Letture seriali: Bloom di Nucci, Cadonici e Santoro

Una storia dalle tinte horror, condita di macabra ironia

Una risata ci seppellirà.

Ma anche la macabra ironia non scherza: ci sono grandi tradizioni, nel Fumetto italiano, qualcosa che percepiamo come un istinto che corre sottile e veloce tra le pagine, e di cui Bloom di Marco NucciLetizia Cadonici e Alessandro Santoro si fa felice, splendido portatore sano.

Quest'opera, che ha raggiunto le librerie grazie a Edizioni BD ma ha visto la sua nascita su TacoToon (a dimostrazione di come l'editore abbia saputo vedere nella piattaforma una fucina attiva di talento da scovare e far conoscere anche a chi ama e amerà sempre il profumo della carta stampata), vive di un'influenza che definirei sclaviana.

Come Tiziano Sclavi, che i più conoscono per quel certo Indagatore dell'Incubo che non si occupa solo di mostri e affini, per la modica cifra di 100 sterline al giorno più le spese, ma che ha costruito la sua fama in edicola anche nel saper incanalare il lato surreale, mordace e infinitamente più gustoso del non sense della nostra, altrimenti grigia, vita quotidiana.

Ma, al solito, e mi scuso, sto divagando, invero, perciò facciamo un piccolo sunto della storia che vi troverete davanti. George Bloom è uno scrittore, dai modi arguti e taglienti, "il più grande romanziere d'Inghilterra", che ha deciso di tornare nella villa di famiglia, a Ellford. Non ci sono mezze decisioni, così vende la sua casa a Londra, lascia "libero di volare" il fedele maggiordomo Wilfred e torna in quella magione, sperduta in mezzo alla campagna inglese, dove il Tempo sembra non esistere, il Nulla può diventare Tutto e la Morte non essere la Fine.

Non manca un Mistero insolvibile, forse, inquietante, di sicuro, che si nasconde nella rimessa, ma non è comunque l'unico punto di Villa Bloom a potersi fregiare di questo titolo, un luogo ameno, che nasconde sin troppi segreti: il Destino sembra giocare un ruolo, beffardo ed elegante come solo lui sa essere.

La narrazione impostata da Nucci e Cadonici procede per capitoli distinti, ma collegati ad un nucleo che è difficile spiegare a parole, ma che potrebbe farvi venire dei grattacapi grandi come sordidi sorrisi leggendolo.

C'è un filo che unisce tutto, che lega Londra con Ellford, che passa attraverso strade e sentieri, e potreste pensare che il suo colore sia nero, ma guardandolo bene si riconoscono sfumature piene di giallo.

C'è tanto black humor, brillante e surreale, che si muove come un'ombra per i corridoi di Villa Bloom, che rievoca alla mente innocenti giochi di bambini, di quelli che s'incastrano nella memoria e non vogliono più saperne di uscire dalla soffitta della nostra mente, come una scala infinita che sale, sale, sale, sinché non ci ricordiamo più perché ci eravamo alzati da tavola, per andare a prendere proprio quel qualcosa di cui non potevamo fare a meno.

Potreste dire che è tutto un sogno.

E se non fosse uno solo? E se fosse piuttosto un Incubo che viene a chiedere dazio, tutto in nome di quella ispirazione che ci spinge ad indagare per capire come riempire la maledetta pagina bianca?

Di sicuro, l'ispirazione non manca a Marco Nucci, sceneggiatore capace di passare attraverso registri diversi, di padroneggiare la prosa e il fumetto, e di concedersi la totale disinvoltura di avere la doppia cittadinanza, tra Topolinia e Ellford.

Molti infatti lo conoscono come prolifico scrittore per Topolino, ma con Bloom Nucci dimostra di conoscere atmosfere che nulla hanno a che vedere col disincanto dei personaggi Disney, anche se in comune hanno l'appartenere a quell'infinito regno chiamato Fantasia, i cui confini sono impossibili da definire.

Ma dicevo all'inizio di Sclavi, e di quel suo modo di raccontare che ha fatto la Storia del Fumetto italiano, quel modo di scavare tombe per tirarne fuori bare piene di surrealtà macabra, perché l'Altroquando è quel luogo in cui la Logica delle cose decide di prendersi una vacanza, e lasciare che sia la Vita a calcare il palcoscenico, con tutte le sue assurdità, con tutti i suoi precetti, quelli che ci legano a terra, e che ci impediscono di sognare, di perderci e poi ritrovarci davanti alla porta di casa dei nostri ricordi più inquieti.

Ellford diventa così un luogo dell'immaginifico come Buffalora o Craven Road, ne racchiude il senso e l'ispirazione, facendosi omaggio e, al tempo stesso, dichiarandosi autonomo e capace di reggersi sulle proprie gambe, un posto in cui le mappe non servono, perché tutte le sue strade portano ad un brivido che sa parlare ad ognuno di noi.

Chiamatele metafore, chiamatele rimandi, chiamatele poesie nere a nuvolette parlanti, ma in qualche modo, il tichettare sulla macchina da scrivere di George Bloom è lo stesso del battere sui tasti del computer di Marco Nucci, un invisibile legame con una tradizione, letteraria e in questo particolare caso fumettistica, che il nostro fumetto popolare ha reso grande, e che lo sceneggiatore riprende, fa propria senza dimenticare.

E visto che di influenza sclaviana parliamo, e che leggendo Bloom il mio cervello dylaniato continuava a suonare UAAAAAAARGH! come un campanello, posso non riscontrare un attento, preciso e anche in questo caso personale riflesso, nelle matite di Letizia Cadonici?

La disegnatrice romana si sta facendo strada, non solo in Italia, ma anche in America. Il suo stile infatti impreziosisce House of Slaughter, bello spin-off di Something Is Killing The Children ed è il punto forte di Sole Nero, presentato oltreoceano da Ablaze come Children of the Black Sun (giusto per dargli quel tocco di enfasi in più).

Un nome da tenere d'occhio, insomma (se già non lo state facendo), e che in Bloom fa correre il suo stile sulle stesse note dello spartito composto da Angelo Stano e Werther Dell'Edera, con particolare predilezione per il primo, sopratutto nei volti, e in quel modo di far recitare gli occhi dei personaggi, e renderli fari che squarciano il Buio.

Il segno è leggero, gioca con le ombre e i suoi neri, con figure che si stagliano spettrali, e ricercando precise suggestioni, delineano il gioco della storia, il suo spaziare tra passato, presente e potenziale futuro, dove ogni linea del viso non è una ruga, ma un dettaglio voluto, e ogni secondo, un gradino di una tortuosa scala interminabile.

Non manca l'Orrore in senso stretto, quello mostruoso, quello del sangue e degli occhi spiritati dal terrore, di volti deformati dal male e dalla follia, che fanno da contrasto coi profili eleganti di George e Wilfred.

E a parlare di contrasti, tutto questo avrebbe un briciolo in meno della sua particolare ed affabulatoria atmosfera, senza quelli creati dai colori di Alessandro Santoro, che dona alla tavola, in comunione con la matita, una palette dai toni tenui, pienamente evocativi (e in un capitolo capaci di entrare in simbiosi con la trama, al punto da contaminare anche i baloon). Come di una vecchia pellicola da giallo all'italiana, quel genere che il nostro Paese ha saputo rendere Scuola, e che tanta fortuna ha in effetti conosciuto nel Regno Unito.

Dimostrando che c'è come una perfezione circolare che avvolge Bloom, come un segno dell'infinito che si interseca, e che mi permette di fare i complimenti anche a Maria Letizia Mirabella per il bel logo, semplice ed immediato, come quello di una testata da edicola che vuole stagliarsi sul resto.

Perché la storia di George Bloom è un doppio cerchio, composto dal Passato, non solo del protagonista, che si interseca con il Presente di noi lettori, posti davanti ad una storia dove il brivido non è dato dalla Paura, ma dal preciso ed onirico cadere di testa in un'oscurità della porta accanto.

E sono davvero contento di potervene parlare qui nelle Letture Seriali, dopo il Terrore da fiato sospeso de Il Passaggio e la Morte che diventa materia da comic book di Grim.

"Tre Volti della Paura", tre modi di interpretare le tante inflessioni che il mondo delle Tenebre può fare proprie, senza mai rinnegarsi, ma sapendosi vestire di un nuovo abito ad ogni autoriale incursione, ovviamente nero (che sfina e sta bene su tutto).

Bloom, come ho scritto all'inizio, è un altro fondamentale testimone dell'importanza di piattaforme come TacoToon e dell'incontro con realtà editoriali come Edizioni BD, per scovare tanto buon Fumetto sia sul web che sugli scaffali delle librerie.

Quello che sa sorprenderti, uscendo dai canoni del popolare, salvo poi riabbracciarlo di spalle. Perché come tutte le Arti, anche la Nona vive di evoluzione, che non nasce dal nulla, ma si muove grazie ai solchi tracciati in passato.

Un gioiello autentico, che v'invito a non perdere, se amate essere presi in contropiede da una storia che inevitabilmente vi lascerà più domande che risposte, o che magari le risposte le sa nascondere talmente bene da costringervi a guardare oltre la pagina.

E sopratutto, se per voi l'Orrore su carta fa rima con "Old Boy", e il vostro numero preferito è il fantomatico "Primi 100".

Strega Comanda Colore.... Nero!

Il Nerdastro

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