La foresta contro il deserto ~ Una storia che parla di tutto
Zerocalcare torna su Internazionale per raccontarci una storia che sembra minuscola ma che parla di tutto il mondo
Di che parla questa storia?Zerocalcare è tornato sulle pagine di Internazionale (il numero 1603, uscito venerdì 28 febbraio; la storia si può leggere gratuitamente anche qui) per raccontare una storia enorme che sembra piccolissima.
Di un quartiere. Di una città. Di tutto il mondo. Di sciacalli, di polizia, di promesse mai mantenute. Di traffici, di zombie, di umanità. Di lotte. Parla di tutto sta storia.
E da dove si inizia a raccontare una storia che parla di tutto?
È la storia di uno dei sei luoghi d’Italia in cui il nostro attuale, illuminatissimo governo ha deciso di “riportare la legalità” mettendo in atto il cosiddetto “modello Caivano”. Questi sei luoghi, selezionati sulla base di criteri a dir poco misteriosi, sono sei periferie sparse un po’ lungo tutto il territorio nazionale (nella mia Sicilia ce ne sono due, ad esempio) ma la storia si concentra su Quarticciolo, nella periferia est di Roma, dove Zerocalcare ha ascoltato le voci dellә residenti e dellә attivistә che fanno tutto il possibile per arginare i problemi del territorio e trovare soluzioni.
La foresta contro il deserto raccoglie quindi testimonianze anche diversissime tra loro ma che puntano tutte verso il medesimo orizzonte: un quartiere accusato di essere diventato invivibile a causa dello spaccio e delle occupazioni illegittime. Accuse comprensibilissime che, sotto una superficie limpida e cristallina, rivelano un fittissimo intrecciarsi di cause politiche ed economiche, storie lontane nel tempo come nello spazio: la gentrificazione di alcune periferie a discapito di altre con il relativo spostamento dei traffici illegali ma anche il mercato globale della droga e il suo legame con le crisi geopolitiche mondiali; la totale assenza del sostegno dello stato e la mancanza di welfare che colpisce tanto le persone anziane come quelle giovanissime; il modo inumano con cui il nostro paese tratta le persone migranti, soprattutto quelle più deboli, lasciandole nelle mani della criminalità organizzata; il nostro sistema scolastico che tende sempre più a etichettare precocemente come “fallitә” lә studentә con minori mezzi a disposizione, che fin da piccolә si rassegnano a un futuro già scritto.
Il disagio di una periferia diventa così solo l’elemento più immediatamente visibile di un sistema strutturalmente sbagliato – o di un sistema pensato proprio per “sbagliare” – che solo poche persone, a titolo assolutamente volontario, cercano di arginare. Perché rimediare a un problema strutturale non è semplice né immediato: è tutta la struttura che deve modificarsi, ovvero bisognerebbe agire, a catena, su moltissimi fattori, tendendo a un mondo che si potrebbe definire solamente utopico. Ma, invece di tendere all’irraggiungibile utopia, il governo promuove un piano di interventi cieco e devastante: spianare tutto sotto il rullo compressore (so che questo tipo di macchinari piacciono a certi ministri. Prego, non c’è di che!) della legalità, un po’ come se per eliminare dei parassiti dai gerani di casa dessimo fuoco a tutto il nostro terrazzo. O un po’ come se affidassimo il compito di discernere tra cosa è problematico e cosa no – in termini etici, non di legalità, ché la legalità non è un valore se a tracciarne i confini sono persone senza etica – a un Robocop qualsiasi, una macchina intestardita su un unico ordine che non è neppure capace di provare a mettere in discussione.
Quello di Quarticciolo – e di Rozzano, di Orta Nova, di Rosarno, di Borgo Nuovo e di San Cristoforo – è un problema piccolo, minuscolo, circoscritto a quartieri mezzo dimenticati e abbandonati. Una roba di cui dovrebbero preoccuparsi solo lә direttә interessatә perché è così che siamo abituatә a pensare a questo tipo di situazioni da quando abbiamo smesso di sentirci comunità (figuriamoci popolo!), un po’ come era il caso di Ilaria Salis qualche tempo fa o quello del Rojava o di Ugo Russo: tutte storie di cui non si parlava quasi per nulla se non nelle cerchie più piccole e meno visibili per cui Zerocalcare ha fatto un po’ da megafono, riportando l’attenzione su casi che altrimenti non avremmo forse ricordato per più di mezza giornata.
I miracoli non esistono e questa quarantina di pagine, che pure vi consigliamo di leggere, non cambierà le cose. Ma potrà aiutare a creare nuove consapevolezze, a strutturare sistemi di pensiero meno veloci e inclini al giudizio, a darci contezza di quanto complesso e ingarbugliato sia il mondo che viviamo. E quanta possibilità abbiamo, come parti di qualcosa, di provare a cambiarlo.
Claudia Maltese (aka clacca)