Betty B Festival: narrare attraverso le immagini
Intervista al direttore artistico Enzo Perriello e al collettivo Stagnola sul Festival, di cui è in arrivo l'edizione primaverile, tra fumetto, illustrazione e autoproduzioni
Sabato 12 e domenica 13 aprile è in arrivo a Vignola una nuova edizione del Betty B Festival, Festival dedicato al fumetto e all’immagine che quest'anno darà vita a un inedito incontro primaverile con la Festa della Fioritura nelle strade e nelle piazze del centro storico e dintorni, grazie alla collaborazione con l’associazione bolognese NipPop (che si propone di divulgare l’arte e la cultura giapponesi, mettendo in comunicazione due mondi lontani).
Per il Festival è sempre stato centrale il ruolo del fumetto e dell’illustrazione come mezzi di espressione in ogni loro forma e pubblicazione. Per questo l’organizzazione ha deciso di creare anche uno spazio esclusivamente dedicato al mondo dell’autoproduzione, il BETTY SELF. Inoltre già lo scorso anno aveva indetto un concorso nazionale dedicato alle autoproduzioni (al quale abbiamo partecipato in termini organizzativi anche noi Audaci).
Questa nuova edizione è una buona occasione per dialogare con il direttore artistico Enzo Perriello e con il collettivo Stagnola (parte dell'organizzazione delle attività e dei concorsi relativi all'area Self) sul Festival, tra fumetto, illustrazione, autoproduzioni e tanto altro.
Come nasce il Betty B Festival e quali caratteristiche lo differenziano dagli altri festival?
Enzo Perriello: Betty B Festival nasce dall’idea di mettere in scena una “rivista live” sul fumetto e sull’immagine. Le caratteristiche che lo identificano rispetto agli altri festival sono diverse, a cominciare proprio dal proporre tutto ciò che è narrazione con le immagini: fumetto, graphic novel, illustrazione, satira, street art, audiovisivi, giochi da tavolo, videogiochi, cosplay, computer grafica. L’anno scorso abbiamo introdotto esperienze di realtà virtuale con l’uso di visori, e stiamo costruendo mostre in realtà virtuale.
La stessa formula è particolare, siccome il festival è suddiviso in 5 tappe, un weekend per ognuno dei 5 comuni che l’organizzano: un unico programma diviso in 5 parti, con offerte sempre diverse.
Altre particolarità, ricorrenti in ogni edizione: concorso nazionale “La Poesia Illustrata” riservato a diplomati o allievi di Accademie e Istituti d’arte; mostra nazionale/internazionale di satira, ogni edizione con un tema diverso scelto dal festival, al quale partecipano i vignettisti di tutte le maggiori testate e di varie pubblicazioni in carta e online, con la presenza in ogni tappa di diversi autori presenti in mostra; corso di fumetto in orario scolastico, in classi elementari e medie, con una media annuale di 32 classi: tutti i fumetti realizzati dai bambini vengono messi in mostra al festival; street art dal vivo, con opere diverse in ogni tappa, su temi fumetto, cartoon, anime; collaborazione con accademia di Bologna e Istituto d’arte di Modena con l’esposizione di opere realizzate dagli allievi; esperienze di realtà virtuale; collaborazione con NipPop per arti e cultura giapponesi (non solo manga e anime).
E poi l’incontro con tutti gli artisti, a diretto contatto con il pubblico, in dialogo con la gente, la maggior parte che disegna dal vivo, una media di 45 ospiti ogni anno.
Cosa vi ha spinto a legare il nome del festival a una figura come Betty B? E oltre al nome ci sono anche una serie di illustrazioni dedicate alla "vostra" Betty, vero?
Enzo Perriello: Il nome ha rivelato aspetti positivi e negativi. Si voleva dare un nome di persona al festival e la scelta è caduta su Betty Boop, primo personaggio femminile e provocatorio del fumetto. Ma non volevamo che fosse proprio Betty Boop. Per questo Betty B. La stessa figura, realizzata da Roberto Baldazzini, era stata disegnata in precedenza su uno dei suoi personaggi femminili. Molti però continuano a chiamare il festival Betty Boop.
Sì, la nostra Betty B viene disegnata per diverse occasioni/situazioni. Si veste e si traveste in tanti modi. E posso annunciare qui, in anteprima assoluta, che stiamo lavorando a farla diventare la protagonista di un fumetto, di una striscetta da proporre sul web. Racconterà le sue vicende di giovane immersa in questo tempo, con tutte le cose belle e brutte che segnano la vita della nostra contemporaneità.
Nel corso degli anni avete avuto tantissimi ospiti dal mondo del fumetto. C'è qualche esperienza o qualche aneddoto in particolare che ti va di raccontarci?
Enzo Perriello: Cito alcune fra le tantissime esperienze vissute. Penso all’incontro pubblico fra Elisa Menini e Giorgio Cavazzano. È stato particolarmente interessante assistere al dialogo fra due generazioni lontane nel tempo eppure accostate dalla passione e dall’arte. Il dialogo esilarante sulla storia del fumetto e della comicità fra Sergio Staino e Guido De Maria. La presentazione di Kalina Muhova, che un mese dopo ha vinto il premio come migliore autrice a Lucca. La presentazione di Takoua Ben Mohamed che due mesi dopo il festival è stata indicata come donna dell’anno su un sondaggio del settimanale D di Repubblica. La lectio magistralis di Silver. Manuele Fior, Alessandro Tota, Marino Neri che con Emilio Varrà hanno parlato dei Super eroi! La presentazione di due artisti iraniani e le loro opere sulla vita nel loro Paese: Nassim Honaryar e Majid Bita. Le 3 ore di fila per una firma sul suo libro di Pera Toons. Il concerto con chitarra, armonica e voce di Stefano Disegni e Fabio Magnasciutti. Il dialogo aperto a ruota libera fra Yi Yang e Kalina Muhova. L’incontro sulla satira con Vincenzo Sparagna, Giuliano, Filippo Scozzari moderati da Giorgio Franzaroli…
Cosa significa per un festival come Betty B avere uno spazio dedicato alle autoproduzioni e perché le autoproduzioni sono importanti, per voi?
Enzo Perriello: Uno dei compiti che si assegna Betty B, nel far conoscere al pubblico le tante narrazioni attraverso le immagini, è quello di dare spazio ai molti artisti, alle tecniche, alle opere, tanto più se sono poco conosciuti. Una delle mission, per quanto possiamo, è portare alla luce il fantastico universo delle arti e degli artisti delle immagini. Le autoproduzioni sono certamente una parte importante di questo universo. Una grande ricchezza per il festival e per il pubblico.
Stagnola: Partiamo dal presupposto che ogni festival di produzione artistica a che si rispetti possiede un’area designata alle autoproduzioni. Sta poi all'organizzazione decidere come valorizzarlo. Per noi del collettivo Stagnola lo spazio Betty Self è sia un obbligo morale che culturale. L’arte esiste per far comunicare sia coloro che hanno i fondi per occupare grandi spazi ma anche coloro che hanno poche o nulle risorse e vogliono solo mostrare il proprio talento. In particolare il campo dell’editoria, perché di questo campo spesso si parla, si presta anche a una produzione più economica, anticonvenzionale e di rottura. Gli spazi di autoproduzione sono da sempre stati terreno fertile per tutti coloro che erano interessati a questo mondo e volevano portare il proprio punto di vista. Il Betty Self si prefigge l'obiettivo di essere un luogo di aggregazione e scambio con nulla da invidiare alle altre aree self nel resto del paese.
Cosa spinge chi è nel mondo delle autoproduzioni a scegliere questa via per presentarsi al pubblico, secondo voi?
Stagnola: Anche qui, diciamo qualche banalità. Non c’è spazio per tutti nel mercato artistico. Ambienti come il Betty Self sono il pane quotidiano di tutti quei collettivi o singolə artistə che vogliono sia conoscere più da vicino gli ambienti di lavoro legati alle proprie passioni sia semplicemente passare del tempo a contatto con il pubblico, anche solo per avere un feedback sulle loro opere. Per molti le aree di autoproduzione come il Betty Self possono essere trampolini di lancio per crearsi contatti lavorativi con altre figure professionali del settore, ma anche per sperimentare e creare il proprio pubblico.
Inoltre, il motivo per cui lə artistə scelgono le aree self è la libertà di esprimere sé stessə senza costrizioni di mercato o di grossi produttori. Anche lə autorə più riconosciutə spesso tornano all’autoproduzione proprio per la totale libertà espressiva che potenzialmente questa comporta.
A partire dallo scorso anno siete nel team di organizzazione del concorso indetto da Betty B per le autoproduzioni. Perché secondo voi c’è l’esigenza di un concorso di questo tipo?
Stagnola: Il Concorso BETTYSELF, che tornerà anche per la prossima edizione ed è rivolto al mondo del fumetto, non poteva mancare in un festival come Betty B e siamo molto felici di aver contribuito alla sua organizzazione.
In poche parole, se le aree di autoproduzione aiutano gli artisti a mostrare i propri lavori, i concorsi di autoproduzione aiutano a valorizzarli. Mai come negli ultimi quindici anni fumetti autoprodotti hanno raggiunto un livello di qualità tale da rivaleggiare e spesso superare le produzioni dei grandi editori. La qualità e l’impegno vanno premiati ma soprattutto divulgati e con il Concorso BETTYSELF vogliamo dare una piccola spinta in più in questa direzione.
Intervista a cura di Luca Frigerio e Giuseppe Lamola