Sierrita Mountains: il Texone di Giuseppe Palumbo

Il fumettista materano si cimenta con Tex in una lunga storia sceneggiata da Jacopo Rauch

Arrivato a quota quaranta uscite, il Texone continua a rappresentare una felice anomalia tra le pubblicazioni dedicate al più famoso Ranger del fumetto italiano (e tra i fumetti di Sergio Bonelli Editore in generale). Questo perché gli artisti coinvolti spesso e volentieri provengono da altre realtà editoriali (e anche da altri mercati fumettistici) e, almeno nelle intenzioni iniziali della collana, non rientrano tra le consuete firme della casa editrice e della serie regolare di Tex. Questa collana permette infatti di dare spazio a maestri di prima grandezza: non fa eccezione il Texone del 2024, con il quale Giuseppe Palumbo (su testi di Jacopo Rauch) entra a pieno diritto nella ristretta schiera dei grandi fumettisti che hanno realizzato un "Albo Speciale" di Tex.

L'artista materano, bolognese d'adozione, è uno dei maestri del fumetto italiano e ha realizzato migliaia di pagine per alcuni tra i maggiori editori italiani e internazionali (pubblicando, tra gli altri Paesi, anche in Giappone, Grecia, Spagna e Francia). Palumbo non è nuovo alle collaborazioni con Sergio Bonelli Editore: già nel 1994 aveva firmato una storia breve di Martin Mystère per la rivista Comic Art, per poi diventare disegnatore del personaggio ideato dal compianto Alfredo Castelli a partire dall'anno successivo, prima di iniziare a collaborare con Astorina e dedicarsi in maniera assidua e stabile a Diabolik, di cui è uno dei disegnatori più noti e amati (contribuendo a ridefinirne la storia e le origini grazie al lavoro su Il Grande Diabolik). Nel 2019 aveva fatto una nuova incursione in Bonelli con i disegni del primo numero della serie Il Confine, La neve rossa.

Riguardo Tex, Palumbo aveva già realizzato in passato una copertina per l'edizione variant di Patagonia, il Texone di Boselli e Frisenda, pubblicata da Bao Publishing nell'ottobre 2014. Anche se, come suggeriscono i redazionali introduttivi del Texone di quest'anno, già nel 1991 Palumbo aveva realizzato un'illustrazione con una sua versione di Kit Carson per una mostra su Rino Albertarelli, su suggerimento proprio di... Sergio Bonelli in persona!

Comunque, non è solo in queste esperienze nel fumetto seriale che si racchiude il percorso artistico, instancabile e versatile, di Palumbo. Sin dagli esordi a metà degli anni Ottanta nella leggendaria rivista Frigidaire, e poi con Cyborg, passando per la creazione sovversivo e bizzarro Ramarro, supereroe masochista, non ha mai smesso di sperimentare e uscire dagli schemi, anche con le recenti produzioni di Action30 (come Pasolini 1964), con un occhio sempre aperto verso le autoproduzioni e con il desiderio di abbinare fumetto e impegno civile.

Ora Palumbo si dedica a Tex con una lunga storia inedita di oltre duecento tavole. Un compito, a ben guardare, che farebbe tremare i polsi anche gli artisti più temerari (o audaci, ça va sans dire): sul Texone c'è spazio per interpretazioni autoriali interessanti, con l'indicazione però di restare nel perimetro del canone bonelliano.
In questa dicotomia apparentemente inconciliabile si colloca la poesia e la bellezza di questa sfida, tra le esigenze del fumetto seriale (con i suoi criteri di riconoscibilità dei personaggi, la griglia delle tavole, la leggibilità e in generale la fruibilità necessaria per avere una dimensione popolare) e la necessità di far emergere la propria voce autoriale, in modo che questo ad esempio non sia semplicemente "il nuovo Texone", ma "il Texone di Palumbo". E non ce ne voglia lo sceneggiatore di turno (in questo caso il bravo Rauch, di cui parleremo successivamente), ma qui chiaramente il palcoscenico è tutto per chi disegna. Basterebbe menzionare il solo nome di Roberto Raviola, in matita Magnus, per comprendere la grandezza a cui è possibile arrivare, come testimonia l'indimenticabile e inarrivabile La valle del terrore.
Ma se si tratta di sperimentare nel solco della tradizione, come abbiamo già espresso parlando delle sue precedenti esperienze, Palumbo non poteva che essere una scelta felice e azzeccata.

Torniamo a Sierrita Mountains. Di cosa parla la storia? Di Selina, una giovane ragazza in fuga che ha un piano per ricattare un boss senza scrupoli, delle persone che sono sulle sue tracce, di una banda che ha realizzato una rapina, di un assassino solitario e spietato e di due pards, i nostri Tex Willer e Kit Carson, che vengono coinvolti nella vicenda e si trovano a dover inseguire i fuorilegge sulle Sierrita Mountains.

Una trama solo apparentemente lineare, imbastita con astuzia da Rauch per tenere incollati alle pagine fino alla conclusione, tra scene d'azione e momenti in cui i personaggi rivelano i retroscena della storia. Lasciando perdere i preamboli, lo sceneggiatore ci fa immergere sin da subito nello scenario, lasciandoci scoprire man mano quali siano le vere motivazioni dei personaggi. Su tutti (senza voler fare troppi spoiler) padroneggia la figura tridimensionale di Long John Riker, difficile da inquadrare come un semplice "cattivo" e capace di agire in modo inusuale fino all'ultimo.

La storia si legge con una certa velocità, anche grazie ai dialoghi misurati e all'idea verosimile di voler far parlare le vere protagoniste dell'albo: le tavole di Palumbo.

Senza troppi giri di parole, Giuseppe Palumbo firma un lavoro straordinario. Il disegnatore lucano, maestro nell'imprimere su carta l'espressività dei personaggi, ne raffigura con certosina precisione la recitazione, con particolare attenzione ai volti e ai corpi, senza trascurare una cura eccezionale per gli scenari. Un dinamismo di rara efficacia impreziosisce le scene d'azione. Ancora una volta (e ancor più che in altre occasioni) un fumetto firmato da Palumbo mostra un lavoro di inchiostrazione di grande efficacia, che rende perfettamente nel formato più grande del Texone. Altro grande pregio è l'estrema leggibilità delle tavole, frutto dei decenni di lavoro nel fumetto seriale da edicola che emerge in questo importante aspetto del suo lavoro.

Difficile insomma trovare particolari difetti nel lavoro ai disegni, a partire dalla cover, che ci ricorda come mai così tanti editori continuino a coinvolgere Palumbo come copertinista di libri di vario genere, altro campo in cui Palumbo non smette di sperimentare.


Sierrita Mountains è facilmente inquadrabile come una delle migliori uscite texiane dell'anno, a conferma dell'eccezionale potenza e longevità di una collana decisamente unica.

Giuseppe Lamola



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