“Voglio restituire le emozioni che mi sono preso leggendo”: intervista a Lorenzo Mò
Gabotteo & Palloncino segna l’esordio della collana Y&A di Gallucci. Ne abbiamo parlato al Comicon con l'autore
Ciao, Lorenzo. Grazie per la disponibilità. Ti chiedo di presentarti brevemente ai lettori de Gli Audaci.
Grazie mille a voi. Mi chiamo Lorenzo Mò e come tanti altri sono partito dall’autoproduzione, all’incirca quindici anni fa, per poi arrivare, dopo essermi fatto le ossa, alle case editrici più blasonate. Con Eris Edizioni ho pubblicato Dogmadrome e Omnilith, i miei primi due graphic novel, mentre quest’anno, con Lorenzo La Neve, è venuta fuori la possibilità di realizzare qualcosa di diverso. Grazie alla collana Y&A (Young and Adult) di Gallucci Balloon mi sono potuto cimentare nel fumetto per bambini, un qualcosa che ho da sempre desiderato fare. In questa storia ho infilato dentro tutto ciò che mi piace, dai giocattoli alla fantascienza e agli scienziati pazzi. Spero di essere riuscito a fare un buon lavoro.
Da dove nasce questo desiderio di realizzare storie per giovani lettori?
Io vedo il fumetto come un “dare e avere”. Quando ero bambino ci sono stati molti fumetti che mi hanno emozionato tantissimo. Si parte dalle storie sul settimanale Topolino per arrivare ai fumetti di supereroi, passando per la BD francese. Ciò che voglio fare io come autore è restituire le emozioni che mi sono preso leggendo. È un qualcosa che ho cercato di fare già con i miei due graphic novel per Eris Edizioni, ma il fumetto per bambini e ragazzi ti permette di immaginare molto di più, o meglio, di sognare molto di più. L’idea che ci possa essere anche solo un bambino che si emoziona leggendo quello che ho fatto per me è benzina sufficiente per realizzare storie come questa. So che è una cosa velleitaria e pretenziosa, ma il mio desiderio è di fare sognare le nuove generazioni.
Siamo qui oggi in occasione dell’esordio della collana Y&A di Gallucci Editore, curata da Lorenzo La Neve. Tu e il Dr Pira fate da apripista. Come è avvenuto il tuo coinvolgimento?
Con Lorenzo avevamo già lavorato assieme a una storia per Tutto un altro Lupo, l’inserto della testata Lupo Alberto dedicato a giovani autori, di cui è il curatore. Mi sono trovato molto bene a lavorare sulla sua sceneggiatura. La scorsa estate mi ha contattato chiedendomi se mi sarebbe piaciuto realizzare un fumetto che ricordasse più un albo che un graphic novel. Io ho risposto entusiasta, ed è stato quello il momento in cui mi è venuta l’idea di realizzare un fumetto per bambini.
Lorenzo La Neve, in un'intervista, ci ha confessato come volesse assolutamente vederti alla prova con un fumetto di matrice francese popolare, così appena ne ha avuto l’occasione non se l’è lasciata scappare. Realizzare questo fumetto per te è stata una sfida oppure ti è venuto naturale?
In realtà non è stata una vera e propria sfida. Ho semplicemente dovuto adeguare il mio stile alla storia che stavo raccontando, abbracciando un tratto più morbido e cartoonesco, cosa che in realtà avevo già fatto in Dogmadrome. Alla fine penso che sia questa la mia vera zona di comfort. Lo stile cartoon è quello che più fa per me, anche quando devo raccontare qualcosa di più realistico o concreto. La vera sfida è stata invece quella di realizzare qualcosa di breve. È vero che la griglia francese, rispetto a quella italiana, ti mette a disposizione più vignette per pagina, ma riuscire a scandire il tempo in maniera ottimale in circa 60 pagine è stato difficile. Una scelta che parte da me per poi essere accolta con entusiasmo da Lorenzo. Io amo la griglia francese: la trovo molto più bella e piacevole rispetto a quella italiana. È stato molto divertente cimentarmici.
Se si pensa al fumetto popolare francobelga le prime cose che vengono in mente sono i Puffi, Asterix e Obelix, Spirou e Fantasio, Lucky Luke, Tin Tin. Nel tuo fumetto però c’è molto di più. Vuoi raccontarci a cosa hai guardato prima di buttarti in questa nuova sfida?
In realtà sono andato in una maniera molto naturale. Detto ciò, io ciclicamente mi studio il fumetto francese. La serie di Asterix in particolare è un’opera a cui sono profondamente legato, soprattutto fin quando René Goscinny ha sceneggiato le storie. Tutti i titoli che hai nominato sono stati e continuano a essere importantissimi per me, ma ci tengo a sottolineare anche quanto l’animazione sia stata fondamentale. Non posso non citare la Warner Bros. e quindi il lavoro dei vari Tex Avery, Bob Clampett, Robert McKimson e Chuck Jones, che è uno dei miei miti assoluti. A questi aggiungo anche ovviamente i fratelli Fleischer e i primi corti di Walt Disney, quando Topolino era ancora “cattivo”. Allo stesso modo posso dire di amare anche le strisce di Floyd Gottfredson. Venendo invece a un qualcosa di recente che sicuramente mi ha influenzato molto, ti direi Adventure Time. A mio avviso si tratta di una delle vette massime mai raggiunte dall’animazione, almeno negli ultimi vent’anni.
Presentando questo fumetto sui social hai rivelato che avevi in mente questi personaggi, Gabotteo e Palloncino, da un po'. Quando sono nati e come si sono evoluti per arrivare alla loro versione definitiva?
È vero, ho detto questa cosa. Ora mi spiego. Rispetto a un graphic novel la realizzazione di questo libro è stata molto più rapida. Quando Lorenzo mi ha contattato nell'estate del 2023, nonostante fossi occupato a lavorare ad altro, il progetto mi ha preso molto tempo. In particolare c’è stato un grande lavoro di costruzione dei personaggi prima della vera e propria scrittura della storia. Col senno di poi è stato molto utile immaginarmeli muoversi, fare cose, le situazioni in cui potevano cacciarsi. Lo stesso discorso vale anche per gli antagonisti di Gabotteo e Palloncino. In questo modo sono riuscito a sentirli davvero tanto miei, e quando è stato il momento di costruirci attorno una storia è venuto tutto molto semplice e divertente.
È già due volte che lo accenni quindi te lo chiedo: quanto è stato divertente realizzare questo progetto?
Mi sono divertito tantissimo, come penso si sia capito dall’intervista fino a questo momento. Nell’ideare i personaggi, nello scrivere la storia, nel disegnarla. Anche nel concepire il layout del fumetto. È stato bellissimo perché, e per questo li ringrazio, mi hanno lasciato carta bianca per poter fare qualsiasi cosa, e così ho potuto buttarci dentro ciò che mi piace e mi appassiona. Spero di riuscire a trasmettere tutto questo anche ai lettori.
Il curatore della collana Lorenzo La Neve ha detto che il suo scopo è quello di sperimentare col fumetto pop, allontanandosi dal mondo dei graphic novel per cercare di tornare nelle mani di quanta più gente possibile. Qual è il tuo parere a riguardo?
Sono completamente d’accordo. Il fumetto nasce prima di tutto come intrattenimento. Deve essere capace di divertire ed emozionare, di distrarti. Se poi è in grado di fare anche altro, ben venga. È un'idea che condivido pienamente e che ho fatto mia. Gabotteo & Palloncino contro il temibile professor Hamburger è a tutti gli effetti un albo alla francese, che alla fine della fiera è un modo come un altro per rendere un fumetto popolare, allontanandosi magari dalle cose che al momento in Italia sono più “mainstream” con l'obiettivo, magari, di diventarlo! A me inoltre il mondo dell’albo affascina molto perché dietro c’è tutto un discorso di collezionabilità e anche di costanza. È più facile farsi conoscere dai lettori, entrare nelle loro vite, rispetto magari mediante i graphic novel che prevedono tempistiche molto più lunghe di realizzazione. Detto ciò, io sono e rimarrò sempre un grandissimo amante del graphic novel, italiano e non, ma penso che il fumetto possa essere anche qualcosa di diverso.
Nel tuo futuro vedi più storie sulla falsariga di Omnilith e Dogmadrome o di Gabotteo & Palloncino?
A me piacciono entrambe le cose. Detto ciò, come ho accennato prima, ho sempre avuto il pallino per la serialità, per l’albo, per i personaggi che accompagnano il lettore e si evolvono man mano che la storia prosegue. Basti pensare, allontanandoci un attimo dalla scuola francese e andando in America, al lavoro di Jack Kirby ne I Fantastici Quattro. È vero, la storia è stata scritta da Stan Lee, ma Kirby ci ha messo l’anima dentro questi personaggi, e ciò che rimane, al di là dello stile e del gusto che ognuno di noi può avere per la Silver Age, è una voglia matta di sperimentare, di andare oltre, di evolvere. Mi piacerebbe creare dei personaggi che restano, che crescono, ma anche che scompaiono per molti episodi per poi ritornare improvvisamente, facendo chiedere al lettore che cosa abbiano fatto per tutto questo tempo. La potenza del non detto, del non visto, è enorme, no?
Grazie per il tuo tempo, Lorenzo.
Lorenzo Mò, classe 1988, è una delle figure più interessanti del panorama fumettistico italiano. Autore di diversi graphic novel, collabora con le riviste “Lupo Alberto”, “LÖK Zine”, “Lucha Libre” e “Linus”. Ha vinto il Premio Bartoli come Miglior promessa del fumetto italiano nel 2019, e nel 2023 il Premio Boscarato al Treviso Comic Book Festival come miglior autore completo. Ha scelto Gallucci per esordire con Gabotteo & Palloncino nel fumetto per ragazzi.