Dylan Dog #406 - L'ultima risata

Lo scherzo omicida


Con L'ultima risata di Roberto Recchioni e Corrado Roi, sesto episodio del ciclo 666, si conclude il "Dylan Dog Year One" che ha proposto una rielaborazione delle origini dell'Indagatore dell'Incubo.



La discesa nell'abisso della follia porta Dylan e Gnaghi nel manicomio di Harlech, alla ricerca del "serial killer delle barzellette" che assomiglia pericolosamente a una vecchia conoscenza dei lettori: è un sosia di Groucho Marx. Ovviamente il cuore dell'episodio è rappresentato dalla risoluzione degli enigmi portati avanti nel corso dei numeri precedenti, che riguardano non solo il "caso" dell'assassino che uccide citando famose barzellette ma anche le visioni, i déjà-vu e i piccoli dettagli fuori posto che negli albi scorsi avevano fornito dettagli su qualcosa di più grande, che ha a che fare con la realtà stessa e con il multiverso (l'insieme di tutti gli universi possibili, concetto che - in un interessante gioco di rimandi, analogie e differenze - viene ripreso anche nella prima storia del nuovo Oldboy, Il migliore dei mondi possibili di Gabriella Contu e Montanari & Grassani).

È una storia che parla di follia e in quanto tale indubbiamente intrigante (del resto, "l'equilibrio tranquillizza, ma la follia è molto più interessante..."). Un viaggio tra i matti che in vari punti rievoca alcune storie di Batman nel manicomio di Arkham, luogo in cui vengono rinchiusi molti dei nemici del Cavaliere Oscuro.


La sceneggiatura è scorrevole e con quel ritmo sostenuto che caratterizza la penna di Recchioni. Contiene tante citazioni, più o meno esplicite, da Moby Dick a Star Wars fino a L'esperimento del dottor K. (in originale The Fly, film del 1958), giusto per menzionarne alcune.
Mentre i due albi precedenti avevano aspetti sostanzialmente poco convenzionali nel linguaggio fumettistico, nelle scelte (come la lunghissima scena muta del numero 404) e nell'approccio in generale, questo episodio si concentra molto sulla risoluzione dell'intreccio, forse un po' troppo lineare e in parte prevedibile rispetto alla costruzione della trama finora. Alcuni dei colpi di scena finali, che non staremo qui ad anticipare per chi odia gli spoiler, paiono infatti quasi "obbligati" rispetto all'evoluzione del personaggio e all'idea di raccontarne le origini (e dunque in qualche modo sapendo già indicativamente dove si sarebbe andati a parare, sebbene con qualche interessante differenza rispetto alle origini "classiche").
Va annotato inoltre che si tratta l'unico episodio di questo ciclo che non riprende uno (o più) degli episodi classici della serie sceneggiati da Tiziano Sclavi, pur ripescando personaggi cari ai fan (impossibile non citare Lord Chester, che fa il suo esordio in Dylan Dog #8, Il ritorno del mostro, il primo albo in cui si parla del manicomio di Harlech).


Di quest'albo, conclusione necessaria e che spinge a rileggere tutti e 6 gli albi insieme, rimangono principalmente negli occhi alcune tavole davvero mozzafiato di Corrado Roi. Un Roi che non smette di ammaliare il lettore infondendo intensità, oscurità e atmosfera alle sue tavole, in una storia che sembra davvero scritta su misura per le sue chine.
Un artista che riesce nel difficile compito di mantenere una qualità media molto alta, nonostante l'incredibile produttività (dal 399 al 406 di Dyd, in 8 numeri consecutivi praticamente solo il 403 e 404 non presentavano nemmeno una sua tavola; a queste pagine vanno aggiunte poi le meravigliose tavole del recente volume sull'Apocalisse di S. Giovanni e quelle del prossimo Dyd, il 407, su testi di Barbara Baraldi).

Anche se non sappiamo cosa ci riserva il futuro, ci rimane l'impressione generale di aver letto delle belle storie, che hanno assolto il difficile compito di rimescolare le carte e mantenere vivo un personaggio e una testata che dopo oltre trent'anni di vita editoriale non smettono di stupire.

Il Sommo audace


"L'ultima risata"
SERIE: Dylan Dog
NUMERO: 406
DATA: giugno 2020
SERGIO BONELLI EDITORE


SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni
DISEGNI E CHINE: Corrado Roi
COPERTINA: Gigi Cavenago


Tutte le immagini © 2020 Sergio Bonelli Editore.

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