La misura della grandezza, l'addio di Carlo Ambrosini a Dylan Dog

L'ultima storia scritta e disegnata dal compianto autore per la serie regolare dell'Indagatore dell'incubo


La misura del mondo è l'ultimo albo della serie regolare di Dylan Dog interamente realizzato da Carlo Ambrosini, autore prematuramente scomparso circa tre mesi fa (e il cui nome va ad aggiungersi ad altre recenti morti ingombranti tra gli autori storici della serie, come Luigi Piccatto e Giuseppe Montanari). È, in qualche modo, il suo addio, un saluto onirico, poetico e raffinato come è nel suo stile.


Un vero addio?

Non è in realtà l'ultima storia firmata da Ambrosini per l'inquilino di Craven Road: un episodio inedito da lui scritto e disegnato apparirà ad aprile sull'OldBoy (come preannunciato durante la conferenza lucchese su Dylan Dog), mentre un ultimo racconto, scritto poco prima della sua scomparsa e portato a compimento da sua moglie (Lu Vieira), verrà pubblicato sul Color Fest, con i disegni del suo storico collaboratore Gabriele Ornigotti.

La tavola realizzata da Paolo Bacilieri per ricordare Carlo Ambrosini.


Una doverosa premessa

Devo premettere che, per il sottoscritto, è alquanto complicato parlare di quest'albo esclusivamente in termini razionali. Il motivo è semplice: Carlo Ambrosini ha firmato il primo Dylan Dog che io abbia mai comprato, il numero 108 (Il guardiano della memoria), un intricato affresco di memorie perdute e funzionari infernali che mi condusse poi a recuperare i famosi "primi cento" (e a non smettere praticamente mai di leggere la serie). La storia peraltro venne pubblicata un paio d’anni prima che Ambrosini iniziasse a deliziarci con il suo surreale e onirico Napoleone, serie di cui ho un ricordo indelebile e che ritengo una delle pubblicazioni più raffinate e colte dell’intera storia editoriale Bonelli.

Ecco perché per me è difficile estrapolare la componente emotiva legata all'affetto e alla stima nei confronti di un gigante della nona arte e farne un discorso prettamente cerebrale. Difficile, ma non impossibile: ci provo.
(Fine della premessa, scusatemi)



Due parole su Carlo Ambrosini

Carlo Ambrosini è il creatore dei personaggi di Nico Macchia, Napoleone e Jan Dix e disegnatore, tra le altre, di serie come Ken ParkerLe StorieOrfani e Il Confine, nonché di un Texone.

Firma tra le più note e amate di Dylan Dog (in molti casi autore di testi e disegni), ha realizzato storie dell'Indagatore dell'incubo che ogni fan dylaniato non può non ricordare. Su tutte, ne cito solo un paio da lui disegnate, ovvero Il lungo addio, per le emozioni che ci ha regalato, ma anche Margherite, originariamente apparsa sul secondo Dylan Dog Gigante, una delle storie di Sclavi da leggere e rileggere all'infinito (ce ne sarebbero tante altre da menzionare, anche come autore completo, ma non è questa la sede).

La sua capacità di coniugare il fumetto popolare con uno stile marcatamente autoriale e un'enorme cultura si mescolava al suo amore per il racconto di genere, in particolare il noir, per dare vita a storie di rara eleganza e bellezza.

La dedica di Ambrosini a Sergio Bonelli (Settembre 2011)


L'omaggio nella cover

Sin dalla cover, Dylan Dog #449 rappresenta un gradito omaggio proprio alla sua levatura artistica, opportunamente rievocata anche nei redazionali dallo stesso Tiziano Sclavi (in una sua rara incursione nell'Horror Club) e dai curatori Barbara Baraldi (serie regolare) e Franco Busatta (OldBoy), quest'ultimo a lungo collaboratore di Ambrosini.
Un ricordo affettuoso e doveroso, che si riverbera nella già citata copertina, ad opera di Raul e Gianluca Cestaro.


Nell'illustrazione si notano, tra gli altri omaggi, l'inedita e speciale presenza di Napoleone e Nico Macchia, insieme ad alcuni riferimenti sullo sfondo a Il lungo addio e a un personaggio, che ci saluta a bordo di una macchina volante, che sembra proprio Ambrosini.
Accanto a Dylan, in primo piano, un nuovo riferimento alle maschere della commedia dell'arte care all'autore (Arlecchino e Pulcinella erano già presenti ad esempio in Dylan Dog #413, I padroni del nulla, testi e disegni di Ambrosini), che ci introduce ai temi affrontati nella storia.


I riferimenti letterari

Veniamo appunto a La misura del mondo, storia pienamente inserita nella poetica di Ambrosini.
L'episodio prende spunto dal Gulliver di Jonathan Swift, nella sua versione originaria e meno fanciullesca, e ne rivisita alcuni elementi in chiave matura e con connotazione onirica/noir, senza tralasciare il genere fantastico con i riferimenti all'isola volante e ai lillipuziani.

L'Indagatore dell'incubo è alla ricerca del piccolo Donald, scomparso da un orfanotrofio. Accanto a Dylan c'è Lu (personaggio con il nome e il volto della moglie di Ambrosini), impiegata dei servizi sociali convinta di essere in contatto telepatico con Donald, che teme per la sua incolumità. Insieme intraprendono un viaggio tra sogno e realtà, tra letteratura e affresco storico, che si dipana, oltre che nel presente, anche nella Londra del secondo Dopoguerra, tra indigenza e povertà.



La morte, la grandezza, la speranza, il sogno

Uno degli elementi cardine torna a essere Arlecchino, personaggio che nell'iconografia portata avanti da Ambrosini su Dylan rappresenta la morte. Il fatto che questo personaggio accompagni quasi costantemente alcuni dei protagonisti rende l'affresco denso di un senso di fine imminente, un surreale conto alla rovescia in cui diventa visivamente evidente quanto la morte ci cammini accanto.

Le simbologie, pur presenti, non sono però troppo complesse da decifrare, in una storia che si rivela meno ermetica e articolata di altri episodi ambrosiniani, ma ugualmente evocativa e carica di significati. Alcuni passaggi onirici sono assolutamente memorabili e il senso generale del racconto, così come la sua conclusione, dimostrano in primis la grandezza dell'autore, in grado di mantenere livelli elevati davvero fino all'ultimo.

Ai disegni il suo tratto è meno rotondo e più sintetico rispetto ai lavori del passato, in linea con le ultime prove su Dylan Dog, mantenendo quello stile sognante ed evocativo assolutamente riconoscibile e riconducibile alla sua firma.


Una piccola nota sul nuovo corso

Questa "Quinta stagione" di Dylan Dog, a cura di Barbara Baraldi con Claudio Lanzoni e Franco Busatta, dimostra una grande attenzione verso autori e autrici che hanno reso l'Indagatore dell'Incubo un fenomeno editoriale e popolare di notevole rilevanza nei suoi ormai quasi quarant’anni di pubblicazioni. 
Era già avvenuto con il primo albo ufficialmente curato dalla Baraldi, Frammenti (Dylan Dog #442), la cui pubblicazione era stata anticipata per omaggiare il disegnatore dell'albo, Luigi Piccatto, scomparso alcuni mesi prima: un albo già in cantiere, portato in edicola con opportuno tempismo per celebrare (e non dimenticare) un artista che ha rappresentato una delle colonne portanti della serie.
Questa stessa cura viene dimostrata verso Ambrosini con La misura del mondo, addirittura con una cover celebrativa (caso più unico che raro), a testimoniare che, evidentemente, non sono solo i lettori a voler ricordare gli artisti scomparsi.


So long

Al di là di tutti i discorsi fatti finora, questa storia è a tutti gli effetti un addio. Purtroppo non così lungo come avremmo sperato, ma in ogni caso intenso e difficile da dimenticare.
Addio, Carlo!
E grazie per tutti i sogni: ora "possiamo lasciarci andare e viaggiare, come Gulliver, verso territori inesplorati...".
(Giuseppe Lamola)

Post più popolari