Letture seriali: Diecimila piume nere di Lemire e Sorrentino

Il nuovo tassello del Mito del Frutteto di Ossa è un viaggio tra passato e presente, dove il sentimento va di pari passo con l'orrore

Piume come Macigni.

Per trascinarci sul fondo dell'anima: Jeff Lemire e Andrea Sorrentino, colpiscono ancora, colpiscono duro, e non hanno intenzione di lasciare che il loro Mito del Frutteto di Ossa sia solo un bel titolo altisonante e nulla più, anzi tutto il contrario.

Ne avevamo già parlato, qui su Letture Seriali, in occasione del debutto in libreria, sempre per il team di Bao Publishing, de Il Passaggio, prima incursione di questo nuovo universo narrativo a tinte horror, creato dai due artisti per Image Comics, cementando un sodalizio che dura da anni e sa come rinnovarsi e proporsi al lettore sempre più forte.

Impossibile non tornare "sul luogo del delitto" in occasione di Diecimila piume nere, che stavolta si concede un racconto dal respiro più ampio, presentato in origine come miniserie e sempre, appunto, connesso al Bone Orchard.

Ma, fughiamo subito l'obiezione dal fondo della sala, Ten Thousand Black Feathers è assolutamente leggibile a sé, trova il modo di alimentare il suo denso mistero di fondo, ma al tempo stesso presenta una storia comprensibile e pienamente apprezzabile, anche se questo dovesse essere il vostro primo passo all'interno del "Frutteto".

La natura del progetto editoriale è infatti proprio questa: "graphic novel" o miniserie, ognuna circoscritta, tutte facenti parte di questo universo narrativo, ma slegate e fruibili a sé. Non ci sono regole precise, solo la volontà di dare al lettore spaccati di genere, che lo inchiodino alla poltrona e lo lascino col piacevole brivido di una storia oscura.

Già, "spaccati di genere": quali di preciso?

Perché, nella loro voglia di stupire e giocare col medium e con la narrativa, stavolta Lemire e Sorrentino tingono le Piume, oltre che di nero, anche di sfumature che sanno di Fantasy e Coming of Age, di racconto di formazione, che parla di dolore, amicizia e perdita.

Trish è appena tornata nella sua città natale, quella in cui ha vissuto gli anni della giovinezza e in cui ha conosciuto la sua migliore amica, Jackie. Si sono incontrate da ragazzine: la prima, introversa e amante dei libri di Fantascienza, l'altra pure, ma al contrario estroversa, pronta a stringere la mano a quella coetanea che sta lì seduta in disparte. Due opposti, inevitabilmente pronti ad attrarsi, in nome della Fantasia.

La stessa che le spinge a creare un loro universo immaginario, in cui riversare la loro passione, perdendosi per quelle lande desolate, tra magie e combattimenti con la spada (vi lascio indovinare chi padroneggia le une e chi gli altri).

Un universo dove il Male può avere ogni forma, anche quella di un uomo d'ombra con il corpo formato da corvi neri, e che usa un teschio di volatile come copricapo.

Ma l'età sa essere malevola e oscura a propria volta, il tempo passa, le estati pure. È tempo di passare al livello successivo, le superiori, l'adolescenza, i primi desideri di libertà.

Jackie li abbraccia con entusiasmo, Trish molto meno. Non apprezza uscire la sera, non gradisce le compagnie che ora l'amica frequenta, tantomeno trovarsi in un locale a fare tappezzeria, quando invece il suo unico desiderio sarebbe quello di andare in quello scantinato, lontano da tutto e da tutti, e continuare con Jackie a costruire quel mondo immaginario solo loro.

Ci si affronta, si litiga persino, si dicono cose che non si vorrebbero dire. Ma tutto questo ora non ha importanza: Trish è cresciuta, è diventata autrice di una saga Fantasy di successo, e forse anche per ritrovare la scintilla creativa perduta, o ancor meglio, chiudere col passato, è adesso davanti alla porta della vecchia casa di Jackie.

Quella vecchia e mai dimenticata amica, che è scomparsa, una decina di anni prima, proprio durante una di quelle serate...

Non mi spingo oltre, naturalmente, perché quello che Lemire e Sorrentino hanno imbastito, con penna e matita, è un viaggio tra passato e presente, tra ricordi e rimpianti, dove il sentimento e le strette al cuore vanno di pari passo con l'orrore e il brivido.

Trish indaga, rivanga il tempo lontano, scava tra le memorie per cercare di capire cosa è successo, cosa può essere accaduto a quella ragazza a cui era così legata, svanita nel nulla, ma la cui presenza ancora oggi è un vuoto incolmabile.

Il tutto mentre voci misteriose le martellano la testa, impedendole di pensare lucidamente o piuttosto di accettare una verità sin troppo incredibile da raccontare, ancor più delle avventure dipinte in gioventù...

Lemire e Sorrentino costruiscono con decisione la personalità di Trish, il suo rapporto con Jackie, non solo attraverso i flashback, ma anche mostrandoci i loro doppelgänger fantastici, facendoci addentrare in un universo che possiede tratti singolari, elementi che già abbiamo incontrato in passato, noi che nel Frutteto di Ossa siamo addentro sin da Il Passaggio e I Divora Ombra (l'albetto presentato da Bao al FCBD 2022, un piccolo ma sapiente racconto breve).

Sono indizi, sono richiami che spiccano, qualcosa che sembra solo in apparenza fuori posto o un tratto originale, ma in realtà iniziano ad imporsi come punti cardinali di una ideale mappa che sa di Grandi Antichi ed Ancestrali Orrori.

Nulla che comunque, a parte un vago senso di inquietudine, possa inficiare la comprensione e il senso della storia, che rimane saldamente ancorata al suo principio primo: assalire i nervi del lettore, stuzzicandone la propensione a perdersi dietro un buon mistero.

Ma non per questo dimenticandosi dei personaggi, che Lemire, come da ispirata abitudine, sa sempre come padroneggiare al meglio: al rapporto tra Trish e Jackie bastano poche frasi mirate, le giuste domande e le ancor più indovinate risposte per costruire un'unione con la quale non si fa fatica alcuna ad empatizzare.

Il loro è un trascorso che lo scrittore costruisce con efficacia, lascia evolvere alla pari del mistero, mentre le domande, scorrendo le pagine, iniziano a pulsare ad un lato del nostro leggere, ormai avvinti dalla storia.

Cosa è successo a Jackie? Perché Trish non riesce a lasciarla andare? Cosa l'ha portata a tornare in quella città, in quella casa che l'ha sempre accolta, e che lei, ad un certo punto, ha deciso di abbandonare, convinta che la lontananza avrebbe sanato tutte le ferite?

Ma forse, certi tagli al cuore non possono guarire proprio perché non hanno mai smesso di sanguinare, e la risposta, crudele ed impossibile, è sempre stata lì, forgiata dalle nostre stesse parole.

Così, quando Lemire decide che Fantasy e Horror possono finalmente stringersi la mano, sa benissimo di avere le spalle coperte dal nostro Andrea Sorrentino che, al pari della trama, muta il suo stile di disegno, lo alterna con efficacia.

Più chiaro quando si tratta dei flashback o delle incursioni delle due ragazzine nel loro fantastico mondo hyboriano, più marcato nel suo essere sfuggente quando invece siamo nel presente, nel dramma e in quel territorio fatto di ombre che, improvvisamente, possono prendere vita, con un assordante battito d'ali.

Certe sequenze, solo in apparenza "semplici", sanno creare impatto, come quella del ponte, altre si lasciano ammirare per l'ennesima riprova di come il disegnatore si diverta a trovare sempre nuove soluzioni per ingabbiare espressioni, momenti e frammenti di attimo attraverso vignette che hanno la forma di onomatopee o, visto il titolo così evocativo, di piume. Una cifra stilistica che Sorrentino sa come mantenere sempre fresca e vitale per il bene del fumetto.

E se avete letto Il Passaggio tutto questo parlare di corvi potrebbe anche farvi suonare un campanello, o forse no, magari potrebbe solo farvi pensare a Poe.

Del resto, come già in quella precedente incursione, anche stavolta l'immaginario da saccheggiare e citare e omaggiare con doveroso rispetto è molteplice, rimodellato con sadico e sapiente gusto per costruire qualcos'altro, qualcosa che il lettore può divertirsi a cercare, magari ad una seconda lettura, dopo aver digerito con sardonico sorriso quel finale, semplicemente una chiusa perfetta per lasciare il giusto amaro sapore di inspiegabile.

Naturalmente, queste unioni di generi diversi, di stili differenti da padroneggiare con la matita, non avrebbero la stessa valenza se alla tavolozza non ci fosse un terzo innegabile talento, quello di Dave Stewart, che con Lemire e Sorrentino forma un triangolo artistico straordinario.

I colori che infonde alla storia sono azzeccati, nel modo in cui creano lo stacco tra un presente plumbeo, di una città corrosa dall'inquinamento e dai suoi segreti, una cupezza quasi difficile da sostenere col semplice bianco e nero, dove solo la policromia può evidenziare i dettagli, amplificando la definizione e la portata di alcune tavole e momenti.

Una tavolozza che sa quando invece farsi pulita, priva di sbavature, mentre una guerriera e una maga cavalcano verso l'orizzonte, in cerca del Male da sconfiggere.

Stewart lavora con precisione, esaltando tutte le parti in causa, confermando l'assoluta bontà del progetto e il piacere di tenere il volume tra le mani, ma non solo: permettendo di comprendere quale mirabile ingegno e lavoro di squadra si nasconda dietro "Il Frutteto".

Lemire scrive le parole e i sentimenti, Sorrentino li traduce in immagini magistrali, Stewart dona al tutto un nero arcobaleno di cromatica oscurità, un fascino di cieli nuvolosi, di ombreggiature che non vivono solo di china.

È così che il Mito si crea, è così che si cementa lentamente come un appuntamento irrinunciabile per chi ama leggere Comics, e sopratutto dell'ottimo Fumetto.

Il prossimo appuntamento, Tenement, alzerà ancora l'asticella.

Lemire e Sorrentino stanno costruendo una loro cosmogonia, un universo fatto di morte, mistero e narrazione, una scatola dei giochi di teschi, ossa, piume e oscurità lucente come una maschera dorata, sotto la quale si nasconde il nulla più fondo.

Confermandosi straordinari professionisti, firme da scatola... anzi "copertina chiusa", forti di una fiducia guadagnata col lettore con titoli come Primordial e Gideon Falls, e che qui, con The Bone Orchard, decidono di fare una scommessa, prima di tutto con loro stessi come autori.

Guardare l'Abisso, e restituirgli con tono di sfida lo sguardo!






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