Non mi dimenticare - L'elogio del prendersi cura

L'inesorabilità dell'Alzheimer visto con gli occhi di una nipote che ha amato sua nonna 

Pensate a un fumetto che ha come protagoniste due donne in fuga dalla polizia e alla ricerca di loro stesse: la classica storia on the road alla Thelma e Louise, ma al loro posto pensate a una ragazza e… sua nonna.

Non mi dimenticare è la prima opera di Alix Garin, illustratrice e fumettista belga, classe ‘97. Dopo aver vinto il premio Young Talent al Festival di Saint Malo, dal tema “Al di là del Rio Grande”, Garin ha pubblicato la sua graphic novel in Francia per Le Lombard nel 2021, poi tradotta e pubblicata quest’anno da Bao Publishing.

Nell’ambito fumettistico il tema della vecchiaia si sta piano piano sdoganando, come si è visto in Rughe di Paco Roca o Residenza Arcadia di Daniel Cuello. Garin ha sicuramente il merito di trattare il rapporto tra nonni e nipoti. La storia, ispirata a un evento reale (cioè la morte della nonna dell’autrice), è un racconto di tre generazioni di donne della stessa famiglia. 

”Dimentico. Ho perso la memoria… eppure la cosa peggiore è quando la ritrovo.”

La storia inizia quando la protagonista Clémence e sua madre vengono chiamate dalla casa di riposo dove alloggia la nonna, affetta da Alzheimer. Dopo il suo ennesimo tentativo di fuga, gli operatori sanitari si vedono costretti a perseguire l’opzione più drastica: prescrivere una terapia d’urto per evitare che la donna si metta in pericolo con un’altra fuga. Se inizialmente Clémence si arrende alla scelta della madre di accettare la soluzione dei medici, vedendo quanto sua nonna sia infelice all’interno della struttura, abbandonata a sé stessa e vittima dell’incuria del personale sanitario, Clémence decide di compiere una pazzia: farla scappare dalla casa di riposo e portarla a vedere la casa dei bisnonni, facendole vivere un’ultima avventura prima che accada l’inevitabile.

Lo strano duo si addentra nelle campagne mentre la polizia, allertata dalla madre di Clémence, è sulle loro tracce. Durante il viaggio si svela man mano lo stretto rapporto tra le due donne: con la madre sempre impegnata a causa del lavoro, e un padre che non ha mai conosciuto, la nonna è stata a tutti gli effetti la reale figura genitoriale della ragazza. In diverse occasioni l’anziana donna non riconosce la nipote, scambiandola per la figlia o per una totale sconosciuta. Clémence in questi casi riesce a farle tornare la lucidità grazie alla rievocazione di precisi momenti che hanno condiviso insieme, accudendola con lo stesso affetto e amore che a suo tempo la nonna le aveva mostrato quando lei era piccola.

Oltre alla memoria ballerina, la nonna ha spesso momenti in cui si comporta da bambina, sia dal punto di vista fisico, per cui ha bisogno di sostegno e supervisione costanti, sia dal punto di vista emotivo-relazionale: si diverte a fare scherzi, fa capricci per ogni cosa, gioca con Clémence in qualsiasi contesto, dalle campagne fiorite al bagno dell’albergo dove alloggiano per una notte.

Ed è in questo albergo che conosciamo Clémence come individuo slegato dalla sua famiglia, grazie alla relazione con Diane, una ragazza fuggita da una torbida situazione familiare, in cerca di fortuna come estetista. Dopo aver avuto una breve liaison, Clémence torna nel suo alloggio e scopre con terrore che la nonna è fuggita, ritrovandola fortunatamente nelle vicinanze dell’albergo, di nuovo in stato confusionale.

Il viaggio continua così alternando attimi di tensione, nella disperata ricerca di mezzi per continuare il loro cammino senza farsi scoprire dalle autorità, e momenti di leggera fanciullezza tra nonna e nipote. L’epilogo dolceamaro racchiude in sé tutti i temi della storia: la brevità della vita, l’importanza di vivere nell’attimo presente e di avere le persone care al proprio fianco.

”Non mi resta più nulla dopo le mie notti bianche… solo un'aria leggera che soffia sui miei giorni che volano via”

In queste pagine si percepisce tutto il dolore dell’autrice per la perdita non solo di una nonna, ma di una figura che è stata un riferimento totale nella sua vita. Le emozioni legate alla perdita si percepiscono nella loro concretezza e nel loro peso in ogni vignetta. Se il contesto narrativo della fuga e del viaggio sono ovviamente di fantasia, invece il dramma familiare dell’incipit è reale, e chi ha avuto o ha a che fare con parenti affetti da Alzheimer lo sa bene perché ha provato gli stessi dubbi di Clémence almeno una volta. Le domande che ronzano nella testa della protagonista sono la goccia che fa traboccare il vaso e la causa scatenante di tutto l’intreccio: la scelta estrema del rapimento, paradossalmente, sembra l’unica soluzione percorribile, molto più accettabile rispetto all’affrontare il senso di colpa nel lasciare una persona che si ama da sola, in una struttura dove viene trascurata e abbandonata a sé stessa.

Per l’autrice era fondamentale che i sentimenti provati dalle protagoniste fossero il fulcro dell’opera, probabilmente ancor di più delle vicende della trama. Questa volontà ha sicuramente influenzato anche le scelte grafiche di disegno e la tecnica di narrazione: le inquadrature più usate sono mezzi busti e primi piani, in modo che le espressioni sui volti delle due donne trasmettano al meglio tutti i loro turbamenti interiori; i luoghi e i paesaggi sono poco dettagliati, quasi abbozzati, perché sono solo il contorno degli eventi. La priorità è raccontare il dramma interiore di due donne, mentre la storia si sarebbe potuta svolgere ovunque. La classica gabbia francese, dalle vignette regolari, dà un ritmo estremamente lineare al racconto, per cui l’unica eccezione è data da poche scene chiave disegnate a tutta pagina. L’inchiostrazione a linea chiara e i colori a tinte pastello regalano alla trama delicatezza e poesia che servono da contrappeso alle tinte più scure e fosche quando il carico emotivo si fa più pesante.


Non mi dimenticare è un’opera semplice che risponde all’urgenza di raccontare e rielaborare i sentimenti del lutto vissuti in prima persona. Alcune scelte grafiche possono risultare banali o già viste, ma sono efficaci nell’intento di trasmettere le emozioni in modo diretto e immediato. Di certo è un buon punto di partenza per la carriera dell’autrice nel mondo della bande dessinée. Per chi mastica il francese ed è impaziente di leggere altre sue opere, questo settembre è stato pubblicato Impénétrable, il suo secondo volume a fumetti, sempre edito da Le Lombard, che si preannuncia un’altra storia toccante ispirata alle esperienze di vita di Garin. Per i non francofoni, aspettiamo che Impénétrable venga tradotto in italiano, augurandoci che insieme alla sensibilità e tatto nel trattare l’emotività ci sia anche qualche colpo di scena in più e che si mostri a pieno tutto il potenziale dell’autrice.

Claudia Carrozzino

Post più popolari