Letture seriali: Samuel Stern #46 - Samael

L'inizio del ciclo dell'Apocalisse

Cerchi che si chiudono.

Cicli che si aprono: quando questa umile rubrica, qui sugli Audaci, ha esordito due anni fa (come vola il tempo quando ci si diverte, eh?). La prima recensione è stata per il #19 di Samuel Stern, I sotterranei di Edimburgo, e da allora, sia per chi vi scrive, sia per la stessa collana targata Bugs Comics, di inchiostro sotto i ponti ne è passato parecchio.

Molti articoli, altrettante occasioni di consigliarvi Letture Seriali, ma il pensiero, recondito, ad un lato della mente, tornava sempre all'idea che un giorno avrei parlato nuovamente di Samuel, dovevo solo capire quando, percepire il momento giusto.

Un primo appiglio, qualche mese fa, con l'esordio dello spin-off Singularity, una costola nata sulle pagine del nostro rosso libraio esorcista, e che si è andata ad aggiungere agli Extra a cadenza annuale e all'antologica I Racconti dal Derryleng.

Senza dimenticare le varie proposte in volume. Niente male, insomma, per un fumetto, nato dalle menti di Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, e presentato da Bugs Comics come una vera e propria scommessa, puntando solo sul mercato delle edicole.

Un mercato che indubbiamente sta attraversando una profonda crisi, non lo si stanca di ripetere oggi, quasi con nostalgica rassegnazione, e altrettanto si diceva nel 2019, quando in un freddo Novembre Samuel faceva il suo debutto ufficiale sugli scaffali.

Eppure, il team del "Bacarozzo" ci ha creduto, ha creduto nelle possibilità del personaggio, ha creduto fermamente che questo bonellide, erede di tante pubblicazioni nate negli anni '90 per seguire questo o quel filone di successo in quel di Via Buonarroti, potesse conquistare il pubblico, potesse ritagliarsi, con quella tenacia che nasce dalla Qualità, il proprio piccolo - ma sempre più saldo e seguito - posto al sole nel panorama editoriale italiano.

Così gli autori si sono presi il loro tempo, si sono messi al lavoro per creare intorno al personaggio un mondo credibile, dove domande antiche trovassero risposte nuove, dalle prospettive inedite ed intriganti, di quelle che muovono il lettore a guardare oltre la cornice del fumetto popolare da edicola, di cui Samuel Stern è fiero esponente, e a notare l'impegno profuso tra gli spazi bianchi, a vedere in questo personaggio vestito con una felpa e un paio di jeans, un carattere umano, seppur di fronte ad un oscuro straordinario.

Inizialmente, per tanti motivi, l'accostamento con Outcast di Robert Kirkman è venuto spontaneo, così come il ricercare a tutti i costi parallelismi di ogni sorta con un certo Indagatore dell'Incubo, e non sarò certo io a negarli, sia ben chiaro.

Ma era indubbio, sin dal suo primo numero, chiamatelo "carisma" (citazione voluta) o sesto senso, che Samuel aveva, ben nascosti, i suoi assi nella manica.

E così è stato. Per 45 numeri ha reso solido il suo world building, ha messo fondamenta che, dubbio morale su dubbio amletico, esorcismo dopo esorcismo, mistero assurdo su enigma inspiegabile, hanno cementato elementi e scardinato certezze sull'argomento.

La narrativa ce lo insegna di continuo: non esiste soggetto troppo abusato, basta solo sapere e capire come guardarlo da una diversa prospettiva.

E Fumasoli e Filadoro, a cui nel frattempo si è unita la penna di Marco Savegnago, sapevano di aver trovato il giusto punto di vista, così, senza fretta e seguendo il racconto coi suoi tempi e i suoi ritmi, hanno scandito gli appuntamenti mensili in edicola, permesso ad un parco disegnatori eccellente ed eccletico di crescere e, una volta che tutti gli ingranaggi sono stati piazzati, artigianalmente come fossero orologiai in una vecchia bottega di un borgo, avviare il loro personale "Orologio dell'Apocalisse".

Il che ci porta all'albo appena pubblicato, Samael.

Primo capitolo di un ciclo destinato a scardinare molto di ciò che sappiamo o pensiamo di sapere sul protagonista. Per citare lo strillone pubblicitario, "Tutti i misteri legati al passato del nostro Rosso verranno svelati e la sua realtà, messa a dura prova...".

Insomma, un evento che ci terrà "compagnia" per molti numeri, dalle premesse importanti, lungamente atteso da chi segue la serie sin dal primo albo, e ne ha visto i prodromi materializzarsi in cerchi sempre più stretti, per non lasciare via di scampo al "Rosso".

Quindi, i tre sceneggiatori, piazzati di fronte alla lavagna dove hanno appuntato e collegato con lo spago tutti gli snodi della trama, danno il via al domino, coadiuvati dalla matita di Antonello Catalano, che già aveva dimostrato il suo valore sulla testata (vedi il #36, L'Uomo del Buio).

Un accigliato Duncan e una preoccupata Penny si recano al Derryleng, convocati dal loro amico, trovandolo in uno stato di profonda ed esasperata agitazione. Angus, da par suo, è in silenzio, cercando di capire cosa dire, soppesando con cura le parole da usare.

Duncan incalza Samuel, Samuel gli urla di guardare "quella stramaledetta foto", poggiata lì sul tavolino, e motivo di tanto trambusto. L'immagine, scattata anni prima, raffigura il proprietario della libreria ben più giovane di adesso, insieme a Padre Cornelius, Amos e la madre di Samuel!

Penny non capisce cosa stia succedendo, Duncan invece inizia a collegare i fili, a più livelli, ma non ha ancora tutti i pezzi. L'unico che può dare spiegazioni è Angus, mentre Samuel sta per avere un esaurimento nervoso, e questo è, proverbialmente, solo l'inizio.

Perché, a questo punto, sia che siate come Penny e quindi già persi in alto mare solo a sentire i nomi dei personaggi citati, oppure come Duncan, ben attenti alle "puntate precedenti", andare oltre equivale non solo a spoilerare, ma anche levarvi il minimo gusto, da quello sottile e semplice quanto ingegnoso di capire chi è "Samael", all'inevitabile sgranare gli occhi arrivati in ultima pagina, una chiusa mai così aperta e assurda.

"Avevate la mia curiosità, ma ora avete la mia attenzione", perché qui l'intrico si preannuncia davvero di quelli destinati a durare, per mandare all'aria quanto avevamo dato sinora per assodato, e dalle macerie creare un rinnovato futuro per la testata.

Samael è la prima tessera di un enigma che racchiude in sé molti degli elementi vincenti della serie stessa: troviamo dilemmi, misteri ed inquietudini, colpi di scena dove meno ci saremmo aspettati di incontrarli, e sopratutto, ancora una volta, un concetto che davamo per assodato, quello stesso, così altisonante, dell'Apocalisse, che viene qui riletto, gli viene conferita una nuova e diversa sensibilità che ci mostra il conflitto insito nell'animo umano e, in particolare, quello che affligge Samuel, sotto una luce talmente inedita, al punto da apparire come un rovesciamento che però è sempre stato sotto i nostri occhi.

Ma sapete com'è con i puzzle, no? Completarli seguendo la scatola, con tutte le tessere davanti, è pur sempre semplice. Impegnativo, ma semplice. Ma quando qualcuno - ossia gli autori - ti nasconde non solo dei pezzi, ma proprio tutta la scatola, devi solo fidarti di loro quando, gentilmente e mefistofelicamente, te li porranno davanti agli occhi e il disegno sarà sempre più chiaro.

E non è, in questo caso, solo una delle mie metafore d'occasione: se guardate bene la costa di questo #46, infatti, noterete un piccolo segno grafico al centro, un piccolo gioco con un'immagine, ancora da svelare, che andrà a formarsi lungo tutto questo ciclo di albi.

E un simile impegno profuso in sceneggiatura e costruzione, ha bisogno di matite capaci, di volta in volta, di riuscire ad evidenziare l'atmosfera principale dell'episodio, e la scelta di Catalano si rivela azzeccata.

In Samael sono i sentimenti a predominare, sono l'ansia, il terrore di non sapere più chi si è, quando l'ineluttabile della rivelazione ti toglie il terreno sotto i piedi e sprofondi, incapace di trovare un qualsivoglia appiglio per fermare la caduta.

Così Catalano mette in evidenza i volti, le loro espressioni, rabbia, sgomento, dolore, smarrimento, unendole ai corpi, alla torsione e al movimento, alla posa e a quello che un pugno chiuso, uno scatto improvviso del collo, oppure un lento voltarsi a cui si unisce uno sguardo di sbieco, possono significare, possono trasmettere al lettore, partecipe di ciò che avviene.

Si unisce poi un bel lavoro sulle chine, per rendere chiari i passaggi temporali, i vari livelli visivi che si alternano, tra flashback e visioni, alla narrazione nel presente.

Tutti ben differenziati, permettendo al racconto di svolgersi senza intoppi, e senza distogliere l'attenzione dalle rivelazioni principali, su cui invece soffermarsi, rifletterci, anche a "bocce ferme" e albo accuratamente riposto nella collezione.

Sarà un lungo anno, 12 numeri "Apocalittici" (in più di un senso, come capirete appunto leggendo Samael), e ammetto che i ragazzi del Bacarozzo e il trio Fumasoli-Filadoro-Savegnago hanno davvero trovato il modo di rendere chiaro come "evento" non sia solo un mero strillone pubblicitario per attirare verso la testata, ma che questa definizione sia supportata dalla forte convinzione che ci debba essere anche una storia forte sotto.

Perchè il Diavolo sarà anche esperto di pentole senza coperchi, ma non il nostro Rosso di Edimburgo, lui propone il set completo.

L'asticella delle speranze è posta abbastanza in alto da costituire una sfida, e se c'è una cosa che mi hanno insegnato i 45 numeri precedenti, è che ci sono tutti gli elementi per vincerla, senza problemi.

Certo, non per il protagonista, per lui problemi e tormenti sono appena iniziati, e al termine di questo viaggio, forse ci ritroveremo di nuovo su questi lidi, a commentare, un anno dopo, come è stata questa "Apocalisse", dove ci ha portato e cosa ci proporrà in futuro.

Per ora, non posso che consigliarvi, se siete già avidi habitué della testata, di non scendere dal treno proprio adesso che la caldaia è a pieno regime e la velocità aumenta.

Se invece Samuel Stern non è ancora uno dei vostri fumetti da lista dei "Da leggere", magari questo Samael non sarà certo "il punto d'inizio ideale" che auspicate, ma di sicuro, potrebbe darvi la spinta giusta a voler recuperare i precedenti, a mettervi in pari per essere tutti sulla stessa infernale pagina.

"Tutto cambierà": ammettiamolo, uno slogan che è anche una tentazione a cui è davvero difficile resistere!


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