Oltre l'autobiografia: intervista a Baru da ARF! X

Al Festival del Fumetto romano abbiamo incontrato uno dei grandi Maestri del fumetto internazionale per parlare della sua ultima trilogia

Uno dei protagonisti della X edizione di ARF!, il Festival del Fumetto che si è svolto a Roma dal 24 al 26 maggio scorsi, è stato certamente Baru, considerato uno dei “padri nobili” della bande dessinée, al quale è stata dedicata una mostra di originali, O partigiano, portami via, e che ha incontrato il pubblico nel corso di talk e sessioni di firmacopie (qui gli abbiamo chiesto i suoi 4 fumetti della vita).

Durante il Festival lo abbiamo intervistato per parlare del suo lavoro e in particolare della trilogia di A caro prezzo, edita da Oblomov, un racconto generazionale sul prezzo da pagare per l’integrazione, una strada lastricata di persecuzioni, ghettizzazioni, discriminazioni e, purtroppo, di morti (trovate la recensione di Andrea Martinelli qui).

Tu sei un autore apertamente politico. Perché hai scelto proprio il fumetto per raccontare le tue storie e denunciare ciò che vedi intorno a te?

Dopo aver finito il liceo iniziai a disegnare. Ho da sempre sentito la necessità di esprimermi e di impegnarmi, socialmente parlando. La scelta del fumetto come mezzo di espressione fu una cosa naturale, visto che i miei punti di riferimento erano, casualmente, proprio dei fumettisti. Tra i tanti potrei citarti Jean-Marc Reiser, ma comunque tutti quelli che pubblicarono su Hara-Kiri prima e Charlie Hebdo poi, riviste molto provocatorie su cui mi sono formato.

Se uno ti chiedesse qual è l'obiettivo che ti prefiggi ogni volta che realizzi un fumetto, cosa risponderesti?

Sono da sempre una persona molto sensibile alle ingiustizie sociali, alle lotte operaie e per i diritti civili. Coi miei fumetti cerco di fare da megafono a tutto questo. Voglio sottolineare e mettere in mostra gli aspetti più controversi e oscuri della nostra società.

Parlando di A Caro Prezzo, il tuo ultimo fumetto, al termine del primo volume sostieni di essere, in quanto cantastorie, un bugiardo. In effetti ci racconti una storia, quella della famiglia Martini, che non esiste, ma che nasce da tanta verità. Perché, dunque, ti dici bugiardo?

A Caro Prezzo è una storia che mi appartiene, a tratti anche autobiografica, ma non è (solo) la mia storia. Con quella frase ho voluto specificare che quanto letto dai lettori si tratta di una finzione, dove in quanto tale ho potuto raggruppare non solo i miei ricordi ma anche quelli di amici, parenti, insieme a molte informazioni recuperate documentandomi. Sai, definire un libro autobiografico è sempre un rischio, poiché là fuori è pieno di persone pronte a mettere in dubbio la verità di quello che dici, ad andare personalmente a verificare nel tuo passato quanto da te scritto e disegnato. Non vedono l’ora di trovare un'incongruenza per screditare il tuo lavoro. Mi sono liberato da tutte queste preoccupazioni definendomi, per l’appunto, un bugiardo, in modo da poter essere libero di scrivere la storia nel modo che più ho preferito. Personalmente lo ritengo il modo giusto di fare le cose: raccontare la finzione per arrivare alla verità “vera”, perdona il gioco di parole. Credo sia il metodo migliore per far emergere tutto ciò di cui ho parlato nel fumetto.

Sempre nel primo volume, connettendomi alla domanda precedente, fai un discorso molto interessante riguardo al canto popolare Bella Ciao, sulla sua presunta origine e su quanto questa possa o meno “intaccare” la sua importanza. Da dove nasce l’idea?

Riguardo a questo c’è un aneddoto. Io sono sempre stato convinto che Bella Ciao fosse un canto partigiano. Nella mia famiglia lo cantavamo spesso. Mentre stavo scrivendo il primo libro, parlandone con amici, anch'essi di origine italiana, uno di loro mi ha raccontato quanto in realtà l’origine di Bella Ciao sia complessa e confusa. Mi inviò anche un articolo del giornale la Repubblica dove ne parlarono in maniera approfondita. In questo modo sono venuto a conoscenza di tutto questo, e ho voluto assolutamente inserirlo nel libro, pensando che si sposasse alla perfezione con la storia che stavo raccontando.

A Caro Prezzo si apre e si chiude con Aigues-Mortes, il massacro del 1893 e l’aggressione a sfondo razziale del 2012. Sono due eventi che ti hanno segnato?

Si, particolarmente. L’intento è quello di mettere in guardia chi legge, mostrandogli come, purtroppo, la storia tenda a ripetersi. Come queste tragedie siano cicliche.

Nella trilogia di A Caro Prezzo concludi ciascuno dei tre volumi con i dettagli di una ricetta italiana. Perché?

Il cibo occupa un aspetto molto importante nella mia vita. Per me mangiare va ben al di là del nutrirsi: si tratta di cultura, fa parte del patrimonio di un popolo, di una nazione. Il mio inserire una ricetta al termine di ciascuno dei tre volumi è, oltre a un omaggio all’Italia, anche un modo per mettere in luce tutto questo.

Grazie mille e a presto!

Intervista realizzata da Andrea Martinelli dal vivo durante ARF! Festival. Ringraziamo Francesca Protopapa, Fabiana Manuelli e tutto lo staff di ARF! per la collaborazione.




Baru, nome d’arte di Hervé Barulea (Thil, 1947), uno dei “padri nobili” della bande dessinée, è nato da padre italiano e madre bretone e cresciuto in un ambiente operaio, trascorrendo gran parte della sua giovinezza nell’atmosfera industriale delle fabbriche; esperienza che influenzerà profondamente il suo lavoro.
La sua carriera artistica comincia a metà degli anni ’70 con la pubblicazione delle sue prime storie a fumetti su Pilote (uno dei principali periodici di fumetti in Francia) e in seguito su L’Écho des Savanes, dove ha potuto esplorare temi più adulti e socialmente impegnati. La sua produzione è infatti caratterizzata da un forte realismo – anche quando delinea personaggi grotteschi – e da una profonda attenzione alle tematiche sociali e politiche; le sue storie esplorano costantemente le vite della classe operaia e dei diseredati, affrontando temi come il lavoro, la povertà, la violenza e l’alienazione sociale, dando così voce alle esperienze e alle preoccupazioni del cosiddetto proletariato.
Nell’arco della sua ricca parabola artistica, ha realizzato Quéquette blues (per Dargaud nel 1984, per Casterman nel 2005; in Italia per Coconino Press nel 2012), La Piscine de Micheville (per Dargaud nel 1985, per Albin Michel nel 1993), La Communion du Mino (Futuropolis, 1985), Vive la classe! (Futuropolis, 1987), Cours, camarade! (Albin Michel, 1988), Le Chemin de l’Amérique sui testi di Jean-Marc Thévenet (per Albin Michel nel 1990, per Casterman nel 1998; in Italia con il titolo Verso l’America per Coconino Press, 2002).
Con L’Autoroute du soleil Baru segna un traguardo molto importante della propria carriera, che lo consacra come come uno dei grandi Maestri del fumetto internazionale: pubblicato originariamente in Giappone per la casa editrice Kodansha sulla pagine di Comic Morning, le diverse versioni europee di questo “road movie a fumetti” lo vedono editato in 2 volumi da Casterman nel 1995 e da Coconino Press nel 2000/2001; ne uscirà poi una versione integrale “rimontata e approvata” dall’autore per la collana Graphic Novel allegata a La Repubblica, che da quel momento diventerà la versione definitiva, così come nella successive ristampe in volume unico di Coconino Press.
Seguiranno Sur la route encore (Casterman, 1997; in Italia Sulla strada ancora per Oblomov, 2017), Bonne année (Casterman, 2000), Les Années Spoutnik (Casterman 1999/2003; in Italia Gli anni dello Sputnik per Kappa Edizioni in 4 volumi dal 2002 al 2004; per Coconino Press in volume unico nel 2011; per Oblomov nel 2017), L’Enragé (Dupuis, 2004/2006; in Italia L’arrabbiato per Coconino Press in 2 volumi, 2005/2006), Pauvres Zhéros con l’adattamento e la sceneggiatura di Pierre Pelot (Casterman, 2008; in Italia Povere nullità per Coconino Press, 2010), Fais péter les basses, Bruno (Futuropolis, 2010; in Italia Pompa i bassi, Bruno! per Coconino Press, 2011), Canicule, adattamento di un romanzo di Jean Vautrin (Casterman, 2013; in Italia La canicola per Coconino Press, 2014).
La sua ultima opera è la saga in tre volumi Bella ciao (Futuropolis, 2020/2022; A caro prezzo per Oblomov Edizioni) a cui – a fine novembre del 2003 – è seguito anche lo spin-off Rodina, ancora inedito in Italia.
Tradotto e pubblicato in decine di paesi del mondo, tra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti durante il suo lungo percorso fumettistico, nel 2010 Baru ha vinto il prestigioso Grand Prix de la Ville d’Angoulême alla carriera.


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