Letture seriali: Teenage Mutant Ninja Turtles - L'Ultimo Ronin

La melanconica, sfrenata, gloriosa, "ultima storia" delle TMNT, ambientata in un futuro post-apocalittico

Quattro Tartarughe sempre pronte, sempre all’erta, come i Ninja

Quattro Tartarughe tutte identiche d’aspetto, tutte Ninja

Per la pizza vanno pazze, sai, e ne mangian sempre più che mai...

Se avete letto canticchiando, è probabile che siate miei coetanei, perché le Tartarughe Ninja, per quanto possa dire, saranno sempre legate a questa sigla, a quel cartone animato, a quella particolare incarnazione della popolare creazione di Kevin Eastman e Peter Laird, senza dimenticare i film per il cinema di allora, culmine di un successo che avrebbe segnato con particolare e giocosa prepotenza i primi anni '90.

(E come potrei, d'altronde? Il segreto di Ooze è stato il mio "battesimo del cinema", il mio primo incontro con quella che è la Magia del grande schermo.)

Perché questo nostalgico preambolo? Il motivo è semplice: in questa puntata di Letture Seriali vi parlerò di Teenage Mutant Ninja Turtles - L'Ultimo Ronin, ovvero l'acclamata miniserie che scrive la parola "Fine" alla saga delle Tartarughe, raccolta da Panini Comics in un bel volume cartonato, con tanto di prefazione del regista Robert Rodriguez.

Vedo un paio di mani alzarsi in ultima fila, perciò mi spiego subito: The Last Ronin nasce da un'idea dei loro "papà", Eastman e Laird, tenuta nel cassetto a lungo, quella di scrivere una ideale "ultima storia" delle loro TMNT, una sorta di melanconica, sfrenata, gloriosa, avventura conclusiva, ambientata in un domani post-apocalittico.

Piccolo salto al 2020, quando, per IDW Publishing, quell'idea finalmente sembra prendere forma, con il contributo alla sceneggiatura di Tom Waltz, che affianca Eastman nella costruzione di questa epopea in cinque capitoli.

Nonostante i problemi legati alla pandemia, e l'abbandono di Andy Kuhn, che inizialmente doveva essere l'artista designato, L'Ultimo Ronin arriva nelle fumetterie americane a Ottobre di quell'anno funesto, segnando una piccola grande gioia sin dal primo numero.

Gli altri quattro sarebbero seguiti a cadenza irregolare, ma sapete cosa si dice dell'attesa, e del suo saper amplificare il piacere di qualcosa, e così è stato.

Un bel riscontro di pubblico e critica di settore, e corre voce che prossimamente questo Ronin col Guscio possa addirittura arrivare sulle nostre console di videogiochi.

Vedo di nuovo alzarsi delle mani, stavolta dalla prima fila, e sì, ci stavo arrivando: in buona sostanza, chi sarebbe quest'Ultimo Ronin, questo guerriero che si muove solitario in mezzo ad una landa desolata, diretto verso una futuristica e pericolosa New Yok del domani?

Perché porta con sè le armi delle quattro Tartarughe, con chi sta parlando e quale è il suo proposito? A quest'ultima, è facile rispondere, con una sola parola: vendetta.

Vendetta contro chi gli ha portato via tutto, contro chi gli ha strappato gli affetti più cari, contro chi ha spezzato la sua voglia di combattere decimando la sua famiglia, ovvero il Clan del Piede, guidato ora da Oroku Hiroto, nipote di Oroku Saki, meglio noto come Shredder.

La Città che Non Dorme Mai è infatti ora pieno dominio del ragazzo e l'obiettivo è quello di affrontarlo, una volta per tutte, in una lotta all'ultimo sangue. Ma le cose non vanno come programmato e quell'attacco solitario e disperato rischia di trasformare questa storia in un'avventura da una sola puntata... per fortuna le Tartarughe hanno sempre avuto la pelle dura.

Almeno, sino a riuscire a trascinarsi nelle fogne, per compiere l'estremo sacrificio, un harakiri che, in un drammatico crescendo degli eventi, non viene portato a termine, con la Tartaruga che sviene, e a cui presterà soccorso una vecchia amica dei tempi andati...

Sì, lei in terza fila, vuole sapere chi è la TMNT superstite, cosa è successo alle altre e come accidenti è possibile che il Male abbia preso il sopravvento sul Bene, sino a trasformare una storia che si pensava divertente, in una cupa epopea di tormento e rimpianti?

Non posso che lasciar rispondere alla storia, perché anche se è un piccolo "Segreto di Pulcinella" (basta infatti andare su internet per sincerarsi in un attimo dell'identità del protagonista), c'è una parte di me che vuole preservare la sorpresa, forse perché memore della mascella a terra quando lessi il primo numero originale di The Last Ronin, al termine del quale veniva svelato, un colpo di scena in pieno cliffhanger come nella migliore tradizione.

E di colpi di scena, e al cuore, quest'ultima impresa delle Tartarughe ne riserva tantissimi, scanditi dai flashback disegnati dallo stesso Eastman, uno dei tanti segnali di stile, forse il più puro ed autentico, aderente allo spirito originale del fumetto da cui nasce tutto.

Sono realizzati in Bianco e Nero, proprio come se fossero gli inserti di una pellicola del passato in una storia di un futuro presente, e richiamano quella precisa, sporca e grezza identità che, negli anni '80, colpì come una mazzata i lettori americani, che si ritrovarono davanti quattro eroi così nuovi, così d'impatto nella loro folle idea di base, da conquistare il mondo dell'intrattenimento e della cultura pop come forse solo i supereroi col mantello svolazzante erano riusciti a fare.

Pensateci: quattro tartarughe adolescenti mutanti, in lotta contro un Male altrettanto sopra le righe, affrontato secondo i dettami dei guerrieri giapponesi, con un sensei che è un topo gigante, anche lui mutato nel corpo, ma non nello spirito indomito.

A dirla così, pare una strana barzelletta, a cui si aggiunge l'amore dei quattro per la pizza e l'amicizia con gli umanissimi April O'Neil e Casey Jones.

Eppure, come spiega anche Rodriguez nella personale introduzione al volume, le TMNT fanno parte di quella schiera di personaggi vincenti che hanno saputo reinventarsi in questi quasi 40 anni di vita, rimanendo sé stessi, eppure al tempo stesso trovando sempre nuove chiavi per essere le "Tartarughe Ninja" dell'attuale generazione.

Ognuno di noi, sia vegliardo come me, sia giovane marinario di vascello che solca il vasto oceano della Cultura Pop, ha la sua personale versione dei Guerrieri col Guscio e, ora che stanno per tornare al cinema con un nuovo film d'animazione, sono sicuro che avranno ancora una volta capito come far propria una nuova impronta stilistica (che a vedere i trailer, sembra rifarsi alla dinamica scatenata e citazionista degli Spider-Verse).

Così, non deve stupire vedere oggi questo fumetto, che arriva sull'onda di risacca creata da altre narrazioni simili nel recente passato (penso ad esempio a Logan) e permette ad un'idea vecchia di una trentina d'anni (eh già, Eastman e Laird cogitavano su questo loro "canto del cigno tartarugoso" sin da allora) di trovare finalmente il suo spazio e il suo modo per arrivare a noi, colpire duro nei nostri sentimenti e travolgerci con tutta la sua forza.

Non lo nego: essendo cresciuto con questi personaggi, vederne la morte, pagina dopo pagina, l'incedere dei combattimenti, tra presente e flashback, mi ha messo addosso come una romantica malinconia, gravata dalla consapevolezza dell'immenso bagaglio di opportunità concesse da personaggi così potenti nella loro eterna originalità.

Non che i loro fumetti abbiano mai lesinato le batoste e i momenti a denti stretti dalla rabbia, ma la caratura data da questa particolare Apocalisse si riverbera come un saluto, quello che non siamo costretti a dare, ma che fa emozione leggere.

Sì, è l'ultima storia delle Tartarughe Ninja, ma mica vuol dire che spariscono, solo che i loro autori hanno deciso di raccontarcela a modo loro, perché se loro ne hanno decretato la nascita, a loro e solo a loro spetta metterci un ideale punto, e chissà magari anche una piccola, impercettibile lacrima.

Prima ho nominato i flashback disegnati da Eastman, autore anche dei layout, su cui hanno poi lavorato gli artisti Esau e Isaac Escorza, e Ben Bishop.

E se le matite del co-creatore dei personaggi son ben riconoscibili, tanto si stagliano sul resto, il lavoro degli altri disegnatori cerca il più possibile di rendersi uniforme (tenuto anche conto della stretta agenda di consegna per cercare di non trasformare la pubblicazione in un'odissea editoriale), andando però a creare, quando necessario, il dovuto stacco tra presente e passato, grazie anche ad una colorazione ad hoc, gestita da Luis Antonio Delgado, che si fa più "delicata" quando si tratta di dare cromia ai momenti più dolorosi, quelli in cui vengono ricordati i caduti e le loro eroiche dipartite.

Ne consegue una resa artistica pienamente da comic book, elegante e pulita nel segno e nelle chine, dove tutti i personaggi sono pienamente riconoscibili, e giusto contraltare, come detto, allo stile sempre grezzo e mai davvero rifinito di Eastman (ma che gioia vedere la sua mano anche in questo senso, mentre si sfoglia il volume).

Ma non di solo ricordo, lacrime e onore vive The Last Ronin.

Perché alla drammatica consapevolezza di questa Tartaruga, al dolore e al rimorso, al gravoso peso del tempo e al riconoscere di essere sola, si fa poi sempre più largo anche un'altra epifania, quella di dover guidare la rivoluzione, di dover guidare chi ancora lotta contro il Male, chi vuole detronizzare Hiroto ad ogni costo, in un'ultima rappresaglia, quella decisiva, quella che può determinare la fine di tutto e un nuovo inizio, perché il Bene deve trionfare, non importa quanto difficile possa essere arrivarci.

Ed ecco un'altra manina alzata, di nuovo in ultima fila, ma la anticipo, perché so che a questo punto è una domanda che aleggia minacciosa sin dalla sinossi: per comprendere The Last Ronin è necessario aver letto i fumetti delle TMNT, avere dei pregressi di qualche tipo, un "Who's Who" che altrimenti inficerebbe il godersi la lettura?

Proprio per via della sua natura, proprio perché vuole essere un'esperienza aperta verso un pubblico più ampio possibile, è richiesto solo amare questi personaggi, perché conoscerli, li conosciamo tutti, ma è solo la passione a rendere doveroso leggere L'Ultimo Ronin.

Una volta tanto, infatti, voglio spingermi un poco e sfiorare l'iperbole, forse perché figlio degli Anni '80 anche io, forse perché con le Tartarughe ci sono cresciuto, tra cartoni, film, la serie televisiva prodotta dalla Saban, giocattoli e fumetti (ricordo una vecchia pubblicazione di quando ero bambino, uno scatolone perso durante un trasloco - ancora la sofferenza è viva - e le tante storie realizzate per Il Giornalino della San Paolo).

Sfiorare l'iperbole, dicevo, e definire questo volume come un acquisto obbligato per concedersi di viaggiare ancora una volta al fianco delle TMNT, anche in quella che è la loro ora più buia, in quella che è la loro storia più "adulta", e forse proprio per questo, quella che può concedersi lo sfizio di non avere compromessi, che può raccontarsi come meglio crede, seguendo il patto non scritto di non tradire nulla, ma anzi lasciar risuonare una nota di speranza, anche davanti ad un Futuro che, a prima e pure seconda vista, appare terribile.

Perché è anche questo il fascino di questi iconici personaggi, guerrieri tartarughe amanti della pizza e del buonumore, pronte a scendere in battaglia in nome del Bene.

Ci hanno insegnato che è giusto lottare, che è giusto non chinare mai la testa, anche quando il mondo sembra temerci, e tra una battuta e un tormentone, hanno saputo rendere il mondo della nostra Fantasia un posto migliore, un posto dove anche le fogne sembrano un rifugio ameno e pieno di brio.

Perciò, no, non serve nessuna conoscenza di continuity pregressa, non servono chissà quali preamboli, solo il cuore da appassionato al posto giusto, quello pronto a sorprendersi e stupirsi pagina dopo pagina, salvo poi chiudere il volume con un sincero sorriso.

E riponendo il volume in libreria, nessuno vi potrà giudicare se vi scapperà un sommesso, ma deciso e sentito, "Cowabunga"!

Il Nerdastro


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