Letture Seriali: Void Rivals 1
"Più di quello che si vede": una vera e propria dichiarazione d'intenti, quella di Robert Kirkman, sceneggiatore di Void Rivals e mente dietro questo progetto editoriale della sua Skybound, Energon Universe, ovvero un universo narrativo coeso ed organico, in cui riunire due delle più iconiche properties della Hasbro, i Transformers e G.I. Joe.
Un progetto validissimo, che va ben oltre il semplice fan service d'occasione della maggior parte di queste operazioni, portato avanti con convinzione e mestiere. Kirkman, conscio del suo ruolo di "direttore artistico" (rubo l'espressione perchè mi pare più calzante e meno fredda che "supervisore"), raduna intorno a sé alcuni dei migliori talenti attualmente in circolazione, da Daniel Warren Johnson, che ci consegna un fumetto dei Robottoni al limite del meraviglioso andante, a Joshua Williamson, che si occupa invece di Duke e Cobra Commander, passando per Kelly Thompson e Dan Watters, rispettivamente scrittori delle due miniserie Scarlett e Destro.
Penne capaci di dare la giusta maturità ai vari brand, mantenendo il dovuto equilibrio tra il solleticare alla gola il pubblico adulto e, al tempo stesso, non tradire il potenziale di personaggi che sono davvero "più di quello che si vede", ovvero giocattoli a cui appiccicare una storiella giusto per dargli un semplice contesto.
L'Energon Universe si basa, in un mai così esplicito "nomen omen", sull'Energon, appunto, questa potente fonte di energia che fa decisamente gola a molti, al punto da renderla il perno per unire il tutto, in modi e direzioni da scoprire.
Perché vi faccio tutta questa introduzione? In caso il sottinteso tra le righe non fosse chiaro, sono rimasto piacevolmente conquistato da tutto ciò, e le varie incarnazioni di questo universo narrativo avranno un posto d'onore, ognuna a tempo debito, tra le mie Letture Seriali qui su Gli Audaci.
Anche Saldapress si è resa conto di quanto potente sia l'Energon Universe (da qui in poi, EU), al punto da presentare i volumi nella miglior edizione possibile, cartonati robusti e dalla grafica univoca, in modo che anche in libreria facciano il dovuto figurone (a differenza delle edizioni statunitensi che lasciano un po' il tempo che trovano).
D'altronde, non è che capita tutti i giorni di vedere un fumetto dei Transformers vincere ben due Eisner Awards, meritatissimi, ma ne riparleremo nella recensione apposita: non mettiamo troppa carne al fuoco, che Void Rivals ha già dal canto suo molto da dire.
Torniamo perciò alla creazione originale di Kirkman, coadiuvato ai disegni di Lorenzo De Felici, con cui aveva già realizzato quel gioiello di Oblivion Song, per portarci lassù tra le stelle, tra Agorriani e Zertoniani, due popoli in guerra da talmente tanto tempo che le motivazioni si son perse nel tempo, un odio così radicato che persino guardarsi in volto appare proibito e un tradimento degli antichi dettami.
Darak è il miglior pilota di Agorra, Solila la miglior guerriera di Zertonia: sullo sfondo dell'Anello Sacro, infuria il conflitto e i due si ritrovano, per caso e destino, a precipitare sullo stesso desertico pianeta. Sopravvissuti per miracolo, dovranno trovare il modo di cooperare, superando la diffidenza e le differenze, per riuscire ad abbandonare quella landa che potrebbe diventare la loro tomba. Intanto i rispettivi leader nascondono segreti che aspettano solo di essere svelati, perché la guerra cela "più di quello che si vede".
Continuo a ripetere questo slogan, quasi a mò di cantilena, perchè è la chiave di lettura, sin da queste prime pagine di Void Rivals. Mentre vi addentrerete infatti tra le pagine di questa storia, mentre farete la conoscenza di Darak e Solila, continuerete anche a chiedervi: "Sì, tutto bello, forti i protagonisti ed interessante la loro sci-fi intrisa di avventura, ma i Transformers e G.I. Joe che c'entrano con tutto questo?".
Perché Kirkman la prende apparentemente un poco (molto) alla lontana, fa cucinare a fuoco lento la storia, si prende il suo tempo e fa quello che ogni bravo narratore sa di dover fare per consegnare al pubblico qualcosa di davvero solido: piazza delle fondamenta.
Non vi preoccupate: le sorprese e le strizzate d'occhio per i fan duri e puri del franchise cybertronico non mancheranno, anzi si faranno, tra qui e il prossimo volume, sempre più evidenti ed importanti, ma in questa prima fase, per lo scrittore era d'uopo presentare i personaggi, renderli tridimensionali, creare la voglia nel lettore di conoscerli, sapere di più su di loro e l'universo che gli gira intorno.
Così Kirkman fa ciò che, sin da The Walking Dead, sa riuscirgli così bene, e quando i colpi di scena arrivano, come da tradizione, al termine delle varie punta... capitoli, sono schiaffi in faccia che arrivano ben assestati, un paio forse telefonati, ma tutti gli altri compensano per la loro imprevedibilità, lasciando costantemente la voglia di continuare a leggere.
Niente viene raccontato per caso: cose qui introdotte verranno sviluppate sino a diventare sottotrame vere e proprie (vedi Skuxxoid) e ogni figura non rimane mai davvero fine a sè, viene sviluppata, sviscerata, ampliata sino a diventare a tutto tondo, persino se si tratta di una semplice mano robotica, anzi un handroid (gioco di parole intraducibile, e per fortuna i Saldatori hanno deciso di lasciarlo così come stava), fan favorite sin da subito.
La guerra, la disuguaglianza, i confilitti, le incomprensioni, le alleanze temporanee e i tradimenti: Kirkman li gestisce con mano sicura, con abilità e consapevolezza di non dover compiere passi falsi, camminando piuttosto che correre verso il colpaccio clamoroso, l'entrata in scena che al cinema verrebbe sancita con un "Wow" di nerdica approvazione, perché, mattone dopo mattone, Void Rivals si dimostri invece lettura importante al pari di quelle col nome altisonante in copertina.
Facile infatti saltare dritti al Transformers di Warren-Johnson, visto poi quanto sbandierare se ne è fatto sui social, rinnegando tutto il resto o quasi (come detto, spiegherò i motivi di tanto plauso nella sede opportuna).
Ma lo sceneggiatore e supervisore (visto quanto suona freddo come termine?) infonde passione ad ogni singola proposta di questo Universo, sapendo di affidarsi con confidenza ai colleghi e lavorando di fino dal canto suo, perchè non leggere Void Rivals significa perdersi un antefatto prezioso, che persegue una propria strada apprezzabile a sé, ma innestando sottotraccia ramificazioni che germoglieranno in futuro, nel proverbiale tempo debito, proprio per come sa definire le psicologie di tutti i caratteri inediti proposti, gli stessi a cui il nostro De Felici infonde la sua arte in continua crescita.
Oblivion Song e Kroma: basterebbero questi due titoli a sancire la fiducia, artistica ed editoriale, che lega Robert Kirkman, autore ed editore, al disegnatore italiano.
Una fiducia che Void Rivals ripaga appieno: la matita è ispirata, perché se in alcuni casi deve sottostare al rigido dettame del copyright, in altri può dare forma al suo estro, ideando ambienti, impostando il character design ed ideando a sua volta soluzioni visive in nome del ritmo, dello spettacolo e del comic book nella sua forma più smagliante.
Per la maggior parte, e per ragioni che è undicesimo comandamento evitare ("Non spoilerare il plot twist invano"), Darak e Solila hanno sempre indosso dei caschi, e credetemi se ve lo dico, sia che si tratti di un fumetto che di una serie televisiva, è dannatamente difficile far "recitare" un personaggio col volto coperto.
Devi lavorare sul corpo, sulla mimica, sui gesti e non solo sulle parole da inserire nelle nuvolette parlanti. Riuscire a portare il lettore a tifare per un protagonista in queste condizioni è già una bella impresa di suo (e i Mandaloriani ne sanno qualcosa).
È qui che De Felici mi ha conquistato (beninteso, vi parla un grande estimatore del suo lavoro): la capacità magistrale di rendere espressiva, soprattutto con Darak, la fissità di una maschera metallica, senza cadere nella facile trappola degli "occhioni alla Spider-Man", lavorando invece sulla prospettiva e il punto di vista per creare la giusta illusione.
E in una storia che prevede scorci spettacolari e personaggi che ti possono ben guardare dall'alto in basso, visto che hanno la stazza di palazzi di svariati piani, prospettiva e punto di vista sono fondamentali e o li padroneggi o li padroneggi, senza possibilità di errore.
Al solito, nel discernere sul comparto artistico, impossibile non dare il giusto credito anche alla tavolozza: dal canto suo, Matheus Lopes (sostituito da Patricio Delpeche nel quinto capitolo) cerca di stare dietro alle miriadi di particolari cromatici di questa fantascienza su carta, dando allo spettacolo di De Felici tutti i caleidoscopici colori di cui ha bisogno, in ogni sfumatura possibile (basti vedere la resa digitale dell'Anello Sacro).
Void Rivals è quella che si definisce una hit proprio per come sa regalare serialità e serietà ad un progetto che altrimenti sarebbe l'ennesimo sfruttamento di un franchise. Una trappola in cui il cinema, spesso con faciloneria, tende a cascare, solitamente per risollevare al botteghino le sorti del suddetto franchise, dato poi che il pubblico vuole la CGI da criticare, gli effettoni e i cameo su cui applaudire come bambini davanti alla vetrina dei giocattoli.
Al fumetto tutto questo è concesso senza budget a troppi zeri, bastano matita e penna tenute nelle giuste mani, e un EU può e deve permettersi di regalare agli amanti della Nona Arte la stessa sospensione dell'incredulità, ma col vantaggio di avere a disposizione ben più di 120 minuti scarsi per convincere ed avvincere la sua platea.
Robert Kirkman tutto questo lo conosce bene, sa quali potenzialità hanno questi brand e ha deciso, con testardaggine ed impegno, non solo di presentarcene le avventure, ma di costruirgli tutta una galassia intorno, coi suoi eroi e le sue personali storie, così che Void Rivals possa diventare marchio registrato a sua volta, degno di stare sulla mensola con gli altri volumi, anzi costituendone proprio il principio fondante.
Perchè l'Energon Universe è... esatto, "Molto più di quello che si vede"!