In fondo al pozzo, il nuovo fumetto di Zerocalcare per Internazionale

Una storia di nazisti, galera e responsabilità

Questa è una storia complicata, che coinvolge ungheresi, tedeschi e italiani. Ma anche cento altre nazionalità, comunità, orientamenti. È una storia di violenze, di vittime e carnefici e di come si raccontano. Di etica e moralismi. Di processi veri e di mostri mediatici. Ma riducendola all'osso, è una storia di nazisti, di galera e di responsabilità.
Probabilmente il nome di Ilaria Salis non vi dice nulla. O forse, da un paio di giorni, avete letto di lei su Internazionale, per la precisione nelle pagine disegnate e scritte da Zerocalcare. Sembra incredibile, ma buona parte dell'attenzione dell'opinione pubblica su alcuni temi e fatti fondamentali degli ultimi anni è stata focalizzata su questioni affatto marginali proprio dalle tavole di Zerocalcare apparse sulle pagine di quotidiani e settimanali: dal famosissimo Kobane Calling, uscito - prima di diventare un libro - per la prima volta proprio su Internazionale nel gennaio del 2015, fino alle storie che facevano il focus sul caso Cospito e il 41bis (La voragine, apparsa a dicembre 2022 prima su L'Essenziale e poi su Internazionale) o sulla questione scatenata all'ultima edizione di Lucca Comics&Games a proposito del patrocinio israeliano alla manifestazione (Cortocircuito, pubblicata novembre scorso sempre su Internazionale).


Se la popolarità di Zerocalcare è esplosa dopo Strappare lungo i bordi, la serie uscita su Netflix nel 2021 (e prima con Rebibbia Quarantine, andata in onda a puntate a Propaganda Live nel 2020, in piena pandemia), l'affetto e la fiducia dellə fan della prima ora è dovuta (non solo, ma soprattutto) alla sua capacità di raccontare il mondo in cui viviamo da un punto di vista fermo e coerente, definito da principi e valori saldissimi, con cui ci si può trovare d'accordo o meno (anche se, nel secondo caso, è difficile essere fan di ZC), ma che rendono Zerocalcare un artista unico nell'attuale panorama fumettistico nostrano.
Un punto di vista attento, lucido e interessato soprattutto a quelle storie che spesso - non sempre troppo inspiegabilmente - scivolano via dalle grosse reti a strascico con cui il giornalismo italiano pesca dalla realtà per riempire pagine o ore di notiziari.

Sull'ultimo numero di Internazionale (quello del 12/18 gennaio 2024), trovate, quindi, una storia di cui non si è parlato molto - a chi scrive, ad esempio, era quasi sfuggita del tutto - cioè quella di Ilaria Salis, maestra elementare italiana che dall'11 febbraio 2023 è detenuta nel carcere di massima sicurezza di Budapest. Con quella capacità solo sua, che abbiamo ormai imparato a conoscere bene, di saperci far passare in un secondo dalle risate alla commozione (e viceversa!), Zerocalcare ci spiega il contesto di questo arresto e racconta del giorno dell'onore:
Il giorno dell'onore ricorda quando i soldati tedeschi nel 1945 provarono a rompere l'assedio dell'Armata Rossa. Molti morirono. I sopravvissuti si unirono alle truppe naziste al fronte.

Una roba agghiacciante, continua a spiegare Zerocalcare, organizzata da gruppi suprematisti bianchi, razzisti, antisemiti, omofobi, violenti. Un raduno a cui si unisce il fior fiore del neonazismo europeo, terrorizzando le minoranze locali nella pressoché totale indifferenza - se non palese appoggio - della politica europea, tanto di destra quanto - purtroppo, ma senza destare troppo stupore - di sinistra.

Le manifestazioni dei giorni intorno all'11 febbraio sono state, negli ultimi anni, estremamente violente e benché si cerchi di minimizzare il problema, riferendosi allə partecipanti come a dellə nostalgicə in fondo innocuə, gli attacchi verso comunità minoritarie come quella Rom hanno causato anche delle vittime.
Ed è proprio in risposta a questi pericolosi rigurgiti di fascismo e nazismo che si inserisce la risposta di persone come Ilaria Salis, arrestata quasi un anno fa perché sospettata di aver agito nell'ambito* di un'associazione antifascista, e di aver ferito alcuni dei suddetti manifestanti. Un arresto che ha motivazioni più politiche che altro e che proprio per questo dovrebbe sollevare un polverone tra l'opinione pubblica e dovrebbe attivare il nostro governo e che però...

Il processo a Ilaria Salis e ad altrə accusatə inizierà il 29 gennaio, nella quasi totale (ma assolutamente colpevole) indifferenza italiana.


Il racconto della storia di Ilaria e delle altre persone accusate insieme a lei diventa, per Zerocalcare, anche l'occasione per riaccendere l'attenzione su alcuni temi (violenza/non-violenza, responsabilità delle proprie azioni, antifascismo attivo) su cui si discute molto più di quanto non si rifletta a monte, prima di dar fiato alle gole. Nelle ultime pagine conclude con una delle più belle, profonde e condivisibili riflessioni sulla responsabilità che ognunə di noi si assume - o decide di non assumersi - quando decide di scegliere da quale parte schierarsi davanti al nazismo, espresso in ogni sua possibile declinazione.

Una riflessione che sarebbe bello riuscisse a coinvolgere chiunque di noi, ma che soprattutto vorremmo riuscisse a scuotere quellə che, tra di noi, per un qualsiasi motivo sono diventatə (più o meno a ragione) dei punti di riferimento politico e intellettuale a cui, insieme a Zerocalcare, vorremmo chiedere:

"Chi invece si sente tranquillo e pieno di certezze, mentre in fondo al pozzo stanno sepolte persone che hanno provato ad assumersi quella responsabilità, da che parte della storia sta?"

Claudia (aka Clacca)



* per la spiegazione dettagliata vi rimando alle pagine di Zerocalcare che trovate in edicola su Internazionale 1545.

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