Letture seriali: K-11
Scrivere nella Storia
Penso sia una delle sfide più interessanti per qualsiasi scrittore, quella di sapersi inserire nelle pieghe di quell'immutabile flusso degli eventi che è la Clessidra del Tempo, e inventare, costruire una propria Storia, sfruttando la più grande cornice per tessere una tela che sappia essere intricata e plausibile anche quando, spesso, sfocia nel fantastico.
È quello che ha fatto Matteo Casali con K-11, la miniserie Bonelli che, dopo aver fatto bella mostra di sé sugli scaffali delle librerie in cinque volumi cartonati, sbarca adesso in edicola, per altrettanti numeri, nella collana Audace.
Ve ne volevo parlare da tempo, non trovando mai l'occasione giusta, e ora che è arrivata questa ristampa economica, io non ho più scuse e, di contro, neanche voi, che una possibilità dovreste assolutamente concedergliela.
Perché quella imbastita da Casali è una storia nella Storia potente, forte, che non dimentica di essere umana, anche nella sua furia, anche nelle contraddizioni che pone di fronte al suo protagonista, Karl Ruslanovic.
Un uomo piagato dal dolore, dalla Guerra, che dopo aver perso suo fratello nella Battaglia di Stalingrado decide di mettere il suo patriottismo di fronte alla prova estrema, pronto al sacrificio fisico e morale, in nome della grande Madre Russia.
Karl, infatti, decide di sottoporsi, in una struttura altamente segreta, ad un esperimento, il "Progetto Zaroff", volto alla creazione di un nuovo tipo di combattente, un "Soldato Atomico", che possa fronteggiare la nuova minaccia data dallo studio delle potenze straniere del potere della fissione nucleare e...
Ok ok, so cosa state pensando: Karl imbraccia uno scudo, si mette un costume patriotticamente colorato e va a combattere i nemici della sua patria.
Ma sbagliereste, e di grosso, e su quanti più punti possibili.
Non preoccupatevi, anche io sono inizialmente cascato nel tranello, ma vi posso garantire - e qui sta la bellezza del racconto - che Matteo Casali e il team di disegnatori coinvolto hanno creato qualcosa che sa sorprendere, sa seguire una propria strada e già dal primo numero ora in edicola non propone supereroismi d'accatto, quanto piuttosto l'avventura, estrema e politica, di un uomo senza bandiera.
Ovviamente, il Fantastico mette ad un certo punto il piede nella porta, segnando, per Karl e il lettore sopraffatto, un punto di non ritorno, una linea netta tra cronaca e immaginazione: questo "Soldato Atomico" viene posto in contesti sin troppo tesi e drammatici, costretto a scelte, personali ed emotive, dal prezzo arduo da saldare.
Ma non voglio spoilerare troppo, non voglio rovinare un viaggio lungo cinque mesi, un viaggio che, arrivati alla fine, vi farà pensare con un briciolo di rammarico che poteva anche durare molto di più.
Casali infatti si prende molta cura di Karl, crea intorno a lui un mondo e dei comprimari quanto più completi, plausibili ed esaustivi possibile, fornisce al suo protagonista un contesto che vorresti veder esplorato a fondo: vorresti conoscerne ogni anfratto, perché è proprio nelle zone grigie che si staglia la bellezza di K-11.
C'è il racconto bellico, quello fantastico e violento, quello spionistico. C'è la critica, neanche troppo velata (e feroce quanto i poteri scatenati da Karl), verso la Guerra che gli uomini muovono a sé stessi, meccanismi di una macchina di morte che, in nome di ideali mai tangibili veramente come Patria e Libertà, li rende disposti a compiere le peggiori nefandezze, a guardare dall'altra parte di un vetro un uomo soffrire e trasformarsi in qualcos'altro.
E ogni sentimento ed emozione, chiaramente leggibile sui volti dei personaggi, viene messo a dura prova: c'è spazio per l'Amicizia, l'Amore e l'Affetto Familiare. Anche questi sentimenti nobili, che ci accomunano tutti, desideri e pulsioni umane e naturali, potrebbero non resistere allo stress a cui vengono sottoposti, trasformarsi da balsamo in condanna per anime ormai perse in un labirinto di contrasti non più chiaramente decifrabili: zone di grigio appunto, dove è davvero difficile capire cosa è giusto e cosa "semplicemente" non lo è più.
E ogni sentimento ed emozione, chiaramente leggibile sui volti dei personaggi, viene messo a dura prova: c'è spazio per l'Amicizia, l'Amore e l'Affetto Familiare. Anche questi sentimenti nobili, che ci accomunano tutti, desideri e pulsioni umane e naturali, potrebbero non resistere allo stress a cui vengono sottoposti, trasformarsi da balsamo in condanna per anime ormai perse in un labirinto di contrasti non più chiaramente decifrabili: zone di grigio appunto, dove è davvero difficile capire cosa è giusto e cosa "semplicemente" non lo è più.
E in un racconto che vive di questi battiti, accelerati quando ricchi di azione, più sostenuti quando in scena ci sono le emozioni, il disegno è importante, fondamentale, vitale persino.
Sopratutto quando la firma è di volta in volta diversa. Eppure, partendo dal copertinista Emiliano Mammucari e proseguendo per (in assoluto ordine) Davide Gianfelice, Luca Genovese, Andrea Accardi, Francesco Francini e Stefano Landini, il lavoro compiuto è ammirabile, sia sul character design, sempre rispettato, sia nella linea chiara che crea la giusta continuità visiva, che ricerca nel tratto la stessa compattezza del racconto.
I volti, gli sguardi, con denti che digrignano di rabbia e lacrime di disperazione, la tavola che ricerca un costante ritmo, che si imposta secondo le sue necessità, in modo "Audace" rispetto alla sempiterna e scolastica gabbia bonelliana. Ognuno seguendo il proprio stile, ma anche dimostrando la capacità di adattarsi, di non voler primeggiare rispetto alla storia, ponendosi al suo completo servizio.
Ne risulta una miniserie che ha solidità, sia di trama che di intenti, e che si chiude in maniera da non lasciare scampo, ma anche con la possibilità di riprendere, di poter eventualmente continuare, nella speranza, a quel punto, di non rovinare tutto.
Un po' come accade sul piccolo schermo (qui sicuramente uno dei medium ispiratori, sopratutto per le atmosfere degli ultimi numeri: farei un esempio chiaro, ma sarebbe - forse - un indizio rivelatore), quando una storia nata per essere esposta in pochi episodi, ottiene un successo talmente grande da spingere il network o la piattaforma in questione a dare vita a un seguito. Spesso deludente, ma in certi casi vincente. È quello che spero accada anche in questo caso, con l'arrivo in edicola: un'improvvisa attenzione verso l'opera, che possa spingere la Bonelli a considerare la cosa.
Mi piacerebbe che Matteo Casali riprendesse il personaggio di Karl. Prima di scrivere queste righe, ho infatti ripreso in mano i volumi, ne ho scorso le pagine in cerca d'ispirazione e mi son reso conto che davvero questo racconto mi ha lasciato qualcosa, qualcosa che vorrei si riaccendesse, che proseguisse con nuovi risvolti, con altre vicissitudini, che ampliasse la rosa degli eventi, magari non all'infinito, ma di sicuro per un altro lungo tratto di cammino.
Perché è evidente che il confine di cinque episodi, per quanto abilmente sfruttato, sia stato anche un piccolo limite per lo sceneggiatore, che ha dovuto gettare un po' di acqua sul fuoco creativo, che invece avrebbe voluto ardere ancora e propagarsi per altre pagine.
Anche così, K-11 è un fumetto da conoscere, da scoprire in questa lunga estate, da sempre il periodo migliore per concedersi di leggere molto di più, di appassionarsi molto di più e dare una possibilità anche a titoli che altrimenti lasceremmo lì.
Karl Ruslanovic Tikhonov, a dispetto del suo cognome, saprà farsi ricordare, ve lo garantisco!
Karl Ruslanovic Tikhonov, a dispetto del suo cognome, saprà farsi ricordare, ve lo garantisco!
K-11 n. 1/5
Sergio Bonelli Editore
Cover: Emiliano Mammucari
Testi: Matteo Casali
Disegni: Davide Gianfelice, Luca Genovese, Andrea Accardi, Francesco Francini e Stefano Landini
Colori: Stefania Aquaro, Luca Saponti, Alessia Pastorello, Fabiana Mascolo
Tutte le immagini © 2022 Sergio Bonelli Editore.