Retrocomics - Vertigo, l'etichetta che visse due volte

La storia della Vertigo raccontata da Andrea Gagliardi

Puntata speciale per Retrocomics: la storia della Vertigo raccontata da Andrea Gagliardi.

Andrea è uno dei critici fumettistici più preparati in Italia, collabora e ha collaborato con varie realtà editoriali ed è un esperto del fumetto americano. Chi meglio di lui poteva raccontarci l’epopea di una delle etichette più iconiche del fumetto moderno?


L’ETICHETTA CHE VISSE DUE VOLTE

di Andrea Gagliardi

È notizia recente che la DC abbia deciso di riportare in vita la storica etichetta editoriale della Vertigo, chiusa nel 2020 per far confluire tutti i progetti a essa legati sotto la bandiera del marchio DC Black Label.

Per quanto ancora si sappia ben poco dei progetti per questo rilancio, i fan storici del fumetto statunitense hanno gioito alla notizia. Il motivo di tale entusiasmo va ovviamente ricercato nel valore che la Vertigo ha aggiunto al mondo del fumetto Made in USA e i cui effetti sono tuttora visibili nella gran parte delle produzioni contemporanee.

Sebbene la Vertigo sia nata ufficialmente nel 1992, le sue origini vanno ricercate negli anni che precedono la sua nascita e, nello specifico, al giorno in cui Paul Levitz prese sotto la sua ala la giovane assistant editor Karen Berger.

Laureata in letteratura inglese e arte al Brooklyn College, Berger divenne presto editor della serie House of Mystery e successivamente dello Swamp Thing scritto da Alan Moore. Dall’incontro tra Berger e Moore nacque una collaborazione che portò l’intrepida editor a guardare al Regno Unito in cerca di nuove voci con cui poter rinnovare il mercato dei comics USA. Berger divenne quindi l’”agente speciale” della DC in Inghilterra, frequentando convention e contattando quegli autori che si erano distinti su pubblicazioni del calibro di 2000 AD e Warrior.

Il primo ad attraversare l’atlantico fu proprio un amico di Alan Moore, Jamie Delano, a cui venne affidato lo sviluppo di un personaggio nato tra le pagine di Swamp Thing: John Constantine. La scrittura sofisticata di Delano su Hellblazer fece breccia in quel pubblico che, esaltato da opere come Watchmen e The Dark Knight Returns, era in cerca di emozioni più adulte e faticava a trovarne nel fumetto mainstream supereroistico. Da lì in poi cominciò la cosiddetta “British Invasion” che vide sbarcare in USA autori come Neil Gaiman (Sandman), Peter Milligan (Shade: the Changing Man) e Grant Morrison (Doom Patrol, Animal Man). Sul finire degli anni 80 la Vertigo non esisteva ancora ma, in un certo senso, era già uno dei più importanti successi editoriali della DC.

Nel 1992 due eventi concorsero alla nascita ufficiale dell’etichetta di Karen Berger: a gennaio Jim Lee, Rob Liefeld, Todd McFarlane, Jim Valentino ed Erik Larsen mollarono la Marvel per dare via alla rivoluzione chiamata Image Comics, un terremoto che costrinse Marvel e DC a rivedere le proprie strategie editoriali e narrative, e, nell’estate dello stesso anno, Dick Giordano decise di andare in pensione lasciando vacante il suo ruolo di Executive Editor.

Invece di sostituirlo con un altro editor, Jenette Kahn e Paul Levitz decisero di razionalizzare la produzione a fumetti DC creando cinque nuovi Group Editor che si sarebbero occupati dei diversi titoli della casa editrice. Tra questi cinque c’era Karen Berger, a cui venne dato il compito di creare un’etichetta editoriale dai contenuti più maturi atta a cogliere quel pubblico, formato in gran parte da laureandi, che era stato conquistato dagli albi horror/fantasy da lei curati.

Prendendo il nome dal celebre film di Alfred Hitchcock (da noi noto come La donna che visse due volte), la Vertigo raccolse sotto la sua etichetta titoli come Animal Man, Doom Patrol, Sandman, Shade: the Changing Man, Hellblazer e Swamp Thing, a cui si sarebbero successivamente aggiunte altre serie, miniserie e graphic novel dai contenuti più maturi. Pur nascendo da un contesto supereroistico, le opere succitate andarono progressivamente allontanandosi (ancor di più!) dalla narrazione canonica del genere, dando vita a un nuovo modo di concepire i comic books che fino a quel momento sembrava prerogativa esclusiva del mercato europeo o sudamericano.

Vista la magnitudine con cui colpì il mondo del fumetto, è difficile determinare con esattezza l’impatto culturale, prima ancora che commerciale, della Vertigo durante la sua “prima vita”. A noi resta solo da aspettare per vedere cosa combinerà in questa sua seconda.

Ringraziamo Andrea per il pezzo. Le sorprese relative alla Vertigo non finiscono qui: la prossima puntata di Retrocomics sarà un pezzo corale dove parleremo dei fumetti che più ci hanno colpito (non solo positivamente)!

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