Mercurio Loi #14

L'amaro "gioco" di Bilotta


"Giochiamo a nascondino?"
Chi non ha pronunciato - o si è sentito rivolgere - questa domanda, apparentemente innocente, da bambino?
I bambini imparano a nascondersi fin da piccolissimi, complici gli adulti che, mentendo, dichiarano di non riuscire a vederli né a trovarli. Mentire, questo è il punto.


Fingere di nascondersi e mettere in evidenza

In Nascondino, il numero quattordici di Mercurio Loi, il nostro professor Loi si trova a doversi nascondere, a cercare, a far finta di cercare, a correre, a inseguire e, a un certo punto, a farsi raggiungere e trovare da un bambino speciale, Dante Fusco. I più attenti ricorderanno che il primissimo episodio, pubblicato nella serie de Le Storie e recensito audacemente a suo tempo, ci aveva fatto conoscere il piccolo Dante (immortalato anche nella copertina del maestro Aldo Di Gennaro) come la vittima di un rapimento operato da Tarcisio Spada, la nemesi di Mercurio, e Alessandro Bilotta ce lo ha tenuto, appunto, "nascosto" per quasi quattro anni... Nascondere mettendo bene in evidenza, dunque, come insegnava il buon Edgar Allan Poe ne La lettera rubata.

La cover di Aldo Di Gennaro per l'albo de Le Storie in cui ha esordito il Professor Loi.

Senza lasciare traccia

"In un luogo di uomini e donne a caccia della luce del sole, l'ombra è riconciliante. Nascondersi, rifuggire, sparire. Non lasciar traccia di sé, se non in se stessi."

Nascondersi da cosa? Da chi?
Un primo indizio ce lo fornisce lo stesso Bilotta nel suo articolo introduttivo, come al solito illuminante: la fuga dalla società. L'atto eversivo, più volte citato nel corso degli albi precedenti, di sottrarsi alla sovraesposizione che questa società richiede all'individuo, "un mondo che, tramite le sofisticate tecnologie, viene a cercarci fin sopra il divano, fin sotto le lenzuola", scrive lo sceneggiatore romano.
Una scelta di vita, dunque, un modo differente di concepire la socialità e la condivisione, non per forza vivendo da eremiti ma semplicemente rinunciando all'idea di diventare famosi o di esporre ai quattro venti qualsiasi opinione, quasi che il mondo non possa andare avanti altrimenti.

La ricerca dell'altro

In questa storia si va oltre l'apparente, il solito hide and seek: per Bilotta andare a cercare l'altro da sé significa entrare nella mente altrui ("Se farai credere di sapere meno di quello che sai, sarai sempre in vantaggio"), vuol dire introdursi in territori inesplorati e, forse, inesplorabili, con il rischio atroce di perdere la strada del ritorno e di perdersi irrimediabilmente, lasciando entrare gli altri, senza invito alcuno, nel proprio giardino.
Ma che cosa sarebbe la vita per Mercurio Loi senza una buona dose di rischio? Il nostro, anzi, sembra persino trovare maggior piacere davanti alle porte spalancate della fine...
Proprio quando il gioco si fa più difficile (tra Sciarada, bambine prodigio e Tarcisio), la collaborazione tra i giocatori (Mercurio, Dante e il padre del bambino), se accomunati dallo stesso destino, può contribuire a raggiungere lo scopo comune di non essere scoperti e venire eliminati (dalla vita).
Ed è in fasi di drammatica solitudine come questa che sta attraversando Mercurio (senza amore e senza l'aiuto di un assistente) che "giocare a nascondino" può rappresentare una salvezza, offrendo un riparo dalle offese della vita.
Una statua, una cantina, una siepe, un vicolo, un'indagine, un falso funerale: tutto questo può offrire un sollievo momentaneo, un prezioso attimo di pace durante cui riflettere sulla mossa successiva, su dove andare "dopo", su che cosa fare "domani"...
Ed ecco che il mondo di ieri - contrariamente a quanto creduto dai più - non appare meno insicuro di quello di oggi: le insidie psicologiche ed esistenziali sostanzialmente sono le medesime.


Nascondersi, secondo diverse declinazioni

La sapienza del narratore risiede nel declinare il concetto di "nascondersi" in maniera differente per ogni personaggio che popola la storia, a seconda della natura e delle inclinazioni di ognuno e di ciò che - come il lettore sa o sta per scoprire - è avvenuto o avverrà.
C'è chi si nasconde per aver violato il coprifuoco (come il Professor Loi nella splendida scena muta di sette pagine, tutta basata su giochi di simmetrie e su elementi che suggeriscono visivamente l'idea del movimento e scandiscono il tempo). C'è chi si nasconde per gioco (come i bambini nella altrettanto splendida sequenza del gioco del nascondino), chi lo fa per paura di essere ucciso (come il padre di Dante Fusco) e chi per motivi misteriosi (come Ottone, che compare solo alla fine della storia e sul quale sicuramente l'autore romano tornerà nei prossimi numeri).
A ben rifletterci, l'intera architettura narrativa che ha sorretto la serie finora è tutto un affastellarsi di nozioni ben celate, intrighi, misteri. In fondo, un thriller ben congeniato non si basa proprio sui colpi di scena, sulle informazioni nascoste ai lettori e che solo il narratore conosce e ha ben cura di rivelare con tempi e modi narrativamente congrui?
Chi ha avuto la fortuna di seguire Mercurio Loi finora ben sa che una delle caratteristiche salienti della serie è proprio la volontà di rifuggire agli stereotipi, di essere in qualche modo sfuggente, costantemente sorprendente e piena di eventi inattesi.

L'approccio visivo

Impossibile non sottolineare l'importanza dell'apporto di Massimiliano Bergamo alla storia. Già autore con Bilotta di uno degli episodi più drammatici e memorabili della serie, La testa di Pasquino (Mercurio Loi #7), il disegnatore, ben coadiuvato ai colori dal "solito" Nicola Righi, si conferma uno tra gli autori in grado di interpretare meglio le sceneggiature bilottiane, con un notevole lavoro sia sulla struttura delle tavole (le già citate simmetrie, i richiami visivi, la scansione temporale ecc.) sia sulla resa dei personaggi, tutti caratterizzati da un'impressionante carica espressiva.
Straordinaria in particolare la sequenza tra pagg. 86 e 87, con la numerazione del gioco del nascondino che corrisponde agli elementi presenti nella vignetta e anche ai concetti che vengono suggeriti: il Numero Uno di Alan Ford, il dualismo allo specchio, il terzo occhio, la quarta ora, le cinque dita della mano, le sei facce del cubo, i sette bracci del candelabro ebraico (la Menorah), l'infinito ruotato (l'otto), i nove mesi della gravidanza e le dieci dita delle due mani... Un approccio rappresentativo con rimandi per forza immediati e anche per questo stimolanti per il lettore più esigente.


Pagg. 86 e 87.
Il senso

È qui che troviamo dunque il senso di queste pagine, nelle quali, una volta di più, Bilotta non mette al centro l'intreccio o l'omicidio (o il presunto omicidio), optando piuttosto per sviscerare una tematica con sfaccettature di incredibile profondità e sfuggendo da ogni tipo di facile catalogazione o interpretazione.
Un "nascondino" amaro, amarissimo, quello di Bilotta, una tragicommedia con momenti di insospettabile crudeltà e attimi di impareggiabile poesia.
E alla fine non arriva neanche il consolatorio "libera tutti", anzi...

Rolando Veloci & il Sommo audace



"Nascondino"
SERIE: Mercurio Loi
NUMERO: 14
DATA: novembre 2018
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Massimiliano Bergamo
COLORI: Nicola Righi
COPERTINA: Manuele Fior


Per le immagini: © 2019 Sergio Bonelli Editore.

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