Dylan Dog Color Fest #27
Navigare nel diluvio
"Siamo come pachidermi in una cristalleria...
Quello che ci lasciamo dietro sono soltanto rovine!"
Rovine esistenziali e scampoli di coscienza si mescolano a incubi mistici e indagini nell'inconscio nel nuovo Dylan Dog Color Fest, che vede un ritorno tanto atteso in cabina di regia: Carlo Ambrosini. L'autore di tanti splendidi episodi dylaniati, ma anche creatore serie indimenticabili come Napoleone e Jan Dix, cura testi, disegni e cover dell'albo (per i colori di Francesca Zamborlini).
[Attenzione: potrebbe contenere alcuni blandi spoiler, ma comunque non roviniamo la lettura a nessuno!]
Tra atmosfere oniriche e momenti surreali degni dei migliori episodi di Napoleone, ne Il male infinito Ambrosini porta avanti la sua narrazione personale, autentica, che richiede uno sforzo al lettore per evitare di cercare soluzioni immediate ai quesiti proposti e di non interpretare tutti gli avvenimenti in maniera esclusivamente razionale: ai fatti reali fanno sovente da contraltare le componenti metafisiche e filosofiche, dubbi atavici e misteri irrisolti (spesso espressi dalla voce fuori campo).
L'autore prosegue qui nel suo percorso attraverso i concetti e l'iconografia sacra, mescolata ad aspetti profani come i misteri terreni e il male tangibile. Un percorso che si ricollega a una delle sue ultime incursioni nel mondo dylaniato, ovvero Lacrime di pietra (Dylan Dog #350), altra storia da lui scritta e disegnata e pubblicata a colori, nella quale aveva approfondito il rapporto con l’ignoto e con la fede.
Qui riprende l'episodio biblico di Noè e del Diluvio universale, arrivando a inserire il nostro Dylan in uno dei momenti cardine della costruzione dell'Arca. E se un indagatore dell'incubo dichiaratamente ateo incontra uno dei personaggi più noti ed emblematici della Sacra Bibbia possono venire fuori solo riflessioni da custodire gelosamente.
Il legame con gli animali, che già è aspetto fondante nella storia di Noè, fa poi da collante con il racconto di una giovane dottoressa che ha un rapporto particolare con gli animali, dei quali riesce a percepire la coscienza.
Ambrosini si sposta nel tempo, tra i piani di realtà, tra le diverse suggestioni e ambientazioni con la sua solita disinvoltura. Prende per mano il lettore e lo conduce in un quadro tetro e colmo di suggestioni noir dove la fanno da padrona il germe del dubbio, i limiti della coscienza umana e le domande sulla natura del male. A volte ci sono voli pindarici, collegamenti non immediati e piroette narrative, ma a parere del sottoscritto è un'altra delle sue storie che vale la pena leggere per via della profondità intrinseca delle considerazioni che avanza e per lo spaccato umano (e in certi casi, purtroppo, disumano) che propone.
Le tavole di Ambrosini sono, come è nel suo stile, impalpabili, a tratti eteree e indefinite, spesso tese a uscire fuori dagli schemi in più di un senso. Un buon lavoro viene realizzato anche dalla colorista, Francesca Zamborlini, che impreziosisce le pagine con scelte efficaci e non troppo invadenti (sebbene la resa su carta in alcune scene, soprattutto nel finale, sia un po' troppo tendente allo scuro fino a mascherare e coprire in parte il tratto di Ambrosini).
In chiusura una breve riflessione generale. Come noto, la "nuova vita" editoriale di Dylan Dog sotto la cura di Roberto Recchioni aveva esordito con un albo scritto e disegnato da Carlo Ambrosini (Una nuova vita, Dylan Dog #325, circa un anno prima del vero e proprio inizio con Spazio Profondo). A pochi giorni dall'esordio dell'annunciato "ciclo della meteora", che si appresta a spazzare via alcune delle consuetudini regolari della testata, ci sembra indicativo che si sia ricorsi nuovamente, sebbene in un albo "extra" come il Color Fest, allo stesso Ambrosini: un'interessante chiusura del cerchio, in attesa di ciò che verrà.
Dylan Dog Color Fest #27: "Il male infinito"
Data: Novembre 2018
Editore: Sergio Bonelli Editore
Soggetto, sceneggiatura, disegni e copertina: Carlo Ambrosini
Colori: Francesca Zamborlini
Tutte le immagini : © 2018 Sergio Bonelli Editore.
"Siamo come pachidermi in una cristalleria...
Quello che ci lasciamo dietro sono soltanto rovine!"
Rovine esistenziali e scampoli di coscienza si mescolano a incubi mistici e indagini nell'inconscio nel nuovo Dylan Dog Color Fest, che vede un ritorno tanto atteso in cabina di regia: Carlo Ambrosini. L'autore di tanti splendidi episodi dylaniati, ma anche creatore serie indimenticabili come Napoleone e Jan Dix, cura testi, disegni e cover dell'albo (per i colori di Francesca Zamborlini).
[Attenzione: potrebbe contenere alcuni blandi spoiler, ma comunque non roviniamo la lettura a nessuno!]
Tra atmosfere oniriche e momenti surreali degni dei migliori episodi di Napoleone, ne Il male infinito Ambrosini porta avanti la sua narrazione personale, autentica, che richiede uno sforzo al lettore per evitare di cercare soluzioni immediate ai quesiti proposti e di non interpretare tutti gli avvenimenti in maniera esclusivamente razionale: ai fatti reali fanno sovente da contraltare le componenti metafisiche e filosofiche, dubbi atavici e misteri irrisolti (spesso espressi dalla voce fuori campo).
L'autore prosegue qui nel suo percorso attraverso i concetti e l'iconografia sacra, mescolata ad aspetti profani come i misteri terreni e il male tangibile. Un percorso che si ricollega a una delle sue ultime incursioni nel mondo dylaniato, ovvero Lacrime di pietra (Dylan Dog #350), altra storia da lui scritta e disegnata e pubblicata a colori, nella quale aveva approfondito il rapporto con l’ignoto e con la fede.
Qui riprende l'episodio biblico di Noè e del Diluvio universale, arrivando a inserire il nostro Dylan in uno dei momenti cardine della costruzione dell'Arca. E se un indagatore dell'incubo dichiaratamente ateo incontra uno dei personaggi più noti ed emblematici della Sacra Bibbia possono venire fuori solo riflessioni da custodire gelosamente.
Il legame con gli animali, che già è aspetto fondante nella storia di Noè, fa poi da collante con il racconto di una giovane dottoressa che ha un rapporto particolare con gli animali, dei quali riesce a percepire la coscienza.
Ambrosini si sposta nel tempo, tra i piani di realtà, tra le diverse suggestioni e ambientazioni con la sua solita disinvoltura. Prende per mano il lettore e lo conduce in un quadro tetro e colmo di suggestioni noir dove la fanno da padrona il germe del dubbio, i limiti della coscienza umana e le domande sulla natura del male. A volte ci sono voli pindarici, collegamenti non immediati e piroette narrative, ma a parere del sottoscritto è un'altra delle sue storie che vale la pena leggere per via della profondità intrinseca delle considerazioni che avanza e per lo spaccato umano (e in certi casi, purtroppo, disumano) che propone.
Le tavole di Ambrosini sono, come è nel suo stile, impalpabili, a tratti eteree e indefinite, spesso tese a uscire fuori dagli schemi in più di un senso. Un buon lavoro viene realizzato anche dalla colorista, Francesca Zamborlini, che impreziosisce le pagine con scelte efficaci e non troppo invadenti (sebbene la resa su carta in alcune scene, soprattutto nel finale, sia un po' troppo tendente allo scuro fino a mascherare e coprire in parte il tratto di Ambrosini).
In chiusura una breve riflessione generale. Come noto, la "nuova vita" editoriale di Dylan Dog sotto la cura di Roberto Recchioni aveva esordito con un albo scritto e disegnato da Carlo Ambrosini (Una nuova vita, Dylan Dog #325, circa un anno prima del vero e proprio inizio con Spazio Profondo). A pochi giorni dall'esordio dell'annunciato "ciclo della meteora", che si appresta a spazzare via alcune delle consuetudini regolari della testata, ci sembra indicativo che si sia ricorsi nuovamente, sebbene in un albo "extra" come il Color Fest, allo stesso Ambrosini: un'interessante chiusura del cerchio, in attesa di ciò che verrà.
Il Sommo
Dylan Dog Color Fest #27: "Il male infinito"
Data: Novembre 2018
Editore: Sergio Bonelli Editore
Soggetto, sceneggiatura, disegni e copertina: Carlo Ambrosini
Colori: Francesca Zamborlini
Tutte le immagini : © 2018 Sergio Bonelli Editore.