Viaggio nel Giappone feudale: un dialogo con Isabella Mazzanti e HS Tak
Durante Lucca Comics & Games 2023 abbiamo intervistato Isabella Mazzanti e HS Tak, rispettivamente disegnatrice e sceneggiatore di Hitomi, una bella storia di vendetta ambientata nel Giappone feudale giunta nelle librerie italiane per Oblomov Edizioni (trovate la recensione qui), per parlare della loro collaborazione, dei loro stili e delle loro esigenze narrative.
Ciao Isabella, ciao HS Tak! Siamo qui oggi a parlare del vostro fumetto, Hitomi, uscito in America per Image Comics per poi arrivare in Italia grazie a Oblomov Edizioni. Vi chiedo di raccontarci come nasce questa collaborazione e quale è stato il processo creativo che ha portato alla sua realizzazione.
Isabella: HS Tak mi ha contattata nel 2020 in cerca di un disegnatore per la sua storia. Inizialmente non ero così sicura di accettare: il progetto era abbastanza complesso oltre al fatto che non avevo mai lavorato per il mercato statunitense. Quando però ho letto la storia nella sua interezza me ne sono innamorata e quindi ho deciso di iniziare questa collaborazione. Per realizzare il tutto al meglio e rispettare le scadenze, siccome ero già alle prese con altri progetti, ho messo in piedi un team composto, oltre che da me, da Valentina Napolitano, a cui ho chiesto di occuparsi dei colori, e da Nicoletta Bea, a cui invece ho chiesto aiuto per i layout.
Leggendo il tuo percorso, Isabella, era solo questione di tempo prima di vederti all’opera su una storia come quella di Hitomi. Si nota la volontà nel tratto di voler richiamare lo stile della pittura tradizionale giapponese, sempre però in chiave moderna. Come ti sei trovata a lavorare sulla storia di HS Tak?
Isabella: Hai visto benissimo. Io ho studiato l’arte dell’estremo oriente e sono innamorata dell’arte tradizionale giapponese. In Hitomi ho avuto l’opportunità di sperimentare un approccio diverso al fumetto rispetto a quanto fatto finora. Non è infatti la prima storia a tema samurai/Giappone feudale in cui sono coinvolta. Per Bonelli avevo già lavorato come disegnatrice nella saga di Chanbara, dove però avevo utilizzato uno stile più dettagliato, strutturato. Per Hitomi mi sono potuta concentrare molto di più sulla sintesi, sulla linea e sulla composizione delle vignette.
A riguardo devo poi sottolineare come lavorare con HS Tak sia stato bellissimo anche grazie alla libertà che ci ha dato, a me come a Nicoletta e a Valentina, di reinventare e spaziare quanto da lui indicato nella sceneggiatura, dove si limitava a darci un’idea generale dell’impostazione che avrebbe dovuto avere la tavola. Ci siamo impegnate molto per riuscire a trovare le soluzioni migliori, che funzionassero perfettamente sia a livello narrativo che compositivo, e penso che ci siamo riuscite.
Il disegno in Hitomi è perfettamente funzionale alla storia di HS Tak. Si passa da scorci paesaggistici a sequenze dinamiche e violente con estrema naturalezza, sfociando a volte in composizioni audaci. La prima che mi viene in mente è quella dove utilizzi la spada del ronin come cornice delle vignette. Come e da dove nascono queste intuizioni?
Isabella: Come detto in precedenza il fumetto è frutto di una bella collaborazione e così lo sono anche queste intuizioni. A volte sono stata io a suggerirle, soprattutto quando vedi grande spazio dedicato agli ambienti, che non di rado occupano l’intera pagina. Io amo disegnare paesaggi e quando ho la possibilità ne approfitto. Altre invece sono state suggerite direttamente da HS Tak, proprio come quella che hai citato tu. L’idea di partenza in realtà era leggermente diversa rispetto al risultato finale. Non ricordo bene nello specifico, ma l’intuizione di tagliare in quel modo la tavola parte da lui. Con Nicoletta dopo vari tentativi abbiamo pensato di utilizzare proprio la spada del ronin come elemento per costruire la suddivisione delle vignette e così si è arrivati al risultato che vedi nel fumetto.
HS Tak: Proprio come appena detto da Isabella è tutto frutto di un’ottima collaborazione. Se mi chiedi da dove prendo le idee per sequenze di questo tipo faccio fatica a risponderti. Ciò che posso dirti è che cerco di interiorizzare al meglio le azioni dei personaggi per riuscire a dare una forma al tutto. In quella pagina in particolare ho pensato, visto il momento molto delicato per i protagonisti, che tagliare in quel modo la vignetta fosse un modo perfetto per far andare in risonanza il paneling con le emozioni che stavano provando. Isabella e Nicoletta sono poi state bravissime a realizzare ciò che avevo solo pensato. Hanno reso reale la mia visione.
Isabella, rispetto al solito hai dovuto abbandonare matite e pennelli per abbracciare il digitale: come ti sei trovata? È stata una questione di praticità o hai voluto sperimentare?
Isabella: Onestamente? È stata una questione di praticità. Se avessi potuto lo avrei realizzato completamente in tecnica tradizionale e non è detto che nel caso in cui ci mettessimo al lavoro su un secondo volume non proverò questo approccio. Siccome, come detto all’inizio dell’intervista, era la prima volta che lavoravo per il mercato statunitense, non mi sentivo sicura con i tempi. In digitale ovviamente è tutto molto più semplice e veloce, soprattutto quando bisogna effettuare delle correzioni. Per questa prima volta è andata così.
La cover del volume di Hitomi, assieme alla colorazione nel fumetto, è opera di Valentina Napolitano. Parlaci di come è stato collaborare con lei.
Isabella: Collaborare con Valentina è stato meraviglioso, così come con Nicoletta, anche grazie al nostro background comune che tende a oriente. Nello specifico di Valentina, per Hitomi ci siamo studiate attentamente le palette delle stampe xilografiche giapponesi, degli ukiyo-e: abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca. Inizialmente l’idea anche con HS Tak era quella di realizzare un qualcosa di più commerciale, ma poi ci siamo dette di no: volevamo che Hitomi si distinguesse. Per quanto riguarda invece il “come lavoravamo”, io solitamente a Valentina mandavo le tavole con una impostazione di “valori” più che di colori. Per il resto le lasciavo libertà assoluta di interpretare, aggiungere, di fare ciò che si sentiva.
Parliamo quindi di cosa ci racconta Hitomi. Da dove nasce l'esigenza di narrare questa storia di vendetta al femminile ambientata nel Giappone feudale?
HS Tak: Ciò che volevo era raccontare la storia di Yasuke, il primo africano giunto in terra nipponica e diventato addirittura samurai, ma in maniera differente rispetto a quanto era stato fatto fino a ora. La maggior parte delle storie che lo vedono protagonista seguono sempre il solito canovaccio e si focalizzano sulle difficoltà che Yasuke ha dovuto passare, sul suo grande coraggio. Io volevo raccontare qualcosa di diverso e quindi ho pensato di approcciarmi alla sua figura attraverso il punto di vista di un’altra persona.
Nello specifico scelsi questa giovane ragazza, Hitomi, rimasta sola, senza niente e nessuno, a seguito dell’eccidio della sua famiglia. Una condizione che in qualche modo rispecchia esattamente quella dello stesso Yasuke appena arrivato in Giappone. In questo modo ho cercato di raccontare la vita e le sfaccettature del personaggio in maniera non convenzionale, grazie anche al rapporto che si svilupperà tra lui e la protagonista, Hitomi.
Ho apprezzato molto come hai deciso di raccontare. Hai optato per una sceneggiatura semplice e diretta, che non si perde in deviazioni inutili, scegliendo anche con cura i dialoghi: pochi e mirati per ogni pagina. Essendo tu anche un regista ti chiedo: c’era fin da subito la volontà di raccontare più attraverso il disegno che le parole?
HS Tak: Sì, decisamente. Per me è molto più interessante raccontare attraverso le immagini piuttosto che le parole, soprattutto se si parla di scene d’azione, ma non solo. In Hitomi ho cercato proprio di far sì che fossero prima di tutto i disegni a parlare. L’ultima cosa che voglio quando prendo in mano un libro illustrato è aprirlo e trovarmi davanti un muro di testo. I fumetti, se ci pensiamo bene, sono una specie di libri illustrati: la componente grafica è fondamentale, anche, se non soprattutto, come strumento narrativo.
Leggendo Hitomi mi sono subito venuti in mente un fumetto e un film: Lady Snowblood e Kill Bill. Sono due opere da cui avete attinto qualcosa per il vostro fumetto? Raccontatemi brevemente qualcosa sulle vostre fonti di ispirazione.
Isabella: I titoli che hai citato sono stati fonti di ispirazione per me, Kill Bill e Tarantino in particolare, ma ovviamente non sono stati gli unici. Io sono cresciuta leggendo manga e quindi, giocoforza, il fumetto giapponese anni ‘80 e ‘90 mi ha fortemente influenzata. Oltre a questo anche i film di Kobayashi, Ozu e Kurosawa hanno giocato un ruolo importante. Con Nicoletta abbiamo recuperato molti classici del cinema giapponese per poi costruirci delle reference un pochino più distanti da quelle mainstream, anche per fare un tributo ai nostri studi e al nostro background universitario.
HS Tak: È difficile nominare dei titoli nello specifico: nel corso degli anni si leggono e si vedono talmente tante cose... Parafrasando Martin Scorsese, vengo semplicemente ispirato dal lavoro degli altri.
Un’ultima domanda: state già lavorando a qualcosa di nuovo?
Isabella: Sì! Visto quanto ci siamo trovati bene a lavorare insieme stiamo già iniziando a gettare le basi per un secondo volume. HS Tak mi ha già introdotto brevemente ciò che vorrebbe raccontare e io ne sono entusiasta. Insomma c’è fermento nell’aria.
Grazie mille per il vostro tempo, ci auguriamo di leggere presto altri fumetti realizzati da voi.
HS Tak