Dossier Vertigo: Seaguy di Grant Morrison e Cameron Stewart
Continua il nostro Dossier Vertigo con una lettura in grado di... portarvi da un'altra parte!
Possiamo girarci attorno quanto e come vogliamo, ma la grande domanda che ci poniamo tutto prima di leggere un qualche fumetto è “Che cosa cerco, io, in una lettura?”.
Perché è facile, anzi quasi ridicolo, ridere, fare sagaci battute su chi legge Tex perché cerca la stessa storia identica dal 1948, trincerati dietro muri di fumetti di Batman, che invece vive la stessa storia identica dal 1938, ma senza le bistecche.
Forse è ancora più facile pensare che sia il formato invece ad attrarci, quelle serie manga lunghe il giusto, se no poi alla fine si rovinano, e quando cambiano dopo qualche volume siamo lì con la bava alla bocca ad urlare che è l'autore ad aver sbagliato a cambiare il protagonista e che prima era certamente tutto meglio, e non eravamo noi persone diverse quando ci siamo approcciati alla lettura. In alcuni casi è anche quella voglia suprema di voler dire che noi sì che sappiamo trovare le cose giuste, le cose sbagliate, le cose pregiate, che abbiamo una sorta di verità in tasca perché abbiamo letto questo, e possiamo guardare con aria di sdegno chi non ha letto quello.
Oppure possiamo toglierci di dosso tutto quello che siamo superficialmente, toglierci tutta la rabbia, tutta la fatica che ci lancia addosso la vita ogni giorno, e pensare che la risposta alla domanda potrebbe, e perché no dovrebbe, essere: “Questa lettura mi deve portar via”.
Dove? Non lo so. Potresti leggere un qualcosa che ti cambia la vita in meglio, a volte pure in peggio, potrebbe distrarti, potrebbe colpirti, ma ti deve prendere per il collo, e semplicemente portarti da un'altra parte. Tutto il resto sono parole con cui è bello, bellissimo fare cento cose, ma nel succo, contano meno di zero.
Seaguy di Grant Morrison non è un bel fumetto, non credo lo metterei neanche nella top 10 della bibliografia del figlio della volpe, ma non è neanche un fumetto brutto, è un fumetto... su cui si può ragionare ma che, indubbiamente, in qualche posto vi porterà.
La base di Seaguy (testi di Grant Morrison, disegni di Cameron Stewart, colori di Peter Doherty e Dave Stewart, lettering di Tom Klein), fumetto del 2004 pubblicato per la linea DC Vertigo è piuttosto semplice: in un mondo dove tutto è stato risolto, gli eroi sono fuori posto, e perdono tempo nel fare cose apparentemente inutili, come passare le ore in un parco divertimenti relativamente inquietante. Seaguy è un eroe senza poteri, ma vestito da sub, che ha come amico un pesce parlante, che nel tempo libero gioca a scacchi con la morte, e che è innamorato di un'amazzone barbuta che si potrà fidanzare solo con chi la sconfiggerà in combattimento.
Dicevamo, semplice. Semplice perché sarebbe facile, fin troppo facile fare battutine poco ben costruite e mettere il dito su quanto sia assurda questa premessa, ma qui parliamo di fumetti americani, parliamo di un mondo dove uno dei capostipiti del genere ha tutto il potere del mondo e lo usa per essere una persona buona, è palese che vedremo delle cose strane, non ha quasi neanche senso indicarlo.
Oppure sì. Oppure potrei, per un secondo, uscire dal mio ruolo di persona che parla su internet, di persona che è stata definita “un critico feroce”, e invece che dire agli altri come si devono divertire, e che il loro modo di vedere una storia è sbagliato, potrei fare un passo indietro e dire che sì, in effetti un tipo con una muta da sub che gioca a scacchi con la morte è strano. In effetti che il suo amico pesce parli con un dialetto tutto suo, non rende questo fumetto di facilissima lettura, e sembra ci siano davvero un sacco di misteri non spiegati del tutto all'interno di questo mondo bizzarro.
E al contempo, entrambe queste mie versioni risultano essere spaesate ed ammirate dalla progressione di Seaguy, dal come questo tizio apparentemente senza una personalità affronti minacce sempre più grandi e spaventose, come se fosse un bambino che muove i suoi primi passi nel mondo al contempo spaventato dalle possibilità infinite che si trova davanti, e tronfio della sua abilità che è tutta nella sua testa, che non può essere quindi comparata con nessun altro, e di conseguenza risulta infinita ai suoi occhi.
Per tre numeri, Seaguy sembra al massimo una lista di cose strane, di quell'umorismo basato sul casuale, sul dire non sequitur, sull'assurdismo più semplice che possiate immaginare, eppure spuntano sempre delle buone idee, delle grandi idee, che rompono quel muro di amaro sottinteso. Idee che brillano come la Luna in un bosco, ma che forse non sono proprio una Luna.
E questi sono tutti, ma proprio tutti gli stereotipi che si hanno sul lavoro di Grant Morrison: non si capisce una mazza apposta, è tutto un voler far vedere quanto si è più intelligenti di chi legge, ci son tanti buoni sentimenti e blablabla. Tutte cose che solo gli iniziati sanno. Solo chi sta sui forum, solo chi sta sui social, chi legge le opinioni degli altri. Una persona che compra il primo numero di Segauy perché lo trova ad un mercatino, apre questo fumetto, e vive quello che questo fumetto vuole dare: uno stacco.
La qualità di quest'ultimo, è opinabile. Certo, i disegni di Cameron Stewart sono molto interessanti, molto morbidi, e sono quel giusto mix di reale ed inquietante, con una grandissima attenzione al design, e corroborano molto bene il senso di straniamento che crea questa storia che è al tempo stesso negli schemi proprio perché vuol essere molto fuori dagli schemi.
Ora, mi tolgo un secondo da tutto, vi porto via un attimo dalla narrazione per dirvi che, se non siete di quelle persone che non riescono a separare l'arte dall'artista, al momento della stesura di questo articolo, si sanno di certi atteggiamenti di grooming del disegnatore verso persone più giovani, e, personalmente, credo sia giusto dirlo, per poter dare a chi mi legge un quadro il più esaustivo possibile.
Dopo questo salto nel mondo vero, arriviamo al 2009, quando il team creativo lancia la seconda miniserie di tre dedicata a Seaguy, Seaguy: Slaves of Mickey Eye, dove il nostro eroe deve affrontare la morte in un modo molto meno simpatico, e combattere la misteriosa propaganda spappolacervello di una mascotte di una grande multinazionale.
E di nuovo, questa versione di Seaguy è molto meno strana, è molto più patinata, con del sottotesto risibile, una critica non velata al capitalismo, alle dittature, ai diktat dei fumetti di supereroi.
Eppure, di nuovo, facciamo un passo indietro, e sebbene questa sia un'avventura adolescenziale, c'è della bellissima azione, c'è un momento romantico molto intenso, c'è un giocare sulla barba dell'amata del nostro eroe che è nella sua semplicità un messaggio molto interessante, e che tocca il cuore.
Ma, facendo un passo ancora più indietro, c'è molto poco del primo Seaguy. Tutto è più stanco, meno creativo, ci sono meno idee che brillano, e più idee che sono sì interessanti, ma che non hanno la stessa forza, non hanno la stessa attrattiva.
Sembra quasi di star leggendo un fumetto diverso.
Ci sono molte leggende riguardo a Seaguy. C'è chi dice che questo sarebbe dovuto essere il nuovo Watchmen, che sarebbe dovuta essere una trilogia il cui terzo capitolo sarebbe stata una sorta di età adulta chiamata Seaguy Eternal, che la seconda parte sia stata scritta solo perché lo sceneggiatore l'aveva chiesta come riscatto per aver aiutato la DC Comics a scrivere una strana serie settimanale chiamata 52... e la maggior parte di queste leggende ce le racconta Grant Morrison, quindi penso che abbiano almeno un pochino di fondamento.
Quello che conta è che ricordo molto bene quando comprai Seaguy, nel mio momento Morrisoniano più alto, quando aver letto Animal Man aveva fatto di me un uomo. E mi fece schifo. Ci rimasi molto male, perché mi aspettavo di esser spazzato via, e invece non lo avevo capito, non mi sembrava succedesse niente. E poi, nel 2010, il seguito. Lo lessi, mi piacque da morire, lo divorai e ci rimasi malissimo di non vedere il seguito per le scarse vendite.
E poi, da adulto, ho riletto tutti e sei i numeri, e ho trovato un fumetto nella media.
Quel giusto mezzo che tanto rifiutiamo, quel giusto mezzo che quasi annoia, perché dobbiamo sberciare da un lato che “capolavoro” lo usiamo tutti a sproposito, per poi dare del capolavoro ad un'altra roba tre secondi dopo, perché possiamo scappare quanto vogliamo, ma l'essere umano è fatto di forze opposte.
Da adulto, non posso che non restare ammirato dalla creatività senza pari di Seaguy, ma quel suo voler esser strano per forza, non ha lo charme che il team creativo voleva che avesse, non riesce davvero a catturare quel fulmine della bottiglia che ha la spontaneità vera dell'infanzia, che purtroppo è davvero una cosa che si perde in un tempo brevissimo.
E allo stesso modo, le modalità con cui Slaves of Mickey Eye costruisce i suoi colpi di scena, e come gestisce alcune scelte narrative sono davvero pregiate, ma davvero si è perso tutto quel senso di meraviglia che permeava quel marasma di roba che era la prima versione.
Potremmo dire che Seaguy Eternal segue nella tradizione dei suoi predecessori e prende un'altra via, non venendo pubblicato ed esistendo solo nella nostra immaginazione, se volessimo essere poetici, ma forse non siamo qui per questo.
Perché, in questo articolo, ho provato ad esser cinico, ho provato ad esser bambino, e francamente ho fallito ad essere entrambi.
Perché forse sarò sempre un po' ambedue, ma mai una sola cosa, e purtroppo, nel volersi troppo cristallizzare in una critica che si può associare al modo anni 2000 di fare i fumetti, Seaguy un po' si perde, per fare una metafora pigra, nel suo stesso mare di intenzioni. E la sapete una cosa? Va bene così. Nessuno dice, e se lo dice forse c'è un problema, che tutti i fumetti della Vertigo siano capolavori immortali del genere. Nessuno dice che ogni singola lettura debba farmi così schifo da farmi girare gli occhi nella testa.
Io, dopo tre letture, di Seaguy però mi ricordo, e ricordandomene, mi porta da qualche parte. A quando ero speranzoso, a quando facevo sovraletture, a quando speravo anche io di trovare un amore che avrei dovuto salvare dalla propaganda di un sistema corrotto. Cercavo un fumetto che mi portasse via, e questo lo ha fatto. Che cosa dovevo chiedere di più? La Luna? Ma lasciamo stare, che lì ci stanno le mummie.
E sì, questo è un finale che capisce solo chi ha letto il fumetto. Ma ve l'ho detto, siamo fatti di contraddizioni: io per anni ho fatto articoli che sembravano Wikipedia, e a ora invece faccio cose un poco diverse. Buffo eh, crescere? Dà proprio le vertigini.
Giovanni Campodonico