HPL: la mente dietro i mondi immaginifici - Intervista a Marco Taddei e Maurizio Lacavalla

Dialogo con i due autori sulla loro opera di “retro-ingegneria dell’immaginario di Lovecraft”

Durante l’ultima edizione del Lucca Comics and Games abbiamo avuto il piacere di intervistare Marco Taddei e Maurizio Lacavalla, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore di HPL – Una Vita di Lovecraft, fumetto edito da Edizioni BD che, più che una biografia, è un «racconto immaginario della vita di H. P. Lovecraft, che fonde la biografia del mitico autore alle leggende del terrore che lo hanno reso celebre».

Qui di seguito trovate l’intera intervista.

Bentrovati. Partiamo dal principio: come si è sviluppata la lavorazione di quest’opera, dalla sua ideazione alla pubblicazione?

Taddei: Bella domanda! Allora, la produzione di questo lavoro è iniziata forse dieci anni fa per me, per quanto riguarda la scrittura. È stata molto intensa come lavorazione, ha avuto di diverse battute d’arresto, ma il testo dieci anni fa già c’era. Aveva una forma e una struttura diversa, ma alcuni passaggi e alcune idee c’erano già. A Lucca 2019, dopo aver letto il suo Due Attese, ho conosciuto Maurizio e ho pensato: “Forse ho trovato qualcuno che può disegnare questo lavoro”. Avevo molti dubbi su chi potesse interpretare questo lavoro.

Perché lo scopo del lavoro è stato quello di distruggere completamente l’iconografia di Lovecraft, abusata e forse anche noiosa, fare una tabula rasa e ricostruire completamente l’uomo, lo scrittore, la mente dietro quei mondi immaginifici. La domanda che pone questo libro è quindi: “Come fa uno scrittore a immaginare ciò che scrive? Da dove viene?”.

Lacavalla: Tant’è che la prima domanda che Marco mi ha fatto, quando ci siamo incontrati a Lucca 2019, è se avessi mai letto Lovecraft. E la mia risposta fu “No”. Il mio unico approccio fu un’estate quando avevo 14 o 15 anni, ma poi non lo avevo più calcolato. E Marco era felicissimo di questo, perché in questo modo avremmo potuto approcciarci in maniera – si spera – nuova: è stato un lavoro intenso, che ha richiesto cinque anni di lavoro, con pause, riflessioni, riscritture e ridisegni (l’ho disegnato per due volte).

Meraviglioso questo discorso di partire senza essere influenzati, soprattutto in funzione del fatto che non sempre l’immaginario lovecraftiano è stato riportato e adattato con coerenza o continuità. Nel vostro caso è molto interessante come abbiate deciso di creare una non-biografia, dove il realismo sia nei testi che nei disegni viene del tutto abbandonato. È un rapporto complesso, questo con il realismo, immagino.

Taddei: Una definizione che io e Maurizio abbiamo dato in questi giorni al lavoro è “retro-ingegneria dell’immaginario di Lovecraft”. Questo libro infatti parte dall’episodio inventato di una lettera ricevuta dal padre, perché ipotizziamo – forse in maniera sciocca, folle magari, ma secondo me epica – che la figura più importante del mondo di Lovecraft, Cthulhu, fosse collegata alla morte del padre, in un modo forse freudiano. È evidente che lui puntasse a un ritorno indietro nel tempo. Questo libro, in tal senso, è un libro che parla soprattutto di scrittura, di come nasca un immaginario e di come conviva uno scrittore con la sua benedizione-maledizione della scrittura: non a caso, l’espediente narrativo che utilizziamo per portare avanti la storia è una lettera, scritta da suo padre.

Maurizio, Marco diceva che ti sei spinto oltre rispetto alle tue opere precedenti, hai dato prova di un estro diverso rispetto a quello più quadrato di Alfabeto Simenon o quello più metafisico di Due Attese. Qui si avverte una grande libertà.

Lacavalla: Sì, la metafisica è sempre un mio punto di riferimento. Ma quando ho dovuto approcciarmi al suo immaginario, ho cercato di integrare altre influenze come il cubismo e il futurismo, che Lovecraft amava. Un autore che mi ha aiutato molto nelle scelte grafiche e visuali è stato Mario Sironi: c’è un suo quadro bellissimo esposto al Museo del Novecento di Milano, e io l’ho riproposto in più forme e in diversi momenti durante il libro. 

Poi, come ti dicevo, il libro è stato disegnato due volte, il che ha portato a una maggiore scioltezza della mano e del tratto, e ciò diciamo che porta avanti il discorso iniziato con i miei due libri precedenti. Questo, però, è il mio lavoro più consapevole. Quando ho terminato questo volume, mi sono detto: “Ho fatto il mio primo fumetto”. In questi cinque anni ho riflettuto molto, lavorando a questo libro, su cosa significhi disegnare, cosa significhi raccontare per immagini un libro così lungo.

Sempre sul legame coi disegni, mi sembra che Marco si sia affidato molto alle tavole, senza un approccio descrittivo nei dialoghi o nella voce fuori campo.

Taddei: Il libro è composto da tre elementi testuali: le didascalie, i dialoghi e la lettera. Questi tre elementi sono sempre soggetti a discussioni, e quando devi “mettere a terra” una sceneggiatura, è inevitabile il confronto. Che è molto vantaggioso, perché anche dall’altra parte arrivano suggestioni e intuizioni che, infine arricchiscono il racconto. È molto comodo essere in due a lavorare su un fumetto. Io non ce la farei mai a lavorare in singolo.

Lacavalla: Secondo me è molto interessante questa cosa. Tu [Marco] sei uno scrittore, tant’è che la tua sceneggiatura è una vera e propria scrittura. E l’ho apprezzato molto, perché non penso di essere un disegnatore da sceneggiatura classica, con un ritmo preciso e serrato e con descrizioni molto precise. Noi due ci siamo scambiati la sceneggiatura diverse volte e l’abbiamo sovrascritta più e più volte, cambiando ritmo, scansione… è stato un vero e proprio lavoro a quattro mani.

Ci sono passaggi come questo: “Siamo circondati dagli sbalzi di un abisso, un abisso talmente profondo che ingoia anche Dio”. A voler ben vedere, l’intero volume sembra una discesa progressiva in un abisso sempre più profondo: il bianco e nero è fondamentale da questo punto di vista, il tuo uso delle luci e delle ombre racconta tanto.

Lacavalla: Per me il bianco e nero non è solo una scelta, è una necessità. A me piace molto quando si hanno dei limiti, perché in quei perimetri riesci a trovare tanti punti di forza e a solidificarli. In questo lavoro ho cercato di essere ancora più caustico: ho tolto quel grigio che utilizzavo spesso, perché volevo togliere tutto ciò che non era indispensabile.

E questo si riscontra anche dal punto di vista della narrazione: tutto è estremamente essenziale, c’è quello che doveva esserci.

Taddei: È stato difficile trovare l’essenziale. Ha richiesto molte riscritture e molti tagli. Poi la domanda è: “Fin dove tagliare?”. Potenzialmente, puoi andare avanti all’infinito – o per sfinimento. Io il sentimento che questo libro fosse finito non l’ho mai avuto, il che è terribile quando lo mandi in stampa! Anche se per me questo asciugare il testo è normale, quasi automatico, quindi è meglio che ci sia una scadenza per la quale debba fermarmi, perché sennò io non finirei mai di lavorare sui miei fumetti. Anche perché chi è che poi ti dice: “Ehi, questa cosa è perfetta”? Quindi alla fin fine, non potendo andare avanti a erodere all’infinito, il lavoro non è più far sparire le cose. È ignorarle!

Mi viene in mente anche il fatto che per entrambi non è il primo lavoro biografico.

Taddei: Le biografie sono importanti perché sono degli archetipi: vuoi dire una cosa? La vita di quella persona lì te la fa dire bene. Alla fine il discorso è: “cos’è stato interessante nella vita di questa persona?”. In questo modo riesci ad arrivare al nocciolo di un’esistenza, partendo però da un elemento speculativo. Per dire, a quello che ha inventato gli ascensori, cos’è venuto in mente quando li ha pensati? È un gran mistero capire la vita delle persone, così come è un mistero capire la vita in sé. E se leggendo delle vite altrui ti confondi ancora di più, beh, allora è ancora più affascinante. Perché capire vuol dire arrivare a qualcosa, confondersi è infinito: è questo che mi affascina dei profili umani, vedere fino a che livello si sono confusi, tirando però fuori qualcosa.

Lacavalla: Sì, la cosa curiosa è che sia la biografia su Simenon, sia quella su Lovecraft, non le ho scelte: mi sono arrivate, sono stato scelto da due diversi sceneggiatori. È un po’ come se fossi andato a bottega, sia da Simenon che da Lovecraft, e se queste biografie siano servite a me, per capire come lavoro, per capire qualcosa di più di me stesso, chi sono, cosa faccio e come lo faccio. Quello che ho imparato per Simenon l’ho applicato per Lovecraft, togliendo tutto il superfluo che aggiungevo per orpello o per insicurezza: come dicevamo prima, il grigio l’ho rimosso perché, nel disegno, è un elemento di sicurezza, perché ti aiuta a equilibrare molto meglio l’equilibrio del bianco e nero della tavola. Posso dire di aver fatto un viaggio fra queste due vite, e di aver imparato diverse cose su di me e sul mio disegno.

Intervista a cura di Giuseppe Lamola
Sbobinatura di Jacopo Corradini

Marco Taddei

Marco Taddei (Vasto, 1979) è un fumettista e scrittore italiano. È noto per essere l'autore di Anubi, fumetto vincitore del Premio Carlo Boscarato per il Migliore Fumetto al Treviso Comic Book Festival del 2016. Nel 2022 esce il grande successo Malanotte, illustrato da Laura La Came. Il volume è un interessante esempio di prequel a fumetti del film La Pantafa, prodotto e distruibuito da Fandango e diretto da Emanuele Scaringi, in uscita nello stesso anno. A giugno 2023 esce il board game Cyberflesh, primo gioco da tavolo della casa editrice Hollow Press, di cui cura i testi degli eventi, del bestiario e, assieme a David Genchi e Simone Alberto Grifone, il world building e i personaggi. Ad ottobre 2024 pubblica con Edizioni BD HPL - Una vita di Lovecraft, disegnato da Maurizio Lacavalla.

Maurizio Lacavalla

Nato nel 1992 a Barletta. Vive e lavora a Bologna. È stato tra i fondatori del collettivo Sciame Press per cui ha realizzato i disegni del volume Hotel Massilia, scritto da Emidio Clementi e ha disegnato la serie ll John Ford Point (nomination come Miglior Storia breve ai premi Micheluzzi 2017). Nel 2019 ha pubblicato il graphic novel Due attese (Edizioni BD), nomination ai Premi Micheluzzi come Miglior Opera Prima. Alfabeto Simenon, scritto da Alberto Schiavone e pubblicato da Edizioni BD, è il suo ultimo libro. Fra le recenti collaborazioni come illustratore figurano La Stampa, FilmTV, Domani Editoriale, Gli Asini, Ferrara Jazz Club e Baba Jaga fest. Negli ultimi anni si è occupato di didattica museale all'interno dell'Istituzione Bologna Musei e di illustrazione per la scolastica. Ad ottobre 2024 pubblica con Edizioni BD HPL - Una vita di Lovecraft, scritto da Marco Taddei.


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