Letture seriali: Kroma di Lorenzo De Felici

L'importanza dei colori

"Nell'oscurità tutti i colori si somigliano."

Finito di leggere Kroma, ho pensato a questa famosa citazione di Francis Bacon, e a come rifletta bene ciò che questo lavoro da autore unico di Lorenzo De Felici abbia saputo trasmettere.

Dopo l'ottimo esordio nel catalogo Image Comics / Skybound (forte di quella fiducia guadagnata grazie a Oblivion Song - in procinto di diventare Cinema), arriva ora in quello Saldapress, portando con sé tutta la curiosità fumettistica di vedere una così felice matita cimentarsi al servizio di una propria storia, abbandonarsi completamente all'estro creativo, dall'ideazione sino alla tavolozza con cui definire il tutto, e stavolta guai a dimenticarsi di questo dettaglio, guai a dimenticarsi dell'importanza della policromia.

Perché quella tracciata da De Felici è una storia che nasce anche (ma non solo) dalla sua esperienza come colorista: da lì vengono i suoi esordi in Bonelli, e in qualche modo, in una certa ottica, ci si può vedere quasi la rivalsa di un'Arte intera, perché saper arricchire le immagini dei giusti toni lo è al pari della sceneggiatura e del disegno, e che spesso viene ignorata quando si parla di un'opera (l'ho fatto anche io alle volte, colpevole, vostro onore).

Una fiaba adulta, potremmo definirla, non tanto in ciò che mostra ma per i sottintesi che comunica al lettore: in un mondo di assoluta Fantasia, il colore è bandito. Il colore è Morte. Lapidaria affermazione, tanto quanto le zanne delle mostruose creature che popolano le lande fuori dalla Città Pallida, l'ultima roccaforte dell'umanità.

Il Re dei Colori ha dichiarato guerra, e tutto ciò che è oltre le perlacee mura di quel baluardo, con la sua esplosione cromatica, finisce per macchiarsi di quello rosso del sangue. Perché solo il Bianco e il Nero possono salvarti, rendendoti invisibile a quelle bestie.

Così gli uomini hanno imparato a difendersi, a nascondere i propri colori, adattandosi e utilizzando una particolare argilla per ricoprire la loro pelle, le case, qualsiasi cosa.

Ma anche in un mondo senza più sfumature, c'è sempre chi detiene il potere su ciò che è vero e su ciò che è falso, usando la paura e la superstizione per alimentare bugie e ordire macchinazioni, al punto da rinchiudere in una torre una bambina, definendola Mostro.

Solo che anche i sentimenti possono essere incolori, ma non meno pericolosi, come il dubbio, che inizia a germogliare nel piccolo Zet, proprio lui che è stato scelto dal Makavi per occuparsi dei Makka, il pupillo di Sua Eccellenza. Ha guardato negli occhi la Bestia, la Figlia dannata che il Re dei Colori ha inviato per corrompere l'umanità. E quello che ha visto non è stato l'Abisso, ma solo lo sguardo terrorizzato di una ragazzina, con un occhio che richiama il cielo e l'altro le fronde degli alberi. Può davvero essere il Male di cui parla il Makavi?

È qui che inizia la nostra Avventura, quando il Colore inizia ad infestare i sogni di Zet...

Il resto, come d'abitudine e come è giusto, dovrete scoprirlo da soli, immergendovi completamente in una storia che colpisce la vista, coi suoi colori e anche con la mancanza di essi, perché Kroma non potrebbe mai esistere in bicromia, non avrebbe senso, non avrebbe più forza, sia narrativa che emozionale. Perché la metafora è chiara, no?

In un mondo in cui essere tutti uguali è solo illusione, il bianco e il nero uniti insieme formano il grigio dell'oscurantismo, del dogma urlato per la salvezza degli uomini, ma utilizzato solo per sancirne meglio la condanna, perché ogni verità ha due lati.

E ad ogni colore corrisponde un arcobaleno di possibilità, basta solo saperle riconoscere, imparare da loro e non chiudersi dietro una roccaforte, dove a dominare è un mostro persino peggiore di quelli inviati dal Re dei Colori. Ma è davvero così?

A colpire, durante la lettura di Kroma, è la forte maturità raggiunta da Lorenzo De Felici, la piena padronanza dei propri mezzi, in primis quelli artistici, naturalmente.

Basta infatti anche solo sfogliare questo agile volumetto edito dai Saldatori, per sgranare gli occhi di meraviglia, con tavole ricche, dal ritmo acceso e dalla scansione cinematica, incrociando il nostro sguardo con quello dei protagonisti, perché la vista e l'emozione che questo senso sa trasmettere, sono una delle chiavi per comprendere la storia.

Negli occhi si nasconde il nostro Io più profondo, il porto sicuro in cui lasciare esplodere i nostri sentimenti più potenti. Uno sguardo può comunicare tantissime cose, e altrettanto fanno quelli dei personaggi di Kroma. L'autore perciò decide di porre specifica attenzione a questo particolare, e i personaggi "recitano" con i loro volti, con le loro espressioni, con gli occhi, appunto. Che possono essere terrorizzati così come curiosi, tristi così come desiderosi di vita, di comprendere perché quegli alberi, quei fiori talmente belli siano da considerarsi un veleno, per l'anima e per la propria salvezza. Perché non può esserci un'altra via? Perché deve essere tutto... beh, bianco o nero?

Come ho scritto prima, Kroma non potrebbe mai esistere in semplice bicromia, proprio perché il colore è la sua essenza, ma anche perché in realtà è un "limite" che non esiste realmente, in queste pagine.

Non pensiate infatti che la Città Pallida sia solo in due canoniche note di inchiostro. L'effetto ricercato - e ottenuto - da De Felici è quello di una pellicola, di un film in bianco e nero, su cui inevitabilmente si staglia il fascino di vedere poche, misurate note di colore vivo.

Ma le sfumature, il lavoro metodico del colorista professionista è palese anche in quell'apparente assenza di cromia, perché la tavolozza trova modo di esprimersi in ogni singola tavola, e così l'effetto straniante diventa amalgama affascinante, pronta a ridefinirsi ad ogni inquadratura, nell'oscurità della notte così come al caldo sole che si staglia su nel cielo, e che non puoi certo ridipingere di argilla, immoto sfondo ricco di bellezza.

Sarebbe semplicistico infatti, pensare a Kroma come al classico racconto con le pagine in B/N, dove ogni tanto appare questo o quel dettaglio colorato, pronto a risaltare evidente. No, qui l'autore sceglie consapevolmente di non essere così "banale", lavorando su ogni singola vignetta, ogni singola inquadratura, ricercandone prospettiva e fughe, dove il colore arriva con la sua irruenza, con la sua importanza, anche quando si tratta di una "semplice" onomatopea.


Ve ne renderete conto sin dalle prime tavole: il colore è un rumore, il rumore diventa modo per il colore d'infiltrarsi nella Città Pallida, di spezzare il monotono panorama.

Perché è la vita stessa quel rumore, sia esso un Crack o il Tap Tap di un bastone. Non puoi lasciarla fuori dalle mura, non puoi evitarla perché troverà sempre il modo di contaminarti con il suo immenso catalogo di straordinarie sfumature.

Kroma diventa così poesia, racconto che dalla favola trae la lezione della metafora, a cui unire tutto lo spettacolo che il Fumetto ti sa concedere.

Chi vi scrive - ormai lo avrete capito che la curiosità è il mio "male peggiore" - ha già letto anche la conclusione di questa storia, e non intendo assolutamente rovinarvi la sorpresa, perché anche di questo vive la felicità di quest'opera. Nei suoi continui rovesciamenti, nel suo continuo cercare il modo di incantare e destabilizzare il lettore e la sua protagonista.

Perché ad un certo punto, i ruoli si ribaltano e quella pelle biancastra diventa l'eccezione in un mare immenso e pittoresco di cromie accese, vive, pulsanti e perciò vere. Vere come la finzione di una favola, ma non per questo meno importanti.

E proprio in nome della propria universalità, Kroma si permette di avere numerosi livelli, anzi numerose esperienze di lettura: potete approcciarlo con lo sguardo disincantato del racconto per ragazzi. Potete invece riversarvi il vostro sguardo "adulto" e più severo, critico e attento nel coglierne i significati, magari ponendovi anche in tono polemico. Potete, al pari della piccola protagonista, creare la vostra "eterocromia" di entrambi i punti di vista.

Quello che è certo, è che ogni volta questo fumetto saprà regalarvi particolari che, solo in apparenza, prima vi erano sfuggiti, andando ad arricchire la consapevolezza di avere davanti un'opera che rimarrà, felici di averla scoperta, di averla "fatta vostra".

Come scrive nelle note finali, quelle che impreziosiscono il "dietro le quinte", De Felici ha cullato l'idea di Kroma per molti anni, ripensandola, ridisegnandola, cambiando stile e approccio, sperimentando, e nel frattempo, lasciando la sua impronta nel mondo dei Comics.

A quel punto, le nuove conoscenze, l'evoluzione del suo stile, la necessità di adottare nuove grammatiche e al tempo stesso, adattarsi ad esse, hanno fatto maturare anche quella primigenia idea, portando Kroma a definirsi come un punto e a capo nella carriera di questo valente artista.

Me ne sono accorto, durante la stesura di queste righe, andando a risfogliare Drakka (del suo Omnibus, sempre presso i Saldatori, vi parlerò in una prossima Lettura Seriale) e i volumi di Oblivion Song. Si può quasi vedere tutto un viaggio, tracciato in inchiostri, chine e appunto, colore, compiuto da un artista italiano che sa parlare un linguaggio internazionale.

Abbattendo le barriere, come solo l'Arte, e dico tutta, non solo quella dei Fumetti, sa fare.

È anche questo, nel sospeso della Fantasia, un altro pregio di Kroma, un altro modo di intendere le vicissitudini dei due giovani protagonisti, la loro ricerca della verità, che fa rima con bontà, quella d'animo e delle intenzioni, e che mal si scontra con il nero e il rosso, del buio dell'ignoranza e della menzogna e del cremisi del sangue.

Sentimenti, prese di coscienza, desideri che vanno oltre la pagina, e riescono a parlare la stessa lingua anche ad oceani di distanza, la migliore lezione che "l'allievo" De Felici ha imparato, assimilato e con umiltà e mano ferma, consegnato con questo suo racconto.

Non dirò certo che è il suo "Magnum Opus", perché sono già qui che attendo il suo prossimo passo da gigante, la sua prossima avventura editoriale, sempre con la curiosità di chi ammira un lavoro di costante, continua, inarrestabile crescita di un professionista vero.

Ma di sicuro, qui e ora, Kroma è Fumetto, nel senso maiuscolo (magistrale?) del termine, nel saper utilizzare in egual misura, tutti gli elementi.

I disegni accompagnano la storia, la storia viene narrata attraverso le immagini, attraverso scorci meravigliosi e dialoghi scanditi da vignette, volti, smorfie e caratteri delineati dalla matita, che crea i bordi entro i quali colorare, dando alla tavolozza il compito, mai come stavolta, di aprire la mente, creare le basi e racchiudere la bellezza del tutto.

E in una storia di e sui colori, verrebbe facile pensare di chiudere con uno dei miei "soliti" giochi di parole, eppure stavolta non mi vengono, stavolta continuo a pensarci, anche mentre ripongo questo volumetto in libreria, e mi fermo per un attimo a guardare l'enorme caleidoscopio, il mosaico di tutte le coste dei volumi che piegano le scansie e sui quali Kroma fa la sua bella figura, al pari, se non più, di tutti gli altri, con i loro toni sgargianti.

Forse, è proprio qui che sta il punto: perché quella dei Fumetti è una Passione, è un Piacere dato dal volersi concedere di volare, di non rimanere ancorati ad una realtà sin troppo spesso grigia, tetra, come una nuvola che non lascia passare il sole.

Così, Kroma diventa un modo per celebrarla, ancora una volta, celebrare quella Passione, e capire che ognuno di noi, la vedrà di un colore sempre diverso, ma mai in Bianco e Nero!

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