Letture seriali: Le Case del Male

Il "Satanic Panic" secondo Ed Brubaker e Sean Phillips

Esterno, notte.

La voce fuori campo della protagonista parla di incubi, di simboli sulle pareti di una grotta, di salmodianti nudi, di una sagoma che si agita tra le ombre. Sagoma il cui apparire di solito la fa svegliare dal sogno e le ricorda che nulla di tutto quello è mai accaduto.

La vediamo al volante della sua auto, sta fumando una sigaretta e lo sguardo è assorto, sinché non imbocca il vialetto che conduce all'ingresso di un "Cabin Rental" sulle rive di un lago di cui non riusciamo a distinguere il nome dal cartello. Il tempo di scambiare due chiacchiere cordiali con il gestore e prendere le chiavi, che la ritroviamo di fronte alla baita, tutto sommato soddisfatta della sistemazione. A quel punto, il primo colpo di scena.

Dentro il bagagliaio, la donna nasconde una ragazza, imbavagliata e legata...

Ok ok, posso vedere da sopra la pagina i vostri sguardi accigliati.

Che sarebbe questa? La sceneggiatura di un film?

No, non lo è, ma potrebbe. D'altronde siamo su Letture Seriali e Le Case del Male, l'ultima fatica di Ed Brubaker e Sean Phillips, edita dal sempre valente team di Saldapress, sarebbe davvero perfetta per una trasposizione, come d'altronde altre opere precedenti del duo artistico più amato da chi gestisce questa umile rubrica su Gli Audaci, ovvero il sottoscritto.

Poteva così mancare questa recensione, questo nuovo appuntamento con due autori di cui vi parlo sempre volentieri, ancor più se l'argomento è non solo noir, ma anche venato di horror, e non un horror qualsiasi, ma quello che fa rima con sette sataniche e fine del mondo? E non sette sataniche qualsiasi, ma quelle del "Satanic Panic" Anni '80?

La risposta è ovvia, ma la vostra prossima domanda lo è altrettanto: il "Satanic Panic" è uno dei più famosi fenomeni di isteria collettiva sviluppatisi al tempo, partendo dal controverso libro Michelle Remembers (citato anche nel fumetto), scritto a quattro mani dallo psichiatra canadese Lawrence Pazder e dalla sua paziente (e futura moglie) Michelle Smith, che utilizzava la controversa e ormai screditata pratica della RMT (Recovered-Memory Therapy) per teorizzare con forza che la donna aveva subito abusi durante rituali satanici.

Screditata appunto, ma non abbastanza in fretta, al punto da fare danni in un'intera generazione, quella della protagonista, e che Brubaker ricorda sicuramente molto bene, a quanto pare.

Già, la protagonista della nostra storia, Natalie Burns: lei non solo ricorda bene quel periodo, ma ne è stata parte in causa, per minima - e fittizia - parte.

Oggi fa l'investigatrice privata, quella ragazzina nel bagagliaio era il suo ultimo "caso": un incarico ricevuto dai genitori per ritrovarla e riportarla a casa, dopo che si era unita ad una setta, e già questo aveva riesumato in Natalie vecchie ferite mai davvero seppellite.

Ma stavolta le cose sono diverse, stavolta deve riportare alla mente quel passato, al meglio che può, perché qualcuno sta facendo fuori i "Satanici Sei", come le svela quell'Agente FBI venuto a reclutarla per la sua indagine.

Questi "Sei" erano dei ragazzini di un locale campo estivo diurno che accusarono gli accompagnatori di averli coinvolti in oscuri e perversi riti satanici. Tra di loro, la stessa Natalie. Non era vero nulla, naturalmente, quei ricordi che loro affermavano come veri in tribunale, portando alla gogna una povera donna innocente, era impiantati da psicologi in cerca di facile fama, alimentati da genitori apprensivi e preda di paure inesistenti.

Oggi, qualcuno ha preso di mira i "Sei", rimasti al momento in tre...

Inizia qui la narrazione vera e propria, quella in cui Brubaker, con il suo solito stile asciutto e "nero", ci conduce per mano nella progressiva discesa nella follia di Natalie, perché stavolta non basteranno le canne per mandare via le brutte memorie, per levarle dalle spalle il peso di quella colpa passata, di quella parentesi così surreale e venefica della sua vita.

Abbiamo così l'indagine, con lei e l'Agente West impegnati a trovare i rimanenti bersagli del misterioso killer, mentre i fantasmi del passato la tormentano e gli indizi sembrano suggerire vie che non hanno apparente senso, i colpi di scena e di pistola si alternano e la verità sembra condurre Natalie pericolosamente vicina alla sua famiglia...

Nel mentre, scanditi come i capitoli di un romanzo non esattamente formativo, ecco dei flashback, dove Natalie, sempre voce narrante, rievoca quei terribili accadimenti, con le loro conseguenze, i loro rimorsi e tutto il domino di odio che hanno riversato sulla sua vita.

Ancora una volta, lo scrittore intinge il pennino nell'inchiostro del noir, rievocando uno ieri di genere, omaggiando col suo stile personalissimo suggestioni da cinema Anni '70/80, le sensazioni che provoca quel particolare sentire storico e popolare al contempo.

Natalie non è una Femme Fatale e questi Eighties non sono quelli di Dov'era il Corpo, eppure ancora una volta Brubaker parte da un'idea, un fatto di cronaca, un ricordo per costruirci sopra tutt'altro, per imbastire una narrazione serrata, sino alla spirale dell'atto finale, in cui ad un certo punto tutto può essere messo in discussione.

Ad essere certezza, per lo scrittore e per noi lettori, è invece sempre e comunque Sean Phillips: ormai dell'alchimia tra i due si è detto e scritto di tutto, di quanto sia forte, rodata, eccellente, con quella puntualità artistica che ci si potrebbe regolare l'orologio in fumetteria e Houses of the Unholy non sembra voler fare eccezione.

Il ritmo della tavola è sempre scandito da tre strisce, occasionalmente una splash page, ma mentre nella parte nel "presente" il disegnatore può concedersi piccole evasioni nella gestione delle vignette e i loro contorni, nei flashback la struttura e la gabbia sono sempre schematici, rigorosi, anche perché a definire al meglio quelle parentesi è il lavoro dell'altro Phillips, Jacob, ancora una volta chiamato in campo a colorare un'opera del padre.

Per il passato, evocativo nei suoi toni "infernali", a dominare è il cremisi, anzi un incrocio di arancio e ocra, e per il presente, la "solita" palette di colori molto chiari, vividi, lucenti a scandire l'atmosfera e i luoghi nei quali si muove l'indagine, che siano un cielo plumbeo o un paesaggio di montagna o ancora le strade di una cittadina di provincia.

Ma poi, man mano che si procede e i contorni della storia si fanno più impalpabili, cosi è per la tavolozza, e il riferimento cromatico finisce per giocare con l'occhio del lettore, traendolo in inganno ancor più che la trama stessa, con buona pace della sanità mentale di Natalie e nostra.

Brubaker, una volta di più, non ricerca una morale, non vuole perseguire chissà quale insegnamento, quanto piuttosto lasciar sedimentare un pensiero, pericoloso quanto ambiguo, inquietante quanto furbo: nel caso de Le Case del Male, si tratta della falsa sicurezza della famiglia, dove le quattro mura domestiche, quelle che dovrebbero farci sentire protetti, diventano sbarre di una invisibile gabbia che ci imprigiona e rovina la vita.

Quando non puoi fidarti degli adulti, la tua innocenza ne pagherà il prezzo un giorno, e non c'è nulla di più sacro dell'innocenza, tradita e rubata, di sei ragazzini senza colpa alcuna.

Del resto, è qui che il Male gioca la sua partita, nel toglierti sicurezze, nell'insozzare ciò che è prezioso e appunto sacro. D'altronde, come si dice, il Demonio opera in modi misteriosi... o era quell'altro tizio?!

Il Nerdastro 



Le Case del Male
(Titolo originale: Houses of the Unholy)

Copertina: Sean Phillips
Soggetto e sceneggiatura: Ed Brubaker
Disegni e chine: Sean Phillips
Colori: Jacob Phillips
Traduzione: Stefano Formiconi
Casa editrice: Saldapress
Data di pubblicazione: 19 Settembre 2025
Formato: Cartonato (Collana Maestro)
Prezzo: 22€

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