Scarlett, l’ultimo tassello nelle fondamenta dell’Energon Universe
Kelly Thompson e Marco Ferrari (insieme a Lee Loughridge) portano a conclusione la "Road to G.I. Joe" con un volume sostanzialmente autonomo
“Cos’è questo, un episodio crossover?”
Tutti i lettori di fumetti americani con una certa esperienza sulle spalle hanno ben presente il momento in cui la storyline della serie che stanno seguendo albo dopo albo prende una piccola deviazione per dare spazio a un crossover.Bene, perché per questa volta sarò io, Etalune, a prendere il testimone dell’audace veterano Il Nerdastro per parlarvi di questo ultimo capitolo della Road to G.I. Joe e dell’Energon Universe di Robert Kirkman e della sua Skybound.
Prima di tutto, credo che sia fondamentale rispondere alle domande che io per primo, da appassionato del lavoro della scrittrice Kelly Thompson, mi sono posto mentre mi approcciavo al nuovo volume della saga portata qui in Italia da Saldapress: sì, Road to G.I. Joe: Scarlett può essere letto senza avere alcuna conoscenza pregressa della continuity a cui appartiene.
Ma è importante approcciarsi alla lettura del volume con la consapevolezza che quello che abbiamo tra le mani è a tutti gli effetti un capitolo di questo ambizioso progetto che è l’Energon Universe.
Fatta questa doverosa premessa, direi di cominciare a parlare della nostra spia rossa di copertina.
La sergente Shana “Scarlett” O’Hara è impegnata in una missione di ricognizione su quello che sembra un caso di traffico di esseri umani nella città di Monaco. Sul campo, incontra una sua vecchia amica e collega, Jinx, con cui aveva perso i contatti più di due anni addietro, quando la donna era stata incaricata di infiltrarsi nel clan ninja degli Arashikage, in Giappone.
Dopo aver fatto rapporto, Scarlett viene contattata da un uomo che si fa chiamare Stalker per una missione top secret: infiltrarsi nel clan Arashikage, recuperare le informazioni raccolte da Jinx, investigare in proposito a un’arma sconosciuta che il clan sta cercando e, se possibile, impossessarsene.
La sergente Shana “Scarlett” O’Hara è impegnata in una missione di ricognizione su quello che sembra un caso di traffico di esseri umani nella città di Monaco. Sul campo, incontra una sua vecchia amica e collega, Jinx, con cui aveva perso i contatti più di due anni addietro, quando la donna era stata incaricata di infiltrarsi nel clan ninja degli Arashikage, in Giappone.
Dopo aver fatto rapporto, Scarlett viene contattata da un uomo che si fa chiamare Stalker per una missione top secret: infiltrarsi nel clan Arashikage, recuperare le informazioni raccolte da Jinx, investigare in proposito a un’arma sconosciuta che il clan sta cercando e, se possibile, impossessarsene.
Road to G.I. Joe: Scarlett si colloca in una posizione di intermezzo nel progetto Energon: chiude il ciclo delle miniserie, di cui fanno parte i volumi dedicati a Duke, Cobra Commander e Destro e posiziona sulla griglia di partenza quei personaggi che vedremo comparire nella serie regolare dei Joes.
Ci troviamo, di fatto, davanti all’equivalente in versione Skybound di quella fase uno da cui nacque l’ormai celeberrimo Marvel Cinematic Universe. Faccio questo paragone perché l’MCU ha insegnato a tutti noi spettatori, tra le altre cose, l’enorme differenza che può esistere tra l’essere un progetto autoconclusivo e far parte di un universo condiviso.
Scarlett, al pari delle altre miniserie, può essere visto come un volume “di servizio”, il cui scopo principale è quello di farci conoscere il retroscena di una manciata di personaggi per quando entreranno a gamba tesa nelle testate regolari di un universo che non vuole tradire i fan innamorati dei personaggi degli anni ’80, e, al tempo stesso, vuole riadattare quegli stessi personaggi per il pubblico del 2025.
Davanti a una sfida del genere, Kelly Thompson riduce la trama al minimo, calcando la mano su due elementi che diventano presto il cardine del volume: l’azione (in pieno stile G.I. Joe) e il rapporto tra Scarlett e Jinx.
Preferisco iniziare parlando del secondo, visto che il primo non è certo una novità, seppur sempre gradito quando ben fatto, come in questo caso.
Preferisco iniziare parlando del secondo, visto che il primo non è certo una novità, seppur sempre gradito quando ben fatto, come in questo caso.
Come dicevo, tutta la vicenda ci viene narrata facendoci immergere senza riserve nella psiche di Shana O’Hara e questo espediente ci permette di conoscere lati inediti del personaggio: vediamo una Scarlett che vacilla, teme di far saltare per aria la missione, si infuria con i suoi superiori e, sopra ogni altra cosa, vuole rivedere Jinx.
La nostra protagonista ci racconta di un passato in cui lei e Jinx vivevano nella stessa casa, costruendo la loro vita insieme nelle pause tra una missione e l’altra, fra codici segreti, allenamenti, giardinaggio e serate passate a guardare Netflix, condividendo tutto e formando un legame forte come quello tra due sorelle.
Nota di merito per Thompson, che riesce a rappresentare un’intimità così sentita, da far circolare tra i lettori l’idea che questa amicizia possa nascondere, in realtà, una relazione omosessuale non esplicitata. Intuizione che si è rivelata corretta a metà dopo la dichiarazione dell’autrice di aver pensato inizialmente Shana e Jinx come due vere sorelle.
Scarlett si trova, così, continuamente strattonata tra il suo dovere di fare ciò che è meglio per la missione e il desiderio di poter tornare alla sua vecchia vita insieme a Jinx, creando pian piano una tensione narrativa che fa nascere, in un angolo remoto della nostra testa, il desiderio di vedere il momento in cui le due potranno finalmente incontrarsi. Kelly Thompson lo sa benissimo e si diverte a torturare il più a lungo possibile noi e la nostra protagonista.
Questa Scarlett nuova, più tridimensionale, arricchisce un personaggio storico del team senza tradirne il passato editoriale. La spia dei Joes resta un personaggio d’azione letale, astuto, che ha sempre un asso nella manica.
Marco Ferrari ha trovato un’ottima sintesi per i suoi personaggi, mantenendo una linea elegante e dalle forme armoniose senza però esitare a mettere in mostra la fisicità che si addice a un contesto militare, anche grazie ai colori vivaci di Lee Loughridge, che fanno risaltare le linee tracciate con l’inchiostro.
Il tratto di Ferrari continua a migliorare capitolo dopo capitolo, ed è palpabile la crescente intesa tra sceneggiatrice e disegnatore.
Se possiamo vedere il primo capitolo come uno spazio di esplorazione per il duo Thompson-Ferrari, la loro collaborazione non fa che offrire risultati sempre migliori, dando forma a un ritmo che diventa sempre più incalzante, con sempre più nemici e sempre più fazioni in gioco.
Così, tra calci, pugni, balestre, pistole, shuriken e fendenti di katana, questa avventura porterà Scarlett a scoprire qual è la misteriosa arma che gli Arashikage stanno cercando e ad avere un assaggio della sua pericolosità.
Questa volta il collegamento con l’Energon Universe è più sottile rispetto a come lo abbiamo visto nelle serie precedenti. L’Energon stesso non viene mai nominato direttamente all’interno dell’opera, nonostante la sua presenza sia evidente, forse per permettere a noi lettori di vivere questa storia come una delle avventure di Scarlett O’Hara e non solo come una parte della Road to G.I. Joe.
Allo stesso tempo, Scarlett introduce tanti spunti interessanti per chi deciderà di proseguire il viaggio con G.I. Joe, Transformers e Void Rivals, augurandoci che vengano adeguatamente sviluppati da chi prenderà il testimone di questo universo in continua espansione.
Allo stesso tempo, Scarlett introduce tanti spunti interessanti per chi deciderà di proseguire il viaggio con G.I. Joe, Transformers e Void Rivals, augurandoci che vengano adeguatamente sviluppati da chi prenderà il testimone di questo universo in continua espansione.
Etalune