Trame, fili, connessioni e umanità nell'opera di ArchiviodiFerro
Compito dell'artista in alcuni casi può essere quello di sapersi mettere da parte, porre i riflettori su altro, altre persone e altre storie per far emergere qualcosa che magari esca fuori dalla propria sfera personale e dal racconto del proprio io.
È ciò che fa Federica Ferraro, alias Archiviodiferro, artista nata e cresciuta a Poggioreale e abituata a guardarsi dentro (basti pensare a Interiora, quaderno che inaugura una collana dedicata alle viscere degli artisti). In Trame - Fili nel Labirinto Federica assume il ruolo di megafono, cercando di dare voce alle storie di chi vive nel carcere, di oltrepassare quel muro che da bambina poteva immaginare solo che servisse a separarla da quelle persone, relegarle a un luogo altro, dove lei e il resto delle persone che abitano il quartiere potevano (e possono) comodamente dimenticarle, recluderle in un angolo oscuro della mente in cui diventano improvvisamente invisibili. Per poi scoprire invece (e farci scoprire), anche grazie a questo fumetto, che ricordare queste persone, dare loro la dignità umana che meritano, ha tutta l'importanza del mondo.
Quest'opera, pubblicata da Progetto Me-Ti (progetto editoriale di informazione e formazione indipendente), nasce dall'incontro tra Federica Ferraro e il Gruppo di Volontariato Carcerario dell’Ex Opg Je so’ Pazzo, che dal 2018 mette in atto un percorso di osservazione, attivazione e contrasto alla concezione punitiva e repressiva del sistema penale. In particolare si parla della loro esperienza nella Casa Circondariale "G. Salvia" di Poggioreale con il progetto intitolato appunto "Fili nel labirinto". Un mosaico fatto di incontri, di confronto, di condivisione. È per questo che l'opera non è incentrata su «detenuti, reati, carcere, barriere, gialli irrisolti» (come dicono loro nell'introduzione), ma sulle persone, sulle vite al di là delle sbarre, oltre la condizione attuale di reclusione.
È un volume tutto sommato piccolo, suddiviso in brevi capitoli, che si legge in poco tempo ma che lascia certamente il segno. I vari capitoli che compongono la storia narrano ciascuno la vita di una persona fuori dal carcere. Vite che, a un certo punto, s'intrecciano.
Per Federica Ferraro è un po' la chiusura di un cerchio (o di una trilogia personale, volendola considerare in termini fumettistici). L'autrice si era fatta conoscere infatti con E poi muori (una delle opere indie più rilevanti degli ultimi anni, pubblicata da Sputnik Press nel 2022 e candidata al Premio Nuove Strade al Comicon e al Premio Bartoli ad ARF!) e l'anno dopo ha partecipato a Confini, antologia corale che esplora confini geografici e simbolici, pubblicata da Napoli Monitor e vincitrice del Premio Nuove Strade al Comicon come Miglior Autoproduzione. In entrambi questi fumetti le storie orbitano nel contesto napoletano, da lei interiorizzato e messo su carta solo dopo essersene allontanata trasferendosi altrove, un po' un modo anche per fare i conti con le proprie origini e con sé stessa.
A (parziale?) conclusione di questo percorso si colloca proprio Trame - Fili nel Labirinto, dove però, come detto in principio, non fa tanto riferimento a storie che le appartengono o che fanno parte del vissuto suo o dei suoi familiari e amici, ma collabora con un progetto di volontariato riprendendo dai loro archivi storie di altre persone, dialoghi a cui non ha partecipato, luoghi che non ha vissuto ma che sente ugualmente propri. D'altro canto, evita il rischio della semplice opera realizzata "su commissione" perché si percepisce la partecipazione al tema e il desiderio di metterci del suo.
Anche il suo stile cambia coerentemente con queste esigenze: il tratto si fa meno nervoso, la struttura delle tavole più regolare, la leggibilità è maggiore. Si mette insomma al servizio della storia, perché ciò che conta in questo caso non è tanto sperimentare con il suo stile o realizzare virtuosismi espressivi quanto trasmettere un messaggio. E per farlo bastano pochi tratti e due colori: il nero delle ombre, delle figure nascoste e dei solchi nei visi e il rosso dei fili intrecciati (come spesso sono, in altre opere e illustrazioni, i balloon messi su carta da Federica). Fili che uniscono chi deve districarsi in questo labirinto, al punto da annodarsi, a volte spezzarsi, a volte rincongiungersi con altre persone, rappresentando in definitiva quel tenue barlume di speranza che ci rende ancora ostinatamente umani.