dottor Lester", "Ava Destruction", "Lazarus" o "Zoe Zeppelin", mentre ci si muove tra bar clandestini e bordelli esclusivi.
Manca solo una pioggia battente e perenne, a definire completamente questo continuo camminare sul filo tra moderno e retrò, ma forse sarebbe stato troppo per riuscire a rimanere in equilibrio.
E per avventurarsi in territori inesplorati, quando hai bisogno che il pubblico capisca che l'anima della tua opera è sia oscura che giocosa, sai che al tuo fianco hai bisogno di un disegnatore altrettanto capace di giocare con le chine, con il tratto e con le atmosfere.
Un perfetto "partner in crime", insomma.
E per Brubaker, questo corrisponde alla matita di Sean Phillips.
Come ho scritto all'inizio, Incognito è del 2009, e da allora la mano del disegnatore è cambiata, ha scoperto nuove inclinazioni, ha sperimentato trovando nuove essenze, eppure, proprio nel mettere a paragone questo suo lavoro con le prove più recenti, è palese quanto il suo tratto sia riconoscibile, quanto fosse qui già pregno di quella forza espressiva che lo contraddistingue, aiutato dai colori di Val Staples.
In parallelo alla sceneggiatura, anche la tavola cerca l'oggi ma usando lo ieri come base, rendendo sinuose le figure femminili e squadrate e possenti quelle maschili, come mascelle pronte per essere spaccate con un bel gancio destro, oppure corpi sospesi tra il dolore e la folgore di un'arma a raggi, impugnata con sguardo folle dal villain beffardo.
Phillips si dimostra studioso e sperimentatore, attento a far sì che un tratto "classico" non neghi al lettore moderno la sua sana dose di violenza grafica, mai gratuita ma ben inserita in un contesto di questo tipo, dove nulla è ancorato ad un solo genere.
Ne risulta una commistione felice, di un fumetto che a distanza di tempo non perde una sola oncia di efficacia, sia narrativa, che di lettura. Incognito va assaporato, con calma e piacere, con quella stessa riverenza che porteresti ad un classico (e in fondo, oggi questo è) ma con la coscienza di chi ha di fronte una novità, realizzata oggi (e in fondo, proprio per questo è "invecchiata" talmente bene, che quella di Saldapress manco sembra una ristampa, e non solo per la solita cura editoriale della casa editrice).
È una storia dove il Bene sa definire il Male e viceversa, dove le zone di grigio sono più scure ma non completamente nere, dove fare la cosa giusta diventa paradigma ma non dogma, perché tutto può essere rimesso in discussione, anche quelle vecchie storie, quei vecchi personaggi che facevano battere il cuore ai nostri nonni, e dalle cui ceneri sono nati, come delle fenici, gli eroi dei nostri padri e gli antieroi dei nostri giorni come lettori.
Incognito e Zack Overkill vivono sotto mentite spoglie, pronti a rivelare lati nascosti di qualcosa che magari diamo ormai per scontata, lontana da noi ed innocua, e invece è pronta ad emanare ancora potere, forza: basta solo trovare la formula giusta per distinguere alter ego da eroe, super da normale, avventura fantastica da racconto coi piedi di piombo e le scarpe di cemento.
E capire quanta ebbrezza possa regalare ancora salire su un tetto, con la città sotto di noi e gli Zeppelin alti nel cielo, indossando una mascherina nera.
Flettiamo i muscoli, pronti a lanciarci nel vuoto, in quell'immerso e nero arcobaleno che è la Fantasia!