Letture Audaci #15

Dylan Dog #384, 4Hoods #6, Amazing Spider-Man #705 



Torna la rubrica delle Letture Audaci, brevi pareri su fumetti di recente uscita. In questa puntata settembrina parleremo dell'episodio di Dylan Dog realizzato da Gigi Simeoni e Sergio Gerasi in cui l'Indagatore dell'incubo è costretto a disfarsi del suo maggiolone, dell'ultimo numero dell'edizione da edicola di 4Hoods della linea Young Bonelli, ad opera di Federico Rossi Edrighi, Riccardo Torti, Roberto Gatto, Michele Monteleone e Antonio Zeoli, e di Amazing Spider-Man #705 (Panini Comics), albo speciale non solo per la cover di Marco Checchetto.
Buone letture!



La macchina che non voleva morire - Dylan Dog #384 di Gigi Simeoni e Sergio Gerasi (SBE)

Tra le tante disparate peripezie che hanno coinvolto (e spesso sconvolto) l'Inquilino di Craven Road nel corso degli anni, una delle costanti è stata l'immancabile presenza di un certo maggiolone bianco con la capote nera, veicolo sgangherato ma irreversibilmente impresso nella memoria dei fan dylaniati.
Ne La macchina che non voleva morire Gigi Simeoni mette in discussione questo aspetto, come del resto è avvenuto negli ultimi anni per molti degli elementi costitutivi della serie e della caratterizzazione dei personaggi (come dimenticare ...e cenere tornerai - Dylan Dog #346 di Paola Barbato & i Cestaro Bros, uno degli albi più significativi del nuovo ciclo dylaniato in cui il nostro veniva sfrattato e condotto in un'odissea emotiva ed esistenziale implacabile?). Ecco dunque giungere il momento di disfarsi dell'amata macchina, che non ha superato la revisione e le cui emissioni nocive superano ormai i livelli di guardia.


Alcune settimane fa, Simeoni aveva rivelato che il titolo di lavorazione della storia era Ruote, “dato che è una storia circolare, che gira come una ruota, che parte da un problema del Maggiolino e torna allo stesso punto”, come si può notare dal richiamo all'elemento di circolarità fornito dalle tre immagini con cui si apre l'episodio (la luna, una ruota, un contachilometri).
Tra inevitabili citazionismi a libri e film (da Christine la macchina infernale - “archetipo di tutte le macchine demoniache” secondo il curatore Roberto Recchioni, locandina citata visivamente già nella copertina di Gigi Cavenago - a Herbie il Maggiolino tutto matto, da Duel ai film di Quentin Tarantino) la storia si rivela tutto sommato piacevole, con dialoghi non banali, e si lascia leggere senza pretese ma senza deludere, impreziosita dai disegni di Sergio Gerasi. Quest'ultimo, va notato, in realtà ha realizzato l'episodio prima degli ultimi numeri di Mercurio Loi a sua firma (nonché dello Speciale Dylan Dog dello scorso anno, su testi di Alessandro Bilotta, e di concludere Un romatico a Milano, la sua opera come autore completo pubblicata da Bao nel marzo di quest'anno). Tale osservazione rende ragione della maggior convenzionalità del suo stile in queste pagine, con chine più spesse e un tratto alquanto riconoscibile, abbastanza lontano dall'impalpabile e sperimentale evoluzione più recente. Resta in ogni caso un autore da seguire con stima, capace di rendere visivamente comprensibili le scene anche senza leggere i dialoghi (si vedano le splendide vignette mute e alternate a pag. 29, ad esempio) e di lavorare con cura certosina anche sui più piccoli dettagli.



Il canto delle dune - 4 Hoods #6 di Federico Rossi Edrighi, Riccardo Torti, Roberto Gatto, Michele Monteleone e Antonio Zeoli (SBE)

Non finisce qui. O almeno, questa è l'idea che rimane in testa una volta terminata la lettura di questo sesto numero di 4Hoods (che conclude la versione da edicola, come espresso alcune settimane fa qui, prima dell'annunciato ritorno in libreria e fumetteria).
La sensazione/speranza nasce sia perché la vicenda principale non si risolve nelle pagine dell'episodio principale realizzato da Federico Rossi Edrighi e Riccardo Torti (con i colori di Roberto Gatto), lasciando aperta la strada a una prosecuzione e conclusione della trama, ma anche perché in queste storie è facile intravedere un potenziale ancora lungi dall'essere stato pienamente esplorato nei sei mesi di pubblicazioni. Sebbene qui si scoprano dettagli inediti sul passato di Viola e Barba, molto rimane ancora da raccontare...
Come dicevamo a proposito del primo numero, 4Hoods ha rappresentato un discreto prodotto di intrattenimento, che partiva da uno spunto semplice ma buono e ha presentato disegni azzeccati (in alcuni casi molto interessanti e persino sperimentali) che mescolano personaggi stilizzati a sfondi pittorici dettagliati. Una scommessa interessante e non semplice, che purtroppo non è stata baciata dal successo sperato. Forse non era una testata adatta all'attuale panorama fumettistico delle edicole, forse non è stata pubblicizzata in maniera pienamente congrua, o forse il target di riferimento non ha recepito questa proposta come allettante. Non è semplice affermarlo con chiarezza.
Comunque sia, leggere l'ultimo numero di una serie neonata ha un sapore amaro, a maggior ragione se ti ha dato modo proprio nelle pagine finali di scoprire Antonio Zeoli, artista che già collabora come illustratore per numerose testate e case editrici e che qui dimostra notevole talento.
Non ci resta che concludere con un brindisi "all'avventura!".




Amazing Spider-Man #705 di Dan Slott, Stuart Immonen, Brian M. Bendis, Nico Leon, Hannah Blumenreich, Peter David e AA.VV. (Panini Comics)

Un albo "speciale" perché impreziosito da tante piccole gemme.
La copertina, ad opera di Marco Checchetto, è stata commissionata dalla Sony IE, Panini Comics e Marvel Games in occasione dell'uscita del videogame per PS4 Spider-Man e mostra il costume utilizzato dall'Uomo Ragno nel gioco (quello con il grosso ragno bianco sul petto): è la prima cover al mondo a farlo.
L'ultimo volteggio - parte 1, l'inizio dell'ultima storia scritta da Dan Slott come autore della serie, è un episodio molto interessante, strutturato bene e che riporta in scena dei personaggi chiave che negli ultimi tempi erano rimasti nell'ombra, tra tutti Norman - Goblin - Osborn. La storia è un gioiellino perché, oltre ad essere ben scritta, è magistralmente illustrata da Stuart Immonen col fondamentale supporto ai colori di Marte Gracia.
Tanto abbaiare per nulla è la vera sorpresa dell'albo, una storia autoconclusiva ambientata nel periodo adolescenziale del nostro amichevole Peter. La bellezza di queste pagine, oltre che nei disegni splendidi di  Hannah Blumenreich (che bella è l'espressione triste di Peter quando vengono a prendere Sandwich?), sta nella spensieratezza con la quale viene narrata, un approccio scevro da anni ed anni di paletti sul personaggio, scaturito proprio dalla poca conoscenza delle vecchie storie ragnesche da parte dell'autrice (che però gli ha dedicato una fanzine sul suo blog). Nonostante lo stile e l'approccio apparentemente easy alla storia, riconosciamo gli elementi forti del ragazzetto-ragno e di sua zia May.
Nel mezzo ci sono il Miles Morales di Brian M. Bendis (che è pur sempre Bendis, con il suo stile riconoscibile nello scrivere i dialoghi) e Nico Leon (autore dallo stile "pichelliano") e, purtroppo per l'albo, Ben Reilly: Scarlet Spider, che citiamo per dovere di cronaca, insieme a due pagine di vignette su zia May che... no vabè.



Il sommo audace & Fosco

Arrivederci alla prossima puntata!

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