Letture seriali: Drakka di Brrémaud e De Felici

Non solo vampiri

Storie che Mordono.

Alla gola, naturalmente: che Drakka sia una storia di Vampiri, penso sia evidente sin dal titolo, con quel suo richiamo ad un certo Conte, quindi direi bellamente di evitare di girarci intorno e proclamarlo tranquillamente, tra canini aguzzi, sangue e boss mafiosi.

Eh? Un momento... Già.

Volevo fosse altrettanto evidente una cosa, prima che alla parola con la V iniziaste ad alzare gli occhi al cielo: non esiste argomento abusato, topos che non possa rinnovarsi ancora e ancora. Non esiste storia che non possa essere raccontata altre mille volte, dipende tutto da chi la scrive e, in questo caso, disegna, e dal tono che intende dargli.

E se parliamo di Frédéric Brrémaud e Lorenzo De Felici, è lecito aspettarsi sorprese, una narrazione in costante mutamento e una qualità grafica di un certo livello.

Lo sanno bene quelli di Saldapress, che hanno inserito questo bel Omnibus nella loro collana "Maèstro", dedicandogli un'edizione delle loro, dalla copertina rigida e contenuti extra.

Uno di quegli onori che si riservano solitamente a chi, con il proprio lavoro, sa lasciare una particolare impronta in questa Arte meravigliosa che ci appassiona (anche perché, se non siete amanti dei Fumetti, immagino siate qui, o perché avete sbagliato strada, o perché invece la parola con la V, vi attira più di una vergine a cui succhiare il sangue).

Ma non voglio (solo) tessere le lodi dello sceneggiatore di Brindille e Love del disegnatore di Oblivion SongKroma. Quindi, esattamente, di cosa parla Drakka, questo fumetto che arriva finalmente a noi dal lontano 2012?

New York, nel Futuro di un Universo simile al nostro, in cui creature fantastiche di ogni tipo convivono con gli umani. Uguale ma diverso, nel bene e, soprattutto, nel Male.

È proprio all'ultimo piano del quartier generale di un'organizzazione criminale che ha inizio la nostra storia. Il Boss sta morendo e suo figlio è giunto a porgergli l'estremo saluto, se per "estremo saluto" intendete andare a ridergli in faccia pregustando il passaggio di consegne. Ma come recita il proverbio, a ridere bene è sempre quello che lo fa per ultimo.

Il Boss ha infatti un altro figlio, lo ha tenuto segreto per anni, per impedire che l'altro potesse farlo fuori anzitempo. Si trova da qualche parte nell'Europa dell'Est e - piccola Allerta Spoiler - ucciderlo è un tantinello più complicato di quanto si possa pensare.

Perché Drakka non è solo un ragazzino cresciuto in un teatro di guerra, dove riuscire a procurarsi un pezzo di carne da mettere sotto i denti diventa un'impresa, ma è anche un ibrido, mezzo uomo e mezzo vampiro. Un Dampyr, se volete cogliere il riferimento fumettistico alternativo, vista poi l'ambientazione che fa da sfondo quotidiano al piccolo Eroe.

È proprio qui che il Nostro incontra Lucie, una giovane che vive insieme a suo fratello tra quelle rovine, due brave persone, e in quel di Balach son diventate quasi più rare del cibo.

Questo lo scenario di base, certo, ma penso sia inutile suggerirvi che letteralmente, è anche solo l'inizio, perché quando inizi a premere il pedale e rilasciare il freno della Fantasia, le cose che puoi mettere davanti al lettore diventano esponenziali.

Aspettatevi perciò mostri di ogni sorta, risma e inquieta bellezza, esplosioni, combattimenti, violenze varie ed eventuali e assortite, città in rovina e altre assediate da eterne guerre tra gang, il tutto condito da un disegno cartoonesco quanto grottesco, in un'alternanza che dimostra i primi passi di quella che sarebbe diventata un'evoluzione verso altri stili e territori, non solo fumettistici.

Se avete seguito le "puntate precedenti", e mi riferisco a quella su Kroma, è innegabile che ci sia una forte differenza tra il Lorenzo De Felici di Drakka e quello che ha esordito di recente come autore completo di una storia fiabesca e fantasy.

E attenzione, non una differenza come quella che traspare leggendo le altre prove di Brrémaud e questa. Perché, certo, mettere a confronto la dolcezza animale di Love con questo grand guignol vampiresco può sembrare un volo pindarico autoriale, eppure anche questo è essere scrittori, anche questo è saper imbrigliare la Creatività in varie forme.

No, la differenza tra Drakka e Kroma risiede nella maturità del suo autore, nel modo in cui uno stile già più che interessante, troverà poi modo di diventare davvero "altro", di trovare il proprio cammino, senza rinnegare ciò che è stato, senza dimenticare la consapevolezza del proprio esordio, e quanto ci sia sempre da scoprire e, perché no, migliorare.

De Felici nasce infatti colorista, e il colore in Drakka assume importanza per come "aiuta" il disegno a definirsi. Grazie alla policromia, le tavole acquisiscono una forza, visiva e d'impatto, notevole, che il solo disegno, in alcuni particolari frangenti non avrebbe ottenuto da solo.


Ben chiaro, la mia non è una "critica" aspra, anzi. Chi vi scrive è un fan di questo artista, e Drakka in questo senso è chiaramente figlio di un talento inequivocabile.

Ma è appunto nel confronto tra passato e presente che si crea una dimensione tutta particolare dell'approcciarsi a questo suo vecchio lavoro, nel riconoscerne i pregi già evidenti (il saper far "parlare" i corpi, ad esempio, con movimenti e dinamismi mai statici) e rimanere affascinati di quanta strada sia stata fatta in questi dieci anni.

Non ci sono solo i disegni, ci sono anche i dialoghi, la sceneggiatura di un Brrémaud che, dietro la maschera di zanne, artigli e combattimenti più o meno leali, continua a voler descrivere il mondo, continua ad usare i personaggi, siano essi a quattro zampe oppure, come qui, creature maligne (e non parlo necessariamente dei vampiri), per raccontare storie che hanno un sottinteso, che lanciano un messaggio, sottile ma non meno efficace.

Quello di Drakka è chiaramente oscuro, un messaggio che non sembra voler lasciare molta speranza al lettore. In alcuni momenti, nonostante il tono da violentissimo cartone animato, ci sono particolari riflessioni sul Male, sulla cattiveria e sul fatto che, per quanto i buoni possano tenere alta la testa, i Villain, quelli veri, quelli del mondo reale, avranno sempre la meglio. Eppure, perché di tanti "eppure" vive l'uomo, questo non significa smettere di lottare.

In questo senso, il finale suona sin troppo aperto, quasi in attesa di un eventuale seguito, se mai arriverà, forse perché abbiamo bisogno che, almeno nelle pagine di un fumetto di questo genere, i significati siano chiari, che non ci siano zone d'ombra in cui nascondersi, perché il sole è letale per i Vampiri, ma Drakka lo è solo per metà, e a prevalere tra le due, sembra quella in cui nulla va come dovrebbe, tutto è pronto per essere rovesciato.

Se cercate colpi di scena, se cercate momenti che davvero vi lascino basiti, annichiliti e un tantino sconcertati e col sopracciglio alzato, questo volume fa per voi.

Non nego di essere rimasto (piacevolmente, s'intende) sorpreso dalla piega che prende la storia, delle tante diramazioni in cui sembra volersi biforcare, non abbracciandone solo una, ma solleticandole tutte. Le svolte della narrazione non sono mai davvero prevedibili, e ognuna non è mai uguale all'altra, ogni cambio di atmosfera possiede una sua particolare impronta.

E sta al disegno e al colore sottolinearne la peculiarità ma al tempo stesso mantenerne la continuità. Proprio come nel mondo che fa da sfondo a Drakka, coesistono sin troppe razze diverse, eppure, in quel modo che riesce bene ai professionisti della Nona Arte, vivono tutte sotto lo stesso cielo nero.

Visto che siamo pur sempre in "Letture Seriali", a questo punto, si potrebbe parlare di come quella di Drakka sia una storia che, con i potenti mezzi dell'animazione, troverebbe altri modi per "respirare", ampliarsi e raccontarsi, senza necessario bisogno di aggiornarsi, perché è ancora oggi pienamente "fresca" e apprezzabile.

Ma visto che il Fumetto è, e non mi stanco mai di ripeterlo ancora e ancora, un'Arte, stavolta mi sento di spingermi a consigliare questo volume anche a chi la studia, la giudica non solo per la sua immersione in mondi fantastici e narrazioni ardite, ma anche come spunto di discussione, come strumento per meglio comprenderla in modo analitico.

È una storia che leggiamo dopo molti anni, e nel frattempo, il nostro Lorenzo De Felici si faceva onore all'estero, lasciando il suo segno oltreoceano. Qui avete l'opportunità non da poco di vedere "nascere" quella matita, di sentirne il peso specifico e di poter avere prova di tutto quello a cui ho già accennato righe fa.

Da estimatore della Nona Arte, è un catalogo d'artista che dimostra che ad essere veramente immortale, ancor più di un Signore della Notte, è il Talento!


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