Letture seriali: Urlo - Progenie

Il secondo capitolo dell'horror firmato da Luca Conca e Gloria Ciapponi


Riprendere Fiato. Solo per ricominciare ad urlare: quando ho letto il primo volume Saldapress di Urlo di Luca Conca e Gloria Ciapponi, l'opera mi era sembrata perfetta così, muta e glaciale nel suo finale, strisciante brivido dietro il collo del lettore.
Ma c'è anche qualcos'altro che sa essere strisciante, e sono le idee, e Conca e Ciapponi hanno sentito che, Nel Buio, nuove declinazioni di Orrore potevano scaturire, una Progenie che si diramasse in altre direzioni inaspettate, in altri circuiti del pensiero più inconscio.
Le vicende prendono il via da dove si era interrotto il capitolo precedente, con questi individui rallentati ma non per questo meno desiderosi di dedicarsi ancora ai loro "divertimenti", perché c'è sempre un Piano B, un perverso e maledetto Disegno più grande.
Ma stavolta potrebbero aver trovato pane per i loro denti marci. Stavolta potrebbero dover venire a patti con una forza persino più primordiale e potente della loro Violenza.
E non voglio spoilerare, ma quel titolo, Progenie, è un gran bell'indizio di quale tema gli autori sono stati capaci di trattare in questa nuova incursione nel catalogo dei Saldatori.


Anche in quest'occasione, risulta difficile staccare gli occhi dalle tavole, così come risulta difficile avere delle risposte chiare, delle spiegazioni nette per chi ha bisogno di una motivazione per ogni cosa. Eppure non manca davvero nulla per chi sa guardare, per chi sa godere del meccanismo, teso e concreto, della narrazione per immagini.
Stavolta, il mutismo è selettivo, le voci sono molteplici e le rare sequenze in cui a dominare sono solo i disegni arrivano quando serve, arrivano quando una determinata scena è talmente impietosa nella sua drammaticità da non aver bisogno di nient'altro, neanche della più semplice onomatopea.
Questi Funny Games non saranno magari eleganti come quelli di un cinematografico Michael Haneke, sono più rurali e "sporchi", specchio di una campagna lontana dai neon della città, eppure sono figli dello stesso oscuro desiderio di Male, hanno in sé quello stesso carattere, quella fascinazione che ti entra sottopelle, ti turba nel profondo e allo stesso tempo ti ammalia, con quella speranza mai spenta di vedere un lieto fine, in un mondo che appare chiaro, qui ben più che con Nel Buio, ha regole proprie, e che non prevedono prigionieri.
Quindi, forse, quel Lieto Fine potrebbe non arrivare, non come ci si aspetta, perché forse c'è un'altra vittima in questo perverso domino, ed è il lettore, continuamente spiazzato, con gli occhi sbarrati mentre entra sempre più addentro ad una vicenda dove colpo di scena fa rima con stilettata al cuore. Non importa quanto imprevedibile possa essere una svolta, quella dopo potrebbe essere addirittura peggiore (o migliore, dipende dalla prospettiva).


Ancora una volta, in Urlo tutto vive di una profonda cura, attenzione, ricercatezza d'autore, dalle pennellate di colore che aprono e chiudono su una Natura selvaggia e bellissima nelle sue esplosioni di colore e sangue, al tratto a penna, dove ogni linea diventa incisione precisa.
E ogni parola è scelta per dire solo quello che deve, mai un balloon di troppo.

Non sapevo cosa aspettarmi, e chiudendo questo cartonato (sempre molto preziose le edizioni Saldapress della collana "Maestro") ho provato soddisfazione e smarrimento.
È un gioco di ombre nate dalla luce di una lampadina fioca, che pende dal tetto di un capannone abbandonato, è un sibilo strisciante, è una paura che travalica la semplice inquietudine e ti costringe a guardare di sbieco, perché la tavola imprigiona quel momento, ma è la mente il lago in cui quel sasso riverbera e amplifica ogni effetto.

Conca e Ciapponi provano a sviare con un mistero nel mistero, ma è negli occhi della protagonista - sì, stavolta è una donna, ferita e senza una mano, a muoversi nella selva oscura di Urlo - che ricerchiamo una bussola in questa smarrita diritta via.
Nel Buio mi aveva fatto venire la pelle d'oca, ma Progenie ha saputo terrorizzarmi in un modo ancora diverso, facendo leva, forse ancora di più, su qualcosa che è insito dentro di noi, lasciti spirituali che ci portiamo dentro dall'eternità dell'alba dei tempi, non importa quanto evoluta possa essere la nostra società, principio arcaico di Vita.


Quando arriverete alle ultime tavole, capirete che intendo, capirete come un colpo di scena vi possa far ammutolire, voi che sino a quel momento siete rimasti a leggere nel silenzio del vostro confortevole salotto e, cattivi come nessuno, i due autori chiudono la storia con molte domande, con molti sospesi, eppure, come nelle migliori storie di brivido, terrore e raccapriccio, con quella sottile sensazione di avere avuto quello che meritiamo.

Noi amanti dei Fumetti, che spaziamo dal mainstream all'indipendente, non desideriamo altro che una Qualità altissima, e Luca Conca e Gloria Ciapponi questo sanno regalarci.
Lo fanno senza alzare la voce, lo fanno lasciando che sia il loro lavoro a fare da strillone.
E lo stesso farò io, non griderò al mondo la loro bravura, lascio che siano queste mie umili righe qui su Gli Audaci a sussurrarvi nell'orecchio di andare in fumetteria.
Perché ogni Urlo è vano, se nessuno può sentirlo (e leggerlo)!


Urlo - Progenie
SaldaPress, 2022

Testi e disegni di Luca Conca e Gloria Ciapponi

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