Letture seriali: Decorum di Hickman e Huddleston
Nuovi universi
Costruttore di Universi.
Anzi, volendo storpiare un concetto tanto abusato, direi "Universebuilding": è questo che sa fare meglio Jonathan Hickman, e ciò si rende evidente in Decorum, la sua ultima "fatica" per Image Comics, ora proposta da Saldapress in cartonato, lussuoso come da loro abitudine e come si confà ad un'opera del genere.Ma perché ho scritto "fatica" tra virgolette? Perché per lo sceneggiatore del South Carolina creare mondi coerenti, universi stratificati, storie che trascendono i confini soliti e sfociano in quello che sta oltre la citazione, appare sempre come una passeggiata di salute, semplice quasi come tirare un respiro profondo, chiudere gli occhi e lasciare che le porte dell'immaginazione si aprano verso un domani che rappresenti il presente di un futuro passato.
E la citazione agli X-Men è puramente voluta, non solo perché Hickman è lo scrittore che ha saputo ridefinire i mutanti di Xavier, imbastendo intorno a loro tutta una nuova struttura, sociale e gerarchica e di continuity narrativa, ma anche perché i lettori ritroveranno nell'ossatura di Decorum molto di quel percorso editoriale.
Anche qui, Hickman decide di fare affidamento su affascinanti infografiche, che la designer Sasha E Head ha realizzato partendo dalle indicazioni dello sceneggiatore con glifi, diagrammi e informazioni che, con tono tra enciclopedia e divulgazione web, aprono gli occhi di chi legge sulla vastità dell'universo presentato.
Solo che, a differenza degli Uomini X, a mancare sono eroi riconoscibili e riconosciuti che possano farci da Virgilio; piuttosto a dover essere compiuto è quel passo nell'ignoto, tanto intrigante quanto pericoloso, perché non sai dove può portarti, quali vette, in alto o in basso, possa regalarti.
È una questione di fiducia, che con Hickman risulta sempre ampiamente ripagata, come appunto nel caso di Decorum.
«Che in buona sostanza parla di...?», potreste a questo punto chiedervi e chiedermi.
Riassumere la complessa trama imbastita è difficile, se ci si basa solo sulle prime pagine, ma apparentemente semplice, se, come me, si è letta l'intera opera (8 albi americani, che Saldapress propone in due volumi - anche in cofanetto).
Apparentemente perché, in un gioco di contrasti e omaggi, Hickman ci porta agli estremi del cosmo (o meglio, di un cosmo) così come su territori di genere più riconoscibili, come quelli che prevedono giovani ragazze scapestrate che diventano allieve di una scuola di assassine provette.
Da una parte, la Chiesa della Singolarità, fulcro di tutta una discussione teocratica, di fede cieca, di evoluzione e di esseri che, avvolti da una dimensione divina, puntano a governare ogni aspetto dell'esistenza, in primis la vita stessa.
Qui Hickman fa ancora una volta proprie domande universali sui concetti di tempo e spazio, teoremi e dogmi che, proprio attraverso le succitate infografiche, si dipanano in maniera coerente e ricercata davanti al lettore, che ne rimane spaesato all'inizio, ma inevitabilmente sempre più ancorato man mano che le pagine scorrono.
Qui Hickman fa ancora una volta proprie domande universali sui concetti di tempo e spazio, teoremi e dogmi che, proprio attraverso le succitate infografiche, si dipanano in maniera coerente e ricercata davanti al lettore, che ne rimane spaesato all'inizio, ma inevitabilmente sempre più ancorato man mano che le pagine scorrono.
Dall'altra parte però, solo idealmente in antitesi, si pone la figura di Neha Nori Sood, una ragazza che fa di tutto per portare a casa la pagnotta e pagare i propri debiti. Umana e normale nel senso forse meno banale dei termini, resa sagace e sarcastica dalla sua vita di tutti i giorni, che la obbliga a lavorare come corriere per conto di un boss locale.
E proprio nel corso di una di queste consegne, ecco che il suo cammino incrocia quello di Imogen Smith-Morley, la killer più spietata in circolazione, bellissima, altèra, elegante, attenta alle buone maniere e che, in altre occasioni, avrebbe piazzato un bel proiettile nella testa di una come Neha, e sarebbe tornata a riscuotere il compenso presso la Sorellanza. Eppure, stavolta Imogen vede in questa ragazzina qualcosa, qualcosa che merita di essere coltivato, un talento da non sprecare...
Anche in questo caso, le infografiche aiutano ad entrare appieno nel mondo di Neha, in questa città di un futuro distopico, dove anche il dettaglio più insignificante, come la composizione dei noodles che la ragazza mangia in continuazione, diventa un modo per costruire un panorama vivo, reale e che chi legge possa sentire pienamente coerente.
Perché questi schemi e diagrammi non sono mero esercizio di stile, non lo sono qui, non lo erano, giusto per citare un'altra opera di Hickman dal simile modus operandi (per quanto di genere totalmente diverso), in Black Monday.
Sono parte del tutto, sono parte di una cosmogonia e una società costruiti ad arte, che non sono solo sfondo passivo ma un elegante, utile, armonico modo per proporre il tanto odiato "spiegone", croce e delizia di ogni sceneggiatore, senza apparire prolissi, fuori ritmo o stonati con la meravigliosa visione di Decorum, come fumetto e come opera.
Quando leggo Hickman, mi torna sempre alla mente la filosofia di David Lewis, che teorizzava come ogni universo raccontato, ogni mondo possibile non sia solo mero concetto, ma abbia reali fondamenta tanto quanto il nostro. Differisce nei dettagli e nella sua storia, ma esiste, è reale.
Chi ne scrive, in buona sostanza, non fa altro che aprire una finestra su quel mondo, e questa è appunto la maestria di Hickman nel suo "Universebuilding": ciò che viene descritto in Decorum esiste. Ha le proprie regole, le proprie leggi sono fisiche, concrete, rese enciclopediche e "reali" proprio dalle infografiche, che, inserite con armonia in una storia illusoriamente "in media res", ha basi solidissime, ineccepibili, che sostengono quanto raccontato secondo personale logica e, ripeto ancora una volta, coerenza.
Chi ne scrive, in buona sostanza, non fa altro che aprire una finestra su quel mondo, e questa è appunto la maestria di Hickman nel suo "Universebuilding": ciò che viene descritto in Decorum esiste. Ha le proprie regole, le proprie leggi sono fisiche, concrete, rese enciclopediche e "reali" proprio dalle infografiche, che, inserite con armonia in una storia illusoriamente "in media res", ha basi solidissime, ineccepibili, che sostengono quanto raccontato secondo personale logica e, ripeto ancora una volta, coerenza.
Ma Decorum è anche e sopratutto una bella lezione di Fumetto, che alla scrittura di Hickman, accompagna il talento puro di Mike Huddleston, che sceglie di catapultare il lettore in un viaggio tra stili diversi, ricercati, dove il colore diventa componente essenziale, alternando esplosioni e immagini che riempiono gli occhi di inequivocabile bellezza, ad altre in cui domina la bicromia, o solo particolari dettagli ed elementi si fregiano della tavolozza, mentre il segno a matita sa farsi schizzato, ruvido, ma sempre chiaro, in concerto con quanto raccontato di volta in volta.
Lo stile di Huddleston sa farsi dinamico quando lo necessita l'azione, contemplativo quando invece è richiesta riflessione, evocativo quando si rimanda a un che di onirico, etereo persino, sempre artistico in ogni sua forma, sia quella più sporca che quella più elevata.
Si potrebbe quasi dire, non troppo a torto, che non c'è, in tutto Decorum, una pagina, una sequenza che sia uguale all'altra, pura vertigine visiva, in cui Huddleston si dimostra allievo attento dei più grandi, alla continua ricerca di sperimentazioni che sappiano omaggiare scuole e maestri da tutto il mondo, inclusa quella italiana.
Se si amano i lavori di Maestri come Sergio Toppi o Jack "The King" Kirby, i richiami saranno immediati, in questa lunga cavalcata nella pura meraviglia.
Del resto, Decorum nasce col palese intento di far confluire al suo interno sin troppe influenze di genere in un discorso ampio, ragionato e armonico, perché chi divora Fantascienza non potrà che amare tutta l'opera, anche nelle componenti che i disillusi definirebbero "scontate".
Se si amano i lavori di Maestri come Sergio Toppi o Jack "The King" Kirby, i richiami saranno immediati, in questa lunga cavalcata nella pura meraviglia.
Del resto, Decorum nasce col palese intento di far confluire al suo interno sin troppe influenze di genere in un discorso ampio, ragionato e armonico, perché chi divora Fantascienza non potrà che amare tutta l'opera, anche nelle componenti che i disillusi definirebbero "scontate".
Conscia del grande valore di quest'ottimo Fumetto, Saldapress ha realizzato ancora una volta uno splendido "oggetto libro", che restituisce in senso fisico tutto il pregio intellettuale che sta dietro questo viaggio in un altro universo (e visto che ci siamo, spezzo una lancia per il lavoro immane che è toccato al traduttore Stefano Cresti, per nulla semplice!).
A costo di sembrare un imbonitore da fiera, mai come stavolta, il mio consiglio è di farlo vostro, anzi di fare vostri entrambi i volumi, perché è un'opera che risalta nella sua completezza: vi ritroverete in mano un cult, capace, mai come stavolta, di saper rimanere negli annali, e di regalare con ricercata sapienza quell'ebbrezza appagante da ultima pagina, con quella consapevolezza che questo racconto sarà anche concluso, ma non ciò che contiene, pronto a riverberare nel domani!".
A costo di sembrare un imbonitore da fiera, mai come stavolta, il mio consiglio è di farlo vostro, anzi di fare vostri entrambi i volumi, perché è un'opera che risalta nella sua completezza: vi ritroverete in mano un cult, capace, mai come stavolta, di saper rimanere negli annali, e di regalare con ricercata sapienza quell'ebbrezza appagante da ultima pagina, con quella consapevolezza che questo racconto sarà anche concluso, ma non ciò che contiene, pronto a riverberare nel domani!".
Decorum
Saldapress, gennaio 2022
Testi: Jonathan Hickman
Disegni: Mike Huddleston