Il piccolo palcoscenico di Mercurio Loi

Ovvero: il fumetto secondo Onofrio Catacchio e Alessandro Bilotta


Durante l'ottava edizione del BGeek, festival dedicato al potere dell'immaginazione che si è tenuto a Bari presso la Fiera del Levante l'1 e 2 giugno, sono state presentate alcune mostre, sia all'interno del Padiglione nuovo che ospitava l'evento che in spazi allestiti appositamente all'esterno (ad esempio, presso Spine Bookstore).
Una di queste mostre era incentrata su Mercurio Loi e in particolare su Il piccolo palcoscenico, terzo numero della serie regolare Bonelli (da noi recensito qui), piccolo–grande gioiello di narrazione meta letteraria che rappresenta anche il primo frutto del sodalizio artistico tra due autori che hanno lasciato una forte impronta nella storia recente della Nona arte in Italia: Alessandro Bilotta e Onofrio Catacchio.


Onofrio Catacchio e Alessandro Bilotta parlano di fumetto, narrazione e poesia
tra le tavole de Il piccolo palcoscenico.

In esposizione molte tavole tratte dall'episodio (recentemente ristampato in edizione cartonata da libreria), nella versione originale in bianco e nero di Catacchio, dunque prima della colorazione dell'albo, realizzata da Erika Bendazzoli. A corredo, la didascalia contenente la sceneggiatura di Bilotta per le tavole in mostra, in modo da addentrarsi nel processo creativo e seguire le fasi di lavorazione della storia.

Nella recensione dell'albo, pubblicata a suo tempo sul blog, ci esprimevamo come segue:
"Ancora una volta Bilotta gioca con i suoi personaggi e con il mirabile intreccio della storia si diverte a depistare i suoi lettori, portandoli a confondersi tra realtà e apparenza, fino a perdersi, irrimediabilmente.
Riuscitissima in questo senso l’intuizione bilottiana di raccontare alcune delle parti più importanti della storia attraverso l’ausilio delle marionette di Augustino: il lettore così, spiazzato e incantato al tempo stesso, non può essere certo se quello che vede scorrere davanti ai suoi occhi sia finzione teatrale, realtà umana o, se vogliamo esagerare, finzione umanamente consapevole."


Una storia insomma che, sin dal titolo e dalla cover, parla della narrazione, della rappresentazione della realtà e del confine a volte molto ristretto tra essere protagonisti inconsapevoli ed essere attori consci del proprio ruolo sul palcoscenico della vita.

Parlando della genesi della storia, Bilotta ha raccontato che aveva sceneggiato una ventina di pagine prima che la storia fosse assegnata a Catacchio, il quale ha messo "in stand by" la lavorazione di un episodio di Nathan Never per dedicarsi a Mercurio Loi e iniziare così la sua collaborazione con lo sceneggiatore romano.
Secondo Bilotta non poteva esserci disegnatore più adatto per questa storia, vista anche la sua attitudine a rendere l'espressività dei personaggi.

Catacchio ha raccontato di aver avuto necessità di realizzare alcune pagine all'inizio prima di prendere davvero le misure dei personaggi e del tipo di storia che stavano raccontando.

Secondo Catacchio, lo sceneggiatore romano ha un modo di scrivere molto evocativo e in genere lascia molta libertà al disegnatore di "giocare" con i piani, non essendo uno sceneggiatore troppo tecnico nel fornire indicazioni al disegnatore.

Osservando le tavole, si nota come siano state "progettate" in funzione del colore: ad esempio, Catacchio ha lasciato dei bianchi accecanti che poi potevano diventare atmosfere notturne grazie all'apporto della colorista.


Catacchio ha paragonato la storia e il suo approccio meta narrativo a quello di Ici Même (in Italia inizialmente tradotto con Il paese chiuso), graphic novel dei francesi Jean-Claude Forest e Jacques Tardi: un personaggio corre sui muri di una proprietà divisa in lotti e i muri che dividono i lotti sono i bianchi tra le vignette. Una storia bellissima, secondo l'artista barese, che è in realtà una storia sul fumetto, sul vincolo che c'è nello spazio bianco fra le vignette.

Il terzo episodio di Mercurio Loi è stato importante sia per nell'ottica della serie (un vero e proprio "spartiacque", secondo Bilotta), in quanto ha permesso di iniziare ad affrontare temi e percorsi che sarebbero diventati centrali nei numeri a seguire, sia per gli autori stessi: Catacchio ha raccontato infatti di aver fatto tesoro del lavoro realizzato per Il piccolo palcoscenico in termini di espressività e recitazione dei personaggi anche nei suoi lavori successivi.

Come segnalato nel testo introduttivo della mostra, "Il piccolo palcoscenico è un terreno di incontro in cui Catacchio e Bilotta non delineano soltanto una storia, ma tutta una concezione della narrazione a fumetti e del mondo intero. Qual è la sottile linea che passa tra la realtà e la narrazione? È possibile per noi esistere senza far parte di una storia? Sono alcuni dei quesiti esistenziali posti dalle tavole in mostra".
In effetti i due autori, nel corso dell'evento di presentazione della mostra, hanno avuto terreno fertile per approfondire il loro modo di intendere il fumetto e la narrazione in generale.
In particolare, molto importante risulta il coinvolgimento del lettore nelle storie: non un intrattenimento passivo ma una richiesta di partecipazione attiva per entrare a far parte del processo creativo e comprendere fino in fondo il senso profondo del racconto.


Alessandro Bilotta si immerge nelle tavole originali de Il piccolo palcoscenico.

Catacchio ha aggiunto che spesso, anche parlandone con i suoi alunni durante i corsi di fumetto, si trova a rievocare alcuni elementi fondamentali, ovvero il concetto che il fumetto si basi su tutta una serie di parametri come il tempo: quanto tempo si riesce a tenere incollato il lettore a leggere una storia e che ritmi avrà nella lettura?
Secondo Bilotta, è anche e soprattutto il lettore a poter scandire il tempo, persino tornare indietro nella lettura (concetto possibile nel fumetto e non nel cinema, ad esempio). Nella sua idea di nona arte, l'autore è al servizio del lettore, considerato come una sorta di entità superiore, più intelligente, che va "nutrito" e che si troverà a gestire quello che gli autori producono.

Riguardo la concezione di fumetto in generale, sia Bilotta che Catacchio sono partiti dall'assunto che il fumetto e il cinema siano molto meno "parenti" di come vengono comunemente considerati: l'elaborazione mentale richiesto al lettore consiste nel mettere assieme le sequenze di vignette, un lavoro attivo. Bilotta ha suggerito che il linguaggio del fumetto si comprende fino in fondo se si associa il fumetto stesso a uno spartito: le scansioni in vignette rappresentano le battute, poi in base a quanto vengono allungate o accorciate si fornisce un tempo di lettura (dunque la dimensione di una vignetta lunga o grande serve a dare una scansione metrica, più che a fornire l'idea di oggetti in movimento).


Parlando di progetti futuri, Bilotta e Catacchio hanno infine aggiunto di essere rispettivamente al lavoro su due progetti separati: Eternity, nuova serie per la collana Audace Bonelli, e una graphic novel biografica incentrata su Jackson Pollock, tra finzione e realtà.

L'evento si è dimostrato insomma denso di contenuti e di spunti, forniti da due autori che hanno dato (e siamo sicuri continueranno a dare) tanto al mondo della letteratura disegnata.


Il sommo audace 
(con il fondamentale contributo degli Audaci)

Foto di Vitantonio Fosco.
Mercurio Loi: © 2019 Sergio Bonelli Editore.

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