Marcos Martin e Muntsa Vicente - Lavorare per emozioni, non per fisicità
Un'unione di folklore europeo e statunitense caratterizza Friday, una delle ultime fatiche del team creativo spagnolo, un mistero avvincente le cui radici si dividono fra USA ed Europa
Nella sempre sfaccettata cornice del Lucca Comics & Games 2025 abbiamo avuto un bel dialogo con Marcos Martín e Muntsa Vicente, artista e colorista rispettivamente di Friday, fumetto edito da Panel Syndacate oltreoceano e da Saldapress nel nostro paese.
Nella sempre sfaccettata cornice del Lucca Comics & Games 2025 abbiamo avuto un bel dialogo con Marcos Martín e Muntsa Vicente, artista e colorista rispettivamente di Friday, fumetto edito da Panel Syndacate oltreoceano e da Saldapress nel nostro paese.
La coppia di autori, peraltro coppia anche nella vita, ci ha raccontato il processo che li ha portati a raccontare una storia con i piedi ben piantati in due tipi di folklore molto diversi l'uno dall'altro, le loro influenze, passando anche a come si riesca ad essere coloristi quando il colore principale è il bianco.
Sì sì, lo so (ride). Però la domanda resta, come sei riuscita a dare colore, nell'assenza di colore?
Muntsa: Be', ho una notizia per te: il colore è ovunque. Anche quando tutto è nero. Quindi mi sono mossa sulle sfumature, sia nelle scene notturne sia in quelle diurne. Per me è stato molto bello giocare su questo elemento. Di notte potevo sfruttare i blu, i viola, cercando comunque di catturare l'atmosfera della scena. Alla fine ho giocato molto di più sugli aspetti emotivi della scena che su quelli fisici. Perché appunto nevicava sempre, era sempre buio, quindi ho usato gli elementi naturali come la foresta, che per me è un personaggio vero e proprio, per far parlare la scena, usando i blu e dei verdi particolari. Mi sono anche divertita coi riflessi: gli occhiali di Friday hanno un colore diverso a seconda di come si sente.
Diciamo che ho usato la luce come strumento emozionale, perché credo sia un fumetto ricco di emozioni.
A volte compri i fumetti solo per riempire dei posti nella libreria e dire “Uh! Questo qui ci sta benissimo”.
Marcos: (ride)
Muntsa: (ride)
Tornando a Friday, Ed Brubaker è famoso per i suoi dialoghi, e il suo approccio più “sporco” alla vita di tutti i giorni. Muntsa, hai letto anche tu prima la sceneggiatura, o ti sei approcciata direttamente alle tavole già disegnate? L'hai trovata una sceneggiatura stringente o ti lasciava libertà?
Muntsa: L'ho letta, ma quando l'ho letta Marcos aveva già iniziato a disegnare, quindi mi sono subito persa nel mondo del disegno. Ma era comunque una sceneggiatura molto aperta.
Marcos: Sì, alla fine ci ho lavorato come lavoro con tutti gli sceneggiatori, sia che lavorino con sceneggiatura completa sia col metodo Marvel (che è solo la trama di base e i dialoghi vengono aggiunti in seguito): questa è la storia che ho e cerco di capire cosa lo scrittore stia cercando di raccontare e da lì il mio lavoro è farne un fumetto. Possiamo dire che nessuna sceneggiatura mi “costringe” perché so che posso cambiarla un po' per far sì che la storia funzioni. I dialoghi non li cambio mai, ma tutto il resto sì; magari cambio delle inquadrature, delle vignette.
Ma no anzi, sei perfettamente complementare alla sua visione. Ho una domanda però: torni mai indietro ad alcune decisioni sul colore di qualche pagina?
Muntsa: Non penso. Di solito lavoriamo scena per scena, quindi ho una visione chiara di cosa succede nel momento, e forse raramente cambio qualcosa, ma sempre piccoli dettagli.
Lavorando però... diciamo per atmosfera, magari una scena dura cinque pagine...
Marcos: Sai cosa, a volte capita che ci siano delle pagine che non sappiamo come approcciare a livello di colorazione. E allora aspettiamo un attimo, andiamo avanti con un'altra scena.
N.B. L'intervista è stata condotta in inglese, quindi ci perdonerete se qualche sfumatura del discorso si perderà in traduzione.
Eccoci qua con Marcos Martin e Muntsa Vicente. Siamo qui per parlare di Friday. Iniziamo con una domanda per Marcos: hai cominciato a lavorare per le pubblicazioni supereroistiche americane tradotte in Spagna, disegnando copertine per la casa editrice Forum. Hai già raccontato che questa passione per i fumetti è nata proprio dai vecchi albi americani che ti passava tua sorella, che ti avevano affascinato. Oltre a questi, e a Quino, quali sono le tue influenze artistiche?
Muntsa: (ride)
Marcos: (ride) Dunque, a Barcellona eravamo abbastanza fortunati da avere una grande selezione di fumetti da tutto il mondo. Io ero appunto appassionato da quelli americani, che sono la mia influenza principale, di base sono sempre stato attratto dalla Marvel Comics. Ma anche Asterix mi piaceva moltissimo mentre crescevo, anche TinTin, leggevo appunto Mafalda di Quino, che in effetti è una delle influenze che più mi ha accompagnato. Inoltre anche i fumetti di Topolino, se vedi come disegno i guanti quelli sono i guanti Disney, li ho usati anche quando disegnavo Batgirl ad esempio. Sì, direi che Topolino è stata un'altra grande influenza artistica. Diciamo poi che tutti questi fumetti, e anche qualche albo spagnolo come Mortadelo Y Filemon, ma non troppo. Andavano molto di moda in Spagna ma a me non interessavano particolarmente. Quindi in pratica tutto nasce da un mix di fumetto americano, francese e un po' di tutto il resto.
Ok, grazie mille, parliamo un po' di Friday adesso. Un fumetto che possiamo dire essere un po' “Nancy Drew che incontra X-Files”, un mix di cultura pop americana e di folklore europeo. Il fumetto inizia come uno di quei vecchi romanzi per ragazzi come Encyclopedia Brown e i suoi epigoni. Conoscevi questo filone narrativo o ti sei lasciato un po' trasportare dalla sceneggiatura di Ed Brubaker?
Marcos: Non li conoscevo, nel senso che non ho mai letto i libri che hanno ispirato Friday, neanche da ragazzo. Ma li conosco di fama, conosco l'atmosfera che cercano di creare, diciamo che capisco di che cosa parlano e che atmosfera vogliono creare, i sentimenti che vogliono risvegliare. Quindi ho provato per così dire a riproporli in Friday, anche se appunto non sono un esperto del genere
Muntsa: Sì, noi in Spagna abbiamo i... non so come si chiamino in inglese... I cinque...
La Banda dei cinque? (The Famous Five in originale)
Muntsa: Ecco, noi avevamo quello. Detto questo, credo che Ed sia riuscito a creare una sorta di mood universale, e quindi anche se non conosci il materiale originale, per così dire, sai di per certo di cosa si stia parlando. Si crea un'atmosfera che risveglia comunque dei sentimenti universali. E credo sia per questo che funziona così bene.
Marcos: Alla fine ci arrivi. Perchè anche se non hai letto i libri, hai visto Scooby-Doo, che è la stessa idea di base.
Marcos: (ride) Dunque, a Barcellona eravamo abbastanza fortunati da avere una grande selezione di fumetti da tutto il mondo. Io ero appunto appassionato da quelli americani, che sono la mia influenza principale, di base sono sempre stato attratto dalla Marvel Comics. Ma anche Asterix mi piaceva moltissimo mentre crescevo, anche TinTin, leggevo appunto Mafalda di Quino, che in effetti è una delle influenze che più mi ha accompagnato. Inoltre anche i fumetti di Topolino, se vedi come disegno i guanti quelli sono i guanti Disney, li ho usati anche quando disegnavo Batgirl ad esempio. Sì, direi che Topolino è stata un'altra grande influenza artistica. Diciamo poi che tutti questi fumetti, e anche qualche albo spagnolo come Mortadelo Y Filemon, ma non troppo. Andavano molto di moda in Spagna ma a me non interessavano particolarmente. Quindi in pratica tutto nasce da un mix di fumetto americano, francese e un po' di tutto il resto.
Ok, grazie mille, parliamo un po' di Friday adesso. Un fumetto che possiamo dire essere un po' “Nancy Drew che incontra X-Files”, un mix di cultura pop americana e di folklore europeo. Il fumetto inizia come uno di quei vecchi romanzi per ragazzi come Encyclopedia Brown e i suoi epigoni. Conoscevi questo filone narrativo o ti sei lasciato un po' trasportare dalla sceneggiatura di Ed Brubaker?
Marcos: Non li conoscevo, nel senso che non ho mai letto i libri che hanno ispirato Friday, neanche da ragazzo. Ma li conosco di fama, conosco l'atmosfera che cercano di creare, diciamo che capisco di che cosa parlano e che atmosfera vogliono creare, i sentimenti che vogliono risvegliare. Quindi ho provato per così dire a riproporli in Friday, anche se appunto non sono un esperto del genere
Muntsa: Sì, noi in Spagna abbiamo i... non so come si chiamino in inglese... I cinque...
La Banda dei cinque? (The Famous Five in originale)
Muntsa: Ecco, noi avevamo quello. Detto questo, credo che Ed sia riuscito a creare una sorta di mood universale, e quindi anche se non conosci il materiale originale, per così dire, sai di per certo di cosa si stia parlando. Si crea un'atmosfera che risveglia comunque dei sentimenti universali. E credo sia per questo che funziona così bene.
Marcos: Alla fine ci arrivi. Perchè anche se non hai letto i libri, hai visto Scooby-Doo, che è la stessa idea di base.
Muntsa: (ride)
Marcos:Appunto quando Ed mi ha spedito il pitch della serie, ho pensato “Questo è lo Scooby-Doo in versione Ed Brubaker”.
Muntsa: Magari con un tocco più dark, ecco.
Marcos:Appunto quando Ed mi ha spedito il pitch della serie, ho pensato “Questo è lo Scooby-Doo in versione Ed Brubaker”.
Muntsa: Magari con un tocco più dark, ecco.
Certo. Mi piace molto che sia ambientato in questo mondo che appunto, è molto americano, ma c'è tutta questa mitologia europea che è un po' aliena per il pubblico statunitense. Cioè, non è proprio oscura, perché c'è un po' di Shakespeare e altre citazioni, quindi un vago ricordo lo stimola in tutti, e lo fa molto bene. Muntsa, avrei una domanda sui colori: questo è un volume che è principalmente bianco perché è ambientato in inverno...
Muntsa: (ride) Lo è veramente? Lo è veramente?
Sì sì, lo so (ride). Però la domanda resta, come sei riuscita a dare colore, nell'assenza di colore?
Muntsa: Be', ho una notizia per te: il colore è ovunque. Anche quando tutto è nero. Quindi mi sono mossa sulle sfumature, sia nelle scene notturne sia in quelle diurne. Per me è stato molto bello giocare su questo elemento. Di notte potevo sfruttare i blu, i viola, cercando comunque di catturare l'atmosfera della scena. Alla fine ho giocato molto di più sugli aspetti emotivi della scena che su quelli fisici. Perché appunto nevicava sempre, era sempre buio, quindi ho usato gli elementi naturali come la foresta, che per me è un personaggio vero e proprio, per far parlare la scena, usando i blu e dei verdi particolari. Mi sono anche divertita coi riflessi: gli occhiali di Friday hanno un colore diverso a seconda di come si sente.
Diciamo che ho usato la luce come strumento emozionale, perché credo sia un fumetto ricco di emozioni.
Fantastico. Ricordo che Mark Waid parlò della colorista della sua run di Flash, Gina Going, che per far risaltare di più i personaggi usava il rosso solo per i protagonisti e null'altro. Quindi questo tuo uso del bianco, della luce anche per l'antagonista delle serie, questo suo essere lucente ma non “Buono”, in una bella sovversione è molto interessante. Parliamo un secondo di Panel Syndacate, la vostra etichetta con formula “Paga quanto puoi” per i fumetti. Ricordo quando uscì sul mercato e io da studente universitario con pochi soldi in tasca ero stupitissimo di poter leggere praticamente gratis.
Marcos: (ride)
Dunque, dopo tutti questi anni, dopo aver messo in su la compagnia, come ti senti a vedere la tua opera digitale su carta?
Marcos: Be', il progetto nasceva per distribuire i fumetti in un modo diverso. La tecnologia ci aiutato su quel versante, anche solo per raggiungere un pubblico molto più ampio. Inoltre ci dava la possibilità di rendere i fumetti convenienti, per così dire. La formula “Paga quanto vuoi” credo abbia funzionato bene per tutti: per noi, per i lettori come te che non avevano troppi soldi per i fumetti...
E di questo vi ringrazio.
Dunque, dopo tutti questi anni, dopo aver messo in su la compagnia, come ti senti a vedere la tua opera digitale su carta?
Marcos: Be', il progetto nasceva per distribuire i fumetti in un modo diverso. La tecnologia ci aiutato su quel versante, anche solo per raggiungere un pubblico molto più ampio. Inoltre ci dava la possibilità di rendere i fumetti convenienti, per così dire. La formula “Paga quanto vuoi” credo abbia funzionato bene per tutti: per noi, per i lettori come te che non avevano troppi soldi per i fumetti...
E di questo vi ringrazio.
Marcos: Volevamo appunto raggiungere persone appassionate come te, ma anche chi magari non si sarebbe avvicinato a un fumetto se ci avessimo messo sopra un prezzo, anche basso. Abbiamo sacrificato un po', per dare alle persone una chance di leggere le nostre storie, sapendo però che se avessimo fatto bene il nostro lavoro, qualcosa di positivo ci sarebbe tornato indietro. E per fortuna ha funzionato! Stiamo ancora cercando di seguire questa idea. Vediamo però per quanto (ride) ma per ora perseveriamo.
Muntsa: Sì, ci piaceva l'idea di condividere bei fumetti. Quando Marcos ha avuto l'idea ha chiamato Brian K. Vaughan anche perché era importantissimo che se avessimo prodotto qualcosa di digitale, questo fosse veramente ben fatto. Doveva appunto essere un prodotto allo stesso livello di quelli stampati, non doveva sembrare fatto da hobbysti.
Marcos: Doveva essere estremamente ben fatto, perché gran parte dei fumetti online all'epoca, anche quelli fatti da professionisti, erano o esperimenti o pubblicati via internet perché non si era trovato un editore che li potesse stampare, oppure come una sorta di trailer: “Ecco, ve lo pubblico qui, ma poi il resto me lo stamperà in seguito l'editore X”. Io in realtà non volevo fosse così, perché il lettore lo percepisce e non si sente coinvolto. All'inizio infatti non volevamo proprio metterli su carta, ma abbiamo cambiato idea.
Be', siamo un po' feticisti del cartaceo.
Muntsa: Ce ne siamo accorti (ride).
Be', siamo un po' feticisti del cartaceo.
Muntsa: Ce ne siamo accorti (ride).
A volte compri i fumetti solo per riempire dei posti nella libreria e dire “Uh! Questo qui ci sta benissimo”.
Marcos: (ride)
Muntsa: (ride)
Tornando a Friday, Ed Brubaker è famoso per i suoi dialoghi, e il suo approccio più “sporco” alla vita di tutti i giorni. Muntsa, hai letto anche tu prima la sceneggiatura, o ti sei approcciata direttamente alle tavole già disegnate? L'hai trovata una sceneggiatura stringente o ti lasciava libertà?
Muntsa: L'ho letta, ma quando l'ho letta Marcos aveva già iniziato a disegnare, quindi mi sono subito persa nel mondo del disegno. Ma era comunque una sceneggiatura molto aperta.
Marcos: Sì, alla fine ci ho lavorato come lavoro con tutti gli sceneggiatori, sia che lavorino con sceneggiatura completa sia col metodo Marvel (che è solo la trama di base e i dialoghi vengono aggiunti in seguito): questa è la storia che ho e cerco di capire cosa lo scrittore stia cercando di raccontare e da lì il mio lavoro è farne un fumetto. Possiamo dire che nessuna sceneggiatura mi “costringe” perché so che posso cambiarla un po' per far sì che la storia funzioni. I dialoghi non li cambio mai, ma tutto il resto sì; magari cambio delle inquadrature, delle vignette.
Muntsa: A volte aggiungi delle pagine.
Marcos: Sì, aggiungo delle pagine, a volte le tolgo pure. Faccio tutto quello che secondo me serve alla storia e rende al meglio la visione dello sceneggiatore.
Muntsa: E il mio lavoro è non rovinare il suo lavoro! (ride).
Ma no anzi, sei perfettamente complementare alla sua visione. Ho una domanda però: torni mai indietro ad alcune decisioni sul colore di qualche pagina?
Muntsa: Non penso. Di solito lavoriamo scena per scena, quindi ho una visione chiara di cosa succede nel momento, e forse raramente cambio qualcosa, ma sempre piccoli dettagli.
Lavorando però... diciamo per atmosfera, magari una scena dura cinque pagine...
Marcos: Sai cosa, a volte capita che ci siano delle pagine che non sappiamo come approcciare a livello di colorazione. E allora aspettiamo un attimo, andiamo avanti con un'altra scena.
Muntsa: Sì, capiamo come le parti “mancanti” si inseriscano nel resto
Marcos: Magari quindi sì, si torna indietro ma per qualche ritocco ecco.
Sì, ecco io credo che i coloristi siano dei professionisti mai troppo elogiati. Loro e chi fa il lettering ecco. Io di mio già non vedo benissimo, quindi chiunque mi aiuti a leggere è un eroe.
Marcos: (ride)
Muntsa: (ride)
Comunque sì, mi piace moltissimo come riesci a far quasi uscire le matite dalla pagina col colore, e siccome lavorate assieme molto da vicino, volevo chiedervi come funzionava il vostro processo creativo.
Marcos: Guarda, è molto organico.
Muntsa: Sì, parliamo molto prima di iniziare, a volte non sono sicura quali siano le sue idee sul colore. Ad esempio in Friday avrebbe voluto dipingere le tavole con Photoshop.
Marcos: Volevo usare una palette ridotta.
Muntsa: E delle sfumature particolari per catturare il mood degli anni 70, quindi non ero sicura di come muovermi. All'inizio era un progetto con tinte piatte e pochi colori, e non ero sulla giusta lunghezza d'onda. Quando poi ho capito meglio la sua idea, mi sono detta “Ok, questo va bene, questo è perfetto”.
Marcos: Magari quindi sì, si torna indietro ma per qualche ritocco ecco.
Sì, ecco io credo che i coloristi siano dei professionisti mai troppo elogiati. Loro e chi fa il lettering ecco. Io di mio già non vedo benissimo, quindi chiunque mi aiuti a leggere è un eroe.
Marcos: (ride)
Muntsa: (ride)
Comunque sì, mi piace moltissimo come riesci a far quasi uscire le matite dalla pagina col colore, e siccome lavorate assieme molto da vicino, volevo chiedervi come funzionava il vostro processo creativo.
Marcos: Guarda, è molto organico.
Muntsa: Sì, parliamo molto prima di iniziare, a volte non sono sicura quali siano le sue idee sul colore. Ad esempio in Friday avrebbe voluto dipingere le tavole con Photoshop.
Marcos: Volevo usare una palette ridotta.
Muntsa: E delle sfumature particolari per catturare il mood degli anni 70, quindi non ero sicura di come muovermi. All'inizio era un progetto con tinte piatte e pochi colori, e non ero sulla giusta lunghezza d'onda. Quando poi ho capito meglio la sua idea, mi sono detta “Ok, questo va bene, questo è perfetto”.
La parte più difficile è sempre l'inizio del lavoro.
Marcos: Sì.
Muntsa: Quando poi abbiamo iniziato, è tutto più organico e fila tutto liscio.
Marcos: A inizio lavori si sente il divorzio sulle spalle... ma siccome stiamo ancora assieme vuol dire che ce la facciamo a portare il lavoro a termine.
Meno male! Finiamo con una domanda un po' semplice. Questo è un fumetto dal finale aperto. Vorreste vedere un sequel? Sì, no, è un progetto finito andiamo a vedere il prossimo...?
Marcos: Temo sia una progetto finito.
Muntsa: A noi piacerebbe continuarlo.
Marcos: La palla sta nel campo di Ed. All'inizio del progetto pensavamo potesse continuare, ma per come è proseguita, ho la sensazione che il fumetto sia concluso per davvero.
Grazie mille per il vostro tempo, è stato molto bello. Grazie della pazienza!
Muntsa: Quando poi abbiamo iniziato, è tutto più organico e fila tutto liscio.
Marcos: A inizio lavori si sente il divorzio sulle spalle... ma siccome stiamo ancora assieme vuol dire che ce la facciamo a portare il lavoro a termine.
Meno male! Finiamo con una domanda un po' semplice. Questo è un fumetto dal finale aperto. Vorreste vedere un sequel? Sì, no, è un progetto finito andiamo a vedere il prossimo...?
Marcos: Temo sia una progetto finito.
Muntsa: A noi piacerebbe continuarlo.
Marcos: La palla sta nel campo di Ed. All'inizio del progetto pensavamo potesse continuare, ma per come è proseguita, ho la sensazione che il fumetto sia concluso per davvero.
Grazie mille per il vostro tempo, è stato molto bello. Grazie della pazienza!
Marcos: Grazie a voi.
Muntsa: Grazie.
Intervista e traduzione a cura di Giovanni Campodonico, realizzata durante Lucca Comics & Games 2025.
Marcos Martin
Appassionato di fumetti fin dalla tenera eta, dopo aver pensato di diventare sceneggiatore, Marcos Martin penserà che fosse più facile entrare nell'industria come illustratore. Dopo una laurea in pittura presso l'università di Madrid, Martin lavorerà prima nella natia Spagna come copertinista, per poi nel 1997 iniziare una carriera in America che lo porterà a lavorare con Dc Comics, Marvel, e molte alte case editrici, lavorando a serie come Daredevil (con Mark Waid, assieme a quale vincerà un Eisner Award), Robin, Batgirl e Spider-Man.
Nel 2015, fonda Panel Syndacate, casa editrice di fumetti digitali famosa per la sua formula dove ogni fumetto può essere comprato ad offerta libera assieme a Brian K. Vaughn, grazie alla quale vincerà il suo secondo Eisner, e un Harvey Award per il fumetto The private Eye.
Nel 2021 vince il suo terzo Eisner per Friday (assieme ad Ed Brubaker e Muntsa Vicente).
Appassionato di fumetti fin dalla tenera eta, dopo aver pensato di diventare sceneggiatore, Marcos Martin penserà che fosse più facile entrare nell'industria come illustratore. Dopo una laurea in pittura presso l'università di Madrid, Martin lavorerà prima nella natia Spagna come copertinista, per poi nel 1997 iniziare una carriera in America che lo porterà a lavorare con Dc Comics, Marvel, e molte alte case editrici, lavorando a serie come Daredevil (con Mark Waid, assieme a quale vincerà un Eisner Award), Robin, Batgirl e Spider-Man.
Nel 2015, fonda Panel Syndacate, casa editrice di fumetti digitali famosa per la sua formula dove ogni fumetto può essere comprato ad offerta libera assieme a Brian K. Vaughn, grazie alla quale vincerà il suo secondo Eisner, e un Harvey Award per il fumetto The private Eye.
Nel 2021 vince il suo terzo Eisner per Friday (assieme ad Ed Brubaker e Muntsa Vicente).
Muntsa Vicente
Da sempre appassionata di pittura, Muntsa Vicente si laurea in belle arti presso l'univerità di Barcellona, e continua i suoi studi alla Scuola d'arte di Glasgow.
Dopo aver lavorato come pittrice per molti anni, trova un grande amore nell'illustrazione, che la porta a collaborare con numerose riviste come Elle, Clara, Ragazza, e a dare vita a numerosi libri per l'infanzia.
Dal 2015, colora tutte le opere di Marcos Martin pubblicate da Panel Syndacate, e collabora anche con Marvel e Dc Comics.
Ha vinto l'Eisner Award per i fumetti The Private Eye e Friday.
Da sempre appassionata di pittura, Muntsa Vicente si laurea in belle arti presso l'univerità di Barcellona, e continua i suoi studi alla Scuola d'arte di Glasgow.
Dopo aver lavorato come pittrice per molti anni, trova un grande amore nell'illustrazione, che la porta a collaborare con numerose riviste come Elle, Clara, Ragazza, e a dare vita a numerosi libri per l'infanzia.
Dal 2015, colora tutte le opere di Marcos Martin pubblicate da Panel Syndacate, e collabora anche con Marvel e Dc Comics.
Ha vinto l'Eisner Award per i fumetti The Private Eye e Friday.










