Sangue Marcio – La verità è un territorio instabile
Un thriller che punta a intrattenere e a mostrare la violenza che ci portiamo dentro
Sangue marcio, edito da Hyppostyle Publishing, è un thriller psicologico ambientato in un piccolo paesino di montagna in cui all’apparenza tutto sembra tranquillo e perfettamente immobile ma che sotto la superficie nasconde colpe e verità che sarebbe meglio non scoprire. Scritto da Fabio Reato (già autore di Post Mortem) e illustrato da Paolo Rossi, questo fumetto punta a intrattenere gli amanti del genere thriller con scenografici spargimenti di sangue, ma non si accontenta di questo perché ad un certo punto sembra rivolgere lo sguardo al lettore e chiedergli: “Esiste, tra noi, qualcuno davvero immune al proprio sangue marcio?”
Ci troviamo in una di quelle piccole comunità in cui tutti si conoscono e in cui non succede mai niente. Questo finché non scompare la piccola Matilde Gutiérrez, una bambina del posto. In parallelo a questo tragico avvenimento comincia a circolare voce di una comunità new age che abita i boschi, guidata da un carismatico, quanto inquietante, messia che pretende di incarnare la verità.
Abbiamo poi James Fullington, un altro abitante del posto, anche lui in qualche modo vittima della setta e che per questo cerca la sua vendetta dando libero sfogo alla brutalità che c’è in lui; e l’ispettore Michael Levesque, un uomo diviso tra il dovere e l’incapacità di affrontare la propria dimensione emotiva. Questi due personaggi rappresentano due figure complementari che rispondono in modo opposto al trauma: James attraverso la rabbia e l’azione, Levesque attraverso l’inazione e il logoramento interno, lascia che il male lo consumi da dentro. Infatti, ad eccezione della piccola Matilde, che sembra l’unico personaggio veramente puro nella storia e che non a caso sparisce subito, tutti gli altri sono in qualche modo infestati dal loro stesso sangue marcio e lo manifestano ognuno a modo proprio.
Il titolo dunque non è solo evocativo ma rappresenta la tematica del fumetto, è la metafora del veleno che scorre tra i legami umani, nei nostri pensieri e nelle azioni, nelle verità che non si vogliono vedere. Non esistono eroi o antagonisti assoluti in questa storia, ogni personaggio porta ferite e colpe che, visibili o meno che siano, definiscono le azioni e i limiti morali.
Il lettore si trova così coinvolto in un gioco di specchi perché chi più chi meno anche noi abbiamo debolezze e siamo abitati da sangue marcio come i protagonisti della storia. Ma da che parte pende la bilancia? Noi siamo più vittime o carnefici? E i protagonisti del fumetto? Ebbene sta a noi scegliere la verità nella storia, in cosa vogliamo credere. Uno degli elementi più interessanti del fumetto infatti è proprio il modo in cui invita chi legge a prendere posizione. Reato costruisce una narrazione-canovaccio volutamente essenziale e asciutta, lasciando spazi narrativi aperti. In questo modo la trama non si impone come verità, ma si offre come possibilità: il lettore deve scegliere a chi credere, chi giustificare e chi condannare.
I disegni di Paolo Rossi catturano la brutalità delle azioni e ci narrano gli avvenimenti con un riuscito bianco e nero in cui fa la sua irruente entrata durante le scene più crude un vivo color rosso sangue marcio. Questa scelta cromatica contribuisce a segnare visivamente i momenti di svolta e a sottolineare lo strappo tra ciò che si mostra e ciò che si cela; la violenta entrata in scena del rosso del sangue ci ricorda che nessuno è veramente bianco e nero, buono o cattivo: in questa storia il sangue è sempre rivelatore di qualcosa.
Sangue marcio dunque è un ottimo fumetto pulp, pensato per intrattenere e spingere il lettore a riflettere e a partecipare alla chiusura del fumetto mettendo in gioco la propria morale. Chi ama l’horror psicologico o le storie che scavano oltre la superficie, troverà qui un’opera capace di graffiare, far riflettere e rimanere nei pensieri appena chiusa l’ultima pagina.