Affinità-divergenze fra il fumetto e noi - Del conseguimento della maggiore età. 7: L'importanza di chiamarsi Gaiman

Un dialogo su una vicenda che non lascia indifferenti


Ci sono vicende che ci scuotono e ci segnano più di altre. Certamente l'inchiesta su Neil Gaiman può essere uno di quei casi in cui fermarsi un attimo e provare a ragionare a mente fredda, per dire qualcosa in più rispetto alla semplice e asettica notizia. È ciò che fanno Luca Frigerio e Cristiano Brignola in questa puntata della loro rubrica aperiodica, Affinità-divergenze fra il fumetto e noi - Del conseguimento della maggiore età, spazio di dibattito sull'arte ma anche sulla nostra società (che non a caso già in più di un'occasione si era occupata di Gaiman e del suo Sandman, qui e qui), in un'intervista reciproca in cui provano a rispondere alle enormi domande che è difficile non porsi in un caso come questo.

Prima, brevemente, i fatti.
Alcune settimane fa Vulture ha pubblicato una lunga inchiesta in cui otto donne hanno accusato di abusi sessuali Neil Gaiman, autore di The Sandman e di tanti altri fumetti e libri di indubbio valore e di notevole successo.
Le prime accuse in tal senso erano emerse pubblicamente attraverso un podcast di Tortoise Media nel luglio 2024.
Da questa più recente indagine giornalistica, firmata da Lila Shapiro, piena di particolari raccapriccianti, emergono dettagli inediti rispetto alle quattro accuse già raccontate, insieme ad altri fatti finora ignoti.
I legali dello scrittore inglese sostengono che si tratti in ogni caso di rapporti consenzienti, come ribadito dallo stesso Gaiman in un successivo post.
Nelle settimane successive, diversi progetti di Gaiman sono stati bloccati, come la terza stagione della serie tv tratta da Good Omens per Prime Video o l'adattamento del libro The Graveyard Book, in lavorazione negli studi di Disney, mentre Dark Horse Comics ha annunciato che non pubblicherà più i fumetti di Gaiman. Inoltre Netflix ha ufficializzato la conclusione della serie tv di The Sandman (tuttavia, stando a quanto dichiarato dallo showrunner Allan Heinberg a Variety, era già nei piani degli autori che la serie fosse interrotta dopo la seconda stagione).

Una vicenda in divenire, aperta a ulteriori sviluppi (anche legali) e che ha portato (e verosimilmente continuerà a portare) a nuovi e ampi dibattiti.


Luca: Come ci si sente?

Cristiano: Ci si sente che rileggo la nostra vecchia conversazione su Sandman e questo passaggio che ho scritto: “è innegabile che Gaiman si sia posto problemi su cui gli sceneggiatori di adesso stanno iniziando a riflettere solo di recente, spesso spinti da editor e da un contesto culturale molto più progredito di quello in cui si trovava l’autore di Sandman all’epoca.”
…insomma, ci si sente un po’ coglioni.

Luca: Perché molti si sentono traditi ora che sono uscite queste rivelazioni sul comportamento di Gaiman?

Cristiano: Solo due premesse, prima di rispondere. La prima è che l’articolo su Vulture racconta in realtà cose che in parte sapevamo già, anche se non nei dettagli più sconvolgenti. La storia gira da questa estate, con la differenza sostanziale che ora si sono aggiunte ancora più voci. La seconda premessa, scritta anche altrove, è che il nostro sentirci traditi a livello artistico è molto diverso e privilegiato rispetto alle persone coinvolte direttamente in questa faccenda e che sono state tradite su un piano umano.

Detto questo, esistono decine di casi in cui brillanti artisti sono persone umanamente terrificanti, vedi Roman Polanski, ma questa storia è stata più sconvolgente perché Gaiman è sempre sembrato trasmettere nelle sue opere dei valori molto precisi e condivisibili. Fai fatica ad accettare che una persona che ha creato Death, e le ha messo addosso quell’empatia verso gli esseri umani, poi abusasse di altre persone. Fai fatica ad accettare che uno che ti ha sempre rassicurato sul potere delle storie e della fantasia e che ha cresciuto una generazione di lettori e lettrici a loro volta convinti di queste idee, possa fare le cose descritte in quell’articolo.

Gaiman ha fatto un danno terrificante alle donne per cui è accusato di violenza. A noi ne ha fatto uno molto minore, ma comunque pesante: dopo averci detto che la fantasia e i sogni cambiano la realtà, ci ha fatto capire che le sue erano “solo” storie. Niente in cui credere davvero.


Luca: Potremmo fare, a tuo parere, dei parallelismi o delle differenze tra la situazione di Gaiman e quella della Rowling?

Cristiano: È una domanda difficile. Un mio amico, con cui parlavo di questa storia, dice che Gaiman è in una posizione peggiore perché un abuso è ovviamente più grave di un’opinione controversa, per quanto odiosa.

È una posizione assolutamente condivisibile, ma a complicare il tutto c’è il fatto che la Rowling – con i suoi endorsement all’ultradestra, con i soldi che spende per la causa transfobica (parliamo di 70000 sterline date all’associazione terf For Women Scotland) – sta continuando a fare dei danni a diverse persone su larghissima scala in modo assolutamente non perseguibile e quindi non arginabile.

Per un po’ Gaiman non sarà presumibilmente il benvenuto tra piattaforme ed editori, e il peso di quello che ha fatto sta già minando i suoi contesti professionali. La Rowling, per quanto ami lagnarsi spesso del fatto che è stata “cancellata”, è molto lontana dall’esserlo davvero, vedi Hogwarts Legacy, vedi la nuova serie su Harry Potter e i libri al di fuori del Potterverse.

Insomma, per me riescono a risultare due personaggi esecrabili in un modo drammaticamente complementare.

Luca: Gaiman, negli anni, è diventato una macchina da soldi per le varie piattaforme di streaming -penso a American Gods (Prime), Good Omens (Netflix) e vari progetti ora morti sul nascere vista la situazione. Secondo te ora che fine farà?

Cristiano: La battuta d’arresto la stiamo già vedendo: la Dark Horse e Amazon che preferiscono o interrompere o limitare al massimo i rapporti con lui, Netflix che annuncia la seconda stagione di Sandman come final season (del resto ormai l’avevano girata e iniziata a promuovere).

Ai produttori le questioni etiche non interessano, malgrado possano sbandierare il contrario. Quello che interessa loro è quanto le recenti vicende possano essere un effetto boomerang: quanto cioè emittenti e case editrici possono essere giudicati “complici” e avere un danno di ascolti, o anche solo quanto lo zoccolo duro di fan sia talmente compromesso da non poter fare più da “base sicura” per un investimento di risorse, quindi credo che per un po’ la sua parabola si arresterà senz’altro.

Sarà interessante vedere se da questa botta potrà riprendersi. Onestamente non credo abbia fatto in tempo a mettere radici così solide nel mainstream da riprendersi in modo troppo agile.


Cristiano: A parte Calliope, esistevano delle avvisaglie di tutto questo nei suoi scritti?

Luca: Oltre al fatto che il senno del poi è uno strumento potente ma anche fallace, si parla di opere di fantasia, ma non tutte sono sempre pregne di simbolismo o nascondono al loro interno indizi sui comportamenti reali di chi scrive.

Detto questo potrei scrivere chilometri di testo, ma preferisco citare la scrittrice Susanna Raule perché trovo il suo pensiero lucido e sintetico nel parlare proprio della storyline di Calliope: “penso che quella storia ci dica qualcosa di ancora più inquietante: che sapeva benissimo quanto fossero sbagliati certi comportamenti, ma che li ha comunque (prima, dopo, durante) messi in atto lo stesso. Forse raccontandosi che nel suo caso era ok, perché nominalmente le sue vittime si erano, in qualche momento, dichiarate d'accordo o non-dichiarate non-d'accordo, che poi è la scusa di ogni stupr*tore.”

Cristiano: È possibile scindere opera e autore in questo caso? E in generale lo è?

Luca: Questa È la domanda per eccellenza: possibile? Sì. Semplice? Assolutamente no.

Basti guardare tutto il caos nato con le varie dichiarazioni di J. K. Rowling e come queste abbiano impattato in maniera potente tra i vari appassionati di Harry Potter. Spesso consideriamo gli autori come “amici” che ci hanno accompagnato per una parte della nostra vita, vogliamo bene a loro quanto se non più di parenti e amici reali; li sentiamo vicini e ci creiamo un’immagine di loro cristallizzata e immutabile.

Ci serve per sentirci meno soli, perché ritrovarci nelle loro storie e nelle dinamiche raccontate al loro interno ci dà la sensazione che qualcuno ci capisca e comprenda i nostri stati d’animo. Molti lettori hanno trovato in Sandman o in altre opere di Gaiman una sorta di manuale, un vademecum che permetteva di affrontare la vita. Quando un autore ci “delude” è difficile comprendere che anche lui è un essere umano, e quindi fallibile, è invece più facile renderci sordi davanti alle accuse. E più queste accuse sono gravi, maggiore sarà il livello di sordità.


Cristiano: Gaiman, prima Ellis, un sacco di casi messi in evidenza da Moleste… il mondo del fumetto ha ancora un problema particolare nel rapportarsi alle donne, sia dentro (tra aspiranti addette ai lavori) che fuori col fandom? È un terreno particolarmente fertile e per te per quali motivi?

Luca: Dobbiamo renderci conto che ancora nel 2025 molti posti di comando dell'editoria fumettistica sono appannaggio degli uomini; qualcosa sta cambiando, ma ci sono ancora questioni irrisolte e situazioni profondamente sbagliate perché il mondo del fumetto è tutt’oggi fortemente permeato da maschilismo tossico (se mai esistesse un maschilismo non tossico). E lo dico da uomo che molte cose non le percepisce.

Penso a quello che successe anni fa negli Stati Uniti quando, con il caso del Comicsgate, si palesò in maniera violenta e esplicita l’insofferenza di una parte del fandom nei confronti della crescente presenza di artiste nel mondo del fumetto. Gli insulti che ricevettero, per esempio, alcune editor della Marvel non vertevano sulle loro capacità lavorative, ma erano un continuo insulto alla loro persona.

Per cui sì, c’è un enorme problema nell’editoria, ma non è altro che il riflesso della nostra società in generale.

Cristiano: Gaiman si autodefiniva “scrittore femminista”. A prescindere dalla sua deriva, ha senso dirselo da soli? Quanto è un’affermazione programmatica e quanto un darsi una medaglia da soli?

Luca: Molto dipende anche dal marketing, c’è da sempre la necessità di incasellare le persone per venderle meglio.

Io credo che lui si percepisca così e per decenni nessuno ha avuto niente da dire su questo. In più è stato uno dei primi scrittori a portare una larga fascia di lettrici nel mondo editoriale statunitense, a parlare delle problematiche dei rapporti sentimentali e delle famiglie disfunzionali e questi sono aspetti che ora sono affrontati più di frequente nelle serie e nei fumetti, ma all’uscita di Sandman non era così abituale soprattutto non lo era nell’editoria mainstream. Dico questo perché opere come Love and Rockets - si parla dei primi anni ottanta - trattavano molto prima di Sandman (e molto meglio, ma questo è un mio parere personale) queste tematiche.

Luca Frigerio & Cristiano Brignola

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