Mercurio Loi #3

Questa storia si recita a mano



La serie creata di Alessandro Bilotta arriva al terzo numero, in punta di piedi, e continua a stupirci per la ricercatezza dello stile, per la ricchezza di temi trattati e per le soluzioni grafiche in policromia. Il piccolo palcoscenico è un piccolo–grande gioiello di narrazione meta letteraria, sapientemente ideato e realizzato da un Bilotta che è corretto definire in invidiabile stato di grazia.


Mercurio è alle prese con la dolorosa e delicata scelta di un nuovo maggiordomo, destinato a sostituire il fido Ercole, brutalmente assassinato in Roma dei pazzi (il numero uno, da noi recensito qui). Presto il nostro si reca nella bottega di Augustino, talentuoso burattinaio che, sulla scorta dell’inarrivabile esempio del maestro Ghetanaccio (1782–1832), vorrebbe renderlo protagonista di un suo spettacolo con le marionette e gli chiede di poterlo seguire nelle sue imprese notturne per poter coglierne al meglio tutte le sfumature, caratteriali e non.

Questo l’incipit, o almeno così sembra, della vicenda. Ancora una volta Bilotta gioca con i suoi personaggi e con il mirabile intreccio della storia si diverte a depistare i suoi lettori, portandoli a confondersi tra realtà e apparenza, fino a perdersi, irrimediabilmente.
Riuscitissima in questo senso l’intuizione bilottiana di raccontare alcune delle parti più importanti della storia attraverso l’ausilio delle marionette di Augustino: il lettore così, spiazzato e incantato al tempo stesso, non può essere certo se quello che vede scorrere davanti ai suoi occhi sia finzione teatrale, realtà umana o, se vogliamo esagerare, finzione umanamente consapevole.

Mercurio poi si troverà a indagare su alcuni furti legati direttamente – ma per vie traverse! – al suo nome, alla sua professione, alla sua mente e ai suoi talenti. La storia si pone perciò come un ulteriore tassello nel processo di progressiva definizione del protagonista. In tal senso, quest'albo è il più importante tra quelli pubblicati finora, in quanto Bilotta fornisce per la prima volta un ventaglio attendibile di genesi eziologica del suo personaggio principale. La sensazione di assistere a una sequenza di capitoli tagliati da Il marchese del Grillo di Mario Monicelli, che ci aveva accompagnato nei primi due numeri della serie, si fa qui davvero fortissima: e dite, quando osservate il ladro Leone in azione, o a convegno con la moglie, non pensate a una versione meno alcolica di Gasperino il carbonaio, alter ego del Marchese stesso?


Il Marchese del Grillo (1981).

Ai disegni troviamo Onofrio Catacchio. Nato a Bari, in terra Audace, nel 1964, esordisce sulle pagine di Frigidaire nel 1987. La sua serie Stella Rossa vede la luce all'inizio degli anni '90 (sulle pagine delle riviste Fuego e Nova Express, per poi approdare in volumi targati Granata Press e Kappa Edizioni, fino alla recente ristampa Cosmo e all'ancor più recente ripresa su Alias Comics). Dopo vari altri lavori, tra cui alcune storie dell'Ispettore Coliandro su soggetto di Carlo Lucarelli, collabora con la Marvel, inchiostrando le matite di Giuseppe Camuncoli su Dark Wolverine, per poi dedicarsi alla rivisitazione di Fantomas su testi del compianto Luigi Bernardi e progettare il rilancio di Kriminal in collaborazione con Matteo Casali e Camuncoli (un progetto purtroppo mai portato a compimento, di cui abbiamo potuto leggere solo il numero zero). In Bonelli era entrato nel 1995, realizzando i disegni di alcuni numeri di Nathan Never. Quest’anno ha realizzato come autore completo La mano nera, episodio della collana Le Storie dedicata al poliziotto italoamericano Joe Petrosino. 
Autore eclettico e di altissimo livello, apprezzato da pubblico e critica, Catacchio ha saputo, lavoro dopo lavoro, diventare un vero e proprio nome di culto all’interno del panorama fumettistico nostrano. La sua costruzione della pagina non è mai fuori schema e predilige in questo caso seguire fedelmente le regole della tanto discussa gabbia bonelliana; il suo tratto essenziale ma espressivo e attraente, spesso, dai neri corposi e netti, ci proietta sui volti, ora preoccupati e malinconici, ora ispirati e speranzosi, dei personaggi della storia e ci conduce per le strade di Roma sposandosi alla perfezione con i colori brillanti della talentuosa Erika Bendazzoli, che ha già avuto modo di impressionarci per la sua colorazione nella storia di Boselli e Roi presente sul Dampyr Magazine 2016.  Catacchio  ha ormai raggiunto un  grado di sintesi stilistica e pulizia del tratto che non ci sembra eretico accostare a un grande maestro della Nona arte come Magnus, plausibilmente tra i numi tutelari dell'artista pugliese.



Insomma: dopo Matteo Mosca e Giampiero Casertano, un’altra prova maiuscola del disegnatore chiamato questo mese a ritrarre l'inquieto vagabondare di Mercurio Loi. Come se ciò non bastasse, il prossimo albo, in uscita ad agosto, sarà a firma Sergio Gerasi, autore che più volte ha dimostrato una particolare sintonia con la penna di Bilotta… e noi siamo già in palpitazione.
Un'ultima nota sulla copertina, opera del sempre più convincente Manuele Fior. L'illustrazione si conferma – sulla scorta di quelle precedenti – non troppo invadente o rivelatrice, ma sa presentare, con garbo e con un stile unico e riconoscibilissimo, tra il pittorico e l’evocativo, la storia che racchiude.

Questo terzo episodio è insomma ciò che ci serviva per concludere che Mercurio Loi è realmente una serie per Lettori attenti ed esigenti.

RolandoVeloci

(con leggere intrusioni da parte di Giuseppe Lamola)


"Il piccolo palcoscenico"
SERIE: Mercurio Loi
NUMERO: 3
DATA: luglio 2017 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta 
DISEGNI E CHINE: Onofrio Catacchio
COLORI: Erika Bendazzoli
COPERTINA: Manuele Fior








Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore, ad eccezione del fotogramma del film.

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