Nove Maghi, il primo ordigno fumettistico di Trincea Ibiza
Chi ben comincia è a metà dell’opera
Il primo ordigno fumettistico di Trincea Ibiza, Nove Maghi, ha tutte le premesse per scuotere le fondamenta del fumetto indipendente e non solo. Un’idea geniale, nata anche grazie alla collaborazione con Frankenstein Magazine, progetto editoriale indipendente e rivista-contenitore che dal 2019 promuove contenuti sperimentali e di ricerca e che tocca in maniera trasversale arti figurative e scrittura creativa, con un particolare focus sul fumetto d’autore.
Ne abbiamo già parlato sulle pagine audaci ma, per chi se lo fosse perso, spieghiamo nuovamente chi c’è dietro questo nuovo collettivo. A maggio 2023 Jacopo Starace, Pablo Cammello, Spugna, Luciop, Jazz Manciola, Sdolz, TommyGun Moretti, Marco Caselli e Martoz decidono di unire le forze per creare qualcosa di unico. Questo “qualcosa” prende il nome di Trincea Ibiza.
Nove Maghi è il loro primo progetto, presentato in anteprima a Lucca Comics assieme ad un altro volume altrettanto interessante, Purple Empire, dove Pablo Cammello e Criminaliza sperimentano giocando a “ping pong” con il fumetto e realizzando una pagina a testa, rendendo imprevedibile l’andamento della narrazione. Un'interessante storia di fantascienza con tinte body horror, che racconta con un pretesto cromatico (nel mondo è tutto viola ed il rosa è stato bandito) l’esigenza e l’urgenza della ribellione ad ogni costo.
Tornando però al primo vero ordigno di Trincea Ibiza, il pre-order datato 1 giugno ha destato fin da subito un grande interesse. Le motivazioni sono molteplici e vanno dalla fortissima fanbase che i nove membri del collettivo si sono creati nel corso degli anni allo splendido lavoro fatto sul volume. Nove Maghi infatti non si presenta bene, di più. Per questa prima stampa infatti gli autori hanno voluto esagerare con una vera e propria edizione deluxe: cartonato, 24 x 17 cm, 200 pagine, con finiture e cartotecnica di pregio. Gli effetti olografici rendono scintillante la copertina del volume, che ci mostra i volti dei protagonisti all’interno delle loro “pedine” (più avanti capirete cosa intendo).
La chicca vera e propria però si nota non appena si apre il volume e riguarda le “signing session”. Siete nove autori, presentate tutti insieme il volume presso la Self Area del Lucca C&G 2023. Come risolvere il problema dello spazio per le dediche? La soluzione è semplice quanto geniale: creare una sorta di pagina stile album di figurine, che se vogliamo richiama anche un elenco di foto segnaletiche, essendo i protagonisti dei veri e propri criminali. Ciascun artista ha un piccolo spazio, una piccola cornice, per disegnare il proprio mago. Una splendida trovata che innesca una gara “all’acchiapparli tutti”. Tra visite continue alla Self Area così come agli stand delle varie case editrici per cui i nove artisti stanno lavorando, il verbo di Nove Maghi si è espanso a macchia d’olio, cosa che continuerà a fare fiera dopo fiera. Una trovata geniale.
Passiamo ora al contenuto. Nove Maghi è tutto ciò che mi sarei aspettato e anche di più. La trama, sceneggiata da Pablo Cammello, è piuttosto semplice. Ci troviamo all’interno del carcere magico di massima sicurezza Abracadalcatraz. Da questo posto c'è un solo modo per andarsene: arrivare primi al traguardo di un sadico gioco dell’oca per avere la libertà e l’assoluzione da ogni reato. Vale tutto. Il terreno di gioco è il proprio mondo interiore e, peggio ancora, anche quello altrui.
Nove maghi potentissimi sono coinvolti in questa folle partita. Nove proprio come nove sono gli artisti che compongono il collettivo: come avrete intuito ciò che rende sensazionale questo volume è proprio il fatto che ciascun artista si sia occupato del character design del proprio mago, realizzandolo lungo tutto il fumetto, dandosi il cambio a turno per realizzare gli sfondi. Ciò che ne emerge è un cocktail adrenalinico. Un folle esperimento superbamente riuscito di fusione di stili, nel nome dell’avventura e del grottesco, con un pizzico di satira e critica sociale per nulla velata. La partita per la libertà incondizionata infatti avviene sotto l’occhio vigile di migliaia di spettatori grazie alla piattaforma di live streaming Witcht, che si godono lo spettacolo come fossero antichi romani nel Colosseo durante i giochi gladiatorii.
Un progetto ambizioso e rischioso, possibile solo grazie ad un'evidente sintonia tra i nove fumettisti coinvolti, nata dopo anni e anni passati fianco a fianco nei festival, da quelli underground fino ai più mainstream. Ciò che sorprende è quanto questa fusione di stili sia riuscita, quando sia naturale il passaggio da uno stile a un altro, senza creare nessun effetto di straniamento nel lettore, nemmeno quando si passa agli sfondi realizzati in 3D (Jacopo Starace, TommyGun Moretti). Quando è il momento di addentrarsi nella psiche di un determinato mago sembra quasi una conseguenza logica che a disegnare gli sfondi sia proprio chi quel mago l’ha creato.
Tutto ciò è merito anche della sceneggiatura di Pablo Cammello, che oltre ad essere il disegnatore di Cube Wallace si è occupato anche della scrittura dell’intero fumetto. Una storia che non si perde in fronzoli inutili, che ci catapulta subito nell’azione e non ci lascia respiro, a noi come ai poveri maghi, tra un tiro di dado e l’altro.
Un fumetto che urla a gran voce, con fierezza, le sue origini underground, anche attraverso una chiusa insolita mediante un fotoromanzo che qua, volutamente, non vi racconto.
Un peccato che non tutti e nove gli autori abbiano potuto realizzare la loro personale sezione all’interno del volume, nell’inconscio del loro mago. Mancano all’appello Marco Caselli (autore dello storyboard) e Martoz per completare il cerchio. La scorrevolezza della storia, a mio parere, non avrebbe risentito di queste eventuali aggiunte, ma probabilmente per evitare di rendere il costo proibitivo a causa di un numero eccessivamente alto di pagine è stato deciso che sette mondi fossero più che sufficienti.
Poco male: Nove Maghi è un must have per ogni amante del fumetto, la dimostrazione delle potenzialità dei progetti indipendenti e del perché valga sempre la pena, per noi lettori, provare ad uscire dalla comfort zone, dalle letture mainstream.
Andrea Martinelli