Piovono corvi: una distopia brillante che parla al presente

Daniel Cuello stupisce ancora con i suoi racconti amari e divertenti

È uscito Piovono Corvi, l’ultima attesa opera di Daniel Cuello, pubblicata da Bao Publishing. Questo volume si aggiunge al ciclo narrativo composto da Residenza Arcadia, Le buone maniere e Mercedes, una saga di cui adesso manca solo il quinto e ultimo libro. L’artista torna con una storia che cattura e scuote, trasportando il pubblico in un universo distopico che sembra riflettere le inquietudini del presente.

Fin dalle prime pagine si dipana un intreccio avvolgente, ambientato in un mondo sull’orlo di un’apocalisse e che sembra in attesa della fine. Questo senso di attesa per un epilogo incombente diventa angoscia e si scontra con il sentimento di autoconservazione dei personaggi, che tentano di mettersi in salvo a tutti i costi. La narrazione è tanto affascinante quanto disturbante, e Cuello si conferma una delle voci più originali del fumetto contemporaneo.

Personaggi imperfetti, umani e reali

Daniel Cuello, come in tutte le sue opere precedenti, ci presenta personaggi profondamente umani e imperfetti, che risultano autentici proprio per le loro debolezze. I protagonisti sono i coniugi Corvi, che hanno forti analogie con l’iconica figura di Mercedes, la cui assenza echeggia per tutto il volume. Loro e tutti gli altri personaggi che abitano la storia sono perfettamente caratterizzati, originali e verosimili. Ognunǝ rappresenta un universo a sé, da cui emergono paure e sogni infranti. Come sempre, empatizzare con i personaggi, anche con i cattivi, non è affatto difficile, sebbene il tono con cui Cuello affronta la narrazione rimanga estremamente cinico. 

Sul piano grafico, lo stile inconfondibile di Cuello, capace di mescolare ironia e malinconia, realismo e grottesco, fa di ogni tavola un’esperienza unica.

Politica tra ironia e cinismo

L’autore esplora, ancora una volta, temi come l’autoritarismo e il controllo sociale, incarnati dal “Partito”, una presenza che grava sull’esistenza dei personaggi e che continua ad essere lo sfondo tematico e sociale delle sue opere da Residenza Arcadia. Pur senza aver mai spiegato effettivamente cosa sia quest’entità politica e militare, il modo in cui è vissuta dai personaggi basta per incutere un profondo senso di paura e angoscia. Non viene mai fornita una descrizione dettagliata, eppure, afferendo alla memoria collettiva di un mondo – e un Paese, il nostro, dove la democrazia si fa sempre più democratura – è ben chiaro il sistema di restrizioni a cui allude. In questo mondo oppresso dalla paura e dalla sorveglianza, ci porta a riflettere sulla sottile linea tra verità e manipolazione politica, che, come nelle migliori (o peggiori) oligarchie e dittature, è sempre nelle mani di pochissimi umani.

Cuello non risparmia critiche a coloro che, pur di preservare i propri privilegi, sono prontɜ a mettere a rischio l’umanità intera. Questi temi si intrecciano con riferimenti a problematiche attuali, come la crisi climatica e idrica, che nel racconto diventano non solo una realtà concreta, ma anche il simbolo del fallimento dell’umanità. L’autore ci invita a riflettere su come la paura possa essere usata per manipolare, ma al contempo ci ricorda che anche nei contesti più opprimenti esistono spazi di resistenza e umanità.

Cuello gioca sapientemente con i toni contrastanti, alternando momenti di leggerezza a scene di grande intensità. Questo equilibrio tra umorismo - caratterizzato sempre da un sorriso molto amaro - e dramma è uno dei tratti distintivi del suo lavoro, e in Piovono Corvi viene esaltato alla perfezione.

Come si direbbe, “parla di politica senza parlare di politica”.

Il finale

La struttura narrativa di Piovono Corvi segue lo schema tipico dei lavori precedenti di Cuello, in cui la storia si sviluppa lentamente, lasciando inizialmente chi legge in uno stato di smarrimento, spesso anche per una buona parte del fumetto. Questa sensazione di incertezza viene mantenuta fino a quando, improvvisamente, nelle ultime pagine, tutto inizia a diventare un po’ più chiaro, svelando retrospettivamente il senso degli eventi. Questo approccio, che crea un’iniziale incomprensione, è un marchio di fabbrica dell’autore, nonché una delle sue caratteristiche più affascinanti e originali.

Tuttavia, in Piovono Corvi, quel tipico "effetto wow" che solitamente esplode nel finale non arriva con la stessa potenza, lasciando un po’ di amaro in bocca. L'arco narrativo, sapientemente costruito, sembra non culminare mai nella tragedia attesa. 

Può risultare deludente per chi si aspetta una chiusura esplosiva, ma allo stesso tempo potrebbe essere una scelta voluta per lasciare spazio a una riflessione più sottile. E, soprattutto, non dimentichiamo che è il quarto volume della pentalogia, quindi, il preludio del gran finale.

Marta Bello

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