RaiRaiRai - La weird tale di Yoshiaki

Fra riferimento classico e innovazione, un racconto che può divertire ed emozionare vari tipi di pubblico

La figura del mostro è una costante che accompagna il fumetto giapponese fin dal giorno uno, è legata a doppio filo con la stessa cultura del media. Negli anni abbiamo potuto osservare diversi trend e filoni narrativi tener banco nella scena e passare per le mani di autori più o meno capaci. Possiamo identificare facilmente, ad esempio, il filone legato al folklore giapponese, in cui i nostri protagonisti combattono, si fondono, fanno amicizia o sono identificati con le figure e le reinterpretazioni degli spiriti orientali. Oppure quello legato alla mitologia occidentale, che dà sempre uno strano - quanto interessante - effetto quando reinterpretato dal mondo orientale. È soprattutto questo filone che al momento imperversa sulle pagine nipponiche, mutuando e usando come filtro culturale le meccaniche del videogioco RPG: diverse storie in cui assistiamo alle vicende di veri e propri “pack” da videogioco attraversare mondi fantastici, in cui la trama è un risolversi continuo di quest e sub-quest che portano a un finale più o meno epico (o riuscito). Esempio virtuoso di questa tendenza è per esempio il delicato e intelligentissimo Frieren.

Poi, esiste una piccola nicchia che lentamente risale le classifiche di gradimento, quella per la fantascienza classica. Storie di alieni che rapiscono gli esseri umani (spesso venusiani che catturano giovani donne e le tramutano), esperimenti dentro a navicelle spaziali dal gusto meravigliosamente retrò. Chiariamoci, questa nicchia un tempo era il mercato principale e una delle estetiche fondanti del mondo del fumetto giapponese. Il lavoro di Osamu Tezuka a riguardo è piuttosto autoesplicativo, dal robot alla navicella spaziale una parte del pantagruelico lavoro del Dio dei manga è dedicato a questa estetica. Bisogna considerare, però, che le storie del maestro erano contemporanee al fenomeno editoriale delle weird tales, dei romanzi e delle riviste di fantascienza in quella che è considerata la golden age della stessa (Isaac Asimov, Arthur C. Clarke fra gli altri).

È molto più interessante, invece, che oggi questo spirito ritorni a influenzare una serie di artisti nipponici, in particolare nell’estetica, in alcuni casi in modo marginale (Chainsaw Man) e altre in modo preponderante (DanDaDan) riavviando di fatto il filone delle sci-fi weird tales anche nel mondo del manga, in risposta a quello che è un momento di crisi mondiale a livello economico e politico (sul perché del fenomeno e di come si sia ripetuto per tutto il Novecento ci sarebbero diversi spunti interessanti, ma questo non è il luogo adatto).

Esattamente in questo filone si inserisce RaiRaiRai di Yoshiaki, in Italia per J-Pop Manga: la storia di un mondo sopravvissuto a una lunga guerra con gli alieni e in fase di ricostruzione dopo il conflitto che ha lacerato il pianeta e ha visto vittoriosa l’umanità. Peccato che, trentacinque anni dopo l’ultimo avvistamento, Sumire, la nostra protagonista, sia rapita dagli alieni e le venga innestato un extraterrestre con cui dovrà fare i conti. In più Sumire, viene catturata dalla Raiden, una company che ha aiutato l’umanità a uscire dalla guerra e che cattura la nostra protagonista invitandola ad unirsi a un progetto per la gestione del mostro.

La meccanica è ben conosciuta: un mostro dentro il protagonista, imparare a convivere con esso più che combatterlo, e la trama si esaurirebbe già a questo punto posandosi su una struttura piuttosto sicura, se non fosse che con grande furbizia Yoshiaki orienta il suo racconto secondo due binari ben distinti. Da un lato la storia personale della nostra protagonista e dei suoi debiti, del suo stile di vita caratterizzato dall’ansia che questi comportano (anche questo sta divenendo un tema ricorrente nelle narrazioni dei giovani autori, e anche di questo si dovrebbe parlar meglio) e dall’altra il binario del gag manga puro, divertente, che non si prende sul serio e suggerisce allo spettatore un patto narrativo in cui il divertimento e la gradevolezza dell’opera sono al primo posto.

Con grande abilità, attraverso l’utilizzo di questo doppio binario, l’autore ci mette in condizione di digerire una storia che se fosse realizzata differentemente ci risulterebbe trita e ritrita. Il lettore però, grazie a diversi stratagemmi, tende a non pensare a questo e a godere del racconto in sé al di fuori di quella che è la filologia a cui fa riferimento.

Yoshiaki crea anche un bell’ambiente grafico, miscelando una serie di stili di suoi contemporanei che evidentemente lo influenzano e in questo non brilla magari di particolare originalità. Sicuramente possiamo denotare, però, una grande capacità ai pennini, una regia intelligente e ben congegnata che accompagna le gag, e un bell’alternarsi di momenti in cui il disegno si rivela più cartoonesco con momenti in cui il livello di dettaglio si alza a favorire l’epicità del momento.

RaiRaiRai è un fumetto ben riuscito, che si pone in una ben determinata nicchia di mercato ma che si apre alla lettura di chiunque attraverso uno stile fresco e veloce, dei personaggi ben scritti e disegnati a cui affezionarsi immediatamente e una regia fluida e presente all’azione.

Un manga che porta avanti il buon nome di questa nuova generazione di mangaka che sta cambiando, e ha già cambiato, questo medium, portandolo verso una nuova visione del mezzo espressivo stesso e del lettore.  

Alessio Fasano

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